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Autore: Blue Poison    01/09/2016    3 recensioni
[Sugakook]
Il cielo era una tabula rasa da capogiro.
Un’occhiata dritta nell’infinito, nelle profondità cosmiche e impercettibili, o, a solo un lieve movimento di capo di distanza, un più moderato sguardo che scivola sulle sfumature marine fino al confine dell’orizzonte seghettato da quei titani di vetro e impalcature; Yoongi aveva il mondo dinnanzi e sopra di sé.
Le antenne sui tetti vicini minacciavano chi cadeva dalle nuvole e dai sogni e l’essenza degli attimi morenti si dissolveva in una brezza sibilante, intrisa di memorie abbandonate e pensieri mai espressi.
I suoi.
«Hyung.»
La voce di Jungkook gli si agganciò addosso come un arpione, trapassandogli il cuore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Engraved in the ice


Il cielo era una tabula rasa da capogiro.
Un’occhiata dritta nell’infinito, nelle profondità cosmiche e impercettibili, o, a solo un lieve movimento di capo di distanza, un più moderato sguardo che scivola sulle sfumature marine fino al confine dell’orizzonte seghettato da quei titani di vetro e impalcature; Yoongi aveva il mondo dinnanzi e sopra di sé.
Le antenne sui tetti vicini minacciavano chi cadeva dalle nuvole e dai sogni e l’essenza degli attimi morenti si dissolveva in una brezza sibilante, intrisa di memorie abbandonate e pensieri mai espressi.
I suoi.
«Hyung.»
La voce di Jungkook gli si agganciò addosso come un arpione, trapassandogli il cuore. Abbassò lo sguardo e incrociò quello del ragazzo, sdraiato con la testa sulla sua gamba troppo snella per essere un cuscino confortevole, e deglutì a vuoto: l’effetto di quell’azione era sempre lo stesso, ossia di ritrovarsi per la maggior parte del tempo su un precipizio e, finalmente, guardandolo negli occhi, trovare un punto di appoggio sicuro per attraversarlo.
Quelli di Jungkook erano immobili e affascinanti, così magnetici che Yoongi faticava a non fissarli con pura ammirazione e così d’impatto che avrebbe potuto disegnare ogni loro singola sfumatura, ombreggiatura e piega senza ricorrere alla memoria.
«Ti stai crogiolando in qualche pensiero?»
Senza nemmeno accorgersene, mosse la mano fra i ciuffi mori di Jungkook, mentre quelle parole echeggiavano sempre più piano nella sua testa, non colte; le sue dita si chiusero a forbice fra i suoi capelli, assaporarono il contatto e tremarono di trepidazione.
«Hyung?»
Come colto in fragrante in un crimine imbarazzante, Yoongi ritrasse la mano e spostò lo sguardo altrove; passò al setaccio il suo filo mnemonico per riesumare la domanda postagli, ma quella voce solleticante aveva tranciato di netto ogni ponte che lo avrebbe riportato dal subconscio in superficie.
Lentamente, tornò in sé, con ancora la morbidezza dei capelli del ragazzo impressa sui polpastrelli e il cuore in palpitazione.
«Che vuoi?» gli chiese, sforzandosi per mantenere il suo tono in un equilibrio monocorde.
Jungkook si tirò a sedere, il braccio mollemente appoggiato alla gamba piegata, la testa inclinata di lato in un gesto curioso; il contrasto della sua figura (i ciuffi neri arricciati simili a pennellate contro il cielo blu, la T-shirt e i pantaloni scuri che lo facevano assomigliare a un ombra sul pavimento scolorito del tetto) con il paesaggio circostante gli permetteva di spiccare ancor più alla sua vista.
«Non ti fa bene.» disse e Yoongi seppe perfettamente a che cosa si stesse riferendo; stavolta fissò la punta delle sue scarpe, non appena si rese conto di essere inevitabilmente tornato a guardare il più giovane.
Non una parola uscì dalle sue labbra: non mentire non era di certo fra le sue prime regole morali, ma non si poteva più nascondere.
Un tempo, forse, mesi prima, quando ancora non dedicava stralci musicali a quel ragazzino, quando mentire riguardo all’identità della sua musa ispiratrice si fondava su una base credibile, quando il suo pensiero era abbastanza per tenerlo occupato al pianoforte o durante le noiose lezioni scolastiche, quando il suo stupido cuore non mandava in tilt la sua mente ogni volta che si trovava faccia a faccia con lui.
«Avevi un insetto fra i capelli.»
«Mi puoi dare un bacio.»
Yoongi si sentì soffocare.
Il peso di quel desiderio, rimasto fra loro sospeso a lungo, come un messaggio codificato in nuvole di fumo che attendeva di essere letto a voce alta, si schiantò su di lui in un istante, così improvviso e fulmineo che Yoongi si affidò ancora una volta all’eco di quelle parole nella sua testa per afferrare l’essenza di ciò che Jungkook aveva detto: non era più una possibilità astratta, un sogno ad occhi aperti, né tanto meno un doloroso vicolo cieco.
«Continuo a sentire il picchiettare del tuo sguardo sulla mia pelle.» proseguì Jungkook, il tono di chi sta spiegando a un bambino come rimediare a un errore commesso «Sfortunatamente per te, non è abbastanza veloce da ritrarsi. Non più, almeno, dico bene?»
A corto di parole -o di scuse, forse-, Yoongi restò muto.
A furia di ingoiare le sue emozioni pure, quella sensazione di soffocamento persisteva: già si immaginava i polmoni dilatarsi nel tentativo di catturare più aria e il cuore gonfiarsi, battendo frenetico, nella speranza di non rimanervi schiacciato.
«Non posso.» buttò lì, dopo alcuni secondi.
Baciare Jungkook era una meta a cui aveva da tanto anelato, ma nel profondo sapeva che era irraggiungibile, una corda che continuava ad avvolgere per trascinare a sé il suo desiderio e che mai arrivava a un termine, perché quest’ultimo non esisteva.
Non era un traguardo destinato a lui, ma a una figura con lunghi capelli da intrecciare, minuta, con un viso grazioso e curve sensuali.
Ora si ritrovava dinnanzi la porta delle possibilità aperta, spalancata, eppure un altro ostacolo lo attendeva proprio sulla soglia: sentiva che quella non era la sua strada.
«Non posso, Jungkook.»
«Ti do il permesso, Hyung.»
Jungkook incontrò il suo sguardo non appena Yoongi sollevò gli occhi e lui gli lesse i suoi.
«Non lo vuoi davvero.»
Non che avesse avuto bisogno di una conferma, per tirarsi indietro.
«Ma voglio aiutarti.»
Un sorriso lieve, amaro, comparve sul suo viso: Jungkook era altruista e apriva completamente la mente al mondo; era lusingato dal fatto che gli permettesse un tale gesto, che non gli riservasse occhiate stizzite o ergesse un muro di crudele silenzio, eppure Yoongi era tormentato dalle trame del destino incastonate in una falce affilata sopra alla sua testa in un muto, ma chiaro, avvertimento.
Il senso di colpa l’avrebbe tenuto sveglio nelle notti gelide.
«Il primo bacio non dovrebbe essere gettato via così, per pietà, Jungkook.» gli disse Yoongi, con un pentimento non del tutto nascosto; poi, decise di abbassare completamente le sue difese «Ti informo che non mi sarà d’aiuto, anzi: non tutto ciò che si adatta a un ruolo necessariamente fa sì che funzioni.»
«Non se il ruolo è stato mal assegnato, di sicuro: non sto recitando e nemmeno tu; sono un amico che si offre di aiutarti come può, senza immedesimazioni. Se mi baci, almeno smetterai di fantasticare su cosa si prova e quel divorante desiderio ti lascerà un po’ in pace: un’azione semplice e innocente.»
Yoongi deglutì a vuoto: più Jungkook insisteva per lui, più lui si sentiva riconoscente e attratto e, di conseguenza, in colpa per un egoismo che non gli si addiceva; stava cercando di mantenere le distanze, ma il ragazzo lo tratteneva ancora tramite quell’arpione vocale che gli stritolava il cuore e lo tirava a sé, inesorabilmente.
«Fantasticherei su cosa si prova a baciarti una seconda volta. Poi una terza, una quarta…e così via.» Yoongi non demordeva, ma nemmeno il suo corpo pareva più nelle condizioni di voler seguire la sua mente che, stanca di resistere e bisognosa di illusorie consolazioni, si stava lasciando sedurre da quella voce puntellata di spine.
«Non è pietà, la mia.»
«Non credo di pote-»
Jungkook lo baciò: si era mosso così rapidamente, che Yoongi non ebbe il tempo di registrare l’accaduto, ma le sue labbra risposero istintivamente al contatto; le sue deboli giustificazioni, erette come scudi di desideri ombrosi e per lo più onirici, a quel punto, crollarono.
Si sgretolarono fra le dita delle mani serrate a pugno per contenere il suo entusiasmo, vennero spazzate via dai suoi pensieri dal risucchiante piacere dei sensi e colarono attraverso la gabbia toracica sotto la pressione del profondo respiro a lungo trattenuto.
Quel bacio non fu come Yoongi se l’era aspettato: farfalle nello stomaco, pizzicore sotto la pelle e gusto appagante del frutto proibito.
No, se lui si era immaginato il suono del vento fra gli alberi, Jungkook era una tempesta in furia.
Tuoni gli scuotevano i muscoli come terremoti e minacciarono il suo cuore di un imminente collasso; lampi di immagini -memorie e desideri incisivi come aghi- gli esplosero davanti agli occhi contro le palpebre chiuse; sebbene fosse lui, ora, a baciarlo, le belle labbra di Jungkook erano umide contro le sue, reduci da una pioggia di emozioni che Yoongi plasmava a ogni mossa, un vigore rinnovato a ogni palpitazione accelerata.
La sua razionalità, che lei sola era cosciente, era in balia di una corrente ineguagliabile, un turbinio selvaggio che la faceva pendolare dentro e fuori dal subconscio secondo un’irregolare sequenza ritmica, un’armonia senza spartito.
E quel vortice era tutto attorno a lui: si sentiva contemporaneamente schiacciato contro Jungkook -da quanto erano così vicini?- da potenti raffiche di sensazioni esterne, parole non dette sospese nell’aria, e spinto via da lui, quasi ci fossero delle dita che gli affondavano nella carne delle spalle per scacciarlo malamente.
Poteva quasi udire la brezza di poco prima intensificarsi in frustate violente simili a grida dissipate.
Prima che potesse succedere, comunque, Yoongi interruppe il bacio; allontanò le dita che, delicate, si erano appoggiate alla guancia e alla mandibola di Jungkook e abbassò il capo, in modo che i suoi occhi potessero rivivere quel momento proiettando nel vuoto ciò che serviva alla sua mente pulsante.
Sospirò lievemente e un brivido gli corse giù lungo la schiena.
«Jungkook.» aveva la gola in fiamme e i palmi delle mani sudati; avrebbe voluto parlare di più, scusarsi, forse, ma non sapeva trovare la strada per uscire da quel groviglio di emozioni.
«Non mi ha dato fastidio.» disse Jungkook e suonava sincero «Davvero, quindi niente sensi di colpa per te.»
Come se nulla fosse successo e lui non avesse mai chiamato Yoongi per interrompere il filo dei suoi ragionamenti, minuti fa, il ragazzo si sdraiò nuovamente, appoggiando la testa sulla sua gamba e cercando il suo sguardo.
Ma Yoongi non lo guardava.
«Egoista non è chi si preoccupa dei sentimenti altrui, Hyung.» osservò allora Jungkook, alzando gli occhi al cielo e unendo le stelle con un filo invisibile «Egoista non è chi brama in silenzio un agognato obiettivo, perché mette gli altri prima di se stesso.»
Qualcosa si scosse nel petto di Yoongi, ma lui necessitava di tempo per catabolizzare l’accaduto e assorbire ciò che aveva detto Jungkook: sentiva il bisogno di urlare fino a spezzarsi le corde vocali, ma anche di sigillarsi le labbra in un eterno silenzio; rabbrividiva di gioia e sudava per la preoccupazione, era calmo e agitato al tempo stesso.
A una quasi impercettibile carezza sul braccio rispose con una altrettanto lieve fra i suoi capelli corvini, poi chiuse gli occhi.
Quel bacio, che sapeva di sfida e di amarezza, sarebbe rimasto ben impiantato nella sua memoria e fra i gesti che contraddistinguevano il loro rapporto già consolidato, come chiare lettere incise in un blocco di ghiaccio; solo il tempo, scorrendo rapido e spietato, avrebbe stretto nuovamente i nodi dolorosi del suo cuore, amplificato i suoi sentimenti fissi e inviolabili e sciolto l’essenza di quel conforto artificiale, sfumandolo fino a farlo scomparire come acqua evaporata.
Allora, e solo allora, senza più alcun punto solido di consolazione a placarli, Yoongi si sarebbe preoccupato di cercarne un altro.
Uno che non riportava il nome di Jeon Jungkook.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Salve salve salve :33 Questa è la prima fanfiction che pubblico in questa sezione, nonostante la visiti da un bel po’ e segua i Bangtan da tempo. Non c’è molto da dire: non shippo la Sugakook (non ancora, vero Leyla? Lol), ma ho voluto comunque scrivere di loro e trattare un amore non ricambiato, almeno per una volta. Non può andare sempre bene per tutti, no? La vita è crudele (o l’Autrice lo è, a seconda dei punti di vista u_u).
La dedico a Rebel Girl, che spero torni presto a pubblicare e che abbia un po’ di tempo libero.
Qualsiasi tipo di recensione sarà ben accetta, perciò fatevi avanti n_n
Alla prossima!
 
Blue Poison
  
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