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13. Tornare a Galla ::
I primi tre
mesi passarono in fretta, per lo meno
per Eirin, impegnata com’era a memorizzare tutto quello che
le insegnavano,
anzi la costringevano a rammentare. Ma tra tutto il personale
reclutato, le fu
di grande sostegno fratello Eton che riuscì a spiegarle
tutto con infinita
comprensione e delicatezza, riportandola a galla poco per
volta. Nonostante ciò i primi
tempi erano stati i più duri che potesse immaginare, visto
che non fu facile abituarsi
alla routine delle sedute, delle visite, delle lezioni di educazione e
dell’indottrinamento.
Tutto fu un macigno insormontabile da superare, specialmente quando
dové avere
a che fare con dei perfetti estranei che le sciamavano in continuazione
attorno
in apprensione mista a sospetto come se potesse andare in pezzi da un
momento
all’altro e condannarli tutti.
Comunque la cosa
peggiore che dovette affrontare
furono i trattamenti. Erano estenuanti e ripetitivi, tanto da farle
venire
l’emicrania, ed ogni esercizio la spronava fino al limite per
farle riconquistare
tutte le facoltà dimenticate e non solo. Alle volte
interveniva il Saggio in
suo soccorso proponendo una pausa, tuttavia anche le sue intromissioni
dovevano
essere misurate e moderate, e per questo non erano tanto frequenti come
avrebbe
voluto. Infatti il Fratello doveva restare il più possibile
fuori dai
riflettori e dai controlli di tutti i presenti alla Rieducazione a
causa delle
circostanze del suo reclutamento. Era stato contattato da un certo
Tony, per
conto di Ramero e Idra, come guida della giovane e suo protettore ma
non gli
era stato detto di più, se non che c’era il
sospetto che fosse stata interrogata
dall’inquisizione. Eton lavorò con discrezione e
al contempo con umanità per ottenere la sua
fiducia e
proteggerla, perché ragazza correva dei seri
pericoli ogni giorno che passava e si avvicinava a riacquistare i suoi
ricordi.
Inoltre la sua posizione, anche volendo, non gli permetteva di
abbandonarla,
oltre al fatto che era una richiesta di Idra.
I suoi sforzi vennero
così ripagati e quando finalmente Eirin fu in
grado
di parlare fluentemente, senza più aiuti, gli
raccontò per prima cosa dell’onnipresente
ragazzina che assillava i suoi pensieri. Gli parlò di come
l’avesse conosciuta
nei tunnel e come, da allora, non l’avesse più
abbandonata. Studiando il suo
caso il Fratello riuscì ad arrivare ad una diagnosi,
consultando anche i medici
presenti, descrivendo la sua presenza come la proiezione del senso di
colpa per
aver lasciato morire una ragazzina che aveva bisogno di lei. Ma non
ebbe
altrettanta fortuna sul metodo per scacciarla
o far sentire meglio la giovane. Dunque suppose che per mandarla via
sarebbe
bastato accogliere la sua richiesta. Peccato che le due non si fossero
presentate, perciò l’impresa sembrava disperata e
dovettero rinviare il
problema a quando avrebbe lasciato l’edificio. Tuttavia
l’uomo si premurò di
trovare una soluzione temporanea, dando finalmente a Eirin il modo di
tenerla a
bada almeno quando era sveglia. Per quanto riguardava l’altro
problema che
l’assillava, gli incubi, non si sentiva ancora pronta ad
affrontare l’argomento
con Eton, per quanto lo stimasse.
Tentò
qualsiasi cosa per metterli a tacere, ma non
ci fu verso di scacciarli e ogni volta si svegliava di soprassalto
madida di
sudore e pallida come la morta con cui parlava non appena era
da sole.
Proprio la sera,
quando non c’era nessuno nei
paraggi o alla fine di un incubo, lo spettro riprendeva il sopravvento
attirandola nello sgabuzzino della sua mente che aveva prepotentemente
trasformato
in casa come un inquilina abusiva. Lì si facevano compagnia
a vicenda, per
quanto il pessimo carattere della deceduta lo permettesse. Intavolavano
lunghe
conversazioni finché la sveglia mattutina non suonava
annunciando l’arrivo
delle Sacerdotesse e delle infermiere che l’avrebbero
accompagnata alle lezioni
e alle sedute con “ il Cervellinator”, come lo
chiamavano lei e la sua nuova convivente,
che aveva assunto il prezioso compito di implacabile consigliera. Di
fatto alcune
notti si scambiavano impressioni, altre si esercitavano con quello
imparato il
girono precedente, altre ancora Eirin pregava la convivente
affinché le ridesse
un ricordo per farle compagnia durante il giorno o anche solo qualcosa
a cui
pensare quando era sveglia e superare la desolante solitudine che
provava
nonostante avesse un alleato fidato al suo fianco. I ricordi
vividi e dettagliati si contavano
sulle dita di una mano, mentre la maggior parte erano scene talmente
sfocate
che i visi o le ambientazioni erano assai difficili da capire.
L’ipotesi di China, nome provvisorio che aveva
affidato alla morta per via del sua pelle di porcellana, era basata
sulla
convinzione che i protagonisti fossero nascosti
perché non era ancora pronta ad affrontare la
realtà
di quello che le era capitato prima della Setta, e questo spiegava
anche perché
i flashback non si erano più presentati dopo gli ultimi
disastrosi episodi.
- Tutto
arriverà con il tempo.- le ripeteva ogni singola
volta per chiudere il
discorso, - Devi
diventare più forte.-
le rinfacciava China delle altre volte quando perdeva la pazienza dopo
le sue
continue domande, ma lei non demordeva. La tenacia era di sicuro
l’unica
caratteristica che ricordasse di avere da sempre come il colore dei
capelli.
Con il ristabilirsi
delle sue condizioni normali,
iniziarono subito le sessioni di apprendimento e conoscenza di concetti
che
fossero adeguati alla sua età. Si
trattò
della fase più rapida di tutto la riabilitazione, visto che
gli argomenti le tornavano
in mente non appena leggeva i libri o le venivano descritti a voce;
così in un’altra
manciata di mesi, arrivò ad avere una preparazione di
livello medio-alta
soddisfacente alle richieste degli istruttori. La sua
capacità di apprendimento
veloce non era però vista di buon occhio e tutto
ciò che la riguardava era
riportato al Decano e all’Inquisitore tramite vie traverse
per non destare
sospetti tra gli astanti.
Grazie alle lezioni
Eirin scoprì la struttura
politica e gerarchica della comunità, in particolare le
interessarono subito la
suddivisione nei Ranghi e i corrispettivi tatuaggi distintivi. Tra i
nomi già noti
c’erano quello associato ai reparti di difesa, i sanitari, ed
infine degli
Echidna. Quest’ultimo scoprì essere suddiviso in
due sotto-reparti: la classi
dei Saggi, di cui faceva parte Fratello Eton, e quella degli Studiosi.
I primi
erano noti per i tatuaggi su tutto il corpo e le mutilazioni facciali,
che
andavano dalla cucitura degli occhi a quella delle labbra ed erano
volte
all’adempimento del loro compito, ovvero la conoscenza
più completa possibile
eliminando tutto ciò che era visto come fonte di
distrazione. Ciò nonostante vi
erano dei piccoli svantaggi e per sopperire alla mancanza del senso
eliminato
venivano assegnati loro degli assistenti, che a loro volta potevano
seguire le
orme del Maestro oppure, grazie alla formazione, aspirare alle cariche
più alte
degli studiosi. A parte ciò le due categorie differivano di
poco nelle mansioni
e la richiesta di una o dell’altra era a discrezione di chi
ne aveva bisogno. I
ceti alti o per lavori importanti, per esempio, richiedevano
l’intervento dei Saggi, mentre
per assegnazioni minori c’erano gli Studiosi, che si
occupavano anche della
sezione di ricerca in tutti i campi.
Oltre a loro
c’erano anche altri sei status tra
cui le spie identificate da un occhio chiuso per i Ranghi di Sargon, la
spirale
dei coltivatori e allevatori per quelli di Cerere, l’ancora
delle Sacerdotesse
che officiavano i culti di Astrea, la bilancia in disequilibrio
dell’Inquisizione, la cornucopia dei tesorieri dei Ranghi di
Amaltea, ed infine
le mani incrociate per le relazioni con l’esterno della setta
ad identificare i
Ranghi di Hydrargyrum. Ogni divisione
aveva il suo sommo
responsabile e legislatore che prendeva il nome di Mastro. Questa
figura veniva
eletta dai membri interni della Classe, tra
coloro che avevano accumulato più meriti o si erano distinti
per abilità.
L’insieme dei nove Mastri formava il Seggio, preseduto dal
Decano che aveva
l’ultima parola sulle decisioni comunitarie ed incaricato di
annunciare alla
Comunità il volere dei nove.
Le nozioni che
però sconvolsero Eirin
furono a riguardo delle caste all’interno della setta stessa,
dividendo gli
adepti in tre categorie: Forseti, discendenti degli antichi fondatori;
i Tyr
che erano coloro che venivano inseriti o si devolvevano alle cause
della
comunità, ed infine i Waisen, gli ultimi non solo nella
gerarchia ma anche
coloro che avevano pochissimi se non nessun diritto, a seconda dei
casi. Oltre
tutto venivano marchiati con una stella a sette punte nelle zone
inguinale o
lombare, tanto per essere sicuri del loro riconoscimento e conseguente
emarginazione.
La ragazza inorridì quando il Saggio la istruì
sulle vigenti condizioni sociali.
Non le sembrò giusto che per colpe, per quanto gravi fossero
o spesso mai
commesse nel caso di bambini, si dovesse arrivare a tanto. In fondo una
Comunità doveva basarsi sul sostegno e
l’integrazione di ogni membro attivo,
specialmente nel caso di Sette chiuse e restie ai rapporti con i non
appartenenti. Avrebbe voluto commentare ad alta voce di quella
crudeltà, ma il
primo assistente del Fratello, Criyo, la fece segno di tacere. Tuttavia
la sua
coscienza non poteva ignorare il problema tanto facilmente e si
ripromise di
interrogare Eton in privato. Per quanto provasse a spiegare la sua
posizione al
maestro, nulla sembrò smuoverlo nell’esprimere un
parere, sebbene le mostrasse assoluta
comprensione. Il suo atteggiamento la lasciò mortificata e
l’accaduto fu
oggetto delle angherie della ragazza fantasma una volta ritornata nel
suo
alloggio.
- Siamo
tenere di cuore! Invece di pensare alle condizioni altrui,
faresti meglio a pensare alla tua. Credi che solo perché hai
un visino
passabile ed un colore particolare di capelli, ti lasceranno dire e
fare quello
che vuoi? Eppure hai studiato quello che l’inquisizione fa
agli eretici. Che
fallimento! Sei più tarda di quanto pensassi.- commentò acida
la morta
palesandosi al centro della camera.
<< Siamo
parecchio cattive
oggi.>> le rinfacciò Eirin, preferendo non
alimentare l’attrito nella
conversazione.
- Non
scambiare la verità dei fatti per cattiveria. Quella devi
ancora
vederla.-
cantilenò facendole oscillare un dito d’avanti al
volto.
<<
Invece ti dimentichi che
ci sono già passata.>> una sensazione viscida
e sgradevole le fece
attorcigliare le budella.
- Sei tu quella che non ricorda!- le sorrise malignamente. - Grazie a un certo frate
sfregiato, non ho
più accesso a parte dei tuoi ricordi! Così ho
perso un pezzo del mio
divertimento.-
proruppe adirata.
<<
Fratello Eton, porta
rispetto.>>
- Certo, certo.
Cos’è, adesso facciamo tanto le rispettose solo
perché è
stato gentile e ti ha preso sotto la sua ala? –
<<
Sì, è gentile e mi ha
aiutata molto.>>
- Anch’io e nella fase
più critica, ma non vedo la stessa stima.- ridacchiò
sfacciata.
<< Forse
perché parli troppo!>>
e con uno scatto di rabbia, chiuse la conversazione.
Alla
fine, dopo la parte di ripasso forzato e lo
studio dell’organizzazione, regole, storia e politica della
Setta, venne deciso
che la ragazze fosse ormai pronta per l’effettivo ingresso
nella Comunità,
ufficializzato da un test sulle conoscenze e superato con buoni voti.
Non passò nemmeno qualche ora dal verdetto che Eirin
venne buttata letteralmente furori dall’ istituto, dopo aver
sostenuto gli
ultimi accertamenti medici. Anche lei voleva andarsene più
che volentieri da lì,
ma avrebbe preferito non dover vedere di corsa il corridoio, la porta e
poi di
nuovo un diverso corridoio così velocemente. Alla fine si
era ritrovata da sola,
fori da quella casa di cura con nessun punto di riferimento se non il
muro alle
sue spalle dove prima c’era stato uno dei tanti ingressi alla
casa di cura. Da
quanto aveva imparato sul luogo dove era rimasta per tutto quel tempo,
vi erano
diverse entrate segrete alla struttura che solo chi la gestiva sapeva
individuare senza l’aiuto di serrature o maniglie, dunque per
lei non c’era
speranza di trovarlo per chiedere indicazioni.
Aveva la sensazione di trovarsi nell’esofago di
una mostro sepolto a mille chilometri dalla superfice e di certo la
nuda roccia
levigata in entrambe le direzioni, illuminato da una fila ordinata di
lampadine
sopra la testa, non erano un indizio sufficiente sulla strada da
percorrere per
liberarsi. Trasse un lungo sospiro meditando sull’ipotesi che
l’unica via
d’uscita potesse trovarsi alla fine dei cavi elettrici in un
senso o nell’altro.
Non si era stupita e nemmeno infastidita del fatto che non avessero
mandato nessuno
a prenderla, ormai si era abituata al modo di fare degli organizzatori
che
presentavano una smania incredibile di rendere indipendenti chiunque
avessero
in cura. Poco importava se all’inizio ne fossero capaci o
meno, erano convinti
che l’avrebbero imparato a furia di sbagliare o perdersi, nel
suo caso.
Stava per incamminarsi quando una voce la invitò a
voltarsi.
<< Signorinaaaa!>> il ragazzino che
conosceva bene le corse incontro fino a raggiungerla.
<< Criyo, che ci fai qui? >> le
domandò lei sorpresa mentre aspettava che riprendesse fiato.
Il ragazzino smilzo ma dagli occhi intelligenti doveva
aver corso parecchio, perché aveva il viso rosso ed il
respiro irregolare.
Eirin si trovò a valutare il peso della tunica che portava,
pensando che non
doveva essere stato semplice fare tutta la strada con quella indosso.
<< Sono venuto ad indicarle la strada.
Fratello Eton sapeva che l’avrebbero abbandonata
così e mi ha incaricato di
accompagnarla.>>
<< E dove dovrei andare? Non mi hanno detto
nulla.>> disse scoraggiata guadando in ogni direzione.
<< Potremmo iniziare a riportare quelle.>>
suggerì Criyo, recuperando la posizione eretta.
Il giovanotto aveva un enorme spirito
d’osservazione, infatti aveva notato subito la cartella che
la novizia portava
ancora sottobraccio.
Eirin gli rivolse subito un sorriso accennato nel
rispondere << Me ne ero quasi scordata! Allora direi che
la Clinica è la nostra
prima meta. Sicuro che Fratello Eton possa restare così
tanto senza di
te?>>
<< Non c’è problema e poi Yestal
è con lui.
Se la caverà.>>
quelle erano le
uniche occasioni in cui il ragazzino si permetteva di dare del tu al
suo Mastro
senza però mancargli di rispetto.
Ricordava vagamente l’altro aiutante del
sapiente, un
ragazzino quasi coetaneo di
Criyo, ma dai lineamenti più delicati e tremendamente
silenzioso; tutto
il contrario del collega che scalpitava
al suo fianco, orgoglioso del compito che gli era stato affidato. Eirin
dal
canto suo non era così tanto felice. Non aveva la
più pallida idea di cosa la
aspettasse ora che a tutti gli effetti era un membro della Setta. Non
aveva un
posto dove andare se non la sua vecchia camera nel dormitorio
femminile,
ammesso che fosse ancora sua. Perciò l’avvenire la
spaventava da morire ed in
aggiunta non conosceva nessuno. Sì, c’era stata
quella ragazza dai tratti
asiatici ad averla aiutata insieme allo spilungone rasato, e
soprattutto il
ragazzo biondo, Luzern, ma non poteva dire di avere buona conoscenza
del loro
carattere, anche se una domanda le si affacciò tra i
pensieri: l’avrebbero
ricordata o anche solo riconosciuta?
Non aveva coscienza di che aspetto avesse mesi fa
ma, da quanto avevano detto i terapisti dell’istituto, aveva
avuto un recupero rapido
ed incredibile, e forse era cambiata anche di molto. Per cui tra tutti
i riflessioni
che la tormentavano, quello era l’unico aspetto che le
avrebbe lasciato il segno,
anche se in fondo sapeva che se fosse stata costretta, si sarebbe
adattata
nuovamente alla solitudine. Non c’erano mezze misure e
l’esperienza vissuta nei
tunnel, le dava già le basi per riprendere la vita da dove
l’aveva lasciata. Non
doveva essere così tragico e se ne fece una ragione che si
sarebbe abituata di
nuovo, ma sapeva di mentire a se stessa per proteggersi.
<< Eirin non ti preoccupare, andrà tutto
bene. Non sembra, ma qui ci sono tante brave persone che sapranno
aiutarti se
glielo chiederai.>> la rincuorò Criyo,
mostrandole un sorriso a trenta
denti e strizzando gli occhi verdi. Anche
se era poco più che un ragazzino, percepiva molte
più cose di quelle che un
normale adulto avrebbe dovuto saper riconoscere.
<< Ti ringrazio, me lo ricorderò
fratellone.>>
disse scherzando, usando l’appellativo non adatto alla sua
età, e per tranquillizzarlo
gli arruffò i capelli castani con la mano libera.
Era il suo modo per dimostrare il suo
apprezzamento perché,
purtroppo, di
abbracciare o un qualsiasi contatto troppo ravvicinato, non riusciva a
sopportarlo. << Dai sbrighiamoci.>> lo
esortò alla fine.
Criyo la portò fino alle porte del piano, poi fu
mandato via dalla ragazza con la rassicurazione di ricordarsi la strada
e che era
meglio per lui di sbrigarsi a tornare, prima di ricevere una ramanzina
da Eton.
Con l’aiuto di diversi inservienti, trovò lo
studio corrispondente al nome che era stato riportato nella cartella.
Ricordava
bene come la dottoressa Choeli le fosse stata d’aiuto
all’inizio del ricovero
ed il suo sorriso appena abbozzato per confortarla, non poteva non
ispirare
simpatia. Tuttavia c’era sempre quella vocina ignota nella
sua testa,
insinuatasi oltre alla ragazza fantasma, che ne frenava
l’entusiasmo e la
metteva sempre sulla difensiva riguardo a qualsiasi nuova conoscenza.
Era
sicura che Idra fosse dalla parte dei buoni, ma doveva averne la
conferma,
anche se non era molto sicura di come ottenerla.
Incalzata dal bisogno di trovare una soluzione,
aveva impegnato tutta la sua concentrazione sul problema e non aveva
minimamente pensato che forse il suo target era impegnato al momento.
Perciò quando
trovò la porta chiusa, dovette aspettare che ritornasse
mettendosi in fila con
molte altre persone nella sua stessa situazione e per ingannare il
tempo
sfogliò i fascicoli non avendo nient’altro di
meglio sotto mano.
Non trovò nulla di interessante tra le righe o che
fossero alla sua portata con le quasi inesistenti basi mediche che
aveva, dunque
si limitò a sfogliare distrattamente le scartoffie compilate
a macchina finché
qualcuno non la richiamò dal suo scartabellare.
<< Eirin, sei tu?>>
L’interessata sollevò il volto per capire chi
l’avesse chiamata per nome, trovandosi davanti fortunatamente
la donna che
l’aveva visitata mesi addietro.
<< Che ci fai qui? Non dirmi che ti hanno
dimessa.>> continuò Coheli.
<< Sì Dottoressa e avrei bisogno di
parlale.>>
reagì meccanicamente per la sorpresa.
L’improvvisa loquacità lasciò la donna
spiazzata.
Era consapevole che dopo la rieducazione non sarebbe più
stata come prima, ma
il cambiamento radicale era comunque un piacevole shock da digerire,
quindi ci mise
un attimo a formulare una risposta alla richiesta.
<< Gente! Mi dispiace ma per il momento vi
chiedo di aspettare. Ho un caso importante a cui dare la precedenza. Se
si
tratta solo di scartoffie o ricette, chiedete a Corinne
all’ingresso.>>
e, non appena finì la frase sospinse la ragazza nella stanza.
Da che ricordasse
Luzern, era la prima volta che
sentiva Idra ridere, senza contare le volte in cui aveva sorriso ad una
battuta
fatta da Kyoto o Austin per prenderlo in giro, perciò questa
gli giungeva
nuova, insieme alla voce femminile che sentiva al di là
della porta.
<<
Fratello Eton non me l’aveva raccontata
questa! Almeno chi ti sta in torno saprà con chi ha a che
fare. >> ridacchiò
la ragazza.
<<
Cosa?! Signorina, ti ricordo che sono il
tuo medico e posso prendere decisioni drastiche per la tua salute
>>
disse la donna in tono severo ma amichevole. Era il suo modo di
scherzare, poiché
non era mai stata un tipo incline alle battute di spirito o esperta nel
far
ridere gli altri.
<<
Sissignora!>> rispose prontamente
Eirin, reggendo il gioco.
Luzern rimase
spiazzato da questo scambio di
battute, ma alla fine decise di entrare e scoprire
l’identità della misteriosa arrivata
che sapeva far trasparire il lato umoristico della dottoressa.
Attivò la
cellula fotoelettrica per l’apertura scorrevole delle porte
e, facendosi
avanti, interruppe il flusso della conversazione.
<<
Finalmente! Ce ne hai messo di tempo.>>
Il tono della donna non era cambiato,
nonostante l’espressione vagamente corrucciata.
Luzern la trovava
inquietante quando cercava di
sembrare arrabbiata.
<< Sono
venuto a chiederti notizie, ma se
sei impegnata passo dopo.>> disse
dopo aver esordito con delle semplici scuse per non lasciare la frase a
mezz’aria, solo dopo si rivolse all’ospite. in un
primo momento non l’aveva
riconosciuta, tanto era concentrato nello stabilire un contatto visivo
neutro,
poi, quando la mente le associò una fisionomia familiare, si
bloccò restando di
stucco. Lo colpirono il contrasto della massa di capelli rossicci con
il nero
della maglietta che portava. Gli occhi color carbone erano
più limpidi e
vigili, e lo studiavano come mai avevano fatto prima. Anche
l’incarnato era migliorato,
era più sano e finalmente sembrava più
… lei e non un cane macilento lasciato a
morire di stenti. Questo lo fece tranquillizzare
un po’ sul fatto che non l’avessero maltrattata
nuovamente. Ciò nonostante non
poteva mettere in dubbio che non sarebbe andata diversamente se il
Sapiente non
fosse stato una delle sue guide.
La giovane rimase
immobile e pallida, aveva provato
a immaginare quell’incontro per scusarsi di tutti i guai che
aveva passato per
colpa sua, ma adesso che aveva ritrovato la parola non sapeva come
approcciarsi
e cosa dire, finché l’idea più semplice
del mondo non la fece agire di
conseguenza.
Si alzò
dalla sedia e gli porse la mano << È
bello rivederti>>.
Ricordava come il
ragazzo le avesse spiegato le
frasi per presentarsi e quando stringere la mano, ma in quel contesto
non le
sembrava giusto usare quel metodo per.
Si era mossa
incoraggiata dalla sua sorpresa del
ragazzo che rispecchiava il fatto che non l’avesse
dimenticata, facendole
provare la consolante sensazione di avere un posto a cui tornare.
Decise allora
che era una cosa che non voleva perdere ancora. Sapeva che nella sua
memoria c’erano
persone che aveva lasciato indietro e i cui profili stemperati come
acquerelli
le ricordavano quanto si sentisse in colpa per questo, ma visto che era
già
successo una volta, pagando con la sua vita precedente, in quel momento
non voleva
perdere quelle piccole cose e persone che inspiegabilmente le tendevano
la mano
e le regalavano un sorriso. Era quello il tempo di aggrapparsi
nuovamente al
presente per capire cose ne era stato del suo passato, a costo di
tradire la coscienza
che le rimproverava tanta superficialità.
Luzern con un suono
indefinito ricambiò il gesto
dopo l’attimo di stupore, confermando definitivamente le
scelte di Eirin.
<< Sono
cambiata così tanto da sconvolgerti?
>> disse in tono gioviale per rompere la tensione che si
era creata.
<<
Sì … No. Ok, forse un po’. Mi ci devo
abituare>> rispose impacciato preso in contropiede dalla
domanda
improvvisa. Infatti doveva davvero abituarsi all’idea che
quella ragazza, che
si era convinto a considerare poco più di una bambina, in
realtà era sempre
stata più grande dei suo fratelli minori.
<<
È sorprendente, ho avuto un’istante di
smarrimento anch’io prima di riconoscerla. Ma adesso sei qui
con noi, Ben
tornata!>> intervenne Idra per alleggerire
l’atmosfera.
<< Ben
tornata>> mormorò
meccanicamente Luzern che finalmente poteva smettere di alimentare la
sua ansia
perenne rivolta alle condizioni della novizia.
<< Siete
troppo gentili. Avete fatto tutto questo
senza nemmeno conoscermi e non posso fare a meno di chiedermi il
perché.>>
esordì incapace di trattenere i pensieri che le logorava i
nervi da troppo.
<< Di
questo parleremo più avanti. Sarai
stanca ed hai ancora un sacco di cose da sistemare, perciò
Luzern ti
accompagnerà alla tua camera. È rimasta
così da quando l’hai lasciata e so, da
fonti certe, che non è stata riassegnata. >>
riprese la dottoressa appoggiandole
le mani sulle spalle e dandole una leggera spinata verso la porta.
<< Invece
Tu! Vedi di sistemare quello che ti frulla nel cervello e riacquistare
la parola,
non mi sei d’aiuto se resti così.>>
sentenziò rivolta al ragazzo
indicandogli l’uscita per riprendere il lavoro che aveva
lasciato per troppo tempo.