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Autore: Kemushi    01/09/2016    0 recensioni
[Overwatch][Overwatch]" L’idea che tutto fosse rimasto come l’avevo lasciato mi confortava come se fosse una vecchia foto sbiadita.
Improvvisa come un fulmine a ciel sereno, l’ombra di qualcosa, che a prima vista definii come enorme rapace, mi riportò alla realtà, lasciando sfumare lentamente i miei pensieri. "
[Fareeha Amari / Jesse McCree]
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Fareeha 'Pharah' Amari, Jesse Mccree
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo fissai quasi inorridita, al limite tra la gioia e la rabbia. La mia mente non riusciva a comprendere quello che stavo guardando.
Non volevo crederci, non potevo crederci. A prima vista lo avevo scambiato per un pazzo vagabondo in cerca di un tetto stabile nelle città abbandonate, ma l’immagine di quel cappello fece riemergere in me l’ombra di un ricordo che credevo dimenticato, e accese il mio desiderio di atterrare.
Più mi avvicinavo, più avevo timore di scoprire la verità; ma quando lo vidi meglio, la paura , che prima si tramutò in rabbia per l’abbandono, scivolò poi velocemente verso una gioia quasi indescrivibile, e le supposizioni si sovrapposero nella mia mente come in preda a spasmi incontrollabili.
Nel momento di confusione, non ero in grado di descrivere quello che provavo, così come non riesco a dargli un nome ora.
Poi arrivarono i dubbi, domande pesanti cercavano di capire se fosse veramente lui o una semplice illusione dovuta al caldo; l’ansia, che avrebbe generato lo sconforto di sapere che le sue memorie sarebbero potute non riemergere come avevano fatto le mie, inebriò ogni mio muscolo.
Infine mi chiamò per nome, e la testa si svuotò di ogni pensiero. - Jesse.. – gli risposi.. Quel nome suonava come sconosciuto, tanti erano gli anni passati dall’ultima volta che lo avevo pronunciato.
Venti anni.
Venti anni è tanto tempo per cambiare le cose.
Il solo ricordare a quante ore avevo buttato al vento fissando la strada e sperando in un suo ritorno, mi fece mancare il respiro. Erano passati i giorni di paura, le settimane di supposizioni, i mesi di pura malinconia, e gli anni di assoluto vuoto.
Perché?
- Perché.. – sussurrai. Era l’unica cosa che davvero volevo sapere.
Non ero interessata a scoprire quale sogno aveva inseguito per venti lunghi anni, non volevo conoscere la sua interminabile storia o i luoghi in cui aveva abitato; preferii posticipare le domande, avevo tutto il tempo che desideravo per ascoltare le risposte.. O forse no?
E se se ne fosse andato di nuovo? E se fosse tornato solo per salutare qualche vecchio compagno, e non me? L’idea che mi avrebbe potuta abbandonare nuovamente mi risucchiava ogni briciolo di energia.
- Fareeha, mi dispiace.. - Venti anni, e l’unica misera consolazione che avevo ricevuto erano due sole parole, che non rispondevano minimamente alle domande insistenti dei miei pensieri.
- Perché? – chiesi a voce più convinta.
Non avrei accettato altro silenzio, ma fu l’unica risposta che ricevetti.
Lo guardai, sperando che il mio sguardo potesse pesare sulle sue parole.
Ma lui non ricambiò, si teneva come nascosto all’ombra del cappello. Mi rifiutavo di pensare che dopo tutto il tempo in cui mi aveva lasciata da sola, non osava nemmeno guardarmi. - Jesse – le parole uscirono poco convinte, la voce che mi tremava – Guardami. -
Si portò una mano al cappello, dita metalliche si strinsero sul bordo in pelle; decisi che non era il momento adeguato per chiedere spiegazioni riguardo al braccio robotico.
Mi guardò, per la prima volta dopo vent’anni, con gli occhi che sorridevano di malinconia; riuscii a riconoscere, forse solo allora, il ragazzo con cui avevo condiviso tutti i miei ricordi più sinceri. Era nascosto, quasi irriconoscibile, immerso nelle cicatrici di guerre che non osavo immaginare, ma c’era.
E dopo venti lunghi anni, era tornato a casa.
  
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