Giorno
1
I
polsi ormai gli dolevano
tremendamente, arrossati a causa di quelle dannate manette. L'agente
continuava
a strattonarlo bruscamente mentre procedevano lungo quel sudicio
corridoio,
illuminato per lo più dalla luce artificiale. Quell'ala
della prigione era
composta da tre piani e su ognuno di questi vi erano quattro guardie a
supervisionare l'edificio. Tutte le celle erano piene, composte da due
persone
ciascuno, che lo guardavano avanzare verso la sua gabbia. Qualcuno lo
guardava
sorridendo perversamente, altri dispiaciuti, altri con indifferenza.
Per quanto riguardava lui, evitava gli sguardi di ognuno di loro, non
per
paura, non per vergogna, ma per paura di non scorgere più un
briciolo di
umanità nei loro occhi.
Non era preoccupato e nemmeno spaventato. Era solo curioso di conoscere
il suo
compagno di cella e impaziente che quei tre anni (due, se aveva una
buona
condotta) passassero il più velocemente e il più
tranquillamente possibile.
L'agente
si fermò davanti ad
una cella buia, illuminata da una finestrella, creando un'atmosfera
inquietante
e poco rassicurante. Anche se in realtà il neo-prigioniero
non ci fece neanche
caso.
Il poliziotto aprì la cella, togliendogli in fretta le
manette e spingendolo
malamente all'interno della stanzetta buia.
"Buona
permanenza"
Ghignò quello, facendo sbuffare il prigioniero.
Si guardò intorno, scorgendo una figura seduta sul letto a
castello, nel
materasso di sopra, intento a fissarlo intensamente.
"Ehilà,
Dracula"
Salutò ironicamente alzando un mano, facendo un passo
all'interno di quella
cella buia e fastidiosamente fredda.
"Lo
che non ti importa,
ma io sono Eren, prigioniero numero 1478" Si presentò il
ragazzo,
iniziando ad incuriosirsi di quella figura. "Tu hai un nome o devo
continuare a chiamarti Dracula?"
La
figura si mosse
leggermente, incrociando le gambe sul letto.
"Ok,
Drac-"
"Levi"
Il
ragazzo lo guardò, alzando
le sopracciglia, sorpreso di aver ricevuto una risposta. La voce di
quell'uomo
era inquietante, fredda. Eppure allo stesso tempo roca e seducente.
"Biblico"
Commentò
il ragazzo, facendo un piccolo balzo e sedendosi accanto a lui. Levi si
allontanò un po', non amando particolarmente il contatto
fisico.
"Io
sono dentro per
spaccio" -continuò in ragazzo, cercando quanto meno di
istaurare una conversazione
bilaterale, "mentre tu hai la faccia a gigolò".
Levi
si girò verso di lui,
guardandolo con apatia, ma con una punta di sorpresa e divertimento
negli
occhi.
"Certo
se ti trovi qui
hai fatto ben altro che dare il culo al miglior offerente, ma non
indagherò".
Restarono
in silenzio per
qualche minuto, ognuno perso nei propri pensieri, ascoltando il rumore
dei
passi delle guardie che camminavano avanti e indietro per l'edificio,
lanciando
occhiate disgustate di tanto in tanto ai prigionieri, che li
ignoravano,
sonnecchiando o leggendo libri.
"Immagino
che tu dorma
sopra" Eren ruppe il silenzio, guardando il suo compagno di cella e
aspettando una quale risposta.
"No,
dormo sotto"
Rispose
Levi senza girarsi a
guardarlo, continuando a fissare un punto davanti a sé, nel
buio. Eren iniziò a
pensare che l'uomo avesse qualche rotella fuori posto, scrollando le
spalle.
"Hai
paura di
cadere?" Chiese ironicamente, buttando la schiena indietro e
incrociando
le mani dietro la testa, lasciando le gambe penzolare giù
dal piccolo
materasso.
"Se
lo dici di nuovo ti
attacco al soffitto per le palle" Lo minacciò Levi,
finalmente girandosi a
guardarlo negli occhi.
Eren rise, mantenendo il contatto visivo e pensando che forse quel
nanetto non
era poi così male.
Giorno
8
"Tu
quanto tempo devi
passare qui? Io tre anni, ma se faccio il bravo due"
Levi
sospirò esasperato,
abbandonando il suo libro sulle gambe e rassegnandosi al fatto che il
suo
compagno di cella era un ragazzino che non sapeva cosa fosse il
silenzio. Dopo
una settimana di 'convivenza', Levi aveva capito un sacco di cose sul
giovane
Eren. Era facilmente irritabile e adorava particolarmente litigare; non
si
zittiva un secondo causando mal di testa continui al povero Levi; il
suo film
preferito era 'Il sesto senso', anche se il bambino gli stava
antipatico; dal
terzo giorno in poi, si segava ogni notte.
Nonostante
ciò Levi non lo
aveva ancora preso a pugni o non gli aveva risposto male. O meglio, gli
aveva
risposto male tante volte, ma nei limiti dell'umano.
"Non
me lo ricordo"
Rispose con un fil di voce, tenendo lo sguardo verso l'alto, verso il
materasso
su cui era sdraiato scompostamente il ragazzo.
"Non
ti ricordi quanti
giorni ti separano dalla libertà?"
"Pensi
che una volta
uscito di qui sarai di nuovo un uomo libero?"
Eren
alzò un sopracciglio,
chiudendo la sua rivista per adulti e prestando più
attenzione alla
discussione.
"Non
dovrei?"
"Teoricamente
sarai
libero perché non starai dietro queste sbarre, ma tu come ti
sentirai
davvero?"
Eren
strinse le labbra, pensando
ad una risposta quanto meno intelligente da fornirgli.
"Beh
credo che lo
scoprirò una volta che sarò uscito"
Affermò infine scuotendo le spalle,
riprendendo la sua rivista e iniziando a sfogliare le pagine
svogliatamente.
C'erano troppe tette per i suoi gusti. Sbuffò e sporse la
testa fuori dal
materasso, in modo da guardare Levi negli occhi. Gli lanciò
la rivista,
continuando a fissarlo con uno sguardo curioso.
"Perché
cazzo mi hai
lanciato un giornalino porno? E smetti di fissarmi così,
metti i brividi"
Sibilò irritato, gettando da una parte quella rivista quasi
con disgusto.
"Ho
due cose da
dire" Annunciò il ragazzo. Levi ruotò gli occhi
borbottando qualcosa di
simile a un 'Sai che novità'.
"Uno:
sei frigido o sei
gay?" Levi gli tirò una manata in piena fronte, tirandolo
per il colletto
e facendolo rovinare al suolo con un tonfo.
"Ahia!
Il mio
culo!" Si lamentò, scoppiando a ridere poco dopo. Levi lo
guardò con
indifferenza, aspettando che dicesse la seconda cosa e chiudesse il
becco per i
prossimi cinque minuti.
"La
seconda era che non
posso credere che tu non ricordi quanto ancora ti resta da passare qui.
È
assurdo. Per caso sei condannato all'ergastolo?"
Levi
si irrigidì, digrignando
i denti e stringendo i pugni, cercando di controllarsi per non
prenderlo a
pugni.
"La
conversazione
finisce qui. Non voglio sentirti dire un'altra parola per oggi"
Sentenziò
Levi con tono duro, nascondendosi sotto le coperte e dando le spalle al
ragazzo, improvvisamente dispiaciuto per averlo fatto arrabbiare.
Giorno
12
"Cosa
facevi prima di
finire qui dentro? Dico di lavoro"
Quando
i prigionieri avevano
a disposizione quell'unica ora d'aria, ad Eren sembrava di essere
tornato alle
elementari. Una sola ora a disposizione per sgranchirsi le gambe,
'giocare' e
respirare un po' d'aria fresca, sotto l'occhio vigile degli insegnanti,
con
mura e recinzioni alte che impedivano di scappare.
Infondo gli piaceva quell'ora. Non che facesse un granché,
ma gli piaceva
guardare Levi disegnare. Lo faceva solo durante quell'ora, come se
l'aria
aperta lo aiutasse a lavorare meglio. Era bravissimo, di questo Eren ne
era
certo e disegnava spesso un paio di occhi e dei volti a lui
sconosciuti. Anche
Eren una volta aveva provato a disegnare insieme a Levi. Il risultato
del suo
disegno furono due omini stilizzati con su scritto 'Eren&Levi'
intenti a scambiarsi frecciatine nella loro cella. La cella era
rappresentata
con la scritta 'Gabbia' sullo sfondo bianco.
Eren aveva riso del suo stesso disegno, appendendolo alla parete
accanto al
letto di Levi, come i bambini.
"Ero
un insegnante"
Rispose Levi intento a cancellare con la gomma un tratto del disegno
sbagliato.
Quella volta Levi aveva deciso di non lasciar vedere ad Eren il suo
disegno,
consegnandoglielo una volta completo.
"Tu
eri che?" Chiese
stupito Eren, ridendo vagamente.
"Un
professore"
"Di
cosa? Difesa contro
le arti oscure?" Rise ancora Eren.
"Filosofia"
Eren
alzò entrambe le
sopracciglia, più stupito che mai.
"No
via non riesco a
crederci. Cos'è hai accettato favori sessuali di uno
studente con la media del
due?"
Levi
sbuffò, ruotando gli
occhi e dando dell'idiota al ragazzo.
"Per dio Eren,
certo che no. Come ti vengono in
mente certe cose?" Eren non rispose, scuotendo le spalle e cercando di
sbirciare per l'ennesima volta il disegno di Levi.
"Io
l'ho fatto. Avevo
già diciotto anni e mi serviva il sessanta per la
maturità"
Levi
si girò verso di lui,
guardandolo con le sopracciglia alzate e una faccia incredula.
"E
poi ero io quello che
da il culo al miglior offerente" Eren si lasciò scappare una
risata,
spiaggiandosi sul tavolo al quale erano seduti.
"Allora
perché sei
qui?"
"Basta
domande"
"Wow
devi aver fatto
proprio un bel casino. Hai filosofeggiato in uno strip club?
Perché quello
dovrebbe essere considerato illegale"
Eren
continuò a parlare,
ricevendo in risposta mugugni o monosillabi, giusto per farlo contento
e non
farlo sentire ignorato.
Levi finì il disegno proprio quando le guardie richiamarono
i prigionieri nelle
celle, mostrandolo finalmente ad Eren.
Era un ritratto del ragazzo, che lo raffigurava proprio lì
fuori e proprio
pochi minuti prima, mentre stava parlando con l'uomo.
"Eh
sì...sono proprio un
gran pezzo di gnocco"
Giorno
22
"Ok
Levi, è ora di
chiarire un paio di cose. Non puoi pretendere che la nostra amicizia
continui
se non hai mai visto una puntata di 'Mucca e Pollo'. È
impossibile"
Levi
sospirò esasperato,
scuotendo la testa e posando la testa sul cuscino.
Era da quella mattina che Eren continuava ad assillarlo chiedendogli se
avesse
visto questo o quell'altro cartone o film o serie TV.
"Allora
'I due
FantaGenitori'?" Levi scosse il capo e Eren inorridì.
"Non
conosci Cosmo e
Wanda! Non conosci Cosmo! Cosmo è il mio idolo!"
Levi
gli tirò il cuscino in
piena faccia, facendolo mugolare contrariato.
"Tornatene
nel tuo
letto, 1478. Mi stai schiacciando" Si lamentò Levi,
spintonando Eren fuori
dal suo materasso.
Forse
dovrei fare un passo
indietro e spiegarvi cosa Eren ci facesse nel letto di Levi, mezzo nudo
e
sudato.
L'uomo
non riusciva più a
dormire da quando Eren aveva iniziato a masturbarsi ogni sera, non
riuscendo a
togliersi dalla testa l'immagine di un Eren eccitato e appagato proprio
sopra
la sua testa.
Il ventesimo giorno, non potendo più sopportare la cosa,
aveva deciso di
urlargli contro di smetterla o quanto meno di non fare tutto quel
rumore, dato
che lui aveva bisogno di dormire. Era finita con un Eren che sussurrava
un po'
troppo provocante 'E tu cosa proponi?' e un Levi che aveva cestinato il
suo
autocontrollo, tirandolo giù dal letto e prendendolo contro
la parete.
Andavano avanti da due giorni e la situazione non sembrava dispiacere a
nessuno.
"Porca
troia, io e te
facciamo sesso ma non sappiamo neanche come fa di cognome l'altro. Non
mi era
mai successo" Borbottò Eren rivestendosi della divisa da
carcerato azzurra
e arrampicandosi sul suo letto.
"Il
mio è Jegaer. Non
che ti interessi"
"Ackermann"
Eren
non si aspettava una
risposta da Levi, ma non disse nulla al riguardo.
"Ackermann.
Mi piace, è
molto melodico"
Levi
sbuffò, tirando un
calcio al materasso sopra la sua testa, facendo sobbalzare il ragazzo.
"Che
cazzo dici? Ti sei
fatto di qualcosa?"
Eren
sospirò pesantemente
scuotendo la testa.
"Magari.
Qui l'unica
cosa sniffabile sono i trucioli di legno"
Levi
si lasciò scappare una
risata stanca, chiudendo gli occhi e sperando di addormentarsi il prima
possibile.
"Buona
notte Levi
Ackermann"
"Buona
notte Eren
Jegaer"
Giorno
30
"Ti
ricordo quando mi
hai chiesto che lavoro facevo prima di finire qui?"
Per
la prima volta da quando
Eren era stato rinchiuso, fu Levi a spezzare il silenzio tra di loro,
lasciando
non poco, ma piacevolmente, stupito il ragazzo. Eren si mosse sulla
sedia,
lasciando una gamba dondolare oltre il bordo del bracciolo della sedia.
"Come
mai questa domanda
improvvisa?" Indagò il ragazzo, con il suo solito sorriso
strafottente.
Levi scrollò le spalle, distendendosi sul letto.
"Facevo
vari lavori
nello stesso locale. Alcune sere ero una maid, altre una drag queen e
altre mi
dilettavo nell'arte dello spogliarello" Levi annuì, portando
lo sguardo
fuori dalla finestra, verso quell'unico pezzetto di cielo che riusciva
a vedere
oltre le spesse sbarre di acciaio.
"Qual
era il tuo nome da
drag?" Domandò ancora Levi. Eren rise, scuotendo il capo.
"Non
ti interessa"
Rispose ridendo ancora.
"Mi
interessa
eccome"
Eren
sospirò, decidendo di
accontentarlo.
"
'Elena La Rose' "
Annunciò con una voce
più femminile, portandosi una mano al petto e sbattendo
più volte le ciglia.
Levi sbuffò divertito, guardandolo compiere quelle azioni.
"E
cosa facevi quando eri
la signorina
La Rose?"
"Cantavo,
intrattenevo
con spettacoli comici e presentavo i concorrenti per il concorso di
strip. Era
davvero dura parlare una serata con quella voce" -continuò a
ridere il
ragazzo,-"L'unica cosa che adoravo fare con quella voce era cantare la
Bohemian Rhapsody"
Levi
si lasciò scappare una
risata, non riuscendo a trattenersi dal chiedergli di fargli sentire
come la
cantava.
"Oh
te lo scordi. Non ho
i miei costumi di scena e sembrerei un uomo che ha appena ricevuto un
calcio
nelle palle" Ridacchiò Eren, sistemandosi meglio sulla sedia.
"Neanche
un
'Galileo'?" Insisté Levi sorridendo divertito.
"Solo
se canti con
me" Ammiccò Eren. Levi scosse il capo, alzando le mani in
segno di resa.
"Passo"
Il
silenzio tornò a regnare
nella stanza, con Levi che aveva ripreso a leggere un nuovo romanzo e
Eren che
lo fissava, spostandosi davanti a lui sul letto. Succedeva spesso, in
realtà.
Levi faceva qualcosa e Eren lo fissava, qualsiasi cosa fosse proprio
come
quando disegnava. Levi lo trovava irritante e non perdeva tempo per
ricordare
ad Eren quanto fosse inquietante la cosa. Non che servisse a molto,
Eren se non
aveva niente da fare guardava Levi come se fosse davanti alla
televisione.
"Mentre
il tuo nome da
Queen quale sarebbe?" Chiese alla fine Eren, troppo curioso. Levi mise
giù
il libro, prendendo qualche secondo per pensarci.
"Liliane
Duval"
Rispose tornando a leggere. Eren annuì, squadrandolo.
"Non
male. Le drag
francesi sono molto ricercate" Rifletté Eren, stendendosi
sul letto,
piegando la ginocchia e lasciando la testa oltre il bordo del
materasso. Levi
rise notando quanto Eren fosse serio mentre parlava di queste cose.
"E
il tuo cavallo di
battaglia quale sarebbe?" Domandò ancora Eren.
"
'Lady Marmalade' "
Rispose Levi senza
esitazione. Eren alzò la testa lentamente, girandosi verso
di lui e guardandolo
stupito.
"Non
so perché ma ti ci
vedo a sculettare in giro mentre canti 'Mocca chocolata ya ya' " Rise
Eren
canticchiando. Levi annuì, concordando e ridendo con lui.
E dopo dieci minuti passati a ridacchiare, Eren aveva iniziato ad
intonare la
Bohemian Rhapsody con una voce femminile, intrattenendo tutto il suo
piano,
guardie comprese, tirando dentro anche Levi, costringendolo a cantare
la sua
canzone.
Giorno
38
"Quando
metteranno
l'acqua calda anche alle docce delle prigioni mi farò biondo"
Esalò
Eren guardo il getto
d'acqua fredda colpì la sua pelle, facendolo rabbrividire.
Levi, accanto a lui, sbuffò.
"Io
preferirei qualcosa
per mantenere la privacy" -ripose Levi strofinandosi i capelli- "Il
mio culo è troppo bello per essere visto da tutti"
Eren
rise, annuendo. Si girò
a guardarlo, strappandogli di mano la spugna. Levi lo guardò
malissimo,
digrignando i denti.
Eren fece finta di nulla, lavandosi indisturbato con la spugna di Levi.
"Te
la regalo"
Affermò, alzando le mani in segno di resa, esasperato.
"Ehy,
ragazzo"
I
due si girarono nello
stesso momento e dalla stessa parte, causando una risata ad Eren, che
mormorò
un 'Come nei films'.
Una
delle guardie del loro
piano era entrata nelle docce senza nemmeno bussare, facendo arrossire
leggermente il ragazzo.
"Ci
sono visite per
te" Annunciò indicando Eren con un cenno del capo. Lui si
indicò, alzando
le sopracciglia. La guardia annuì, lanciandogli la sua
divisa e aspettandolo
fuori.
"Meglio
tardi che
mai" -sussurrò Eren, spegnendo l'acqua e infilandosi i
vestiti in fretta.
"Ci si vede in cella, bel culo". Levi alzo una mano per salutarlo
mentre Eren usciva dalle docce.
La
guardia lo ammanettò,
conducendolo nella stanza dove i prigionieri ricevevano visite. Eren,
come
entrò nella stanza, riconobbe il suo migliore amico, Armin.
La guardia gli
tolse le manette, tenendolo d'occhio.
"Armin!
Schifoso figlio
di puttana!" Sorrise a trentadue denti, avvicinandosi a lui e facendosi
abbracciare e mettendosi a sedere.
"Già
che c'eri potevi
aspettare un altro mese, tanto non mi mancavi per niente" Si
lamentò
ironicamente Eren, facendo arrossire dispiaciuto l'amico.
"Scusa,
Eren, ma Annie
non voleva che venissi a trovarti. In questo momento pensa che sia da
Reiner"
Si giustificò il ragazzo. Eren gli diede una pacca sulla
spalla, come a dirgli
che non importava.
Armin sorrise, chiedendogli come andasse in prigione.
"Sorprendentemente
bene.
Scopo più qui di quando ero libero" Rise. Armin
alzò un sopracciglio,
aspettando spiegazioni.
"Il
mio compagno di
cella, Levi, è un tipo disponibile" Scrollò le
spalle. Armin era più
stupito di prima.
"Ti
fai il tuo compagno
di cella?!" Esclamò alla fine, facendo sobbalzare Eren e il
ragazzo e la
ragazza del tavolo accanto.
"No,
è lui che si fa
me" Chiarì con calma il ragazzo, facendo sospirare l'amico.
"Che
ninfomane"
Eren rise, poggiando un gomito sul tavolo e sorreggendosi la testa con
una
mano.
"È
un tipo apposto,
comunque" Continuò Eren, sorridendo in un modo strano. Un
sorriso che
Armin non gli aveva mai visto.
Eren cominciò a raccontare di quello che i due avevano fatto
insieme (oltre al
sesso). Armin lo ascoltava e piano piano la consapevolezza si fece
strada nella
mente del biondino, che lo guardava intenerito.
"Che
hai da guardarmi
così?"
Armin
sorrise, scuotendo il
capo.
"Dimmi...questo
Levi...ti piace?"
Eren
lo fissò per un secondo,
registrando la domanda. Scoppiò poi a ridere, tenendosi la
pancia e
asciugandosi delle lacrime. Armin non si scompose, aspettando che Eren
smettesse
di ridere.
"Arm,
ma come ti vengono
certe idee" Chiese ridacchiando.
"Non
hai fatto altro che
parlare di lui, di quanto sia bravo a disegnare, di quanto sia stellare a
letto, di quanto sia freddo e cupo
ma divertente..." Eren si morse il labbro inferiore, come per punirsi
per
aver parlato così tanto di lui.
"E
il modo in cui ne
parli, sorridendo come un ebete..."
Eren
scosse il capo, come a
voler evitar che il ragazzo continuasse a parlare.
"Ti
sei innamorato"
~*~*~
Quando
Eren rientrò nella
cella, vide Levi seduto scompostamente su una sedia, intento a leggere
un altro
dei suoi romanzi.
"Non
sono innamorato di
te"
Levi
alzò gli occhi dal
libro, posandoli il quelli verdi e grandi del ragazzo.
"Come?"
Chiese
spaesato Levi. Eren si avvicinò a lui, fermandosi quando gli
fu davanti.
"Baciami"
Affermò
sicuro il ragazzo. Levi continuò a guardarlo, senza capire
dove volesse
arrivare.
I due, nonostante facessero sesso regolarmente, non si erano mai
baciati,
neanche un contatto breve, uno sfioramento. Niente.
"Non
ti seguo"
"Dammi
un bacio"
Ripeté il ragazzo, accigliato. Levi si alzò,
fronteggiando il ragazzo.
"Un
contatto veloce.
Così potrò dire ad Armin che si
sbagliava" Levi scosse il capo,
sorridendo leggermente.
"Come
vuoi"
Levi
portò una mano dietro la
nuca di Eren, avvicinandolo alle sue labbra e lasciandogli un bacio
leggero.
Eren lo guardò, i loro nasi ancora si sfioravano.
Eren non voleva farlo, non era nei suoi piani, ma non era riuscito a
fermarsi.
Posò di nuovo le labbra su quelle di Levi, schiudendo le
labbra e sentendo la
lingua dell'altro sfiorare la sua. Eren chiuse gli occhi, sentendo le
mani
dell'uomo circondargli i fianchi.
~*~*~
"Signor
Arlert, ha
ricevuto una chiamata dal penitenziario di Trost, l'accetta?"
"Accetto"
"Ehy
Armin"
"Eren,
che succede è
tutto okay?"
"Avevi
ragione"
"Su
cosa?"
"Mi
sono fottutamente
innamorato"
Giorno
42
"Perché
mi ignori?"
"Non
ti ignoro"
Levi
alzò un sopracciglio,
guardando il ragazzo steso a pancia in sotto sul letto di sopra.
"Prima
mi fissavi in
continuazione e non ti chetavi un attimo. Ora è tanto se mi
rispondi"
Incalzò Ackermann, portando le mani ai fianchi.
"Tanto
che ti importa? A
te piace il silenzio e farti i fatti tuoi" Rimbeccò Eren
girando il capo
dall'altra parte. Levi sbuffò, stufo di quella situazione.
Andava avanti da
troppo e lui ormai si era abituato ai lunghi monologhi dell'altro e al
fatto
che qualsiasi cosa facesse lo fissava. Gli dava fastidio che avesse
smesso da
un momento all'altro di disturbarlo.
Levi lo prese per la maglia e lo tirò giù,
facendolo cadere a terra come aveva
fatto il mese prima. Una guardia, sentendo il tonfo, si era avvicinata
per
controllare che tutto fosse in ordine. Eren giustificò la
cosa dicendo di
essere caduto a terra.
"Ok,
perché mi hai
buttato giù dal letto?"
Domandò più stupito che arrabbiato il ragazzo.
"Perché
voglio che
continui a fissarmi e a parlare di cazzate come facevi prima, idiota"
Eren
lo fissò, non capendo cosa non andasse in quel tipo.
"Ma
a te dava
fastid-"
"Mi
dava fastidio sì,
eppure adesso mi manca"
Eren
spalancò la bocca,
mentre Levi roteo gli occhi, chiudendogliela con una manata sotto al
mento
tutt'altro che gentile.
"Hai
detto una cosa
carina dopo quarantadue giorni. Se mi uccidi ora muoio in pace" Rise
Eren
passandosi una mano tra i capelli.
"Non
parlare di
morte" Sussurrò Levi.
"Perché?"
"Non
è carino"
Scrollò le spalle Levi, sedendosi sul suo letto. Eren si
mise accanto a lui,
incrociando le gambe sul materasso.
"Quindi...ti
piaccio" Se ne uscì Levi. Non era una domanda.
Eren sospirò, alzando le spalle.
"Che
te lo dico a
fare?" Levi rise, annuendo.
"Ti
piaccio così tanto
da dover chiamare il sesso 'amore'?" Chiese Levi quasi preoccupato.
"Non
ho mai fatto
'l'amore' in vita e non comincerò a farlo in prigione con un
uomo che non so
nemmeno perché è qui" Rispose tranquillamente
Eren, girandosi verso Levi e
aspettando che rispondesse a quella tacita domanda che ormai si poneva
da un
mese.
"Vuoi
saperlo
davvero?" Chiese Levi.
"No.
Me lo sto solo
chiedendo da quando sono arrivato e mi sono fatto un centinaio di
ipotesi, ma
non mi interessa più di tanto"
Rispose ironicamente il ragazzo.
Levi annuì. Adesso poteva anche dirglielo, infondo, anche se
l'avesse
disprezzato per questo, non sarebbe durato a lungo.
"Dicono
che io abbia
ucciso una persona"
Eren
lo guardò per un
secondo, annuendo pensieroso. Non si scompose più di tanto e
questo lasciò Levi
piuttosto sorpreso.
"
'Dicono'?" Fece
eco il ragazzo, aspettando una spiegazione un po' più
dettagliata.
"Sono
innocente"
Chiarì Levi, guardandosi distrattamente le mani.
"E
perché sei qui?"
"Perché
secondo il
giudice io ho stuprato e ucciso una ragazzina di sedici anni"
Eren
alzò le sopracciglia,
avvicinandosi un po' a lui. Non sapeva perché l'aveva fatto,
ma sentiva che
Levi aveva bisogno di una specie di supporto. Eren non era il tipo e
non era
mai stato bravo a sostenere gli altri a parole, preferiva farlo con il
linguaggio del corpo, gli risultava più semplice ed efficace.
"E
non sei stato
tu" Levi scosse il capo, tenendo lo sguardo basso. Non sembrava triste
o
disperato. Era solo rassegnato.
"Sai
chi è stato?"
"Mio
zio"
Eren
annuì, posando la testa
sulla sua spalla.
"Figlio
di puttana"
Disse solo Eren, facendo ridere Levi.
"Già.
Il più grosso
figlio di puttana della storia" Concordò Levi, posando la
testa su quella
del ragazzo.
"Quando
uscirai di qui
facciamo un'imboscata a tuo zio e gliele rendiamo tutte. Poi andiamo al
Hannes's e ci facciamo due birre e uno spettacolo da drag. Ci sta
Liliane?"
Levi
rise, guardando il
ragazzo con nostalgia, sentendo una strana fitta allo stomaco.
Non avrebbe dovuto dire niente, avrebbe fatto meglio a fare silenzio,
eppure
non riuscì a trattenersi, sussurrando:
"Ci
sto, Elena"
Giorno 50
Eren
non capiva tante cose.
Non capiva la matematica.
Non capiva perché doveva drogarsi.
Non capiva perché lui non aveva una bella macchina.
Non capiva perché odiava il colore rosa.
Non capiva perché quelle guardie erano entrate alle cinque
di mattina,
svegliando entrambi i prigionieri e ammanettando Levi.
Ere seguì la scena confuso e assonnato e la prima cosa che
gli venne in mente
fu che Levi avesse delle visite. Ma non era possibile. Erano solo
cinque e gli
orari di visite andavano dalle sette alle ventuno.
Le guardie condussero Levi fuori dalla cella e la chiusero, lasciando
Eren
solo.
Eren deglutì e scese con un balzo dal letto, afferrando le
sbarre con entrambe
le mani.
"A-aspettate!
Dove lo
state portando?" Chiese il ragazzo, leggermente in ansia.
Non gli risposero. Levi girò di poco la testa, per poterlo
guardare negli
occhi.
"Levi
dove ti stanno
portando?" Domandò ancora Eren, sorridendo nervosamente.
Levi sorrise,
abbassando un po' la testa per salutarlo. Eren non capì,
continuando a guardare
Levi allontanarsi da lui.
"Levi!
Tornerai?!"
Chiese alzando di poco la voce per farsi sentire. Levi non rispose,
girando un
angolo e sparendo dalla sua vista.
Eren rimase un attimo a guardare il punto dove Levi era scomparso, per
poi
girarsi e portare lo sguardo fuori dalla finestrella.
Poi, capì.
Levi non sarebbe più tornato da lui.
Levi non sarebbe uscito di lì con lui; non avrebbe picchiato
suo zio con lui;
non avrebbero bevuto una birra da Hennes's insieme; non avrebbero mai
più
cantato Lady Marmelade insieme.
Ed
Eren rise.
Rise di gusto, ripensando a quei cinquanta giorni, dove si era sentito
più
libero di quando non lo fosse nel mondo
esterno.
Rise quando il suo sguardo cadde sul disegno che aveva fatto di lui e
Levi
stilizzati e rise quando notò il giornalino porno gay che
Levi aveva lasciato
sul suo cuscino prima di uscire.
Eren lo prese e aprì la pagina, trovando un piccolo
messaggio, scritto con una
calligrafia chiara.
Grazie,
Eren Jeager.
Grazie per avermi fatto quel disegno; grazie per avermi fatto
ridere; grazie
per aver creduto alla mia innocenza. Ma soprattutto, grazie per avermi
fatto
scoprire il mio lato da Drag Queen, la mia vita adesso è
completa.
Hello from the other
side,
Liliane Duval.
E
Eren rise, sdraiandosi sul
letto e iniziando a sfogliare la rivista, canticchiando e fischiettando
Bohemian Rhapsody e Lady Marmelade.