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Autore: xdennx    31/08/2016    1 recensioni
Denise Harris che ha vissuto fino ai suoi diciassette anni a Detroit, negli USA, in un clima di pericolo e criminalità che però a lei piace, viene costretta a trasferirsi a Londra, in un quartiere di Westminster dal padre che insegue il suo amore: una modella conosciuta per caso in un bar sull'8 Mile. La ragazza con strane ossessioni verrà catapultata in un universo così uguale ma così diverso da quello che conosce lei, facendo nuove conoscenze e facendo sbocciare amicizie e amori insani, pericolosi e che potrebbero portarla alla pazzia...
Genere: Demenziale, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il volo è stato interessante e nuovo poiché l'unica volta che sono salita su un aereo avevo cinque anni, e non ricordo molto. È stato strano osservare la città farsi sempre più piccola sotto il velivolo. 

Non ho dormito quasi per niente durante il viaggio e sono rimasta a chiacchierare con un ragazzo piuttosto amichevole seduto a fianco a me, al quale ho dato il mio numero di telefono e viceversa.

Quando siamo atterrati, dando un colpo secco alla mia pazienza, non riuscivano a trovare il bagaglio e ho dovuto aspettare per un'ora in attesa che me lo restituissero. Ora siamo in viaggio, mio padre sta guidando da almeno due ore e non immaginavo che la nostra nuova casa fosse così lontana dall'aeroporto. Il London Biggin Hill Airport è molto in periferia di Londra e mi sembra quasi che Lui stia guidando verso la città ma è impossibile, non ci possiamo permettere una casa della grande metropoli. Comincia a piovere mentre guardo il paesaggio scorrere veloce fuori dal finestrino e così mi addormento, dimenticandomi totalmente del luogo in cui sono e dove sto andando.

«Sei a casa!» mi richiama la voce di Gigi facendomi strizzare gli occhi e poi aprirli lentamente. Mi giro verso la nuova casa ed è tutto quello che non potevo nemmeno aspettarmi. 

Siamo in pieno centro, così mi suggerisce il flusso incessante di macchine e pedoni, la casa è a dir poco enorme come d'altronde tutte le altre di questo quartiere e sembra alquanto costosa, esattamente la casa che ero convinta non ci potessimo permettere.

«Papà, cosa significa questo?» chiedo a mio padre che sta scaricando la mia valigia dalla macchina riferendomi alla villa gigantesca che mi si presenta davanti. Lui appoggia la valigia a terra, poi mi guarda e sorride. 

«Questa casa è di Gigi.» mi dice tranquillamente tirando su la stecca del trolley e dirigendosi verso la porta.

Il cortile è grandissimo, nella parte davanti vi è una piscina immensa e più verso la casa vi sono delle sedie e un tavolino, dei lettini e un fuoco scoppiettante dall'aperto, il tutto illuminato da piccole lucine a terra, mentre si vede che dietro il giardino continua. La casa invece è giallognola, piena di vetrate e con tantissime luci accese. E' terribilmente in stile Miami, specialmente per le palme che la circondano, e questo è un punto a suo favore ma ancora non mi spiego come una casa indubbiamente costosissima possa appartenere a Gigi.

«Ma papà! Come può Gigi permettersi una casa del genere?» chiedo impaziente a mio padre che mi sta portando la valigia in camera e stando ben attenta che fosse abbastanza lontano da non sentire. Lo seguo, entriamo nella grande casa che però non osservo, avida di risposte. Si ferma solo una volta raggiunta la cima delle scale, mi guarda con un viso radioso che mai gli ho visto prima, addirittura penso che Gigi l'abbia truccato. 

«Perché Gigi è una modella, naturalmente!» 

Ora si spiega tutto. Non dico più nulla, lascio che Zayn mi indichi la mia camera, mi ci infilo immediatamente strappandogli la valigia di mano, chiudo a chiave la porta e il buio mi inonda, proprio come succedeva nella mia vecchia casa a Seattle. Mi guardo attorno, attonita, senza proferir parola mi dirigo a tentoni verso il mio nuovo letto. Una volta seduta sul materasso morbido, mi sento come a casa. La poca luce che filtra dalle tende grigie mi basta per notare che questa camera è il doppio della mia precedente ma è completamente uguale, le pareti nere con dei disegni bianchi fatti da mio padre sono identiche, il che mi fa pensare che papà abbia fotografato la mia vecchia stanza e l'abbia riportata qui. Il letto è anch'esso nero, sia le lenzuola, sia le federe dei tanti cuscini hanno ricami in argento; c'è un armadio bianco con delle decorazioni floreali nere agli angoli. Mi alzo per vedere se i vestiti che ho fatto portare a mio padre ci sono, ma quando lo apro non ci trovo dei vestiti, bensì libri: i miei romanzi nella parte più alta mentre in basso i miei futuri libri di testo. 

Ora che ci penso, tra qualche giorno inizia la scuola e io non so nemmeno quale sia.

Una domanda mi sorge spontanea: dove sono i miei vestiti? Guardandomi ancora attorno noto una porta che prima non avevo visto. Avvicinandomi a quella penso che dovrebbe essere una cabina armadio, infatti, quando la apro e varco la soglia, delle luci si accendono, sicuramente per un sensore di movimento, e vedo gran parte dei miei vestiti. Mi piace molto questa novità, a Seattle tutti i miei vestiti erano ammucchiati dentro un piccolo armadio o impilati disordinatamente su una cassapanca. 

C'è un'altra porta all'interno, che poi scopro essere il bagno. Spazioso e molto carino, con il lavandino nero e il ripiano in marmo bianco. Anche la vasca e il water sono neri, il pavimento è scuro mentre le pareti sono bianche. 

Torno in camera, vedo che su una scrivania grande scrivania bianca ad angolo è appoggiato un portatile Apple grigio. Non posso fare a meno di pensare che forse cercano di comprare il mio benessere e, dato il mio carattere, ne potrei approfittare se davvero fosse così. Mi vado a stendere sul mio nuovo letto mettendomi poi a guardare il soffitto. Scatto a sedere e mi guardo intorno. La mia pistola

Istintivamente guardo nel cassetto del comodino a lato del letto, la trovo senza problemi e comincio a rigirarmela tra le mani. Sicuramente Zayn me l'ha lucidata, mi devo incazzare con lui, sa bene che non deve toccare la mia bambina. Lui ha la sua, lucidi quella, sempre che la sua fidanzatina gli permetta di tenerla.

Sento dal piano di sotto la voce di Gigi che mi chiama, mi alzo controvoglia, mi infilo la pistola nei pantaloni e scendo. Mi guardo intorno,la mia camera, in confronto a tutto il resto della casa, stona moltissimo e questo è molto appagante, dimostra che io con questa loro vita non ho niente a che fare. Ci sono due scalinate curve che portano all'atrio, sento delle risate in quello che credo sia il salotto e mi ci avvicino silenziosamente. Mi affaccio quanto basta per vedere una coppietta seduta su un divanetto beige intonato al resto dell'arredamento, ridere tranquillamente con mio padre e Gigi, sistemati su un altro divano, uguale al primo ma all'opposto. Il ragazzo è biondo, occhi azzurri ed è vestito con un paio di jeans e una camicia bianca, la ragazza è di un castano chiaro e gli occhi verdi, indossa un vestitino azzurro cielo che si intona perfettamente con il colore degli occhi del fidanzato.

«Abbiamo parlato molto di te ai signori Davis, volevano conoscerti!» sorride papà. Mi viene da chiedermi il motivo per cui questi avrebbero dovuto sapere di me. Non sono il tipo di persona che ti viene voglia di conoscere se ne senti parlare, ma sono quasi certa che mio padre abbia tralasciato la mia vita precedente, che secondo lui supererò, e la mia ossessione per le pistole. 

«Beh, sono Denise Harris.» dico con aria superba che pare non essere colta dalla coppietta che sorride ancora più ampiamente: odio fare nuove conoscenze. L'uomo si alza e mi tende la mano dicendo il suo nome, la sua ragazza fa lo stesso. 

«Rachel, Trevor, vi andrebbe di venire a cena domani sera?» chiede gentilmente Gigi ai due. La loro risposta viene interrotta dall'aprirsi e dal richiudersi della porta principale. Entra in salotto un ragazzo castano con i capelli tirati con il gel, molto alto, probabilmente gli arrivo al mento, abbastanza muscoloso. Quasi mi viene da ridere per il modo orribile in cui è vestito: indossa una camicia bianca e una cravatta nera, il tutto sovrastato da una polo beige, i pantaloni che indossa sono larghi e marroni, le scarpe sono quelle eleganti che si usano ai matrimoni.

«Harold, ciao!» lo saluta la donna e di seguito lo fanno anche l'uomo, Gigi e papà. «Harold, lei è Denise, la figlia di Zayn.» dice Gigi sorridendo. Lo vedo fare una faccia confusa, è stupido per caso?

«Denise, lui è Harold, il figlio di Gigi.» imita mio padre sorridendo anche lui. Aspettacosa?

Lancio a Gigi uno sguardo assassino e poi torno a guardare mio padre. Nessuno mi aveva detto che avrei dovuto convivere con un altro demente oltre a mio padre e la sua morosina.

«Qualcuno avrebbe mai avuto intenzione di dirmi che avrei avuto un fratellastro o dovevo restarne all'oscuro per altri due anni?» L'irritazione nella mia voce era palpabile e il fatto di avere una pistola nei miei pantaloni non aiutava il mio autocontrollo. Non bastava lo smarrimento della mia valigia, dovevo anche scoprire che Gigi ha un figlio. 

E' sicuramente uno snob a giudicare dall'abbigliamento, sono sicura che se la mamma fosse qui mi direbbe che non devo giudicarlo dall'aspetto, ma dato il fatto che lei non è qui e non lo sarà mai più non mi importa e continuo, testardamente, a fare come voglio io. Dopotutto non c'è nessuno che possa impedirmi di fare delle considerazioni nella mia testa.

All'apparenza il ragazzo sembra composto, come se lo sapesse da sempre o come se non lo toccasse minimamente, capisco perfettamente che è quasi più scioccato di me. Ah, non aveva proprio messo in conto di dover vivere con una ragazza totalmente diversa da lui. Oh no, la figlia di Zayn mi ruberà gli occhiali e mi metterà in disordine gli appunti, immagino stia pensando in questo momento e, nonostante la rabbia crescente, mi scappa una risatina sarcastica che però uccido sul nascere.

I vicini sembrano tranquilli e per niente turbati dalla situazione, effettivamente l'unica su di giri sono io, magari stanno sorridendo e annuendo perché mi credono pazza?

Prendo tutto il mio autocontrollo residuo (che devo dire è a livelli quasi inesistenti), faccio un respiro profondo e esco dalla casa sbattendo la porta principale e facendo tintinnare le vetrate. 

Stupide lastre trasparenti.

Stupido Zayn.

Stupida Gigi.

Stupido Harold.

Stupida Londra.

Fatemi tornare a Detroit.

   
 
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