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Autore: lolle_dancer    30/04/2009    1 recensioni
Non so se continuerò questa storia, per farlo ho bisogno dei vostri pareri. Ne vale la pena? è la storia di Adele, figlia di una grande ballerina, e della sua passione per la danza. Un incidente purtroppo le farà cambiare strada e da bambina solare che era, diventerà una ragazza triste e cupa. Aspetto commenti e consigli! Grazie!!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tutto iniziò il giorno del mio settimo compleanno. Era un bel giorno di primavera e a quei tempi ero una bambina allegra e piena di vita. Vivevo in Francia con mia madre, Celine Varens, la più gran ballerina d’opera del ventunesimo secolo. Ovviamente anch’io sin dall’età di quattro anni avevo sviluppato le mie qualità da ballerina classica, ma sapevo che non sarei mai potuta diventare brava come lei… Ad ogni modo in quel giorno tutto sarebbe cambiato. Per sempre. Alle dieci incontrai il maestro per la lezione mattutina e, come il solito, la mia mamma volle assistere alla lezione. L’ esercizio era molto monotono quel giorno: deplié, pas de chat, grand deplié… e via discorrendo. Venne il momento tanto atteso della coreografia, ma qualcosa andò storto: mi ruppi la caviglia e dovetti portare il gesso per due lunghi mesi. Mia madre era sempre più preoccupata perchè in sessanta giorni non avevo più sorriso; tutte le cose per le quali mi s’ illuminavano gli occhi avevano perso ogni interesse. -Povera la mia piccola Adele!- esclamava la mamma, quando mi vedeva in quelle condizioni. Poi venne il giorno in cui mi tolsero il gesso. Entusiasta iniziai subito a saltare e a ballare, ma il medico disse a mia madre che sarebbe stato troppo rischioso farmi tornare a ballare così presto perchè le mie ossa erano in fase di sviluppo e si poteva verificare un altro incidente. Avevo le lacrime agli occhi; non potevano farmi questo. Non gli era bastato tenermi a letto per due interi mesi? -Quando potrò rincominciare a ballare, mamma?- chiedevo in continuazione, ma ogni volta mi venivano date risposte generiche e senza una data precisa. Fino a quando una sera… -Tesoro- diceva mia madre –devo dirti una cosa perchè è giusto che tu la sappia e che non ti sia nascosta ancora. Il dottore mi ha affermato che non sarebbe prudente iniziare a ballare così presto… dopo l’incidente…-. -Ma sono già passati due mesi da, quando mi hanno tolto il gesso!- protestavo io. -Hai ragione amore, è normale che tu sia stufa, ma secondo il medico è più opportuno aspettare ancora un anno-. -Un anno! Tu avevi sostenuto che se si passa tanto tempo senza ballare si perde la tecnica e che bisognerebbe rincominciare tutto da capo!-. -Lo so quello che ho detto, ma in questo caso c’è di mezzo la salute; e ti ho spiegato che viene prima da tutto, anche delle cose che amiamo di più-, mentre diceva questo io piangevo interrottamente e lei mi guardava dritto negli occhi con quel suo sguardo chiaro e limpido, al quale non si riusciva a dire di no. Da quel giorno iniziava per me il periodo più brutto fino ad ora. La mia vita cambiò nell’istante in cui sentì il campanello suonare e lì, davanti la porta, c’era mio padre. Ricordo quanto rimasi stupefatta da quella visita, ma subito dopo, prima che me ne rendessi conto, ero tra le sue braccia. Erano anni che non lo vedevo e in quel momento pensavo di essere la bambina più felice del mondo. Nel momento in cui ci raggiunse la mia mamma in vestaglia, papà le rivolse un sorriso imbarazzato seguito da poche parole. -Mi avevi detto di passare, no?- si grattavo la nuca con una mano e la sua voce si era incrinata in uno strano tono. -Si, grazie- rispose mia madre con tono piatto, poi rivolta a me disse –Adele, vai in camera tua-. -Ma io voglio stare con papà!- alla mia protesta mio padre si chinò alla mia altezza, mi arruffò i capelli ( cosa che mia madre non ha mai sopportato) e mi assicurò che dopo avremmo parlato. I suoi occhi azzurri li ricordavo bene, ma mi accorsi quasi subito del forte accento italiano. Li lasciai andare in cucina senza ribattere, ma poco dopo mi accostai alla porta socchiusa per sentire i loro discorsi. -Sei bellissima- il mio cuore fece una capriola dalla gioia, sentendo pronunciare quelle parole pensavo che forse c’era ancora una speranza che si rimettessero insieme, ma tutta la mia felicità svanì alla risposta fredda di mia madre che evidentemente non aveva apprezzato il complimento. -Non ti ho chiamato per sentirmi dire ancora bugie,Gabriele. Si tratta di me e d’Adele soprattutto-. -Ci sono problemi? Se hai bisogno di soldi…- non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Celine tramutò in un’espressione così fredda da fare gelare il sangue nelle vene. -Non ti chiederò mai un centesimo!- seguì una pausa, un silenzio freddo, gelido, quanto lo sguardo di mia madre che non osava alzarsi verso il marito. -Devo partire. Per una tournee. Adele non può venire con me, non questa volta. È una cosa seria, si parla di almeno due anni all’estero- sussultai, e il mio cuore smise di battere per un istante. No, non poteva essere! Entrai a capofitto nella stanza e mi misi ad urlare. -No! Non puoi! Non puoi lasciarmi qui! Non posso restare qui, mentre tu vai a ballare! BALLARE! È anche il mio sogno se non te lo sei dimenticato! Me lo avevi promesso! Mi avevi promesso che mai mi avresti lasciata da sola…..- a quel punto mi misi a piangere, ma accadde qualcosa di diverso quella volta. Mia madre non si mosse. Non mosse nemmeno un dito, rimase lì, impassibile, a guardare il mio viso rigato da lacrime continue. Venne mio padre ad abbracciarmi e a portarmi in camera mia, posandomi sul letto. -Andrà tutto bene piccola mia… non ti preoccupare. Verrai a stare con me in Italia, a Trieste. È una bellissima città, ti piacerà, vedrai- Io continuavo a piangere mentre ascoltavo la mia voce tremante dire tutto quello che sentivo. -Io non voglio! La mia vita è ballare! Girare il mondo con la mamma!- In quel momento però, sentivo che non sarebbe servito a niente piangere e disperarsi, perchè ormai la decisione era stata presa. Fu così che nel giro di una settimana mio padre mi portò via da Parigi e da mia madre… non potevo neanche immaginare ciò che sarebbe accaduto.
  
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