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Autore: Kaleido_illusion    02/09/2016    1 recensioni
In una società distopica esiste una setta che controlla il sistema della Giustizia di tutto il globo e, pur di far rispettare le leggi, non si fa scrupoli ad applicare pene severe ed esemplari, con un giudizio annunciato pubblicamente nelle piazze per appagare le parti offese.
In questo mondo una ragazza si aggira per un labirinto di tunnel sotterranei e purtroppo non ha memoria nè di quello che le è capitato, nè di come ci sia finita, ma sa che deve sopravvivere con ogni mezzo in un luogo ostile e crudele. I tunnel sono rappresentano tutta la sua realtà finchè un giorno, un evento inaspettato la metterà sulla strada che le permetterà di recupera la memoria e sè stessa.
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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:: 13. Tornare a Galla ::

 

 

 

 
I primi tre mesi passarono in fretta, per lo meno per Eirin, impegnata com’era a memorizzare tutto quello che le insegnavano, anzi la costringevano a rammentare. Ma tra tutto il personale reclutato, le fu di grande sostegno fratello Eton che riuscì a spiegarle tutto con infinita comprensione e delicatezza, riportandola  a galla poco per volta. Nonostante ciò i primi tempi erano stati i più duri che potesse immaginare, visto che non fu facile abituarsi alla routine delle sedute, delle visite, delle lezioni di educazione e dell’indottrinamento. Tutto fu un macigno insormontabile da superare, specialmente quando dové avere a che fare con dei perfetti estranei che le sciamavano in continuazione attorno in apprensione mista a sospetto come se potesse andare in pezzi da un momento all’altro e condannarli tutti.
Comunque la cosa peggiore che dovette affrontare furono i trattamenti. Erano estenuanti e ripetitivi, tanto da farle venire l’emicrania, ed ogni esercizio la spronava fino al limite per farle riconquistare tutte le facoltà dimenticate e non solo. Alle volte interveniva il Saggio in suo soccorso proponendo una pausa, tuttavia anche le sue intromissioni dovevano essere misurate e moderate, e per questo non erano tanto frequenti come avrebbe voluto. Infatti il Fratello doveva restare il più possibile fuori dai riflettori e dai controlli di tutti i presenti alla Rieducazione a causa delle circostanze del suo reclutamento. Era stato contattato da un certo Tony, per conto di Ramero e Idra, come guida della giovane e suo protettore ma non gli era stato detto di più, se non che c’era il sospetto che fosse stata interrogata dall’inquisizione. Eton lavorò con discrezione e al contempo  con umanità per ottenere la sua fiducia e proteggerla,  perché ragazza correva dei seri pericoli ogni giorno che passava e si avvicinava a riacquistare i suoi ricordi. Inoltre la sua posizione, anche volendo, non gli permetteva di abbandonarla, oltre al fatto che era una richiesta di Idra.
I suoi sforzi vennero così  ripagati e quando finalmente Eirin fu in grado di parlare fluentemente, senza più aiuti, gli raccontò per prima cosa dell’onnipresente ragazzina che assillava i suoi pensieri. Gli parlò di come l’avesse conosciuta nei tunnel e come, da allora, non l’avesse più abbandonata. Studiando il suo caso il Fratello riuscì ad arrivare ad una diagnosi, consultando anche i medici presenti, descrivendo la sua presenza come la proiezione del senso di colpa per aver lasciato morire una ragazzina che aveva bisogno di lei. Ma non ebbe altrettanta fortuna sul metodo per  scacciarla o far sentire meglio la giovane. Dunque suppose che per mandarla via sarebbe bastato accogliere la sua richiesta. Peccato che le due non si fossero presentate, perciò l’impresa sembrava disperata e dovettero rinviare il problema a quando avrebbe lasciato l’edificio. Tuttavia l’uomo si premurò di trovare una soluzione temporanea, dando finalmente a Eirin il modo di tenerla a bada almeno quando era sveglia. Per quanto riguardava l’altro problema che l’assillava, gli incubi, non si sentiva ancora pronta ad affrontare l’argomento con Eton, per quanto lo stimasse.
Tentò qualsiasi cosa per metterli a tacere, ma non ci fu verso di scacciarli e ogni volta si svegliava di soprassalto madida di sudore e pallida come la morta con cui parlava non appena  era da sole.
Proprio la sera, quando non c’era nessuno nei paraggi o alla fine di un incubo, lo spettro riprendeva il sopravvento attirandola nello sgabuzzino della sua mente che aveva prepotentemente trasformato in casa come un inquilina abusiva. Lì si facevano compagnia a vicenda, per quanto il pessimo carattere della deceduta lo permettesse. Intavolavano lunghe conversazioni finché la sveglia mattutina non suonava annunciando l’arrivo delle Sacerdotesse e delle infermiere che l’avrebbero accompagnata alle lezioni e alle sedute con “ il Cervellinator”, come lo chiamavano lei e la sua nuova convivente, che aveva assunto il prezioso compito di implacabile consigliera. Di fatto alcune notti si scambiavano impressioni, altre si esercitavano con quello imparato il girono precedente, altre ancora Eirin pregava la convivente affinché le ridesse un ricordo per farle compagnia durante il giorno o anche solo qualcosa a cui pensare quando era sveglia e superare la desolante solitudine che provava nonostante avesse un alleato fidato al suo fianco.  I ricordi vividi e dettagliati si contavano sulle dita di una mano, mentre la maggior parte erano scene talmente sfocate che i visi o le ambientazioni erano assai difficili da capire. L’ipotesi di China, nome provvisorio che aveva affidato alla morta per via del sua pelle di porcellana, era basata sulla convinzione che i protagonisti fossero nascosti perché  non era ancora pronta ad affrontare la realtà di quello che le era capitato prima della Setta, e questo spiegava anche perché i flashback non si erano più presentati dopo gli ultimi disastrosi episodi.
- Tutto arriverà con il tempo.- le ripeteva ogni singola volta per chiudere il discorso, - Devi diventare più forte.- le rinfacciava China delle altre volte quando perdeva la pazienza dopo le sue continue domande, ma lei non demordeva. La tenacia era di sicuro l’unica caratteristica che ricordasse di avere da sempre come il colore dei capelli.
Con il ristabilirsi delle sue condizioni normali, iniziarono subito le sessioni di apprendimento e conoscenza di concetti che fossero adeguati alla sua età.  Si trattò della fase più rapida di tutto la riabilitazione, visto che gli argomenti le tornavano in mente non appena leggeva i libri o le venivano descritti a voce; così in un’altra manciata di mesi, arrivò ad avere una preparazione di livello medio-alta soddisfacente alle richieste degli istruttori. La sua capacità di apprendimento veloce non era però vista di buon occhio e tutto ciò che la riguardava era riportato al Decano e all’Inquisitore tramite vie traverse per non destare sospetti tra gli astanti.
Grazie alle lezioni Eirin scoprì la struttura politica e gerarchica della comunità, in particolare le interessarono subito la suddivisione nei Ranghi e i corrispettivi tatuaggi distintivi. Tra i nomi già noti c’erano quello associato ai reparti di difesa, i sanitari, ed infine degli Echidna. Quest’ultimo scoprì essere suddiviso in due sotto-reparti: la classi dei Saggi, di cui faceva parte Fratello Eton, e quella degli Studiosi. I primi erano noti per i tatuaggi su tutto il corpo e le mutilazioni facciali, che andavano dalla cucitura degli occhi a quella delle labbra ed erano volte all’adempimento del loro compito, ovvero la conoscenza più completa possibile eliminando tutto ciò che era visto come fonte di distrazione. Ciò nonostante vi erano dei piccoli svantaggi e per sopperire alla mancanza del senso eliminato venivano assegnati loro degli assistenti, che a loro volta potevano seguire le orme del Maestro oppure, grazie alla formazione, aspirare alle cariche più alte degli studiosi. A parte ciò le due categorie differivano di poco nelle mansioni e la richiesta di una o dell’altra era a discrezione di chi ne aveva bisogno. I ceti alti o per lavori importanti, per esempio,  richiedevano l’intervento dei Saggi, mentre per assegnazioni minori c’erano gli Studiosi, che si occupavano anche della sezione di ricerca in tutti i campi.
Oltre a loro c’erano anche altri sei status tra cui le spie identificate da un occhio chiuso per i Ranghi di Sargon, la spirale dei coltivatori e allevatori per quelli di Cerere, l’ancora delle Sacerdotesse che officiavano i culti di Astrea, la bilancia in disequilibrio dell’Inquisizione, la cornucopia dei tesorieri dei Ranghi di Amaltea, ed infine le mani incrociate per le relazioni con l’esterno della setta ad identificare i Ranghi di Hydrargyrum. Ogni divisione aveva il suo sommo responsabile e legislatore che prendeva il nome di Mastro. Questa figura veniva eletta dai membri  interni della Classe, tra coloro che avevano accumulato più meriti o si erano distinti per abilità. L’insieme dei nove Mastri formava il Seggio, preseduto dal Decano che aveva l’ultima parola sulle decisioni comunitarie ed incaricato di annunciare alla Comunità il volere dei nove.
Le nozioni che però sconvolsero Eirin furono a riguardo delle caste all’interno della setta stessa, dividendo gli adepti in tre categorie: Forseti, discendenti degli antichi fondatori; i Tyr che erano coloro che venivano inseriti o si devolvevano alle cause della comunità, ed infine i Waisen, gli ultimi non solo nella gerarchia ma anche coloro che avevano pochissimi se non nessun diritto, a seconda dei casi. Oltre tutto venivano marchiati con una stella a sette punte nelle zone inguinale o lombare, tanto per essere sicuri del loro riconoscimento e conseguente emarginazione. La ragazza inorridì quando il Saggio la istruì sulle vigenti condizioni sociali. Non le sembrò giusto che per colpe, per quanto gravi fossero o spesso mai commesse nel caso di bambini, si dovesse arrivare a tanto. In fondo una Comunità doveva basarsi sul sostegno e l’integrazione di ogni membro attivo, specialmente nel caso di Sette chiuse e restie ai rapporti con i non appartenenti. Avrebbe voluto commentare ad alta voce di quella crudeltà, ma il primo assistente del Fratello, Criyo, la fece segno di tacere. Tuttavia la sua coscienza non poteva ignorare il problema tanto facilmente e si ripromise di interrogare Eton in privato. Per quanto provasse a spiegare la sua posizione al maestro, nulla sembrò smuoverlo nell’esprimere un parere, sebbene le mostrasse assoluta comprensione. Il suo atteggiamento la lasciò mortificata e l’accaduto fu oggetto delle angherie della ragazza fantasma una volta ritornata nel suo alloggio.
- Siamo tenere di cuore! Invece di pensare alle condizioni altrui, faresti meglio a pensare alla tua. Credi che solo perché hai un visino passabile ed un colore particolare di capelli, ti lasceranno dire e fare quello che vuoi? Eppure hai studiato quello che l’inquisizione fa agli eretici. Che fallimento! Sei più tarda di quanto pensassi.- commentò acida la morta palesandosi al centro della camera.
<< Siamo parecchio cattive oggi.>> le rinfacciò Eirin, preferendo non alimentare l’attrito nella conversazione.
- Non scambiare la verità dei fatti per cattiveria. Quella devi ancora vederla.- cantilenò facendole oscillare un dito d’avanti al volto.
<< Invece ti dimentichi che ci sono già passata.>> una sensazione viscida e sgradevole le fece attorcigliare le budella.  
- Sei tu quella che non ricorda!- le sorrise malignamente. - Grazie a un certo frate sfregiato, non ho più accesso a parte dei tuoi ricordi! Così ho perso un pezzo del mio divertimento.- proruppe adirata.
<< Fratello Eton, porta rispetto.>>
- Certo, certo. Cos’è, adesso facciamo tanto le rispettose solo perché è stato gentile e ti ha preso sotto la sua ala?
<< Sì, è gentile e mi ha aiutata molto.>>
- Anch’io e nella fase più critica, ma non vedo la stessa stima.- ridacchiò sfacciata.
<< Forse perché parli troppo!>> e con uno scatto di rabbia, chiuse la conversazione.

 

Alla fine, dopo la parte di ripasso forzato e lo studio dell’organizzazione, regole, storia e politica della Setta, venne deciso che la ragazze fosse ormai pronta per l’effettivo ingresso nella Comunità, ufficializzato da un test sulle conoscenze e superato con buoni voti.
Non passò nemmeno qualche ora dal verdetto che Eirin venne buttata letteralmente furori dall’ istituto, dopo aver sostenuto gli ultimi accertamenti medici. Anche lei voleva andarsene più che volentieri da lì, ma avrebbe preferito non dover vedere di corsa il corridoio, la porta e poi di nuovo un diverso corridoio così velocemente. Alla fine si era ritrovata da sola, fori da quella casa di cura con nessun punto di riferimento se non il muro alle sue spalle dove prima c’era stato uno dei tanti ingressi alla casa di cura. Da quanto aveva imparato sul luogo dove era rimasta per tutto quel tempo, vi erano diverse entrate segrete alla struttura che solo chi la gestiva sapeva individuare senza l’aiuto di serrature o maniglie, dunque per lei non c’era speranza di trovarlo per chiedere indicazioni.
Aveva la sensazione di trovarsi nell’esofago di una mostro sepolto a mille chilometri dalla superfice e di certo la nuda roccia levigata in entrambe le direzioni, illuminato da una fila ordinata di lampadine sopra la testa, non erano un indizio sufficiente sulla strada da percorrere per liberarsi. Trasse un lungo sospiro meditando sull’ipotesi che l’unica via d’uscita potesse trovarsi alla fine dei cavi elettrici in un senso o nell’altro. Non si era stupita e nemmeno infastidita del fatto che non avessero mandato nessuno a prenderla, ormai si era abituata al modo di fare degli organizzatori che presentavano una smania incredibile di rendere indipendenti chiunque avessero in cura. Poco importava se all’inizio ne fossero capaci o meno, erano convinti che l’avrebbero imparato a furia di sbagliare o perdersi, nel suo caso.
Stava per incamminarsi quando una voce la invitò a voltarsi.
<< Signorinaaaa!>> il ragazzino che conosceva bene le corse incontro fino a raggiungerla.
<< Criyo, che ci fai qui? >> le domandò lei sorpresa mentre aspettava che riprendesse fiato.
Il ragazzino smilzo ma dagli occhi intelligenti doveva aver corso parecchio, perché aveva il viso rosso ed il respiro irregolare. Eirin si trovò a valutare il peso della tunica che portava, pensando che non doveva essere stato semplice fare tutta la strada con quella indosso.
<< Sono venuto ad indicarle la strada. Fratello Eton sapeva che l’avrebbero abbandonata così e mi ha incaricato di accompagnarla.>>
<< E dove dovrei andare? Non mi hanno detto nulla.>> disse scoraggiata guadando in ogni direzione.
<< Potremmo iniziare a riportare quelle.>> suggerì Criyo, recuperando la posizione eretta.
Il giovanotto aveva un enorme spirito d’osservazione, infatti aveva notato subito la cartella che la novizia portava ancora sottobraccio.
Eirin gli rivolse subito un sorriso accennato nel rispondere << Me ne ero quasi scordata! Allora direi che la Clinica è la nostra prima meta. Sicuro che Fratello Eton possa restare così tanto senza di te?>>
<< Non c’è problema e poi Yestal è con lui. Se la caverà.>>  quelle erano le uniche occasioni in cui il ragazzino si permetteva di dare del tu al suo Mastro senza però mancargli di rispetto.
Ricordava vagamente l’altro aiutante del sapiente,  un ragazzino quasi coetaneo di Criyo, ma dai lineamenti più delicati e tremendamente silenzioso;  tutto il contrario del collega che scalpitava al suo fianco, orgoglioso del compito che gli era stato affidato. Eirin dal canto suo non era così tanto felice. Non aveva la più pallida idea di cosa la aspettasse ora che a tutti gli effetti era un membro della Setta. Non aveva un posto dove andare se non la sua vecchia camera nel dormitorio femminile, ammesso che fosse ancora sua. Perciò l’avvenire la spaventava da morire ed in aggiunta non conosceva nessuno. Sì, c’era stata quella ragazza dai tratti asiatici ad averla aiutata insieme allo spilungone rasato, e soprattutto il ragazzo biondo, Luzern, ma non poteva dire di avere buona conoscenza del loro carattere, anche se una domanda le si affacciò tra i pensieri: l’avrebbero ricordata o anche solo riconosciuta?
Non aveva coscienza di che aspetto avesse mesi fa ma, da quanto avevano detto i terapisti dell’istituto, aveva avuto un recupero rapido ed incredibile, e forse era cambiata anche di molto. Per cui tra tutti i riflessioni che la tormentavano, quello era l’unico aspetto che le avrebbe lasciato il segno, anche se in fondo sapeva che se fosse stata costretta, si sarebbe adattata nuovamente alla solitudine. Non c’erano mezze misure e l’esperienza vissuta nei tunnel, le dava già le basi per riprendere la vita da dove l’aveva lasciata. Non doveva essere così tragico e se ne fece una ragione che si sarebbe abituata di nuovo, ma sapeva di mentire a se stessa per proteggersi.
<< Eirin non ti preoccupare, andrà tutto bene. Non sembra, ma qui ci sono tante brave persone che sapranno aiutarti se glielo chiederai.>> la rincuorò Criyo, mostrandole un sorriso a trenta denti e strizzando gli occhi verdi.  Anche se era poco più che un ragazzino, percepiva molte più cose di quelle che un normale adulto avrebbe dovuto saper riconoscere.
<< Ti ringrazio, me lo ricorderò fratellone.>> disse scherzando, usando l’appellativo non adatto alla sua età, e per tranquillizzarlo gli arruffò i capelli castani con la mano libera.
Era il suo modo per dimostrare il suo apprezzamento  perché, purtroppo, di abbracciare o un qualsiasi contatto troppo ravvicinato, non riusciva a sopportarlo. << Dai sbrighiamoci.>> lo esortò alla fine.
Criyo la portò fino alle porte del piano, poi fu mandato via dalla ragazza con la rassicurazione di ricordarsi la strada e che era meglio per lui di sbrigarsi a tornare, prima di ricevere una ramanzina da Eton.
Con l’aiuto di diversi inservienti, trovò lo studio corrispondente al nome che era stato riportato nella cartella. Ricordava bene come la dottoressa Choeli le fosse stata d’aiuto all’inizio del ricovero ed il suo sorriso appena abbozzato per confortarla, non poteva non ispirare simpatia. Tuttavia c’era sempre quella vocina ignota nella sua testa, insinuatasi oltre alla ragazza fantasma, che ne frenava l’entusiasmo e la metteva sempre sulla difensiva riguardo a qualsiasi nuova conoscenza. Era sicura che Idra fosse dalla parte dei buoni, ma doveva averne la conferma, anche se non era molto sicura di come ottenerla.
Incalzata dal bisogno di trovare una soluzione, aveva impegnato tutta la sua concentrazione sul problema e non aveva minimamente pensato che forse il suo target era impegnato al momento. Perciò quando trovò la porta chiusa, dovette aspettare che ritornasse mettendosi in fila con molte altre persone nella sua stessa situazione e per ingannare il tempo sfogliò i fascicoli non avendo nient’altro di meglio sotto mano.
Non trovò nulla di interessante tra le righe o che fossero alla sua portata con le quasi inesistenti basi mediche che aveva, dunque si limitò a sfogliare distrattamente le scartoffie compilate a macchina finché qualcuno non la richiamò dal suo scartabellare.
<< Eirin, sei tu?>>
L’interessata sollevò il volto per capire chi l’avesse chiamata per nome, trovandosi davanti fortunatamente la donna che l’aveva visitata mesi addietro.
<< Che ci fai qui? Non dirmi che ti hanno dimessa.>> continuò Coheli.
<< Sì Dottoressa e avrei bisogno di parlale.>> reagì meccanicamente per la sorpresa.
L’improvvisa loquacità lasciò la donna spiazzata. Era consapevole che dopo la rieducazione non sarebbe più stata come prima, ma il cambiamento radicale era comunque un piacevole shock da digerire, quindi ci mise un attimo a formulare una risposta alla richiesta.
<< Gente! Mi dispiace ma per il momento vi chiedo di aspettare. Ho un caso importante a cui dare la precedenza. Se si tratta solo di scartoffie o ricette, chiedete a Corinne all’ingresso.>> e, non appena finì la frase sospinse la ragazza nella stanza.

 

 << Ecco quanto sono strani quelli della setta degli Studiosi, tanto che i miei genitori mi hanno affibbiato il nome di un mostro mitologico, pensa. >> rise la dottoressa.
Da che ricordasse Luzern, era la prima volta che sentiva Idra ridere, senza contare le volte in cui aveva sorriso ad una battuta fatta da Kyoto o Austin per prenderlo in giro, perciò questa gli giungeva nuova, insieme alla voce femminile che sentiva al di là della porta.
<< Fratello Eton non me l’aveva raccontata questa! Almeno chi ti sta in torno saprà con chi ha a che fare. >> ridacchiò la ragazza.
<< Cosa?! Signorina, ti ricordo che sono il tuo medico e posso prendere decisioni drastiche per la tua salute >> disse la donna in tono severo ma amichevole. Era il suo modo di scherzare, poiché non era mai stata un tipo incline alle battute di spirito o esperta nel far ridere gli altri.
<< Sissignora!>> rispose prontamente Eirin, reggendo il gioco.
Luzern rimase spiazzato da questo scambio di battute, ma alla fine decise di entrare e scoprire l’identità della misteriosa arrivata che sapeva far trasparire il lato umoristico della dottoressa. Attivò la cellula fotoelettrica per l’apertura scorrevole delle porte e, facendosi avanti, interruppe il flusso della conversazione.
<< Finalmente! Ce ne hai messo di tempo.>> Il  tono della donna non era cambiato, nonostante l’espressione vagamente corrucciata.
Luzern la trovava inquietante quando cercava di sembrare arrabbiata.
<< Sono venuto a chiederti notizie, ma se sei impegnata passo dopo.>>  disse dopo aver esordito con delle semplici scuse per non lasciare la frase a mezz’aria, solo dopo si rivolse all’ospite. in un primo momento non l’aveva riconosciuta, tanto era concentrato nello stabilire un contatto visivo neutro, poi, quando la mente le associò una fisionomia familiare, si bloccò restando di stucco. Lo colpirono il contrasto della massa di capelli rossicci con il nero della maglietta che portava. Gli occhi color carbone erano più limpidi e vigili, e lo studiavano come mai avevano fatto prima. Anche l’incarnato era migliorato, era più sano e finalmente sembrava più … lei e non un cane macilento lasciato a morire di stenti.  Questo lo fece tranquillizzare un po’ sul fatto che non l’avessero maltrattata nuovamente. Ciò nonostante non poteva mettere in dubbio che non sarebbe andata diversamente se il Sapiente non fosse stato una delle sue guide.
La giovane rimase immobile e pallida, aveva provato a immaginare quell’incontro per scusarsi di tutti i guai che aveva passato per colpa sua, ma adesso che aveva ritrovato la parola non sapeva come approcciarsi e cosa dire, finché l’idea più semplice del mondo non la fece agire di conseguenza.
Si alzò dalla sedia e gli porse la mano << È bello rivederti>>.
Ricordava come il ragazzo le avesse spiegato le frasi per presentarsi e quando stringere la mano, ma in quel contesto non le sembrava giusto usare quel metodo per.
Si era mossa incoraggiata dalla sua sorpresa del ragazzo che rispecchiava il fatto che non l’avesse dimenticata, facendole provare la consolante sensazione di avere un posto a cui tornare. Decise allora che era una cosa che non voleva perdere ancora. Sapeva che nella sua memoria c’erano persone che aveva lasciato indietro e i cui profili stemperati come acquerelli le ricordavano quanto si sentisse in colpa per questo, ma visto che era già successo una volta, pagando con la sua vita precedente, in quel momento non voleva perdere quelle piccole cose e persone che inspiegabilmente le tendevano la mano e le regalavano un sorriso. Era quello il tempo di aggrapparsi nuovamente al presente per capire cose ne era stato del suo passato, a costo di tradire la coscienza che le rimproverava tanta superficialità.
Luzern con un suono indefinito ricambiò il gesto dopo l’attimo di stupore, confermando definitivamente le scelte di Eirin.
<< Sono cambiata così tanto da sconvolgerti? >> disse in tono gioviale per rompere la tensione che si era creata.
<< Sì … No. Ok, forse un po’. Mi ci devo abituare>> rispose impacciato preso in contropiede dalla domanda improvvisa. Infatti doveva davvero abituarsi all’idea che quella ragazza, che si era convinto a considerare poco più di una bambina, in realtà era sempre stata più grande dei suo fratelli minori.
<< È sorprendente, ho avuto un’istante di smarrimento anch’io prima di riconoscerla. Ma adesso sei qui con noi, Ben tornata!>> intervenne Idra per alleggerire l’atmosfera.
<< Ben tornata>> mormorò meccanicamente Luzern che finalmente poteva smettere di alimentare la sua ansia perenne rivolta alle condizioni della novizia.
<< Siete troppo gentili. Avete fatto tutto questo senza nemmeno conoscermi e non posso fare a meno di chiedermi il perché.>> esordì incapace di trattenere i pensieri che le logorava i nervi da troppo.
<< Di questo parleremo più avanti. Sarai stanca ed hai ancora un sacco di cose da sistemare, perciò Luzern ti accompagnerà alla tua camera. È rimasta così da quando l’hai lasciata e so, da fonti certe, che non è stata riassegnata. >> riprese la dottoressa appoggiandole le mani sulle spalle e dandole una leggera spinata verso la porta. << Invece Tu! Vedi di sistemare quello che ti frulla nel cervello e riacquistare la parola, non mi sei d’aiuto se resti così.>> sentenziò rivolta al ragazzo indicandogli l’uscita per riprendere il lavoro che aveva  lasciato per troppo tempo.

   
 
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