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Autore: Dubh    01/09/2016    2 recensioni
Vi racconto come ci sono finita, nelle tenebre.
Avevo appena sentito la malignità toccarmi, strisciarmi addosso e pugnalarmi, ero rimasta ebete davanti alla malignità. Come poteva celarla lei?
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le tenebre sanno di zucchero.

Io ci ho vissuto nelle tenebre. Hanno spazi infiniti e tutti bui, pensi "cavolo, mi sono persa!", ti guardi intorno e ti smentisci all'istante; "menomale".
O forse è davvero il peggio?
Se stai nelle tenebre e ci cammini significa che ci stai da tanto. Non so bene come spiegare la logica, voi potreste pensare: ma scusa, uno che è appena arrivato mica si può dire ci stia da tanto.  
Ma quando ci entri è come se ci stessi da sempre, conosci ogni centimetro, ogni angolo. Perché sì, lì è tutto spigoloso. Niente è arrotondato e dolce, non può esistere nelle tenebre.
Vi racconto come ci sono finita, nelle tenebre.
Avevo appena sentito la malignità toccarmi, strisciarmi addosso e pugnalarmi, ero rimasta ebete davanti alla malignità. Come poteva celarla lei?
Camminavo tra gli alberi e sentivo il dolore più acuto mai avvertito fino ad allora, sapevo che non avrei mai potuto sfuggirgli. 
Non sentivo nemmeno il bisogno di piangere, non usciva niente. Pregavo perché almeno una lacrima valcasse il mio volto distrutto e martoriato. 
Ma niente, quando le preghi, le lacrime, non escono mai. È quando cerchi di ricacciarle che escono più forti che mai.
Davvero un controsenso.
Presi un accendino, quello che basta solo schiacciare per accendersi.
Mi bruciai la pelle. Il dolore risalì fino al mio cervello e tutto di me era impegnato a spegnere quel forte bruciore. 
Poi si affievolì e tornò l'altro, di dolore. Quello impossibile da fossilizzare, da rinchiudere.
Continuando a camminare ripensai alla Malignità, era seriamente lei?
La forza, con cui cercavo di convincermi mi stessi sbagliando, era tanta, era audace, era incanto. Ma gli incanti sono bugie e quando lo realizzai la forza cessò di esistere, come era venuta, se n'era andata.
Allora mi sedetti sotto una quercia, chiusi gli occhi. Il dolore era tremendo, la sensazione orribile, inarrestabilmente lurida. Spigolosa. Buia.
Continuavo a chiedermi "e chi l'ha causata?"
"La malignità, la malignità"
"E chi è la malignità?"
"È lei, è lei".
Caddi nel buio, non riuscì più ad aprire gli occhi, continuava ad essere tutto nero.
Perché non mi risvegliavo?
Mi aveva intrappolata.
Ma chi penserebbe mai che la Malignità, lei, era così dolce, così bella?
Ma chi direbbe mai che avessi assaggiato la sua pelle, che sapeva di zucchero?
Ma chi avrebbe detto mai che la Malignità è le Tenebre?
Io ho scoperto che le Tenebre sanno di zucchero.
  
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