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Autore: alchimistadibudino    01/09/2016    6 recensioni
"Pensi che una volta uscito di qui sarai di nuovo un uomo libero?"
Eren alzò un sopracciglio, chiudendo la sua rivista per adulti e prestando più attenzione alla discussione.
"Non dovrei?"
"Teoricamente sarai libero perché non starai dietro queste sbarre, ma tu come ti sentirai davvero?"
Eren strinse le labbra, pensando ad una risposta quanto meno intelligente da fornirgli.
"Beh credo che lo scoprirò una volta che sarò uscito"
[LevixEren]
Genere: Comico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 1

I polsi ormai gli dolevano tremendamente, arrossati a causa di quelle dannate manette. L'agente continuava a strattonarlo bruscamente mentre procedevano lungo quel sudicio corridoio, illuminato per lo più dalla luce artificiale. Quell'ala della prigione era composta da tre piani e su ognuno di questi vi erano quattro guardie a supervisionare l'edificio. Tutte le celle erano piene, composte da due persone ciascuno, che lo guardavano avanzare verso la sua gabbia. Qualcuno lo guardava sorridendo perversamente, altri dispiaciuti, altri con indifferenza. 
Per quanto riguardava lui, evitava gli sguardi di ognuno di loro, non per paura, non per vergogna, ma per paura di non scorgere più un briciolo di umanità nei loro occhi. 
Non era preoccupato e nemmeno spaventato. Era solo curioso di conoscere il suo compagno di cella e impaziente che quei tre anni (due, se aveva una buona condotta) passassero il più velocemente e il più tranquillamente possibile.

L'agente si fermò davanti ad una cella buia, illuminata da una finestrella, creando un'atmosfera inquietante e poco rassicurante. Anche se in realtà il neo-prigioniero non ci fece neanche caso.
Il poliziotto aprì la cella, togliendogli in fretta le manette e spingendolo malamente all'interno della stanzetta buia.

"Buona permanenza" Ghignò quello, facendo sbuffare il prigioniero. 
Si guardò intorno, scorgendo una figura seduta sul letto a castello, nel materasso di sopra, intento a fissarlo intensamente.

"Ehilà, Dracula" Salutò ironicamente alzando un mano, facendo un passo all'interno di quella cella buia e fastidiosamente fredda.

"Lo che non ti importa, ma io sono Eren, prigioniero numero 1478" Si presentò il ragazzo, iniziando ad incuriosirsi di quella figura. "Tu hai un nome o devo continuare a chiamarti Dracula?"

La figura si mosse leggermente, incrociando le gambe sul letto.

"Ok, Drac-"

"Levi"

Il ragazzo lo guardò, alzando le sopracciglia, sorpreso di aver ricevuto una risposta. La voce di quell'uomo era inquietante, fredda. Eppure allo stesso tempo roca e seducente.

"Biblico" Commentò il ragazzo, facendo un piccolo balzo e sedendosi accanto a lui. Levi si allontanò un po', non amando particolarmente il contatto fisico.

"Io sono dentro per spaccio" -continuò in ragazzo, cercando quanto meno di istaurare una conversazione bilaterale, "mentre tu hai la faccia a gigolò".

Levi si girò verso di lui, guardandolo con apatia, ma con una punta di sorpresa e divertimento negli occhi.

"Certo se ti trovi qui hai fatto ben altro che dare il culo al miglior offerente, ma non indagherò".

Restarono in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei propri pensieri, ascoltando il rumore dei passi delle guardie che camminavano avanti e indietro per l'edificio, lanciando occhiate disgustate di tanto in tanto ai prigionieri, che li ignoravano, sonnecchiando o leggendo libri.

"Immagino che tu dorma sopra" Eren ruppe il silenzio, guardando il suo compagno di cella e aspettando una quale risposta.

"No, dormo sotto"

Rispose Levi senza girarsi a guardarlo, continuando a fissare un punto davanti a sé, nel buio. Eren iniziò a pensare che l'uomo avesse qualche rotella fuori posto, scrollando le spalle.

"Hai paura di cadere?" Chiese ironicamente, buttando la schiena indietro e incrociando le mani dietro la testa, lasciando le gambe penzolare giù dal piccolo materasso.

"Se lo dici di nuovo ti attacco al soffitto per le palle" Lo minacciò Levi, finalmente girandosi a guardarlo negli occhi. 
Eren rise, mantenendo il contatto visivo e pensando che forse quel nanetto non era poi così male.

Giorno 8

"Tu quanto tempo devi passare qui? Io tre anni, ma se faccio il bravo due"

Levi sospirò esasperato, abbandonando il suo libro sulle gambe e rassegnandosi al fatto che il suo compagno di cella era un ragazzino che non sapeva cosa fosse il silenzio. Dopo una settimana di 'convivenza', Levi aveva capito un sacco di cose sul giovane Eren. Era facilmente irritabile e adorava particolarmente litigare; non si zittiva un secondo causando mal di testa continui al povero Levi; il suo film preferito era 'Il sesto senso', anche se il bambino gli stava antipatico; dal terzo giorno in poi, si segava ogni notte.

Nonostante ciò Levi non lo aveva ancora preso a pugni o non gli aveva risposto male. O meglio, gli aveva risposto male tante volte, ma nei limiti dell'umano.

"Non me lo ricordo" Rispose con un fil di voce, tenendo lo sguardo verso l'alto, verso il materasso su cui era sdraiato scompostamente il ragazzo.

"Non ti ricordi quanti giorni ti separano dalla libertà?"

"Pensi che una volta uscito di qui sarai di nuovo un uomo libero?"

Eren alzò un sopracciglio, chiudendo la sua rivista per adulti e prestando più attenzione alla discussione.

"Non dovrei?"

"Teoricamente sarai libero perché non starai dietro queste sbarre, ma tu come ti sentirai davvero?"

Eren strinse le labbra, pensando ad una risposta quanto meno intelligente da fornirgli.

"Beh credo che lo scoprirò una volta che sarò uscito" Affermò infine scuotendo le spalle, riprendendo la sua rivista e iniziando a sfogliare le pagine svogliatamente. C'erano troppe tette per i suoi gusti. Sbuffò e sporse la testa fuori dal materasso, in modo da guardare Levi negli occhi. Gli lanciò la rivista, continuando a fissarlo con uno sguardo curioso.

"Perché cazzo mi hai lanciato un giornalino porno? E smetti di fissarmi così, metti i brividi" Sibilò irritato, gettando da una parte quella rivista quasi con disgusto.

"Ho due cose da dire" Annunciò il ragazzo. Levi ruotò gli occhi borbottando qualcosa di simile a un 'Sai che novità'.

"Uno: sei frigido o sei gay?" Levi gli tirò una manata in piena fronte, tirandolo per il colletto e facendolo rovinare al suolo con un tonfo.

"Ahia! Il mio culo!" Si lamentò, scoppiando a ridere poco dopo. Levi lo guardò con indifferenza, aspettando che dicesse la seconda cosa e chiudesse il becco per i prossimi cinque minuti.

"La seconda era che non posso credere che tu non ricordi quanto ancora ti resta da passare qui. È assurdo. Per caso sei condannato all'ergastolo?"

Levi si irrigidì, digrignando i denti e stringendo i pugni, cercando di controllarsi per non prenderlo a pugni.

"La conversazione finisce qui. Non voglio sentirti dire un'altra parola per oggi" Sentenziò Levi con tono duro, nascondendosi sotto le coperte e dando le spalle al ragazzo, improvvisamente dispiaciuto per averlo fatto arrabbiare.

Giorno 12

"Cosa facevi prima di finire qui dentro? Dico di lavoro"

Quando i prigionieri avevano a disposizione quell'unica ora d'aria, ad Eren sembrava di essere tornato alle elementari. Una sola ora a disposizione per sgranchirsi le gambe, 'giocare' e respirare un po' d'aria fresca, sotto l'occhio vigile degli insegnanti, con mura e recinzioni alte che impedivano di scappare. 
Infondo gli piaceva quell'ora. Non che facesse un granché, ma gli piaceva guardare Levi disegnare. Lo faceva solo durante quell'ora, come se l'aria aperta lo aiutasse a lavorare meglio. Era bravissimo, di questo Eren ne era certo e disegnava spesso un paio di occhi e dei volti a lui sconosciuti. Anche Eren una volta aveva provato a disegnare insieme a Levi. Il risultato del suo disegno furono due omini stilizzati con su scritto 'Eren&Levi' intenti a scambiarsi frecciatine nella loro cella. La cella era rappresentata con la scritta 'Gabbia' sullo sfondo bianco. 
Eren aveva riso del suo stesso disegno, appendendolo alla parete accanto al letto di Levi, come i bambini.

"Ero un insegnante" Rispose Levi intento a cancellare con la gomma un tratto del disegno sbagliato. Quella volta Levi aveva deciso di non lasciar vedere ad Eren il suo disegno, consegnandoglielo una volta completo.

"Tu eri che?" Chiese stupito Eren, ridendo vagamente.

"Un professore"

"Di cosa? Difesa contro le arti oscure?" Rise ancora Eren.

"Filosofia"

Eren alzò entrambe le sopracciglia, più stupito che mai.

"No via non riesco a crederci. Cos'è hai accettato favori sessuali di uno studente con la media del due?"

Levi sbuffò, ruotando gli occhi e dando dell'idiota al ragazzo.

"Per dio Eren, certo che no. Come ti vengono in mente certe cose?" Eren non rispose, scuotendo le spalle e cercando di sbirciare per l'ennesima volta il disegno di Levi.

"Io l'ho fatto. Avevo già diciotto anni e mi serviva il sessanta per la maturità"

Levi si girò verso di lui, guardandolo con le sopracciglia alzate e una faccia incredula.

"E poi ero io quello che da il culo al miglior offerente" Eren si lasciò scappare una risata, spiaggiandosi sul tavolo al quale erano seduti.

"Allora perché sei qui?"

"Basta domande"

"Wow devi aver fatto proprio un bel casino. Hai filosofeggiato in uno strip club? Perché quello dovrebbe essere considerato illegale"

Eren continuò a parlare, ricevendo in risposta mugugni o monosillabi, giusto per farlo contento e non farlo sentire ignorato. 
Levi finì il disegno proprio quando le guardie richiamarono i prigionieri nelle celle, mostrandolo finalmente ad Eren.
Era un ritratto del ragazzo, che lo raffigurava proprio lì fuori e proprio pochi minuti prima, mentre stava parlando con l'uomo.

"Eh sì...sono proprio un gran pezzo di gnocco"

Giorno 22

"Ok Levi, è ora di chiarire un paio di cose. Non puoi pretendere che la nostra amicizia continui se non hai mai visto una puntata di 'Mucca e Pollo'. È impossibile"

Levi sospirò esasperato, scuotendo la testa e posando la testa sul cuscino. 
Era da quella mattina che Eren continuava ad assillarlo chiedendogli se avesse visto questo o quell'altro cartone o film o serie TV.

"Allora 'I due FantaGenitori'?" Levi scosse il capo e Eren inorridì.

"Non conosci Cosmo e Wanda! Non conosci Cosmo! Cosmo è il mio idolo!"

Levi gli tirò il cuscino in piena faccia, facendolo mugolare contrariato.

"Tornatene nel tuo letto, 1478. Mi stai schiacciando" Si lamentò Levi, spintonando Eren fuori dal suo materasso.

Forse dovrei fare un passo indietro e spiegarvi cosa Eren ci facesse nel letto di Levi, mezzo nudo e sudato.

L'uomo non riusciva più a dormire da quando Eren aveva iniziato a masturbarsi ogni sera, non riuscendo a togliersi dalla testa l'immagine di un Eren eccitato e appagato proprio sopra la sua testa. 
Il ventesimo giorno, non potendo più sopportare la cosa, aveva deciso di urlargli contro di smetterla o quanto meno di non fare tutto quel rumore, dato che lui aveva bisogno di dormire. Era finita con un Eren che sussurrava un po' troppo provocante 'E tu cosa proponi?' e un Levi che aveva cestinato il suo autocontrollo, tirandolo giù dal letto e prendendolo contro la parete. 
Andavano avanti da due giorni e la situazione non sembrava dispiacere a nessuno.

"Porca troia, io e te facciamo sesso ma non sappiamo neanche come fa di cognome l'altro. Non mi era mai successo" Borbottò Eren rivestendosi della divisa da carcerato azzurra e arrampicandosi sul suo letto.

"Il mio è Jegaer. Non che ti interessi"

"Ackermann"

Eren non si aspettava una risposta da Levi, ma non disse nulla al riguardo.

"Ackermann. Mi piace, è molto melodico"

Levi sbuffò, tirando un calcio al materasso sopra la sua testa, facendo sobbalzare il ragazzo.

"Che cazzo dici? Ti sei fatto di qualcosa?"

Eren sospirò pesantemente scuotendo la testa.

"Magari. Qui l'unica cosa sniffabile sono i trucioli di legno"

Levi si lasciò scappare una risata stanca, chiudendo gli occhi e sperando di addormentarsi il prima possibile.

"Buona notte Levi Ackermann"

"Buona notte Eren Jegaer"

Giorno 30

"Ti ricordo quando mi hai chiesto che lavoro facevo prima di finire qui?"

Per la prima volta da quando Eren era stato rinchiuso, fu Levi a spezzare il silenzio tra di loro, lasciando non poco, ma piacevolmente, stupito il ragazzo. Eren si mosse sulla sedia, lasciando una gamba dondolare oltre il bordo del bracciolo della sedia.

"Come mai questa domanda improvvisa?" Indagò il ragazzo, con il suo solito sorriso strafottente. Levi scrollò le spalle, distendendosi sul letto.

"Facevo vari lavori nello stesso locale. Alcune sere ero una maid, altre una drag queen e altre mi dilettavo nell'arte dello spogliarello" Levi annuì, portando lo sguardo fuori dalla finestra, verso quell'unico pezzetto di cielo che riusciva a vedere oltre le spesse sbarre di acciaio.

"Qual era il tuo nome da drag?" Domandò ancora Levi. Eren rise, scuotendo il capo.

"Non ti interessa" Rispose ridendo ancora.

"Mi interessa eccome"

Eren sospirò, decidendo di accontentarlo.

" 'Elena La Rose' " Annunciò con una voce più femminile, portandosi una mano al petto e sbattendo più volte le ciglia. Levi sbuffò divertito, guardandolo compiere quelle azioni.

"E cosa facevi quando eri la signorina La Rose?"

"Cantavo, intrattenevo con spettacoli comici e presentavo i concorrenti per il concorso di strip. Era davvero dura parlare una serata con quella voce" -continuò a ridere il ragazzo,-"L'unica cosa che adoravo fare con quella voce era cantare la Bohemian Rhapsody"

Levi si lasciò scappare una risata, non riuscendo a trattenersi dal chiedergli di fargli sentire come la cantava.

"Oh te lo scordi. Non ho i miei costumi di scena e sembrerei un uomo che ha appena ricevuto un calcio nelle palle" Ridacchiò Eren, sistemandosi meglio sulla sedia.

"Neanche un 'Galileo'?" Insisté Levi sorridendo divertito.

"Solo se canti con me" Ammiccò Eren. Levi scosse il capo, alzando le mani in segno di resa.

"Passo"

Il silenzio tornò a regnare nella stanza, con Levi che aveva ripreso a leggere un nuovo romanzo e Eren che lo fissava, spostandosi davanti a lui sul letto. Succedeva spesso, in realtà. Levi faceva qualcosa e Eren lo fissava, qualsiasi cosa fosse proprio come quando disegnava. Levi lo trovava irritante e non perdeva tempo per ricordare ad Eren quanto fosse inquietante la cosa. Non che servisse a molto, Eren se non aveva niente da fare guardava Levi come se fosse davanti alla televisione.

"Mentre il tuo nome da Queen quale sarebbe?" Chiese alla fine Eren, troppo curioso. Levi mise giù il libro, prendendo qualche secondo per pensarci.

"Liliane Duval" Rispose tornando a leggere. Eren annuì, squadrandolo.

"Non male. Le drag francesi sono molto ricercate" Rifletté Eren, stendendosi sul letto, piegando la ginocchia e lasciando la testa oltre il bordo del materasso. Levi rise notando quanto Eren fosse serio mentre parlava di queste cose.

"E il tuo cavallo di battaglia quale sarebbe?" Domandò ancora Eren.

" 'Lady Marmalade' " Rispose Levi senza esitazione. Eren alzò la testa lentamente, girandosi verso di lui e guardandolo stupito.

"Non so perché ma ti ci vedo a sculettare in giro mentre canti 'Mocca chocolata ya ya' " Rise Eren canticchiando. Levi annuì, concordando e ridendo con lui.
E dopo dieci minuti passati a ridacchiare, Eren aveva iniziato ad intonare la Bohemian Rhapsody con una voce femminile, intrattenendo tutto il suo piano, guardie comprese, tirando dentro anche Levi, costringendolo a cantare la sua canzone.

Giorno 38

"Quando metteranno l'acqua calda anche alle docce delle prigioni mi farò biondo"

Esalò Eren guardo il getto d'acqua fredda colpì la sua pelle, facendolo rabbrividire.
Levi, accanto a lui, sbuffò.

"Io preferirei qualcosa per mantenere la privacy" -ripose Levi strofinandosi i capelli- "Il mio culo è troppo bello per essere visto da tutti"

Eren rise, annuendo. Si girò a guardarlo, strappandogli di mano la spugna. Levi lo guardò malissimo, digrignando i denti.
Eren fece finta di nulla, lavandosi indisturbato con la spugna di Levi.

"Te la regalo" Affermò, alzando le mani in segno di resa, esasperato.

"Ehy, ragazzo"

I due si girarono nello stesso momento e dalla stessa parte, causando una risata ad Eren, che mormorò un 'Come nei films'.

Una delle guardie del loro piano era entrata nelle docce senza nemmeno bussare, facendo arrossire leggermente il ragazzo.

"Ci sono visite per te" Annunciò indicando Eren con un cenno del capo. Lui si indicò, alzando le sopracciglia. La guardia annuì, lanciandogli la sua divisa e aspettandolo fuori.

"Meglio tardi che mai" -sussurrò Eren, spegnendo l'acqua e infilandosi i vestiti in fretta. "Ci si vede in cella, bel culo". Levi alzo una mano per salutarlo mentre Eren usciva dalle docce.

La guardia lo ammanettò, conducendolo nella stanza dove i prigionieri ricevevano visite. Eren, come entrò nella stanza, riconobbe il suo migliore amico, Armin. La guardia gli tolse le manette, tenendolo d'occhio.

"Armin! Schifoso figlio di puttana!" Sorrise a trentadue denti, avvicinandosi a lui e facendosi abbracciare e mettendosi a sedere.

"Già che c'eri potevi aspettare un altro mese, tanto non mi mancavi per niente" Si lamentò ironicamente Eren, facendo arrossire dispiaciuto l'amico.

"Scusa, Eren, ma Annie non voleva che venissi a trovarti. In questo momento pensa che sia da Reiner" Si giustificò il ragazzo. Eren gli diede una pacca sulla spalla, come a dirgli che non importava.
Armin sorrise, chiedendogli come andasse in prigione.

"Sorprendentemente bene. Scopo più qui di quando ero libero" Rise. Armin alzò un sopracciglio, aspettando spiegazioni.

"Il mio compagno di cella, Levi, è un tipo disponibile" Scrollò le spalle. Armin era più stupito di prima.

"Ti fai il tuo compagno di cella?!" Esclamò alla fine, facendo sobbalzare Eren e il ragazzo e la ragazza del tavolo accanto.

"No, è lui che si fa me" Chiarì con calma il ragazzo, facendo sospirare l'amico.

"Che ninfomane" Eren rise, poggiando un gomito sul tavolo e sorreggendosi la testa con una mano.

"È un tipo apposto, comunque" Continuò Eren, sorridendo in un modo strano. Un sorriso che Armin non gli aveva mai visto. 
Eren cominciò a raccontare di quello che i due avevano fatto insieme (oltre al sesso). Armin lo ascoltava e piano piano la consapevolezza si fece strada nella mente del biondino, che lo guardava intenerito.

"Che hai da guardarmi così?"

Armin sorrise, scuotendo il capo.

"Dimmi...questo Levi...ti piace?"

Eren lo fissò per un secondo, registrando la domanda. Scoppiò poi a ridere, tenendosi la pancia e asciugandosi delle lacrime. Armin non si scompose, aspettando che Eren smettesse di ridere.

"Arm, ma come ti vengono certe idee" Chiese ridacchiando.

"Non hai fatto altro che parlare di lui, di quanto sia bravo a disegnare, di quanto sia stellare a letto, di quanto sia freddo e cupo ma divertente..." Eren si morse il labbro inferiore, come per punirsi per aver parlato così tanto di lui.

"E il modo in cui ne parli, sorridendo come un ebete..."

Eren scosse il capo, come a voler evitar che il ragazzo continuasse a parlare.

"Ti sei innamorato"

~*~*~

Quando Eren rientrò nella cella, vide Levi seduto scompostamente su una sedia, intento a leggere un altro dei suoi romanzi.

"Non sono innamorato di te"

Levi alzò gli occhi dal libro, posandoli il quelli verdi e grandi del ragazzo.

"Come?" Chiese spaesato Levi. Eren si avvicinò a lui, fermandosi quando gli fu davanti.

"Baciami" Affermò sicuro il ragazzo. Levi continuò a guardarlo, senza capire dove volesse arrivare.
I due, nonostante facessero sesso regolarmente, non si erano mai baciati, neanche un contatto breve, uno sfioramento. Niente.

"Non ti seguo"

"Dammi un bacio" Ripeté il ragazzo, accigliato. Levi si alzò, fronteggiando il ragazzo.

"Un contatto veloce. Così potrò dire ad Armin che si sbagliava" Levi scosse il capo, sorridendo leggermente.

"Come vuoi"

Levi portò una mano dietro la nuca di Eren, avvicinandolo alle sue labbra e lasciandogli un bacio leggero. Eren lo guardò, i loro nasi ancora si sfioravano. 
Eren non voleva farlo, non era nei suoi piani, ma non era riuscito a fermarsi. 
Posò di nuovo le labbra su quelle di Levi, schiudendo le labbra e sentendo la lingua dell'altro sfiorare la sua. Eren chiuse gli occhi, sentendo le mani dell'uomo circondargli i fianchi.

~*~*~

"Signor Arlert, ha ricevuto una chiamata dal penitenziario di Trost, l'accetta?"

"Accetto"

"Ehy Armin"

"Eren, che succede è tutto okay?"

"Avevi ragione"

"Su cosa?"

"Mi sono fottutamente innamorato"

Giorno 42

"Perché mi ignori?"

"Non ti ignoro"

Levi alzò un sopracciglio, guardando il ragazzo steso a pancia in sotto sul letto di sopra.

"Prima mi fissavi in continuazione e non ti chetavi un attimo. Ora è tanto se mi rispondi" Incalzò Ackermann, portando le mani ai fianchi.

"Tanto che ti importa? A te piace il silenzio e farti i fatti tuoi" Rimbeccò Eren girando il capo dall'altra parte. Levi sbuffò, stufo di quella situazione. Andava avanti da troppo e lui ormai si era abituato ai lunghi monologhi dell'altro e al fatto che qualsiasi cosa facesse lo fissava. Gli dava fastidio che avesse smesso da un momento all'altro di disturbarlo. 
Levi lo prese per la maglia e lo tirò giù, facendolo cadere a terra come aveva fatto il mese prima. Una guardia, sentendo il tonfo, si era avvicinata per controllare che tutto fosse in ordine. Eren giustificò la cosa dicendo di essere caduto a terra.

"Ok, perché mi hai buttato giù dal letto?" 
Domandò più stupito che arrabbiato il ragazzo.

"Perché voglio che continui a fissarmi e a parlare di cazzate come facevi prima, idiota" Eren lo fissò, non capendo cosa non andasse in quel tipo.

"Ma a te dava fastid-"

"Mi dava fastidio sì, eppure adesso mi manca"

Eren spalancò la bocca, mentre Levi roteo gli occhi, chiudendogliela con una manata sotto al mento tutt'altro che gentile.

"Hai detto una cosa carina dopo quarantadue giorni. Se mi uccidi ora muoio in pace" Rise Eren passandosi una mano tra i capelli.

"Non parlare di morte" Sussurrò Levi.

"Perché?"

"Non è carino" Scrollò le spalle Levi, sedendosi sul suo letto. Eren si mise accanto a lui, incrociando le gambe sul materasso.

"Quindi...ti piaccio" Se ne uscì Levi. Non era una domanda.
Eren sospirò, alzando le spalle.

"Che te lo dico a fare?" Levi rise, annuendo.

"Ti piaccio così tanto da dover chiamare il sesso 'amore'?" Chiese Levi quasi preoccupato.

"Non ho mai fatto 'l'amore' in vita e non comincerò a farlo in prigione con un uomo che non so nemmeno perché è qui" Rispose tranquillamente Eren, girandosi verso Levi e aspettando che rispondesse a quella tacita domanda che ormai si poneva da un mese.

"Vuoi saperlo davvero?" Chiese Levi.

"No. Me lo sto solo chiedendo da quando sono arrivato e mi sono fatto un centinaio di ipotesi, ma non mi interessa più di tanto"
Rispose ironicamente il ragazzo. 
Levi annuì. Adesso poteva anche dirglielo, infondo, anche se l'avesse disprezzato per questo, non sarebbe durato a lungo.

"Dicono che io abbia ucciso una persona"

Eren lo guardò per un secondo, annuendo pensieroso. Non si scompose più di tanto e questo lasciò Levi piuttosto sorpreso.

" 'Dicono'?" Fece eco il ragazzo, aspettando una spiegazione un po' più dettagliata.

"Sono innocente" Chiarì Levi, guardandosi distrattamente le mani.

"E perché sei qui?"

"Perché secondo il giudice io ho stuprato e ucciso una ragazzina di sedici anni"

Eren alzò le sopracciglia, avvicinandosi un po' a lui. Non sapeva perché l'aveva fatto, ma sentiva che Levi aveva bisogno di una specie di supporto. Eren non era il tipo e non era mai stato bravo a sostenere gli altri a parole, preferiva farlo con il linguaggio del corpo, gli risultava più semplice ed efficace.

"E non sei stato tu" Levi scosse il capo, tenendo lo sguardo basso. Non sembrava triste o disperato. Era solo rassegnato.

"Sai chi è stato?"

"Mio zio"

Eren annuì, posando la testa sulla sua spalla.

"Figlio di puttana" Disse solo Eren, facendo ridere Levi.

"Già. Il più grosso figlio di puttana della storia" Concordò Levi, posando la testa su quella del ragazzo.

"Quando uscirai di qui facciamo un'imboscata a tuo zio e gliele rendiamo tutte. Poi andiamo al Hannes's e ci facciamo due birre e uno spettacolo da drag. Ci sta Liliane?"

Levi rise, guardando il ragazzo con nostalgia, sentendo una strana fitta allo stomaco. 
Non avrebbe dovuto dire niente, avrebbe fatto meglio a fare silenzio, eppure non riuscì a trattenersi, sussurrando:

"Ci sto, Elena"

Giorno 50

Eren non capiva tante cose.
Non capiva la matematica.
Non capiva perché doveva drogarsi.
Non capiva perché lui non aveva una bella macchina.
Non capiva perché odiava il colore rosa.
Non capiva perché quelle guardie erano entrate alle cinque di mattina, svegliando entrambi i prigionieri e ammanettando Levi.
Ere seguì la scena confuso e assonnato e la prima cosa che gli venne in mente fu che Levi avesse delle visite. Ma non era possibile. Erano solo cinque e gli orari di visite andavano dalle sette alle ventuno. 
Le guardie condussero Levi fuori dalla cella e la chiusero, lasciando Eren solo. 
Eren deglutì e scese con un balzo dal letto, afferrando le sbarre con entrambe le mani.

"A-aspettate! Dove lo state portando?" Chiese il ragazzo, leggermente in ansia.
Non gli risposero. Levi girò di poco la testa, per poterlo guardare negli occhi.

"Levi dove ti stanno portando?" Domandò ancora Eren, sorridendo nervosamente. Levi sorrise, abbassando un po' la testa per salutarlo. Eren non capì, continuando a guardare Levi allontanarsi da lui.

"Levi! Tornerai?!" Chiese alzando di poco la voce per farsi sentire. Levi non rispose, girando un angolo e sparendo dalla sua vista.
Eren rimase un attimo a guardare il punto dove Levi era scomparso, per poi girarsi e portare lo sguardo fuori dalla finestrella. 
Poi, capì.
Levi non sarebbe più tornato da lui.
Levi non sarebbe uscito di lì con lui; non avrebbe picchiato suo zio con lui; non avrebbero bevuto una birra da Hennes's insieme; non avrebbero mai più cantato Lady Marmelade insieme. 

Ed Eren rise. 
Rise di gusto, ripensando a quei cinquanta giorni, dove si era sentito più libero di quando non lo fosse nel mondo esterno. 
Rise quando il suo sguardo cadde sul disegno che aveva fatto di lui e Levi stilizzati e rise quando notò il giornalino porno gay che Levi aveva lasciato sul suo cuscino prima di uscire.
Eren lo prese e aprì la pagina, trovando un piccolo messaggio, scritto con una calligrafia chiara.

Grazie, Eren Jeager. 
Grazie per avermi fatto quel disegno; grazie per avermi fatto ridere; grazie per aver creduto alla mia innocenza. Ma soprattutto, grazie per avermi fatto scoprire il mio lato da Drag Queen, la mia vita adesso è completa. 
Hello from the
other side,
Liliane Duval.

E Eren rise, sdraiandosi sul letto e iniziando a sfogliare la rivista, canticchiando e fischiettando Bohemian Rhapsody e Lady Marmelade.

   
 
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