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Autore: Walt96    31/08/2016    8 recensioni
Quando il potere oscuro minaccia l'equilibrio dei mondi i Custodi del Keyblade non bastano, c'è un altro gruppo di personaggi pronti a difendere la Luce: i Referenti.
Si tratta dei più saggi e potenti personaggi reclutati nei vari mondi da Yen Sid e Re Topolino in persona.
Alcuni di essi possiedono la Magia, altri la Forza ma tutti sono pronti a utilizzare le loro leggendarie abilità al servizio al fianco del Re per difendere il bene.
Walt è uno di questi Referenti, controlla l'elettricità ma le sue reali capacità e la sua origine sono avvolti nel mistero.
Nessuno sa davvero quanto sia ampio il suo potere.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 7
 
 
Rise to the Time
 
 
 
 
La polvere provocata dal colpo iniziò a diradarsi e cadere lentamente, non si vedeva niente e, nel caos, anche qualche Pokemon era scappato dai dintorni.
Non si capiva bene come mai l’entrata principale della caverna fosse stata murata e poi ricoperta di terra, forse per evitare che qualche losco figuro con cattive intenzioni raggiungesse la Vetta Lancia, cosa che stava proprio accadendo.
«Coff!... Coff! È possibile che devi sempre usare questi incantesimi invasivi?» chiese Malefica coprendosi il viso col suo mantello per evitare di respirare la polvere, era rivolta a Voldemort, che qualche momento prima aveva deciso di sua spontanea volontà che la loro discussione sul “ci sarà sicuramente una seconda entrata” li stava facendo perdere troppo tempo.
«Forse perché sono troppo potente per usare incantesimi deboli» rispose lui con superiorità.
«Mhuhuhuhu… In effetti io avrei potuto tagliare il cumulo di terra senza alzare un granello di polvere ma… di certo hai preferito farti notare» disse Doflamingo che si era sdraiato comodamente su un masso a prendere il sole.
Voldemort si avvicinò velocemente a lui con la bacchetta nella mano destra e la bocca semiaperta in un ansimo «Stai attento a quello che dici… pirata».
Lui non aveva cambiato minimamente la sua espressione, con un sorriso stampato in faccia, attualmente era molto a suo agio.
Ormai si era abituato all’idea di altri mondi e altrettanti straordinari poteri, ma dopo la scoperta dei Pokemon, e in particolare dei Pokemon leggendari iniziò a macinare idee molto interessanti.
«Smettetela voi due!» disse Malefica, sbatté il suo scettro a terra e tutta la nube di polvere scese immediatamente giù come spinta da una forza di gravità aumentata.
Il Signore Oscuro smise di puntare la bacchetta contro Doflamingo e tornò indietro, «Quanto ci vuole prima che torni Magneto?» disse spazientito.
«È laggiù» rispose la strega indicando un punto all’orizzonte.
Magneto arrivò fluttuando come al solito e anch’egli aveva un’aria compiaciuta, aveva momentaneamente abbandonato il gruppo per andare a fare scorta di oggetti metallici, in vista dell’imminente viaggio verso Hogwarts. Non sapendo se ne avesse trovato nel mondo dei maghi decise di rifornirsi lì, così partì alla volta di una città e, coperto dall’incantesimo di Malefica, fece razzia di numerosi oggetti metallici che compresse e chiuse nella sua sacca personale.
«Lo sapete che vi si è visto fino dalla città in cui ero? C’è stato come un piccolo terremoto» commentò il mutante appena toccò terra, Voldemort guardò storto tutti quanti.
«Molto bene allora, andiamo? Probabilmente il topo è già sulle nostre tracce, non sappiamo quanto ci metteremo a trovare Dialga, potrebbero raggiungerci» disse Malefica entrando nella grotta, gli altri la seguirono.
Proseguirono a passo spedito nel profondo dell’anfratto, la temperatura scese notevolmente e il buio era quasi totale.
Voldemort ogni tanto lanciava incantesimi di illuminazione per trovare la prosecuzione del percorso; quest’ultimo infatti pur essendo molto contorto era ben scolpito nella pietra e sembrava essere stato utilizzato per molto tempo prima di allora.
I Pokemon non mancavano neanche lì dentro, infatti ne incontrarono numerosi e riuscirono ad identificarli grazie ad uno strumento rubato nel laboratorio del professor Rowan.
Il “Pokedex” (così recitava la scritta sopra la custodia) si attivava ogni volta che veniva puntato contro un Pokemon e ne identificava il nome, la specie, i suoi tipi e le caratteristiche.
Incontrarono numerosi Zubat, Golbat e Geodude, mentre nei laghetti sotterranei videro di sfuggita un paio di Feebas e Finneon.
Voldemort si irritava ogni volta che quell’aggeggio si metteva in funzione.
Era Doflamingo ad averlo preso e controllava l’identità di ogni specie che incontrava come se fosse alla ricerca di qualcuno in particolare.
Stufo di sentire la voce preregistrata di Zubat, Doflamingo si rivolse a Malefica: «Perché non hai lasciato raccontare al professore il potenziale degli altri Pokemon leggendari? Potevano essere anche più interessanti di Dialga».
«Ne dubito…» disse la strega «… e poi lui controlla il Tempo, perciò nessuno riuscirà a contrastarlo, ed è l’unico Pokemon che noi riusciremmo a controllare pienamente».
«Perché è l’unico che potremmo controllare pienamente?» chiese Magneto.
«Ma, mio caro, te lo spiego subito: Voldemort gli scaglierà la maledizione Imperius, e in questo modo avrà il controllo sulla sua mente, Doflamingo con i suoi fili avrà il controllo sui suoi movimenti, e tu, tu piegherai il suo corpo d’acciaio al tuo volere, no?» concluse retoricamente.
«E invece tu, Malefica?» chiese Magneto.
«Beh non hai mai sentito che per battere un drago si ha bisogno di un altro drago? Ecco, quello è il mio ruolo, così sarò sicura che nessuno di voi tre si metterà contro di me» concluse con una logica ferrea.
«Come sei malvagia, mia cara» disse il mutante accarezzandole dolcemente il viso.
«Un nome, una garanzia vero?» commentò Voldemort in un misto di sarcasmo e disgusto.
Malefica non ci diede volutamente peso e proseguirono il loro cammino nelle viscere della montagna. Percorsero tunnel, scale, salite e discese ma non c’era un accenno all’uscita della caverna, e se fosse stato un vicolo cieco?
I dubbi non mancavano, anche perché era più di un’ora che vagavano lì dentro.
«Guardate, forse quella è l’uscita!» disse Magneto indicando un corridoio dal quale iniziava a provenire una piccola dose di luce.
Accelerarono il passo aspettandosi di trovarsi all’esterno, invece arrivarono ad una specie di crocevia di sentieri all’interno della montagna. C’era una differenza sostanziale con tutti gli altri percorsi però, infatti erano tutti ben illuminati da delle torce appese alle pareti e molto più nuovi e ben levigati, come se quello da dove provenivano loro fosse effettivamente abbandonato.
«Ci conviene proseguire verso l’alto» disse Malefica imboccando l’unico tunnel che saliva.
I quattro compagni proseguirono in silenzio e senza parlare… c’era una sorta di tensione in quel momento: Voldemort non sopportava più l’idea di avere dei propri pari con cui confrontarsi e ancor meno di doversi sottomettere alle decisioni di Malefica, per non parlare dell’insolenza del pirata. La strega di per sé era troppo eccitata per darci peso, finalmente era a pochi minuti dalla conquista del suo obiettivo, e una volta ottenuto… lei sarebbe divenuta pressoché invincibile.
Doflamingo invece aveva la testa totalmente altrove, è vero che anche lui non vedeva l’ora di mettere le proprie mani su Dialga, ma stava elaborando un piano tutto suo, voleva sbarazzarsi degli altri e tornare in quel meraviglioso mondo per far sue le creature più potenti che sarebbe riuscito a raggiungere e con loro al suo comando… beh il dominio su Dressrosa in confronto era una banalità.
Magneto invece era l’unico alleato a voler proseguire l’alleanza, in fin dei conti nel suo mondo aveva il suo esercito di mutanti a mantenere viva la ribellione contro il governo umano e Mystica stava coprendo perfettamente la sua assenza.
Proseguirono ulteriormente all'interno della montagna, questa volta sembrava che avessero intrapreso la strada decisiva perché avanzavano indubbiamente verso l’alto.
Arrivarono alla base di una lunga scalinata che percorsero spediti, convinti inconsciamente di essere arrivati alla meta, ma così non fu.
In cima alla scalinata trovarono un enorme masso cubico, sembrava particolarmente pesante e chiaramente bloccava l’accesso ad una porta, o magari all’uscita sulla Vetta Lancia.
Voldemort senza proferire parola sguainò la bacchetta ma Malefica gli mise una mano sulla spalla per fermarlo.
«Osi toccare l’Oscuro Signore?» chiese lui disprezzando il semplice gesto che era appena avvenuto.
«Sì» rispose lei con aria superba.
«È meglio che ci pensi io questa volta» disse Doflamingo camminando verso la pietra con entrambe le mani nelle tasche dei suoi pantaloni bianchi striati di rosa «Non vorrei che il soffitto ci crollasse addosso, non so se mi spiego» concluse con un ghigno sulla faccia.
Sorpassò i due maghi e si posizionò in piedi davanti all’ostacolo, tese il braccio destro verso l’esterno con le dita tesissime e, con un’incredibile velocità, descrisse una falcata con la mano e cinque tagli netti attraversarono la roccia tagliandola in blocchi lucidi e levigati che scivolarono a terra.
«Ecco fatto, prego» disse e fece cenno agli altri di passare per il buco che era effettivamente nascosto dalla pietra.
Entrarono uno dietro l’altro, ma non trovarono l’uscita tanto attesa.
La piccola apertura nella parete rocciosa dava accesso ad un’enorme sala in cui confluivano diversi percorsi come il loro; il soffitto era molto alto, tanto che le labirintiche stradine che la percorrevano si sviluppavano su due piani, era presente anche un ponte di legno.
«Meno male che possiamo spostarci senza camminare, altrimenti per percorrere questa sala ci metteremmo un paio d’ore» commentò Magneto.
«Infatti, dobbiamo sbrigarci» disse Malefica quando però fu interrotta da un fattore inaspettato.
Da una collinetta all’interno della grotta (che costituiva il secondo piano della stessa) rimbombarono delle voci.
Spuntarono tre ragazzi che chiacchieravano animatamente tra loro, dovevano sicuramente essere lì dentro da un bel po’, visto che stavano per attraversare il ponte di legno che li avrebbe portati nella prossima parte del Monte Corona.
I tre amici avevano un aspetto molto giovane, intorno ai sedici anni, vestivano in maniera simile: portavano una T-shirt leggera bianca e avevano i pantaloni di colore differente, blu, rosso e verde.
Erano ancora immersi nelle loro chiacchere quando iniziarono ad attraversare il ponte ma a metà della campata il ragazzino con i pantaloni verdi notò il gruppetto di persone sottostante e tentò, con scarso successo, di attrarre l’attenzione degli amici con delle gomitate.
«Ragazzi ci sono delle persone laggiù» disse alla fine a bassa voce, gli altri si fermarono e guardarono verso il basso alla ricerca dei nuovi arrivati.
Fu quello rosso, il più vanitoso, a sporgersi un po’e a gridare verso il gruppetto con aria di superiorità: «Ehi voi laggiù! Vi sfido in una lotta Pokemon! Il Monte Corona non è un luogo per pivelli!»
Voldemort si smaterializzò.
L’urlo del ragazzino rosso squarciò la sala, cadde a terra terrorizzato dalla paura e cercò a tentoni i compagni dietro di lui.
L’Oscuro Signore era comparso proprio affianco a lui «Credi davvero che noi quattro siamo dei pivelli? Sai, si sa che i ragazzini vanitosi sono sempre i più codardi, ti darò una lezione che non scorderai mai nella tua inutile vita» disse Voldemort particolarmente irritato.
«No, Tom. Accettiamo la sfida invece» si intromise Malefica comparendo anche lei da un alone nero sopra il ponte, proprio dietro al ragazzino.
«Combatteranno loro tre contro i vostri tre Pokemon, ok?» disse rivolta al giovane.
Lui non stava capendo niente era terrorizzato e voleva solo andarsene da lì.
«Blaze, vieni» disse il ragazzo in blu riferendosi all’amico in modo da levarlo dal pavimento in maniera degna.
Blaze allora si alzò andò di fretta dietro di lui, tutt’un tratto la sua indole di dimostrarsi superiore era scomparsa.
Magneto estrasse una pallina di polvere di ferro dalla sacchetta appesa alla cintura, la plasmò in un sottilissimo disco di una trentina di centimetri, ci salì sopra e, con le mani giunte dietro la schiena, volò sul ponte anche lui.
«Mhuhuhuhu sarà un ottimo riscaldamento per dopo» ridacchiò Doflamingo dandosi una spinta con la mano e anche lui volò sul ponte; per gioco atterrò proprio vicino a Blaze e lo fissò da vicino attraverso i suoi occhiali da sole con un sorriso quasi sadico, solo per farlo tremare di nuovo di terrore, poi gli disse indicando Voldemort con il pollice «Ha ragione, sai?».
I ragazzi si disposero da un lato del ponte lasciando un po’ di spazio per far combattere i loro Pokemon, rispettivamente erano: il ragazzo verde difronte a Magneto, il ragazzo blu difronte a Doflamingo e Blaze di fronte a Voldemort che gli sorrideva malvagio; presero una pokeball e la lanciarono.
Doflamingo, armato di Pokedex identificò i loro tre Pokemon: Torterra, Empoleon e Infernape: una grossa testuggine di tipo erba-terra, un pinguino acqua-acciaio e una scimmia fuoco-lotta.
Malefica se ne stava in disparte dietro i suoi tre combattenti e analizzava l’inizio della battaglia in silenzio.
«Empoleon usa Cascata!» le tre battaglie iniziarono: l’enorme pinguino corazzato venne ricoperto dall’acqua e si lanciò violentemente contro Doflamingo che con i cinque fili della mano tentò di boccare la sua spinta.
Magneto aveva creato un muro d’acciaio davanti a lui ma nonostante questo le foglielama di Torterra per poco non attraversavano il metallo lasciando la propria sagoma sulla superficie lucida, nel frattempo Voldemort lanciava un incantesimo giallo contro il lanciafiamme di Infernape.
Magneto concretizzò due travi di acciaio e le usò per colpire Torterra, quest’ultimo le bloccò con le liane che gli uscivano dalla corazza. Non potendolo più attaccare Magneto allora usò il suo potere per sollevare le travi a cui era legato il Pokemon, si sollevò anch’esso e poi lo fece riappoggiare a terra capovolto, in modo da non potersi più muovere.
«Infernape usa Calvinvolo!» disse Blaze, la scimmia infuocata compì un grande balzo in alto ma a mezz’aria Voldemort la incantò «Immobilus», il Pokemon si bloccò dov’era e il Signore Oscuro la fece sbattere contro la parete di roccia retrostante facendolo poi cadere a terra esausto.
«Perforbecco!» gridò il ragazzo vestito di blu al suo Empoleon, quest’ultimo saltò in aria e scese in picchiata verso Doflamingo roteando vorticosamente su se stesso evidenziando il becco affilato.
Doflamingo lo schivò saltando via all’ultimo, poi si fermò «Overhito!» gridò e la stessa lunga corda incandescente che aveva utilizzato a Hogwarts si formò nella sua mano e la usò come frusta verso il basso.
L’impatto fu molto più forte del previsto, distrusse completamente il ponte e gran parte della collina che ne sorreggeva un’estremità, scaraventando detriti ovunque e facendo sparire i tre ragazzini e i loro Pokemon nella nuvola di polvere.
Magneto volteggiò verso il versante opposto, dove si trovava l’anfratto di uscita, Malefica si era già posizionata lì prima che il pirata sferrasse quel colpo, e Voldemort ci si era appena materializzato.
«Era davvero necessario?» chiese la strega con aria quasi di rimprovero quando il pirata si appoggiò al suolo, «Ti ricordo che abbiamo i Referenti alle calcagna, non ti conviene lasciare tracce del tuo passaggio» concluse e così dicendo si voltò e andò dritta verso la nuova sala, seguita da Magneto.
Voldemort si avvicinò Doflamingo, lo sorpassò e poco prima di sparire nel cunicolo disse «Vedi di non farti notare, Doffy».
Il tunnel che intrapresero fu incredibilmente più breve degli altri, forse segno che si stavano avvicinando sempre di più alla meta, fatto sta che invece di sbucare sulla vetta si ritrovarono in una nuova sala, questa volta più piccola della precedente ma molto squadrata. Al suo interno era presente una sorgente d’acqua situata in un punto in alto, il fiumiciattolo che creava si divideva in due e in un punto di dislivello elevato formava due cascate. Questa scena era molto mistica e suggestiva, infatti le due cascate finivano in un laghetto comune e sembravano incorniciare tutta la parete rocciosa.
C’era una piccola penisola che si inoltrava nel laghetto sotterraneo, tutto era avvolto da una fitta nebbiolina prodotta dalla discesa delle cascate.
«Questa sala sembra creata su misura» disse Malefica commentando lo spettacolo naturale, intanto si diresse istintivamente verso le sponde dello specchio d’acqua «Sento una fonte di potere» disse scrutando le due cascate alla ricerca di qualcosa.
Gli altri compagni la seguirono verso l’acqua cercando di percepire qualcosa anche loro.
La strega continuò a camminare percorrendo il sottile promontorio sull’acqua.
«Hey, venite qui!» disse dopo qualche minuto di silenzio, gli altri si guardarono tra loro poi la seguirono nel mezzo del laghetto.
La trovarono ferma, come sempre appoggiata con una mano al suo scettro, che però questa volta presentava la sfera illuminata.
«Qui ci sono due fonti di potere» e indicò al suo esterno.
Effettivamente la piccola striscia di terra si biforcava in due parti per un paio di metri e alla fine di ognuna era presente un piccolo altare di pietra.
I due piedistalli portavano delle incisioni ma quello che attrasse l’attenzione di tutti fu ciò che sostenevano.
Sull’altare di sinistra c’era un’enorme sfera perlacea che rifletteva la luce della grotta sulla sua superficie opaca.
Sull’altare di destra invece c’era una grossa pietra grezza semitrasparente, anch’essa sbrilluccicava di mille colori.
Lo scettro di Malefica reagiva con i due oggetti, infatti si illuminava più intensamente ogni volta che lo avvicinava.
Tutti quanti si accostarono e a turno visionarono le due antiche pietre, sembravano di enorme valore.
«Questo è un diamante» disse Doflamingo analizzando da vicino la pietra grezza, «Mentre quella invece è una perla enorme» continuò «nel mio mondo contrabbandavo anche antichi tesori come questi oltre alle armi e ai frutti del diavolo artificiali».
«Frutti del diavolo artificiali?» chiese Voldemort di conferma, che non aveva abbandonato l’idea di voler mangiare uno di quei mistici frutti.
«Sì, li producevo prima che… beh… ora non li produco più. Rimangono quelli naturali che spesso sono anche più forti» continuò Doflamingo.
«Non ci conviene appesantirci troppo» disse Malefica fra sé e sé «E bisogna sbrigarsi prima che il topo…».
«Intendi prenderne una?» la interruppe Magneto.
Lei sembrò rendersi conto solo in quel momento di aver parlato a voce alta ma si sbrigò a confermare «Si, sembrano oggetti molto potenti, devono avere intrinseca una strana forma di magia… Me ne porto uno dietro per esaminarlo, se mi dovesse servire anche l’altro saprò dove trovarlo, scelgo il diamante, si addice di più a me» scelse la strega, così mosse il suo scettro verso l’alto e illuminandolo ancor di più avvolse il grosso diamante grezzo di un alone verde, questo lentamente si sollevò e andò a posizionarsi nella borsa in cui Magneto aveva rimpicciolito gli oggetti metallici.
«Molto bene, andiamo, sbrighiamoci» disse esortando gli altri a muoversi a raggiungere delle scalette laterali.
Le percorsero e finalmente l’ultima grotta li fece sbucare all’aria aperta.
Si dovettero un attimo coprire il volto a causa della forte luce che inondava quel luogo, avevano superato l’altitudine delle nuvole, perciò il sole illuminava tutto senza ostacoli.
Un altro fattore che contribuiva a rendere splendente quella vista era che in cima al monte era tutto bianco, ma non di neve, era tutto di marmo.
La Vetta Lancia ricordava particolarmente un antico tempio ormai in rovina, di cui erano rimaste in piedi solo alcune colonne e del soffitto non c’era neanche l’ombra. Qualche detrito era ancora presente qua e là, per il resto solo lo scheletro di quel tempio era sopravvissuto.
Non vi era alcun rumore oltre al fruscio del vento.
«Questo sì che è un luogo degno del Pokemon che stiamo cercando» disse Doflamingo ad alta voce, in effetti quella suggestiva ambientazione sembrava donare un senso di antichissimo potere a tutti, convinse brevemente anche Voldemort.
«Bene! Avanziamo!» esortò Malefica che percepiva anche il tempo stringere, oltre alla magnificenza del posto.
Camminarono in avanti, visto che ai loro lati dopo qualche metro di pavimento marmoreo era presente l’inconfondibile burrone che delimitava la cima del monte.
Attraversarono ciò che centinaia di anni prima doveva essere un altissimo atrio bianco e si diressero verso il centro della vetta, vi erano inoltre numerose statue ormai distrutte. Raggiunsero così una grossa piattaforma sempre in marmo.
«Eccoci il posto deve essere questo» disse Malefica convincendosi da sola, si fermò e gli altri fecero altrettanto.
«Abbiamo un modo per farlo comparire?» chiese Voldemort ritornando suscettibile.
«Prova ad invocarlo» suggerì Magneto.
Così Malefica disse schiarendosi la voce e alzando il suo scettro verso l’alto «Io ti invoco, Dialga, signore del Tempo!» e poi lo batté a terra.
Attesero qualche momento.
Non accadde nulla.
«Non servirà magari qualche formula che il vecchio non ci ha detto» ipotizzò l’Oscuro Signore.
«Non siamo neanche sicuri che questo sia il luogo giusto» disse Doflamingo.
«E se fossero solo leggende?» continuò Magneto.
Malefica si stava arrabbiando.
Non solo perché gli altri mettevano il dito nella piaga coi loro commenti ma perché era sicura dell’esistenza di quel Pokemon, era sicura del potenziale di successo del suo piano e adesso si ritrovava di fronte ad uno stupidissimo errore di percorso.
La terra iniziò a vibrare e il suo scettro si illuminò.
Non ci vedeva più dalla rabbia, avrebbe distrutto tutto, magari così sarebbe venuto a vedere cosa stesse succedendo.
Ora la terra stava vibrando notevolmente come colpita da un terremoto e la strega si illuminava di un alone verde.
«Malefica, cosa stai facendo?» chiese preoccupato Magneto vedendo che le vibrazioni ormai erano diventate nettamente più forti, alcune colonne si scheggiarono e i detriti più piccoli iniziavano a ballare sul pavimento.
«Forse vedremo finalmente il potenziale di quella strega» commentò Voldemort nel fragore delle scosse.
Magneto aveva fatto cadere a terra la sua sacca andando a cercare di svegliare Malefica dal suo stato di trans dovuto alla rabbia.
«Mhuhuhuhuh, mhuhuhahahahah» Doflamingo rise, rise di quel potere, rise della distruzione che stava iniziando; quanto si sentiva di nuovo vivo e pronto a riconquistare tutto ciò che aveva perso!
L’aura malvagia di Malefica si espanse in fuoco verde e nero, portò nuovamente lo scettro al cielo e alle scosse di terremoto se ne aggiunsero di nuove provenienti dai fianchi della montagna.
Da lì infatti stavano crescendo a dismisura delle enormi piante di rovi, possenti e scure, pronte a servire la loro padrona, pronte a spegnere la luce abbagliante di quel luogo.
Ma in quel momento, un particolare la distrasse.
Le scosse si fermarono e i rovi smisero di crescere, fortunatamente non avevano ancora raggiunto la Vetta Lancia.
L’aura verde attorno alla strega si spense e lei si voltò ignorando Magneto davanti a lei.
Il diamante contenuto nella sacca del mutante era caduto a terra e stava emanando impulsi di luce azzurra.
Voldemort ebbe un’intuizione, gli puntò la bacchetta contro e, come aveva fatto Malefica nella sala precedente, lo sollevò e lo posizionò proprio al centro dell’altare di marmo.
Tutti osservarono la scena coi nervi a fior di pelle.
Delle nuove scosse ripresero, non per mano loro, e pochi secondi dopo una intensissima luce blu scaturì da un punto nel vuoto di fronte all’altare.
Riuscirono a intravedere un enorme foro aprirsi, poi il nulla, la luce era troppo forte.
Però una cosa udirono: due tonfi pesanti.
La luce si spense e loro aprirono gli occhi.
Davanti a loro, sull’altare di marmo, si era materializzato Dialga.
Era alto più di cinque metri ed era simile ad un dinosauro quadrupede: principalmente blu scuro con alcune parti grigio lucente, al centro del petto aveva incastonato un enorme diamante blu; inoltre aveva una cresta sulla schiena simile a delle costole ulteriori, possedeva anche due corna sulla sommità del capo e lunghi artigli in acciaio sulle zampe.
Si sentiva il ritmico battito del suo cuore che scandiva i secondi trascorsi.
Aveva un’aria semplicemente maestosa, questa volta sì che tutti quanti erano ammaliati dalla potenzialità dei Pokemon.
«È lui, ed è meraviglioso» commentò Malefica… poi velocemente illuminò il suo scettro, descrisse un cerchio in aria e lo sbatté a terra.
I rovi crebbero istantaneamente e avvolsero Dialga da quattro punti diversi.
Il Pokemon leggendario iniziò a divincolarsi ed emise un ruggito meraviglioso seppur disperato.
«Magneto!»
«Sì» rispose lui serio.
Dialga aveva già iniziato a strappare i rovi e tentò di volare via, infatti era già a più di un metro dal suolo, ma Magneto intervenne.
Si posizionò di fronte all’altare, guardò Dialga serissimo, gli puntò una mano contro e l’altra la allungò dietro la schiena.
Subito l’enorme Pokemon rallentò i suoi movimenti. Si sentì il rumore del metallo stridente, ruggì nuovamente e venne attratto verso terra.
Magneto stava facendo un enorme sforzo per tenerlo fermo tant’è che aveva chiuso gli occhi in un’espressione di assoluta concentrazione, una goccia di sudore gli scese dalla fronte.
Il Pokemon non riuscì più a divincolarsi, anzi compiva a fatica ogni movimento, fu però quando la forza magnetica lo costrinse a inginocchiarsi che Doflamingo compì un salto altissimo.
Rimase sospeso qualche momento in aria sopra all’altare, con tutti gli arti divaricati e la sua giacca di piume rosa svolazzante, ridendo.
Poi ritornò verso terra atterrando in groppa a Dialga e, con la mano e con i suoi fili, bloccò a Dialga qualunque movimento.
Il Pokemon leggendario fece l’unica cosa che non aveva ancora tentato di fare per liberarsi: attaccare.
Il suo ruggito raggiunse ogni angolo della montagna, il suo corpo iniziò ad emanare delle onde blu, il tempo iniziò a scorrere diversamente, a distorcersi.
Le nuvole si muovevano a scatti: calò la sera per poi ritornare pieno pomeriggio.
Dialga aprì la bocca e un’enorme sfera di fuoco gli si materializzò dentro.
«Tom, ora!» gli urlò Malefica.
Mancavano pochissimi secondi al lancio di quel getto di fiamme ma Voldemort aveva già estratto la bacchetta con il nucleo di fenice, la puntò verso il Pokemon e pronunciò «Imperio».
Tutto si bloccò.
Le nuvole e il sole tornarono al loro posto e Dialga smise di opporre resistenza a Magneto e Doflamingo, spense il globo di fiamme e si rimise in piedi senza accenno di disobbedienza.
«HAHAHAHAHAHA! Finalmente!» rise malvagiamente Malefica «Abbiamo il controllo sul Tempo! Salitegli in groppa, presto!» ordinò.
Tutti raggiunsero Doflamingo e si aggrapparono alle enormi costole di Dialga, lui mosse la mano e quest’ultimo fece un balzo verso l’alto, compì un arco nel cielo e si immerse nel tunnel blu da cui era provenuto: la dimensione del tempo che, insieme a quella dello spazio, collega tutti i mondi.
La risata di Malefica si spense sopra gli occhi increduli dei Referenti, appena sbucati sulla Vetta Lancia.
 
 
 
 
 Tutti quanti accorsero fuori dal laboratorio del professor Rowan preoccupati, alzando lo sguardo verso l’alto poterono ammirare la preoccupante colonna di polvere che si stava innalzando dalla base di un enorme massiccio montuoso.
Camilla prese mano immediatamente al telefonino, digitò qualche tasto e si mise l’apparecchio all’orecchio, in attesa, poi prese a camminare freneticamente avanti e indietro.
«Hanno un paio d’ore di vantaggio» concluse Walt dopo qualche secondo di silenzio mentre la campionessa finalmente riceveva una risposta.
La colonna opaca di pulviscolo cadde improvvisamente senza lasciare traccia nel cielo limpido, «Quella è opera della magia» intervenne Silente commentando lo strano fenomeno gravitazionale.
«Se dovete andare al Monte Corona tutti insieme, posso aiutarvi io!» disse il professor Rowan appoggiato all’uscio della porta del suo laboratorio, «Recentemente ho iniziato ad allevare Pokemon da trasporto, so che è un metodo innovativo per gli allenatori e ad Alola ne usufruiscono già da parecchio tempo. Ho contattato la Lega Pokemon e il Comitato delle Pensioni e abbiamo stipulato un piano di inserimento del Pokepassaggio anche a Sinnoh. Ho uno stormo di Staraptor pronti al decollo».
«Sarebbe di grande aiuto in effetti, eviteremmo di farci notare con la gummyship» rispose Topolino all’offerta.
Camilla riagganciò il telefono e tornò verso i Referenti «Ho brutte notizie, la polizia di Cuoripoli ha già sorvolato la zona e mi confermano che è avvenuta un’esplosione nella vecchia entrata del Monte Corona, purtroppo non è riconducibile a dei Pokemon selvatici», disse riferendo le novità appena acquisite.
«Loro sono, raggiungerli immediatamente dobbiamo» disse il maestro Yoda.
«Venite pure sul retro!» li invitò il professore apparentemente entusiasta di sperimentare il suo stormo operativo.
Rientrarono nello studio, Luçinda stava pulendo dove aveva rotto il bicchiere aiutata dal suo energico Piplup, il professore introdusse l’argomento mentre entravano in un corridoio dietro la sala del laboratorio «Erano anni che ero invidioso del sistema di trasporto presente ad Alola, soprattutto perché quella è una regione ancora così inefficiente a livello tecnologico… così proposi al Comitato delle Pensioni di poter iniziare ad allevare Pokemon in vista dell’inserimento di questo servizio così utile anche qui» continuò mentre attraversarono un paio di stanze da letto, poi, alla fine del corridoio vi era una porta che dava sul prato nel retro: «Immaginate!» disse mentre la apriva con vigore e mostrava orgoglioso il suo allevamento di Staraptor, dei Pokemon simili ad aquile alte quanto un uomo «Immaginate di poter abbandonare tutte le MN che gli allenatori si portano dietro, il servizio di Poketrasporto vi aiuta, se dovete volare da qualche parte non c’è più bisogno di avere un Pokemon capace in squadra, vi basta una telefonata e uno Staraptor vi verrà subito a prendere!» disse orgoglioso.
I Referenti non avevano capito bene la meccanica del servizio però non dissero educatamente niente.
Luçinda arrivò di corsa e sbucò con la testa dalla porta: «Professore! La vogliono al telefono per un’intervista sull’attacco di Darkrai!» lo informò la giovane assistente.
«Vogliono me? Camilla non sarebbe il caso se andassi tu?» disse Rowan aggrottando la fronte.
«La ringrazio professore ma preferisco accompagnare loro in questo viaggio, magari gli serve qualche ulteriore chiarimento sui Pokemon».
«Capisco, allora io vado, scegliete pure gli esemplari che preferite. Loro torneranno qui da soli, buona fortuna!» disse seguendo Luçinda in casa.
Si presero qualche minuto di concentrazione per capire quale rapace sarebbe stato meno complicato da cavalcare… effettivamente per Topolino e Yoda la differenza di dimensioni era notevole.
Anche Walt era un po’diffidente verso quei Pokemon, senza dubbio erano in grado di trasportare una persona ma l’aspetto selvatico lo indirizzò verso la scelta del volare seguendo gli altri, dato che lui era in grado di farlo.
Fu Silente a salire in groppa per primo, con stupore di tutti, rimembrando i giorni da domatore di Thestral nel parco della scuola, quando era ancora uno studente.
«È più facile di quanto possa sembrare» disse il preside afferrando le piume sulla nuca del Pokemon.
Walt fluttuò in aria senza dire nulla, sperando che sembrasse naturale il fatto che lui non prendesse in considerazione di cavalcare un aquila gigante per spostarsi.
Camilla aiutò Yoda e Topolino, che optarono per dividersi un esemplare tra loro, dato che ci stavano comodamente entrambi.
La campionessa scelse il suo e presero tutti il volo verso il Monte Corona.
Il forte attrito con l’aria sbatacchiava la lunga barba, i capelli candidi del preside e anche la sua elegante veste turchese, ma non fu abbastanza per evitargli di aprire il gruppo verso la meta.
Walt volteggiava allegramente intorno a Camilla, era da tanto tempo che non volava in quel modo nel cielo aperto, davvero tanto tempo che non si sentiva così libero.
La campionessa per tutta risposta iniziò anche lei a volteggiare e compiere qualche capriola con il suo Staraptor, si vedeva che era davvero un’abile allenatrice.
Sorvolarono una città che scoprirono chiamarsi Mineropoli e intravidero una lunga pista ciclabile rialzata.
«Il Monte Corona è stato chiuso due anni fa in seguito al tentativo di un team malvagio di impadronirsi della regione!» disse Camilla ad alta voce per contrastare il rumore del vento, tutti le si avvicinarono per sentire la storia.
«Cyrus mise in grave pericolo non solo Sinnoh ma il mondo intero, visto che entravano in gioco i tre Pokemon leggendari con il potere più importante di tutti. Aiutai un giovane allenatore a sconfiggerlo e a salvare il mondo e da allora la Lega Pokemon di Sinnoh ha deciso di chiudere l’accesso alla montagna» continuò «Negli ultimi periodi alcuni allenatori hanno creato una nuova entrata nel fianco del monte, sono andata ad esaminarla ed effettivamente fa risparmiare molto tempo per raggiungere la vetta, quindi ci conviene entrare da lì» propose.
«Ma certo Camilla, guidaci tu!» rispose Walt.
Gli Staraptor volavano molto veloci e spediti nel cielo, Walt si adeguava alla loro velocità per non perdere il gruppo, anche i suoi vestiti bianchi a strisce azzurre sbattevano al vento.
Arrivarono nel punto in cui era avvenuta l’esplosione e istintivamente rallentarono per dare un’occhiata.
Effettivamente sembrava che un grosso cumulo di terra fosse saltato in aria e si vedeva anche una piccola entrata nella montagna, ma loro non si fermarono e iniziarono a costeggiare il pendio boscoso.
«La nuova entrata è laggiù, seguitemi» informò la campionessa che iniziò la discesa seguita dagli altri.
Videro un piccolo sentiero che dal folto del bosco compiva diversi tornanti per arrivare fino ad una grotta. Loro atterrarono direttamente lì davanti, in un prato.
Scesero dai Pokemon, che li salutarono e ripresero il volo verso casa.
«Qui dovremmo essere già numerosi piani più in alto rispetto all’entrata principale» confermò ulteriormente Camilla.
«Beh, non ci resta che entrare» disse Albus addentrandosi per primo nell’anfratto, illuminò la punta della bacchetta senza dire nulla e tutti insieme iniziarono a seguirlo.
Incontrarono già lì numerosi Pokemon che però sotto consiglio dell’esperta in materia lasciarono stare, per evitare di perdere tempo.
Salirono numerosi gradini e attraversarono diverse sale, quando si trovarono ad un crocevia.
«Dove ci conviene andare?» chiese Topolino.
«Nel sentiero che va verso l’alto…» stava dicendo la ragazza quando, improvvisamente, un boato immenso echeggiò lungo le pareti rocciose.
«…ma cosa diavolo è stato?» finì la frase.
«Sembra che i nostri amici abbiano trovato un intoppo» disse Silente nella preoccupazione generale e si sbrigò a intraprendere il corridoio che saliva.
Dopo una decina di minuti di corsetta si ritrovarono la strada sbarrata da dei detriti.
«Questa frana qui non c’era!» disse Camilla nettamente più preoccupata, era vero che lì non ci sarebbe dovuto più andare nessuno ma gli dispiaceva profondamente che una meraviglia della natura della sua regione venisse intaccata dalle mani di indegni provenienti da altri mondi.
«Vai Garchomp!» disse lanciando una ball che si aprì a mezz’aria per liberare il Pokemon, «Usa fossa e vai dall’altra parte dei detriti per aiutarci a liberare il passaggio» gli ordinò, e lui si tuffò nel terreno scomparendo.
«Molto bene, noi da questo lato impegnarci dovremo» disse Yoda scendendo dalla poltroncina e concentrandosi.
Iniziò a muovere le manine verdi e piano piano fece fluttuare via un masso dopo l’altro; anche Silente iniziò a compiere semplici incantesimi di levitazione sui massi più grandi per spostarli via.
Walt tentò inutilmente di sollevarne un paio a mano.
L’operazione non era veloce viste le numerose rocce ma da vedere era uno spettacolo, perché sia Silente che Yoda compivano rispettivamente dei movimenti con la bacchetta e con le mani molto eleganti e apparentemente senza fatica.
Il processo durò quei minuti necessari e dopo poco riuscirono a raggiungere Garchomp che scavava dall’altra parte.
La situazione però, non fu delle migliori.
«Ma qui è crollato tutto!» gridò preoccupato Topolino che appena ci fu un varco abbastanza grande da infilarcisi lo oltrepassò per entrare nella sala.
Effettivamente era vero, c’erano detriti ovunque ma si capiva nettamente da dove provenne il colpo che aveva causato tutto.
Quasi al centro della grotta infatti c’era un taglio netto, da cui si diramavano tutte le macerie, probabilmente era presente anche una costruzione di legno, ce n’erano pezzi ovunque e alcuni bruciacchiavano.
«Venite ad aiutarmi, ci sono dei ragazzi qui!» chiamò Topolino.
Gli altri Referenti e Camilla accorsero immediatamente verso il re e trovarono un orribile spettacolo: Blaze e il suo amico dai pantaloni verdi erano seduti affianco ad un cumulo di rocce sotto cui era incastrato il terzo ragazzo con i pantaloni blu, svenuto.
Affianco a loro c’era l’Infernape di Blaze cha si agitava verso i nuovi arrivati chiedendo aiuto e indicando i ragazzi che probabilmente aveva tirato fuori dalle macerie.
Camilla si avvicinò al Pokemon e cercò di calmarlo mentre Silente controllava che tutti e tre i ragazzi fossero vivi e non avessero riportato ferite o fratture gravi.
«Per fortuna» disse Walt cercando di sollevare un masso che ostacolava l’uscita del ragazzo svenuto.
Yoda gli venne in aiuto usando la Forza in maniera molto più efficiente.
Il preside puntò la bacchetta contro le ferite del primo ragazzo, mormorò una formula magica e le sue lacerazioni iniziarono a rimarginarsi istantaneamente.
Poco dopo Blaze si svegliò di soprassalto.
«Oh mio Dio!» disse aprendo gli occhi senza mettere a fuoco ciò che in realtà succedeva.
«Calma, calma, va tutto bene, è tutto finito» disse Silente in tono molto capace, lui sembrò non comprendere ma poi si rese conto di ciò che era successo e iniziò a raccontare lacrimando.
«Sigh… li ho voluti sfidare… sembravano degli stranieri… ma poi hanno attaccato i nostri Pokemon, li hanno sconfitti subito…» e li si mise a piangere cospicuamente, «È tutta colpa mia! Dovevo stare zitto! Non sarebbe successo niente a Travers!» disse nascondendosi il volto tra le mani.
Silente, ma anche tutti gli altri, capirono che la cosa migliore fosse farlo sfogare un po’, d'altronde piangere gli avrebbe fatto solo che bene.
Il preside allora si mise a curare le ferite degli altri ragazzi visto che nel frattempo Yoda e Garchomp avevano liberato l’ultimo, che avevano appena scoperto chiamarsi Travers.
Ci fu un rumore.
Dei detriti erano rotolati via dalla parte opposta della montagnola dove si trovavano loro.
I Referenti si guardarono tra loro e Walt volò subito dall’altra parte compiendo un arco in aria a testa in giù.
Alcune pietre si spostarono e ci fu un altro rumore di spaccatura, uscirono due liane e le ultime pietre schizzarono via.
L’enorme Pokemon testuggine si era liberato dalla roccia, Walt lo guardò incuriosito, lui lo fissò qualche secondo, poi decise di ignorarlo e uscire lentamente dal cumulo.
Con ulteriori due liane trascinò fuori un terzo Pokemon simile ad un pinguino.
Camilla accorse seguita a ruota dall’Infernape di Blaze.
«Ma è un Torterra!» disse vedendolo; il Pokemon era evidentemente sfinito, infatti appena fu libero ritirò le sue liane e si appoggiò a terra a dormire.
«Questo Empoleon è gravemente ferito, ha bisogno di cure mediche» constatò la campionessa esaminandolo da vicino.
In effetti anche gli altri notarono un’enorme bruciatura che lo percorreva su tutto il corpo, nonostante fosse un Pokemon d’acqua.
Camilla iniziò a dire «Bisogna portarlo subito in un Centro Po…»
Iniziò un fortissimo terremoto.
Le scosse stavano facendo vibrare tutto, i Referenti si guardarono preoccupati, in quel momento numerosi frammenti di roccia caddero dal soffitto.
Yoda li vide, chiuse gli occhi e puntò le mani verso l’alto, le rocce rallentarono e si fermarono sopra le loro teste.
Poi, con un gesto, le lasciò cadere di lato ma intanto il terremoto cresceva sempre di più e il soffitto continuava a cedere, bisognava andarsene.
«Aiuto! Aiutatemi!» gridò Balze in preda al panico, anche Torterra si era risvegliato e si agitava insieme a Infernape.
Numerose radici nere iniziarono a sfondare le pareti laterali della sala crescendo a dismisura.
«Malefica!» gridò Topolino evocando il Keyblade e correndo verso la porta di uscita della sala.
Poi tutt’un tratto il terremoto smise, Topolino si fermò e si guardò intorno in cerca di spiegazioni, perché tutto quanto si era fermato? Era forse troppo tardi?
«Dobbiamo sbrigarci, forza! O non li raggiungeremo mai!» incitò Walt.
«Voi andate!» intervenne Camilla «Voi andate, io resto e porto questi ragazzi e i loro Pokemon al sicuro»
«Ma potrebbe essere pericoloso! E se iniziasse di nuovo a caderti il soffitto sulla testa?» disse Walt insistendo per rimanere con lei, almeno finché gli altri non fossero tornati.
«Stai tranquillo, io ho Garchomp» disse lei sorridendo e facendo rientrare i tre Pokemon nelle loro sfere «E non dimenticatevi che sono la Campionessa della Lega di Sinnoh, è il mio compito» concluse.
Walt e gli altri si convinsero «Allora buona fortuna, campionessa, ci rivedremo».
«Aspettate! Nella prossima sala troverete due antiche reliquie: la Splendisfera e l’Adamasfera. Prendetele, sono estremamente connesse a Dialga e Palkia, non voglio che le reliquie della mia regione cadano in mano di quei farabutti» concluse mentre Garchomp prendeva in spalla i due ragazzi ancora svenuti.
«Sarà fatto» dissero in coro i Referenti e si addentrarono nell’anfratto.
Percorsero quelle scale molto velocemente, le scosse erano ricominciate in maniera decisamente più flebile ma sentivano che il tempo scarseggiava davvero.
Mentre correvano, Yoda li avvertì che percepiva un’enorme quantità di potere sopra di loro, molto probabilmente Dialga aveva fatto la sua comparsa.
Arrivarono nella sala con le cascate, alcuni detriti erano caduti anche lì a causa delle forti scosse ma fondamentalmente il paesaggio era comunque mistico e surreale.
Ma accadde qualcosa di strano quando Walt entrò lì dentro.
La stanza si illuminò improvvisamente di una fitta aura rosa molto opaca, tutti rallentarono notevolmente il passo a causa di quel fenomeno.
Dal centro del lago, una sfera perlacea schizzò velocemente verso Walt e si mise a fluttuare davanti a lui.
Istintivamente la toccò con il palmo della mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Quel contatto provocò una notevole reazione, tutta quell’aura rosa fu assorbita dal corpo di Walt che si guardò intorno, incredulo, sotto gli occhi di tutti gli altri.
La scena durò qualche secondo poi quando finì Walt rimase sospeso a una decina di centimetri da terra con il palmo leggermente staccato dalla Splendisfera che ancora galleggiava davanti a lui.
Aveva avvertito come una fortissima concentrazione di energia scorrergli dentro, sembrava che un suo vecchio potere fosse ritornato.
Un ruggito fortissimo li riportò tutti alla realtà.
«Dobbiamo andare!» disse Walt stesso, ancora con un’espressione piena di incredulità ma anche di curiosità di voler provare a riutilizzare quella vecchia abilità, per vedere se aveva ragione.
Salirono le scale di fretta e sbucarono nella luminosissima Vetta Lancia: alzando lo sguardo videro Dialga scomparire in un cerchio blu seguito dall’ancora echeggiante risata di Malefica.
«È troppo tardi…» disse Topolino automaticamente, e aveva ragione.
A tutti si dipinse sulla faccia un’espressione di delusione.
Walt addirittura si lasciò cadere su un blocco di marmo.
Gli altri avanzarono verso il centro della vetta, per cercare indizi e ne trovarono uno importante.
Al centro della piattaforma di marmo era presente l’Adamasfera, che tutti si erano dimenticati dopo l’evento ambiguo avvenuto con la gemella.
Tant’è che alla vista del diamante gigante tutti si aspettavano che sarebbe successo qualcosa, ma nulla accadde così Silente la prese con sé.
«Dobbiamo sbrigarci, saranno diretti a Hogwarts!» constatò il preside facendo mente locale e sentendo la preoccupazione che lo avvinghiava sempre più, «Non posso smaterializzarvi tutti quanti insieme, dovrò fare più viaggi per raggiungere la gummyship» concluse.
«Siamo troppo lenti! Con la gummyship ci metteremo più di due ore ad arrivare!» disse Topolino aggravando la situazione.
Walt aveva iniziato a far volteggiare la Splendisfera tra le mani, non sapeva proprio perché ci stesse riuscendo.
 «Un modo più veloce trovare dobbiamo» incitò Yoda pensieroso.
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui il vento soffiava e ululava tagliato in due dalla presenza della montagna.
Poi a Walt gli venne un’idea.
«Ma certo!» disse andando a posizionare la Splendisfera nel punto in cui avevano trovato la sorella «Abbiamo bisogno di Palkia!» esclamò lasciando gli altri nello stupore.
Quando si accorse che nessuno aveva compreso le sue intenzioni si affrettò a spiegare: «Invocheremo Palkia e gli chiederemo di portarci a Hogwarts! Se è il Pokemon che governa lo Spazio deve pur saperlo fare!»
«Ma Walt…» iniziò Topolino «… non è detto che lui ci ascolti e esaudisca le nostre richieste. Non sappiamo le sue intenzioni. Tu che ne dici, Albus?»
«Concordo…»
«Oh bene allora dobbiamo tornare».
«… con Walt» concluse il preside.
Topolino si fermò e Silente si abbassò per mettergli una mano sulla spalla «Vostra Maestà non solo la mia scuola è in pericolo in questo momento ma anche le vite di Minerva e di Hagrid, e credo che il discorso possa essere esteso a tutti i mondi. Perciò non ci resta che raggiungerli nella maniera più veloce possibile» disse convincendo Topolino.
Poi si alzò raggiunse l’altare e invocò il Pokemon: «Palkia, leggendario Pokemon dello Spazio, noi ti supplichiamo, abbiamo bisogno del tuo aiuto».
La Splendisfera iniziò a emanare impulsi di luce rosa e la terra ricominciò a tremare mettendo tutti in allarme.
Un vento ben più forte del normale si scagliò contro di loro e una fortissima luce rosa li abbagliò.
Da un portale ne uscì il Pokemon che avevano invocato e si appoggiò sull’altare.
Anche Palkia era grande e maestoso, a differenza della sua controparte  lui era bipede, aveva un corpo bianco ornato da numerose strisce fucsia, dalla base del collo si estendevano due ali ed era dotato di una lunga coda, sulle spalle aveva due enormi perle.
Il silenzio era tornato tombale, tutti i Referenti ammiravano quella creatura di fronte a loro ma fu Walt a farsi avanti: «Palkia, ti prego, i mondi sono in grave pericolo, devi portarci da Dialga! A Hogwarts!»
Palkia non mutò la sua espressione dura e seria ma guardò il ragazzo con interesse.
«Ti prego…» disse lui disperatamente.
Palkia guardò l’Adamasfera in mano a Silente e decise.
Le perle sulle sue spalle si illuminarono di un rosa acceso, la terra tremò un’ultima volta, divaricò le braccia emettendo un ruggito molto più particolare di quello di Dialga ma che incarnava pienamente l’essenza dello Spazio e delle dimensioni.
E per i Referenti, tutto sparì nel rosa.
 
 
 
 
Lo spazio profondo era sempre stato uno spettacolo interessante, si vedevano mondi così strani, Sora ricordava ancora il giorno in cui furono inghiottiti da una balena, e quel pensiero lo fece sorridere.
Però effettivamente non era mai stato in un mondo così distante, era già da un po’che viaggiavano.
«Manca ancora molto?» chiese distrattamente mentre tentava di appisolarsi sul sedile, con le gambe appoggiate ad un altro per stare più comodo.
«No, non molto, si vede già in lontananza» lo informò Paperino.
«Si può sapere di che razza di mondo si tratta? Perché qualcuno sarebbe dovuto venire così distante?».
«Sembra che sia il mondo da cui è nata la magia» gli ripose Pippo «anche nei nostri archivi al castello abbiamo poche informazioni, non ci siamo mai stati nemmeno noi».
«Credo che pure il re ci sia stato una volta sola» aggiunse Paperino impegnato alla guida «Yen Sid lo ha avvisato che sarà un nemico più forte dei precedenti».
«Più forte di Xheanort?» chiese il ragazzo, molto dubbioso di quella possibilità.
«Non lo sappiamo ma Topolino ha indetto una riunione dei Referenti» aggiunse Paperino.
«I Referenti!? È tantissimo che non li vedo, anzi non li ho mai visti, ho conosciuto solo Walt. Mi ricordo che il re li elogiava molto per le loro abilità».
«Yuk! E su quello non sbaglia mai!».
Sora iniziò a pensare che forse Yen Sid avesse esagerato, i Referenti costituivano l’alleanza delle persone più forti dislocate nei vari mondi, non erano stati mobilitati neanche contro Xheanort; possibile che questa volta i nemici fossero così potenti?
«Iniziamo la discesa» avvisò Paperino mentre la navicella si avvicinò al mondo della magia.
Scesero di quota e si ritrovarono a sorvolare un fitto bosco.
Era già buio, probabilmente dovevano essere le dieci di sera, il cielo era carico di nuvole.
Attraversarono un lago nero e poi videro il meraviglioso castello di Hogwarts stagliarsi all’orizzonte.
«Wow è meraviglioso! Sarà intricatissimo, mi piacerebbe visitarlo» disse il ragazzo ammaliato alla vista della scuola, ma ignaro della sua reale funzione.
«Che ne dite di atterrare laggiù?» chiese Paperino iniziando la manovra senza aspettare una risposta.
Così la gummyship si avvicinò al suolo, spostando le fronde degli alberi a causa dell’aria prodotta dai motori, e atterrò alla base di una collinetta vicino al lago.
Scesero dal boccaporto e ammirarono la sagoma del castello da lontano, non si trovavano molto distanti dai confini della scuola, anche se non erano a conoscenza di quel particolare.
Sora si andò a sdraiare sulla sponda del lago, si mise le mani dietro la testa e si limitò a guardare il cielo plumbeo.
Paperino e Pippo erano un po’più preoccupati e cercarono qualche informazione utile lì intorno perlustrando l’area, poi si convinsero che non c’era nulla di troppo rilevante.
Si andarono ad unire a Sora, Paperino dondolava le zampe sulla riva e Pippo si era seduto incrociando le gambe.
«Dite che ci converrebbe andare al castello a chiedere informazioni?» chiese Sora dopo una decina di minuti.
«Forse sarebbe opportuno, sì… però sembra disabitato, non è così tardi e non c’è neanche una luce accesa» mise il dubbio Pippo.
Ma in quel momento una luce si accese.
Un intensissimo bagliore blu investì il paesaggio lì intorno, loro si voltarono allarmati per vedere cosa la provocasse, ma la fonte era nascosta.
La luce proveniva da sopra la collina, un punto in cui la vista sul castello era perfetta.






















Angolo dell'autore:
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
Vi è piaciuto questo capitolo?
Siete pronti per vedere i Referenti davvero in azione? Camilla e i ragazzi si saranno salvati? Cosa sarà successo a Walt nella sala con la Splendisfera?
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento :)
   
 
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