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Autore: LucyaM    31/08/2016    3 recensioni
Ho tra le mani la cosa più potente del mondo e non ho potuto fare niente, perché mai avere un dono per non poterlo poi utilizzare?
Ho provato a stilare un racconto dopo uno dei finali della storia (per essere specifici il primo). Max scopre che non è ancora finita e che il suo diario ha un grande dono.
Tratto dal testo:
Scoppio all'improvviso in lacrime, il dolore mi divora sempre di più fino a farmi singhiozzare come una neonata. Rannicchiata su quel letto, circondata tra le foto, mi sono ritrovata a piangere nel bel mezzo della mia passione più grande, tra le vecchie polaroid che il più principiante dei fotografi mai si prefigge di rovinare.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Price, Max Caulfield, Rachel Amber, Un po' tutti, Warren Graham
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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È passata la mezzanotte e dopo aver visto Rachel Amber esco dalla stanza per evitare di svegliare Kate. Faccio un passo avanti tirandomi la porta per chiuderla, prendo la foto dalla sua mano e la osservo. È quella che ho lasciato sul pavimento del bagno mentre sentivo lo sparo fatale. Guardo la foto, guardo Rachel.
È inutile che mi si presenti, ho così tanto sentito parlare di lei. L’ho vista in qualsiasi tipo di foto –belle e tenebrose quali fossero – addirittura è visibile il suo orecchino con la piuma azzurra.
 
Trovo che sia bellissima, impossibile dire che nasconda qualcosa di tremendo o scandaloso alle spalle: come può un viso così angelico esser stato protagonista di affari loschi o malavita?
-Cosa ci fai qui? - possibile che la mia mente non riesca a formulare una frase migliore? Cavolo Maxine, hai la possibilità di conoscere Rachel Amber e non sai dire di meglio?
-Scusami se sono piombata così, ma dovevo vederti ad ogni costo. – si guarda spesso in giro e mentre parla ha la mano destra che le nasconde la bocca di lato.
-Conosci un posto dove possiamo parlare tranquille? – continua scandendo bene le parole, quasi come se parlassimo lingue diverse.
Mi guardo intorno e scruto la vuota stanza di Kate, luogo migliore al momento, visto che nessuno di certo potrà disturbare.
 
La afferro per il polso sinistro guardandomi intorno e la porto con me. Entriamo evitando di fare troppo rumore.
Il fatto che sia qui dovrebbe rendermi serena, dal momento che io e Warren stavamo cercando di pianificare un modo per poterla ritrovare. Quindi un passo avanti è stato fatto, o meglio, ti si è presentato alla porta, cara Max.
 
-È una bella foto. Mi ricorda i capelli di quella scapestrata! - mi dice mentre si accomoda sul letto di Kate cercando di non sgualcire troppo le lenzuola.
 
-Lasciamo perdere. Nasconde momenti tristi…- provo a giustificarmi, ma in fondo sono felice che quella polaroid sia ritornata tra le mie mani. Come la farfalla sulla bara di Chloe, è lei che vuole far parte di me in qualche modo.
 
Riosservo Rachel che sembra si aspetti qualcosa da me.
 
-Sei pallidissima. Sembra quasi che tu stia vedendo un fantasma. – a questa sua affermazione scappa a entrambe un sorriso.
 
-Scusa, ma è che … - “fino a prova contraria la prima volta che ti ho visto eri morta”, mi verrebbe certo da dire, ma sarebbe folle cercare di spiegare una cosa del genere. Forse un “nessuno pensava di rivederti viva” sarebbe più appropriato, ma mentre cerco di pronunciare tali parole, è lei a interrompermi stupendomi in maniera vertiginosa.
 
-È che l’ultima volta che mi hai vista ero in un sacco in una discarica, sì lo so.
Pietrificata.
 
Sorride ma in realtà si vede che è più agitata di me.
 
-Max, hai mai sentito parlare di animali spirituali? –
 
-Sì. – ricordo questo discorso affrontato anche in altre realtà. Quello di Chloe era la farfalla e quello di Rachel un uccellino.
 
-Io credo di essere una cerva. – continua -Come te, del resto. –
 
Era questo forse che ci legava?
 
Mi ricordo di quella cerva alla discarica che non riuscivo a fotografare, così come quella che fissava la scena di me abbracciata ad una Chloe sofferente e realizzante della perdita di una sua grande amica che con tanta fatica ha provato a cercare. In quel momento era come se avessimo fallito.
 
-Vuoi dire che…- provo a far chiarezza, ma per fortuna interviene lei a rivelarmi la notizia del secolo.
 
-Max, io posso viaggiare nel tempo. E so che anche tu puoi. –
 
No, aspetta Max, anche lei ha un potere? Ancora una volta sono sorpresa e ormai non so più cosa aspettarmi: ci manca solo che veda Dana con il pancione in giro per il campus.
Mi siedo sulla sedia da scrivania di Kate con la bocca leggermente spalancata. Possibile che la morte di Chloe porti a tutta queste serie di conseguenze?
-Max ti prego dì qualcosa, fidati che sono anche io confusa da tutta questa situazione- mi dice Rachel alzandosi e piegandosi sulle ginocchia per essere alla mia altezza occhi.
-Max, noi abbiamo un dono e possiamo cambiare tutto questo. –
 
Sono stralunata e ho la furia nel cervello. Continuo a fissarla perché la verità è che non so cosa dirle, di preciso. Dovrei raccontarle tutto? Cosa sa?  Una cosa è certa: non sono più sola.
 
-Cambiare… e cosa? Mi sono ritrovata a dover fare delle scelte difficili, che hanno un po’ inciso sulla vita di tutti. Mi sono ritrovata a imbrogliare, truccare discorsi, fare sotterfugi per comprendere meglio come si stavano svolgendo le cose ad Arcadia Bay e alla Blackwell Academy. –
 
Mentre parlo, tremo ma al contempo mi sento più sicura ad affrontare un discorso del genere, quasi come se ci fosse naturalezza totale nell’esprimermi di fronte al volto di quel rassicurante “fantasma”.
 
-Rachel, sai precisamente di cosa sto parlando? –
 
-Più o meno. –
 
-Voglio solo assicurarmi di essere chiara per farti capire al meglio le circostanze. –
 
-Max, a quanto ho potuto vedere tu sei in grado di riavvolgere il tempo e muoverti tra le foto… giusto? – mentre lo dice lascia la posizione che aveva assunto alzandosi in piedi. Mi alzo anche io notando che è più alta di me di poco.
 
- Sì, posso ritornare indietro e sapere cosa accadrà con certezza. Ritornando ai momenti degli scatti effettuati, posso muovermi diversamente e far variare le conseguenze. –
 
- Scommetto che hai provato a salvare William. L’avrei fatto anche io. – gioco di sguardi.
 
Allora non sapeva proprio tutto alla perfezione, qualcosa semplicemente l’aveva intuito.
 
-E tu cosa sai fare, di preciso? – A questo punto anche io voglio capirci di più.
 
-Beh, a me è capitato qualcosa di diverso. Io viaggio nel vero senso della parola. Cambio realtà, torno indietro e posso vedere cosa succede in lassi di tempo alternativi o nel futuro. –
 
Esagerata, penso. Tutto sommato ha un potere molto più forte del mio.
 
-Ma non posso cambiare le cose. È come se gli altri non mi vedessero. Tutti i miei viaggi temporali, che in realtà ho sempre definito come visioni erano però sempre legati a te. Tu eri sempre lì, e dunque ho scoperto il tuo dono. –
 
Sono troppe le cose che mi stanno passando per la testa, e la curiosità di conoscerla sempre di più mi assale. Che tipo di persona è davvero Rachel Amber? Al momento mi sono fatta un’idea di una persona tranquilla, che rispecchia totalmente la descrizione dei fascicoli della Blackwell. Mi ero fatta un’idea di una sorta di seconda Chloe con qualità più brillanti dal punto di vista sociale, tutto qui.
Tutto ciò che ho scoperto su di lei riavvolgendo il tempo – e si tratta di un dado dalle mille facce contraddittorie-  era andato man mano sfumandosi, non so davvero con chi abbia a che fare, al momento.
 
-Quando mi sono risvegliata nella Dark Room insieme a Nathan dopo quello scatto insieme, Mr. Jefferson ci ha lasciato liberi. Non so perché, ma Nathan non era tranquillo. Diceva di sentirsi in pericolo e che il professore dovesse procurargli una pistola. Sapevamo dei suoi disturbi mentali e ho chiesto a Mark di evitare di somministragli altre droghe per ulteriori scatti futuri. Non so come, Nathan ce l’ha fatta e ha ottenuto una pistola. Jefferson non lo drogava più, come gli avevo chiesto, ma lui ha cominciato ad avvertire sempre di più l’astinenza e così ha fatto la conoscenza di Frank Bowie, un uomo sfortunato che si è ritrovato a spacciare per vivere. In realtà, io Frank lo conoscevo già, e a volte Jefferson mi chiedeva di procurare le droghe per noi proprio da lui. Mi sono legata a Frank, ma ammetto di essermi approfittata di lui per avere sconti sulle droghe, visto che Mark le pagava a spese sue, e non dei Prescott. Insomma, Frank non doveva scoprire che tra me e Nathan ci fosse un legame e che posassimo per un fotografo famoso. Dal momento che ero spaventata di questo, ho deciso di lasciare Frank, anche per evitare di dargli un ulteriore dolore. Nate, una volta, un po’ ubriaco e un po’ drogato mi ha confessato che gli piacevo, ma purtroppo non ricambiavo il suo amore, non era giusto per Frank e poi c’era  Mark Jefferson… - fa un sospiro.
 
- Mr. Jefferson mi faceva sentire bella, e dal momento che come fotografa non sono mai stata un portento, sentirmi dire da un artista così rinomato parole come “brava, il tuo atteggiamento è la cosa che chiunque uomo d’arte vorrebbe cogliere” mi riempiva di adrenalina e mi portava a voler perseguire la carriera di modella, sebbene non mi aspettassi per nulla di seguire tale orma. È come se sotto l’effetto delle droghe mi sentissi legata a lui e credevo di poter essere per sempre la sua musa ispiratrice.  Mi sono sempre impegnata, didatticamente parlando, e non accettavo di non riuscire in qualche campo. La mia ambizione mi portava a voler essere la migliore e il fatto che gli altri lo notassero mi faceva sentire tremendamente popolare e perfetta. –
 
Rachel si siede nuovamente sul letto di Kate e ancora una volta cerca di riposare la voce, quasi come se debba prepararmi al peggio.
 
-La sera in cui ho respinto Nathan per colpa di quella stupida infatuazione per il professore... – Allora Jefferson in quella assurda realtà mi aveva detto la verità: Rachel era davvero invaghita di lui.
 
-… Nathan ha cacciato la pistola e mi ha sparato allo stomaco. Non ricordo molto, ma sono sicura di aver udito la voce di Mark Jefferson. Prima che potessi chiudere gli occhi, mi sono ritrovata a rivivere quella volta nella Dark Room, a quando Nathan cercava disperatamente una pistola. La prima cosa che ho fatto è stata andare a Los Angeles e scappare da lì. In realtà ci sarei tanto voluta andare con Chloe, era il nostro sogno sin da quando eravamo più piccole, ma ho avuto così tanta paura! – si porta le mani in volto per coprirsi gli occhi, sembra disperata.
 
-Max, quella pistola doveva colpire me, non Chloe! – mi siedo sul letto e cerco di rincuorarla, ma in cuor mio soffro per lo stesso motivo. Il suo racconto cominciava a farmi quadrare diverse cose, ma c’erano ancora dei buchi di trama.
 
-A Los Angeles ho cominciato ad avere ancora delle visioni che ritraevano te e Chloe. Ho potuto anche vedere il mio ritrovamento. È stato così weird. Chloe mi aveva parlato di te, nonostante la rabbia che ancora covasse per la tua partenza, ed ero felice di rivedervi insieme, così unite. –
 
Il suo discorso è un po’ confusionario, e ancora mi lascia perplessa.  
 
-Non ho mai detto nulla a Chloe, né delle foto di Jefferson né della mia relazione con Frank. Vedere quanto abbia sofferto per il mio silenzio mi ha fatto sentire ancora di più una persona orribile. Non sono una brava ragazza, Max, e Chloe si è buttata sulle droghe a causa mia. –
 
Non sto ancora percependo dove Rachel voglia arrivare, ma la cosa che al momento mi interessa di più capire è certamente il rapporto che Rachel e Chloe hanno sviluppato. Voglio giusto sentire cosa sta per dire.
 
-Avevo dimenticato di consegnare dei soldi e Frank si presentò proprio alla discarica, mentre ero con Chloe.  Passavamo il tempo in una sorta di rifugio, a parlare di tutto e bere un sorso di birra tranquille.  Quando Chloe vide Frank, ho cominciato a non essere sciolta e tranquilla come al solito, ho finto di conoscerlo solo di vista. Sotto un po’ l’effetto della birra, mi lasciai sfuggire che per vivere faceva lo spacciatore, e dal momento che Jefferson lo pagava anche più del dovuto, Frank si sentì di far provare una canna a Chloe.  Era solo una canna Max, non potevo immaginare tutte queste conseguenze. Sfortuna volle che fosse anche il periodo dell’anniversario dell’incidente di William e per farle compagnia, fumavamo erba insieme. È finita per diventare una cattiva abitudine, tanto che alle volte facevo in modo di metterle più tabacco che altro… ma sì, faceva male lo stesso, che stupida che sono stata. –
 
Praticamente sta ragionando da sola, quasi come se al momento fossi per lei una valvola di sfogo.
   
 
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