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Autore: SSJD    31/08/2016    8 recensioni
Questa raccolta è il seguito di ‘Supplenze’. Ѐ assolutamente necessario aver letto il primo, per capire quest’altro. Vi chiederete come mai non li ho messi assieme. Bhe, ecco… Era solo per occupare la posizione 6500 di racconti pubblicati di questo Fandom!
Cmq, visto che bisogna scrivere qualcosa in più che questa idiozia di introduzione, per invogliarvi a leggere, vi lascio l’inizio del primo capitolo...
Dal testo:
“…mhmm… mhmm… Aaahhhh…
“Cosa succede, Trunks? Perché non entri in casa?” mi chiede la voce di Goten che, come ovattata, giunge al mio orecchio dal giardino che, buio e desolato, si estende alle mie spalle.
“SSSSSHHHH” gli intimo voltandomi e tendendo il dito indice all’inverosimile, davanti alle mie labbra.
“…AAAAHHH… sìììì… sìììì… Trunks… AAAAHHH… ancora… ancora!!!...
E ora... I titoli dei vari capitoletti:
1. La vendetta
2. La paura
3. Il terrore
4. Incubi e deliri
5. Speciale 8 marzo
6. La follia
7. La rabbia
8. 8 marzo: lo snervamento
9. La frutta
10. Il dolcetto
11. Il dolcetto, 2
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Mirai!Trunks, Pan, Trunks | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Pan/Trunks
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Threesome
Capitoli:
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LA FOLLIA








“Hey, cosa ci fai qui fuori?”
“Stai… stavate… facendo… beh, insomma, non volevo disturbare”
“Ma piantala, da quando ti fai problemi?”
“Il fatto è che sono un po’… nervoso, scusami”
Lo guardo per qualche istante mentre se ne sta lì, seduto per terra fuori dalla porta di casa mia, con i gomiti appoggiati alle ginocchia ripiegate vicino al petto e penso che deve essere successo qualcosa, per essere cosí giù.
Mi siedo a fianco a lui, nella sua stessa identica posizione e, dopo aver appoggiato la testa al muro dietro di me, la volto leggermente di lato, per poterlo guardare e gli domando:
“È successo qualcosa? È stato Goten, non è vero?”
Inclina le labbra in una smorfia affermativa, accentuata da un leggero movimento della testa.
“Lo sapevo… è un cretino… cos’ha combinato questa volta?”
“Beh… ecco… il fatto è che… sai… C17…
“Nooo… non mi dire! Scusa, mi sono scordato di dirti che lui è uno dei migliori attaccanti che abbiamo in squadra… sai, nel nostro tempo gli androidi non sono come quelli del tuo passato…” spiego dispiaciuto.
“No, voglio dire, sì, lo so… me lo ha spiegato Crillin. Anche CJ è molto bravo, anche lui ha giocato stasera”
“Sì, lo so… quindi? Qual è il problema? Che CJ e suo padre sono uguali, come noi? Eh eh… Goten è invidioso anche di loro due, sai?” gli dico cercando di farlo tornare a sorridere.
“Ecco, appunto… non gliene bastavano due?” mi chiede con tono innervosito.
“In che senso? Scusa, non capisco”
“Nel senso che… sai cos’ha fatto quel cretino di Goten?” mi domanda voltandosi verso di me e guardandomi seriamente.
“Ho quasi timore a chiedertelo…” confesso incuriosito.
“Alla fine del primo tempo, CJ aveva già sostituito suo padre, ma poco prima del fischio dell’arbitro, un avversario gli ha fatto un fallaccio che gli ha quasi distrutto la caviglia…
“AHIO… povero CJ… mi spiace” lo interrompo sentendo male per lui.
“Sì, anche a me è dispiaciuto, anche per il fatto che il genialoide allenatore della squadra non avesse più sostituzioni da effettuare” mi spiega sempre più incazzato.
“Quindi? Avete dovuto giocare con uno in meno?”
“Ma neanche per sogno! Abbiamo provato a dirlo a Goten, ma lui ha detto che aveva una soluzione: ‘Torno subito’, ci ha detto ed è sparito per tornare dopo una decina di minuti indovina un po’ accompagnato da chi?” mi chiede come se io potessi saperlo.
“Non ne ho idea… C18 travestita?” chiedo sforzando un sorriso per la pessima battuta.
“No, molto peggio! Il deficiente ha rubato la MIA macchina del tempo, è andato nel MIO passato per andare a recuperare il C17 che nel MIO mondo stava per uccidere suo fratello!”
“Il C17 del tuo tempo ha un fratello?” chiedo stupito della novità.
Alza gli occhi al cielo e specifica:
“Gohan! Goten è andato a prendere C17 nel passato, prima che uccidesse Gohan! Capito?”
“Aaaaah! Ma, un momento… COSA? Ma è pazzo?” chiedo dopo essermi reso conto della gravità della situazione.
“Già, credo di sì. Quando me lo sono visto comparire davanti, ho preso Goten in disparte e gli ho chiesto da dove sbucasse quel C17. Mi ha raccontato lui stesso dove l’aveva recuperato.
‘Ma sei pazzo? Quello mi odia!’ gli ho detto.
‘Ma no, tranquillo!’ mi ha risposto candido.
‘Ma come hai potuto portare qui un individuo cosí pericoloso?’ ho insistito.
‘Ma quale pericoloso, Trunks!? Persino Pan mestruata o Bra con la manicure fresca sono più forti di quel C17, dai! Di cosa ti preoccupi? Vieni, sarà uno spasso, vedrai!’ ha concluso prima di prendere C17 e buttarlo in campo senza spiegargli le regole del gioco e nemmeno quali fossero i suoi avversari” mi spiega.
“E quindi? Cosa è successo?” chiedo non stando più nella pelle dalla curiosità.
“Dopo nemmeno due minuti dall’inizio del secondo tempo, è scoppiata una zuffa terribile tra me e C17 a cui si sono aggiunti tutti gli altri, compreso il C17 del tuo tempo e CJ. Quando gli avversari hanno visto che c’erano tre giocatori uguali, si sono ‘leggermente’ adirati e si sono buttati anche loro nella mischia. L’arbitro è finito all’ospedale e…
“Dende è finito all’ospedale?” chiedo stupito: ho sempre creduto che i namecciani si curassero da soli… in qualche modo.
“Già… buffo eh?”
“E poi? Com'è finita? Dove sono tutti?” chiedo incuriosito non poco.
“Beh, la partita è stata sospesa. Goten si è arrabbiato con me e C17 perché stavamo vincendo e invece ora perderemo a tavolino… Ha preso e se n’è andato con l’altro C17 e CJ a bere qualcosa…” mi spiega afflitto.
“Cosa? Vuoi dire che ora il tuo C17 è in giro libero a fare chissà quale danno? Nessuno l’ha riportato nel suo passato?” domando preoccupato.
“Non può tornare nel nostro passato: la macchina del tempo è scarica, ci vuole qualche giorno per recuperare il combustibile sufficiente per compiere un viaggio di andata e ritorno. Al momento ci pensa nostro padre a tenerlo a bada… lo usa per i suoi allenamenti come uno qualsiasi dei robot che tua madre gli fornisce da usare nella GR…”
“Ah” dico sospirando.
La situazione mi sembra incredibile. Da Goten mi sarei aspettato tutto, tranne che si mettesse a viaggiare nel tempo e recuperare qualche nemico per portarlo qui, nel nostro tempo, in cui finalmente stiamo vivendo in pace.
Elaboro velocemente un piano d’azione per rimediare all’idiozia incontrollata del mio migliore amico.
Devo assolutamente andare alla Capsule e lavorare giorno e notte per far sì che le batterie della macchina del tempo si ricarichino il prima possibile.
Devo controllare che mio padre non uccida C17 prima che possa tornare nel suo tempo: sia mai che salti fuori qualche casino temporale che metta in pericolo la vita di qualcuno.
Prima di tutto questo, devo trovare Goten e cercare capire se è rimasto qualche barlume di speranza per i pochi neuroni che sembrano essere presenti  nel suo cervello.
Ma prima ancora…
“Paaan!” chiamo ad alta voce.
In pochi secondi appare allegra mia moglie, con in mano due birre fresche che ci porge con un sorriso stupendo.
“Ho pensato che aveste sete! Hey, che avete?” ci chiede dopo aver osservato dall’alto al basso i nostri musi lunghi.
“Pan, devo scappare, ti lascio con Trunks…” le dico alzandomi.
Mi avvicino al suo orecchio per sussurrarle:
“Ha il morale un po’ a terra...”
“Mhmm, più che altro mi sembra lievemente contrariato… dimmi che non è stato Goten, ti prego…” mi chiede sconsolata.
“Ehm…
“Ok, lascia perdere… ci penso io a fargli tornare il buon umore…” mi dice con un sorrisetto allegro.
“Hey! Che intenzioni hai?” domando mettendo un finto broncio.
“Eddai! Non ti preoccupare! Lo sai che facciamo i bravi! Vai tranquillo!” mi dice facendomi l’occhiolino.
Faccio per entrare a vestirmi, dopo averle restituito la birra che ho appena sorseggiato e mi metto ad osservarli di nascosto, curioso di scoprire il significato dell’occhiolino di Pan. Lo so, lo so… non si fa… ma loro due mi incuriosiscono troppo assieme… che ci posso fare?
Dopo aver bevuto un lungo sorso della bevanda, Pan si avvicina a Trunks e gli porge la mano per invitarlo ad alzarsi.
“Vieni? Il divano è molto più comodo, sai?” gli dice con un sorriso.
“Ho voglia di starmene un po’ qui fuori, ti spiace?” le risponde cortesemente.
“Beh, c’è un altrettanto comodo dondolo a soli… aspetta… uno, due, tre, quatt… tre passi e mezzo da qui… non è un grande sforzo arrivarci…” insiste.
Trunks non dice niente e le afferra la mano prima di alzarsi e andarsi a sedere con lei sul dondolo.
Bevono qualche sorso di birra guardando il cielo stellato, poi è Pan a rompere il silenzio per nulla imbarazzante tra di loro:
“Hai fame?”
“No… per niente” risponde sorseggiando ancora un po’ di birra.
“Ne vuoi un’altra?” insiste.
“No, sto bene cosí, grazie”
“Ti vanno un po’ di coccole?” gli chiede a bruciapelo facendo saltare un battito al mio cuore.
Lui si gira dalla sua parte e allunga un braccio per permetterle di appoggiare la testa al suo petto.
Un altro sorso di birra per entrambi, poi lui le lascia un bacio sulla fronte.
Pan alza il viso e, un attimo dopo, lo bacia sulle labbra, sfiorandole appena per alcuni secondi che mi sembrano interminabili.
‘Va tutto bene, va tutto bene… non fanno nulla di male’ ripeto a me stesso all’infinito cercando di calmare la mia aura per non farmi sgamare nella mia scomoda posizione di ‘spione’.
Quando finalmente si staccano, vedo Pan incurvare le sopracciglia in uno sguardo serio:
“Trunks, calmati, se la tua aura cresce ancora un po’, finisci per scoppiare…”
“Lo so… ma non ci riesco… sai di cosa avrei bisogno in questo momento?” le domanda.
“Di un bagno caldo circondato da candele profumate e di un massaggio rilassante a seguito?” chiede lei facendomi morire d’invidia: a me non lo prepara mai e se lo fa è solo per infilarcisi dentro con me… per poi sfrattarmi del tutto e chiedermi pure di portarle qualcosa da bere…
Vedo la mia copia avvicinarsi all’orecchio di mia moglie e sussurrarle qualcosa che, ovvio, non riesco a sentire. Lei si ritrae e lo guarda seria prima di balbettare un incerto:
“Io… e… te?”
“Mhmm-mhmm” risponde semplicemente lui non distogliendo il suo sguardo di ghiaccio da quello di lei.
Vedo Pan che inizia a torturare la bottiglia che stringe nelle mani, come se volesse strozzarla.
La proposta di lui, qualsiasi essa sia, la sta mettendo a disagio.
La vedo abbassare lo sguardo, come per cercare una risposta tra le travi in legno del pavimento del porticato.
“Non ti va?” insiste il mio gemello.
Senza rialzare lo sguardo lei mugugna un incerto:
“Sì… no… è che… non l’ho mai fatto… da sola… con te…”
“E la cosa ti spaventa?” le chiede.
“Beh… credo di non essere all’altezza e poi… se devo essere sincera… sentendo la tua aura in questo momento… beh, sì, un po’ mi spaventa…” confessa infine.
Sto per intervenire, non mi piace vedere Pan cosí a disagio, per non dire in difficoltà, ma appena muovo un passo, sento Trunks supplicarla quasi:
“Pan, ti prego, fidati di me. Appena sei stanca me lo dici e smettiamo, ok? Ma se mi concedi anche solo dieci minuti, te ne sarò infinitamente grato…”
“Ok, vado a prepararmi… torno subito” gli risponde con un tono che conosco perfettamente da: ‘non ne sono del tutto convinta, quindi, se mi faccio male, poi me la paghi’.
“Grazie” conclude semplicemente lui con un sorriso.
La vedo alzarsi per entrare in casa e scappo a vestirmi. In un secondo sono pronto e la incrocio sulla porta della camera da letto.
“Hey, che fate?” chiedo fingendo indifferenza.
“Hai visto la tuta di Trunks?” mi domanda ancora con lo stesso tono incerto di poco prima.
“La… la tuta?” chiedo frastornato.
“Sì, per allenarsi… con me, per la precisione” mi informa.
“Allenarsi? In che senso?” chiedo come un ebete.
“Truuuunks? Ma ce la fai? In che senso allenarsi? Quanti sensi ci sono?” mi domanda sarcastica.
“Intendi allenarti nella GR?” chiedo interdetto.
“No, a letto con le pappucce e la coperta termica! Ma certo che vogliamo allenarci nella GR! Sai dov'è la tuta o no?” insiste.
“Ne-nell’armadio c’è la mia, può prendere quella… a me non serve…” rispondo imbambolato.
Mi passa davanti e la va a recuperare senza aggiungere altro. Si spoglia e si mette a cercare la sua che, ovviamente, è dove non dovrebbe essere: in un mio cassetto… mah…
Mentre la indossa, mi domanda:
“Si può sapere che diavolo ha combinato quel cretino di mio zio per far incazzare uno come Trunks?”
Faccio un sospiro ed eludo la risposta con un semplice:
“Spero di porre rimedio. Vado a cercare Goten, ciao e…Panny…
Intuendo il mio stato d’animo leggermente ‘ansioso’ nel doverla lasciare sola con la mia copia, mi si avvicina e, prima che possa dire qualcosa di assolutamente inappropriato, mi chiude la bocca con le sue labbra.
Infila la sua lingua a cercare e avvinghiare la mia mentre, con le mani, mi circonda il viso, come se non volesse farmi scappare.
Quando ci stacchiamo non c’è altro da dire.
Mi fido di lei e dell’altro me.
Non ho dubbi al riguardo.
Passo dalla veranda e saluto Trunks:
“Hey… vacci piano, ok?”
“Lo dici a me? Assicurati che lei sia clemente con me…” mi risponde con un sorriso davvero tranquillizzante.
Quando sto per alzarmi in volo, mi piomba addosso proprio lui: il demente, che prontamente mi fa ruzzolare a terra.
Me lo ritrovo addosso e lo scanso prima che la sua mente possa elaborare una qualsiasi battuta yaoi e rialzandomi gli dico:
“Toh, parli del diavolo e spunta la coda”
“Diavolo, diavolo, diavolo, dia…
“Ma cosa stai dicendo?” gli chiedo sconcertato.
“Hai detto che se parli del diavolo ti rispunta la coda... io la rivorrei vol…
“Goten, piantala!” lo interrompo bruscamente. In una scala da uno a dieci sulle capacità di Goten di far perdere la pazienza a qualcuno, lui ha un dodici pieno.
Sospiro e continuo:
“Cosa… cosa fai qui? Ti stavo venendo a cercare, sai?”
“Seguo un corso di chiaroveggenza on-line in svedese” afferma convinto.
“E da quando parli svedese?” chiedo perdendo completamente il lume di ciò che, in realtà, avevo in mente.
“Da mai, infatti seguo un corso anche di quello” spiega con una naturalezza spiazzante.
“Impari lo svedese per seguire un corso di telepatia?”
“Più chiaroveggenza, in realtà” mi corregge.
“Trunks, piantala, non farti inglobare nella sua follia mentale…” mi redarguisce sottovoce il mio gemello che, nel contempo, si è avvicinato, riportandomi alla realtà.
“Ah, sì, scusa… Goten, noi dobbiamo parlare” dico severamente.
“Non vorrei contraddirti, ma non lo stiamo già facendo?” mi chiede stupito.
“Seriamente. Dobbiamo parlare seriamente” preciso facendo alzare un sopracciglio perplesso persino all’autore…
“Io sono sempre serio”
Sopracciglio alzato mio e dell’altro me.
“Ok, a tratti”
Occhi sgranati che lo fissano basiti.
“Ok, ok, quasi mai, ma ora sono serio… sul serio…seriamente…
“Hai finito?” chiedo scocciato.
In tutta risposta si schiarisce la voce e dice:
“Trunks e Trunks sono venuto ad informarvi che, per cause di forza maggiore, sono costretto a espellervi entrambi dalla squadra. Mi dispiace dirvelo, ma come si è comportato il Mirai stasera mi ha fatto capire che il mio ruolo di allenatore mi impone di adottare una certa disciplina. Non siete adatti al gioco di squadra, soprattutto tu, che sei pure più grande…
‘TSK… sapessi che gioco di squadra abbiamo messo in piedi qui con tua nipote…’ penso prima di riconnettere il cervello e chiedere innervosito:
“Cosa? Ci butti fuori? E chi dovrebbe prendere il nostro posto, secondo te?”
“Ub… ci ho già pensato… un solo extracomunitario in campo è regolamentare e lui ha anche la pettinatura adatta per essere un grande campione... e poi… sicuramente lui non si sarebbe comportato così male con C17…
“Male? Questa è proprio bella! Mi si è avvicinato e mi ha detto che al termine di quella pagliacciata mi avrebbe ucciso e appena mi sono voltato disinteressandomi delle sue minacce, mi ha dato un primo assaggio di cosa mi aspettava colpendomi con un Ki Blast… Allora? Chi si è comportato male? Eh, Goten?” chiede la mia copia al limite del controllo.
In un attimo lo vediamo trasformarsi in ssj e sentiamo la sua aura crescere a dismisura.
“Che… che ti prende? Mi sembra chiaro che tu abbia sbagliato a portarlo in quest’epoca, no? È inutile che te la prendi con noi!” affermo convinto delle ragioni mie e della mia copia.
“Devo andare” dice alzandosi in volo.
“E dove?” chiede Trunks.
“A rispedire quel farabutto da dove è venuto a calci nel culo! Così impara!”
“No aspetta, non puoi portare via il giochino a nostro padre, non senti come si sta divertendo? E poi… tutto sommato io ho perdonato C17, credo si sia sentito… spaesato… anche il suo alter ego del presente era contro di lui…” confessa il mio omonimo con un sorriso rassicurante.
“Tu sì, ma io no: non può chiamare il calcetto ‘una pagliacciata’… ma come si permette? Lo zomberò così tanto che se ne ricorderà per un bel po’ di tempo!”
“Zomberò? Ma come parli? Ѐ svedese?” chiedo interdetto.
“Lo picchierò sonoramente! Ma sarai ignorante! Si vede che è tanto che non giochi più ai video games… Chissà come lo passate il tempo qui, voi tre… Che noia!” dice scuotendo la testa.
Si alza in volo e sparisce.
Scuoto la testa basito.
Diventa ogni giorno più difficile da sopportare.








 



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