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Autore: ShiNear    31/08/2016    1 recensioni
Una vita travagliata.
Pretendenti dappertutto.
Un bimbo che diventa gigante.
Il ritorno di Streghe e Draghi.
La vita in un continente dove "Magia" sembra una bestemmia,
dove i complotti sono all'ordine del giorno,
sta per avere un protagonista in più.
Se volete, la vedrete qui, in un susseguirsi di eventi che spero vi possano piacere.
È il mio primo fantasy e vi prego di commentare in tanti, mi serve tuuttooo l'aiuto possibile!
La storia è completamente inventata da me e se ci sarà qualche rassomiglianza con altre opere, si tratta di coincidenze.
(Presente anche su Wattpad. Tutti i diritti riservati.)
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CUORI CHE SANGUINANO


Le streghe erano avvolte in mantelli scuri, molto malridotti e ampi. Anche troppo vecchi per ragazze della loro età e il Conte suppose fosse per mascherarsi.
Una di loro sembrava arrivata alla maggiore età, dalla pelle ambrata e il viso tondo tipico delle giovani. Meno tipici erano quegli zigomi sporgenti e gli occhi talmente infossati da scomparire alla vista dei più, senza contare il fisico mascolino e sproporzionato di quella donna, con le spalle larghe, i muscoli sporgenti e i fianchi stretti. Dal cappuccio spuntavano ciocche di capelli castani tendenti al colore rame, ma non sembravano raggiungere i dieci pollici di lunghezza. Nonostante la giovinezza evidente, era una ragazza cupa, e le rughe intorno al viso la rendevano più vecchia di quanto poteva essere.
La ragazza al suo fianco sembrava essere ancora un adolescente e fissava tutti con il preciso tentativo di ucciderli con lo sguardo. I capelli erano bianchi come quelli di Eliah, ma resi spettrali dalla lunghezza e dalla boccolatura. Il viso era come quello di qualsiasi altra ragazza, ma sullo zigomo destro portava una stella dipinta di coloro nero.
Il simbolo delle Yaga... Pensò Clove sorpreso. E fu basito ancor più nel vedere ancora i Capelli di Ortica avvolti intorno ai loro polsi. I Capelli di Ortica erano l'unica arma per debilitare il potere delle streghe all'interno di esse, anche se nessuno sapeva il perché: le corde erano l'unico rimedio efficace, perché in mistura o in stato gassoso perdevano il loro potenziale; assomigliavano ad ortiche, ma a differenza delle loro parenti a stelo, erano rosse e si comportavano come rampicanti o licheni. Solo al vederle, a Eliah ribollì il sangue: era incredibilmente doloroso tenerle ai polsi per le streghe, e sconsigliato per streghe giovani. Troppe erano le testimonianze di streghe morte per eccessivi usi di quelle corde.
Ordinò:- Mettete loro corde di canapa sui polsi. E togliete loro quella roba. Ora.- Il tono di voce era rauco e non ammetteva repliche. Tanto, lo avvertiva che il cuore di quelle streghe era innocente. Ribolliva di rabbia, certo, ma non di cattive intenzioni.
Cato si fece avanti imperioso e furente:- Concedete misericordia a certe arpie?- Intanto le guardie si affrettavano a provvedere agli ordini.
Eliah si limitò a mugugnare in risposta:- Lo Jraki sciocco affonda con la sua barca, Cato e, francamente, io non so nuotare. Su un mare come questo, poi...-
- Ma sono le uniche che possano aver...-
- Come vi chiamate?- Chiese deciso e gentile lui, interrompendo Cato e rivolgendosi alle streghe.
La giovane strega arrossì in viso e borbottò:- S...Seraphyne.-
La donna, invece era gelida:- Jzaley.-
Eliah annuì:- E che cosa eravate venute a fare qui, esattamente? Non è venuta una decana con voi?-
L'albina urlò, ancora più rossa:- No! Non rivolgeremo una parola a mostri come...-
- No. Siamo venute per conto nostro.- Il commento freddo di Jzaley interruppe Seraphyne, che la fissò basita.
- Da quale strada? Le montagne? O l'entroterra?- chiese lui. Le streghe attaccavano da ambedue le zone, ma se venivano dalle montagne dovevano aver visto qualcosa... Qualsiasi cosa.
Corvina si alzò timidamente e si inchinò:- Signori... Io vado nelle mie stanze. Buon pomeriggio.-
Una volta che i saluti di rito finirono e si fu allontanata con le ancelle, Eliah parlò ancora alle streghe:- Allora? Mi serve una risposta. E siate sincere...-
Seraphyne provò, incrinando la sua anima con una bugia che il conte notò subito:- Monta...-
- Entroterra.- Jzaley gelò di nuovo la compagna.
Elia sospirò. Non erano colpevoli, in apparenza, ma nemmeno erano testimoni.
- E perché siete state sorprese a rubare nel carro della Testa di Drago?!- chiese astioso Cato.
- Cato! Faccio io le domande qui!- Il pugno del Conte batté una volta sola sullo scranno.
Seraphyn si fece avanti:- Siete in errore. Raccoglievamo erbe intorno al carro e loro credevano rubassimo. Siamo innocenti.-
- Innocenti! Siete innocenti anche di decine di uomini, donne e bambini uccisi dai vostri attacchi?!- Cato urlava sempre più forte, in risposta alla proteste di silenzio di Cicero.
Seraphyn era livida:- Come osate accusarci di questo?! Voi piuttosto avete mandati i vostri scagnozzi in cappuccio a uccidere streghe innocenti nel cuore della notte!-
- Basta così!- Eliah si alzò talmente in fretta da far sobbalzare anche le streghe. - Le interrogherò nelle mie stanze. Da solo! E non dite che è insicuro perché so difendermi!-
Cicero si fece avanti:- E se andasse nel boschetto qui vicino, il mio signore? Lontano da sguardi indiscreti?-
Le guardie gli porsero una balestra, ma lui scosse il capo:- Datemi le loro armi, piuttosto. Se le riterrò innocenti, le libererò al confine.-
- Non avete il diritto...-
- Ne ho ogni diritto, Cato. E non voglio sentir cori di protesta per colpa tua qui.-
Cicero si chiese se davvero era jna buona idea. Vedendo il rossore di Cato, preferì dirsi di sì.

Il Bosco dei Caduti era tutto meno che un bosco. Era una radura arida, resa simile a un bosco solo grazie ai rampicanti che si erano formati, spessi come macigni, intorno a quello che restava degli alberi dopo l'ultimo attacco massiccio dei Draghi. Nessuno che conoscesse il percorso poteva ritrovare la strada del ritorno, a causa del labirinto intricato che si era formato in duemila anni.
- Il luogo perfetto per un'esecuzione.- commentò Jzaley una volta che furono arrivati al centro della radura. Le piante grigie e apparentemente senza vita si intrecciavano tra loro a circolo, impedendo ogni visuale dall'esterno verso l'interno o viceversa.
Eliah non disse nulla. Si limitò a prendere un coltellino dalla tasca e tagliare le corde che tenevano ferme le ragazze.
L'albina era sorpresa, mentre si massaggiava i polsi:- Ma perché...-
- So che non siete voi le colpevoli, Seraphyn Yaga, figlia di Silas Yaga.-
La giovane arrossì dalla rabbia e dall'imbarazzo e prima che una di loro potesse parlare, il Conte chiese:- So che potreste essere confuse, ma dovete ascoltarmi. Drelimer, la fata nata dal vento, è stata uccisa.-
- Opera vostra, suppongo.-
- No, Jzaley. È stata chiaramente una strega. Vi dice niente Mi-Düsah?-
Per un lungo istante la valle venne avvolta dal silenzio. Poi, scoppiò il chaos. Due o tre frecce si conficcarono nel punto in cui Eliah si sarebbe potuto trovare se non si fosse spostato con un salto, mentre un sibilo annunciò che qualcosa volava verso la sua testa. 
Una volta rialzatosi da terra, vide un falcione inastato a un pelo dalla sua faccia, mentre Jzaley commentava:- Scusaci... Ma io non ti credo.-

Il rumore del pugnale insanguinato che cadeva fece girare a tutti la testa verso il conte. Era cupo, come il colore del fango e delle foglie appiccicatesi ai suoi vestiti.
- Non mi hanno lasciato scelta.- fu il suo unico commento.
Cato parve far finta di preoccuparsi:- Il mio signore è ferito?-
- Il mio animo sanguina, Cato... Solo quello. Non ho ottenuto giustizia. Cicero!-
Il super partes fu subito al suo fianco e il conte sussurrò:- Io... Vado a Pheò. Prenditi cura di Mitio. Tornerò il prima possibile. E non scordarti il funerale.-
- No... Dovreste esserci voi, signore.-
Eliah sorrise, abbracciandolo:- So che dirai quel che è giusto. Arrivederci, Cicero.-
E il castello piombò nel silenzio, interrotto solo dal rumore dei passi del ragazzo che si dirigeva verso la Torre Rossa.

Quella sera, dopo la cena, molto parca, Mitio scese in silenzio per dirigersi al funerale, a cui tutto il villaggio avrebbe partecipato. Drelimer era amata da tutti. A tutti sarebbe mancata, dai bambini a Lesta Marla. Solo Cato e i suoi amici la consideravano indifferente come perdita, ma non potevano perdere la faccia davanti a tutti e quindi era un appuntamento obbligatorio per loro. A Mitio un pochino dispiaceva: Cato, da quel che aveva capito, era un uomo razionale, con un cervello incredibile. Cervello che era andato nel momento in cui la figlia era stata uccisa da una strega. Da allora aveva assorbito gli insegnamenti di Alexej come una spugna, e ora, pur non essendo un suo accolito, credeva fortemente nel cambiamento che l'Inquisitore poteva portare a Gadriel.
Mentre usciva fuori, vide l'unica persona sua coetanea che piangeva di fronte al silenzioso corteo che andava formandosi sulla strada principale e le si avvicinò con un triste sorriso.
- Seyde...-
Lei gli buttò le braccia al collo:- Mitio... Chi ha potuto fare uno scempio simile? Chi...?-
La fissò in un istante, e gli parve un eternità: i suoi timidi lineamenti di adolescenti erano incorniciati da un quadrato di capelli corti e biondi, e quegli occhi a mandorla di un verde vivace, da cui le lacrime scendevano ininterrotte.
La strinse di nuovo a sé:- Non lo so; ma ti prometto che Eliah scoprirà il colpevole. Ad ogni costo.-
Seyderlenti si scostò piano:- Mitio... Mi dispiace. So che tu e il conte ci eravate molto legati.-
- Ho perso un pezzo della mia famiglia oggi. E spero tanto che questa storia finisca.- Si asciugò rozzamente le lacrime, poi si avviò insieme a lei. - Come ve l'hanno riferito?-
- Cicero ce ne ha parlato durante l'ora di pranzo. Un gesto crudele, credo. Mio padre non ha toccato cibo, oggi.-
- Doveva essere sicuro che sentiste tutti. E non potevamo mandare messaggi: avreste potuto prenderli troppo alla leggera.-
Seyde annuì, in silenzio: era figlia di Agreste, e un giorno sarebbe stata un'ottima donna di casa, ma dimostrava molta più maturità dei suoi coetanei. Loro pensavano solo alla guerra, per risolvere tutto, mentre lei ribadiva che la pace era la chiave. La ammirava per questo.
Cicero li fece radunare davanti al pilastro di Kyton, dove il grande condottiero pianse per la morte della moglie e fece erigere quell'obelisco in suo onore. Da allora il popolo di Drabirut e Dolgia si radunava lì a piangere le più gravi scomparse.
Una volta che i carri finirono di riportare le persone dei paesi limitrofi a Dolgia, il super partes iniziò a parlare:- Amici... Siamo qui riuniti e solo i nostri cuori vorrebbero il contrario. Solo una disgrazia poteva costringere i nostri infanti ad essere strappati al sonno di questa notte per piangere tutti insieme di fronte a questo sasso, davanti al quale duemila anni di lacrime narrano la tristezza della nostra città, al cui ramo si aggiunge la triste e rimpianta foglia della nostra cara amica e confidente Drelimer. Si dice che al momento della morte, una fata ritorni tra le braccia della sua madre, abbandonando come un bacio la terra a cui viene legata per venire disprezzata dalla crudeltà di noi essere umani. Ma ben altra crudeltà ha impedito alla nostra Fata dei Venti di ritornare alla sua brezza rigeneratrice. La crudeltà di una Strega.-
Il brusio del popolo si perse tra i pianti dei bambini in lacrime. Anche le Leste piangevano, sebbene in silenzio.
Cicero sospirò, prima di continuare:- Una volta ebbi l'occasione di parlare a questa celestiale creatura, e le chiesi se avesse idea di come sarebbe finita questa serie di schermaglie assassine. Lei mi disse: 'La pace apre molte più porte di quante non ne spalanchi la guerra'. Ora, le sue parole sono state vane? La sua morte, come quella dei nostri figli e mariti, figlie e mogli, è avvenuta per una pace vana? Se volete che ve lo dica, ve lo dirò. Sì. È stato tutto vano, finora. Potrei dirvi che questo non ci deve abbattere e che dobbiamo aspettare la fine del freddo per vedere il sole, ma il vostro e il mio cuore sta gridando basta. E ora lo gridiamo pure noi. Basta! La colpa di chi è? Del conte? È colpa di questo novellino che, saltato fuori dal nulla? Certo. E il cambiamento tarderà ad arrivare fintanto che lui non prenderà posizione. Invecchieremo di un altro giorno prima che accada e non possiamo aspettare quel tempo. Ma il cambiamento non lo prenderemo da lui, né lo prenderemo con la forza. Quietate la furia del vostro cuore e pazientate. Quando il cambiamento arriverà, voi lo capirete. E deciderete voi il vostro futuro. Il futuro in cui, se Eliah Clove esiste o no, sta a voi volerlo.-
Mitio era sconvolto. Il tono di voce dell'Oratore aveva assunte toni bollenti e decisi, sebbene distaccati e il messaggio era chiaro: voleva rivoltare il popolo contro Eliah!
Si voltò intorno, esterrefatto: Cato era imperscrutabile, Seyde aveva gli occhi sbarrati, e la sua amica "semi" immaginaria, seduta sul pilastro, si limitò a mettere l'indice sulle labbra, incurvate in un sorriso.
Mitio si trovò a pensare: Eliah... Torna presto.

Angolo autore: Eccomi di nuovo! Lo so... Molti dubbi potranno nascere dal capitolo, ma fidatevi se vi dico che tutto ha un senso, anche se per ora pensate abbia il contrario.

   
 
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