Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: milla4    02/09/2016    3 recensioni
Dal testo: "Stringeva con la mano lo scranno del suo potere; le unghie conficcate nel freddo metallo; le dita esangui per lo sforzo; le mani madide di sudore… era così da ormai da cinque minuti, ma nessuno del suo Consiglio si era accorto di nulla, il lungo mantello felpato aveva coperto quel tentativo di possessione andato a vuoto."
Talion, regno di pace, prospertità e regole decise da secoli ma non da tutti condivise.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Libertà'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
 
La libertà di essere re










 

 
Stringeva con la mano  lo scranno  del suo potere, le unghie conficcate nel freddo metallo, le dita esangui per lo sforzo, le mani madide di sudore… era così, ormai, da cinque minuti, ma nessuno del suo Consiglio si era accorto di nulla, il lungo mantello felpato aveva coperto quel tentativo di possessione andato a vuoto.
 Re Oni guardava il nutrito gruppo di uomini davanti a sé, intenti a discutere tra loro delle migliorie da apportare all’approvvigionamento del regno, deel rifornimento idrico della città ormai da modernizzare, della tassa sui bordelli della capitale… tutto ciò che riguardava il regno di Talion era stato detto e sistemato da quegli uomini in abiti blu scintillante, ma ad Oni spettava la decisione finale.
Lui era il re, il penultimo discendente della Stirpe Dorata, che aveva spodestato circa mille anni prima la casata degli Antichi Animi.
 
Oni aveva tutto eppure sapeva di non avere nulla.
Ogni palazzo, ogni castello, ogni animale, ogni oggetto, dalla carrozza reale al vaso da notte del suo segretario, non era suo.
 
Quanti re avevano passeggiato in quelle stanze color oro, in mille anni?
Chi aveva scelto la pietra dell’Ovest per la sua vasca personale?
Quali lussuriosi segreti erano ospitati in quelle stanze colme di raso?
 Oni  sapeva di essere solo uno dei tanti, che lui era un re ma non il re, che alla sua morte qualcun altro avrebbe usufruito di quelle cose che mai potrà considerare sue.
Ed era per questo che stava silenziosamente stritolando il suo trono, per sentire qualcosa di suo, una minima emozione che lo facesse sentire a casa. Ma nulla.
 
Forse solo gli abiti lo avrebbero seguito nella tomba, sempre se suo nipote, il suo legittimo successore, non  volesse tenersi qualcuno dei guanti della sua collezione speciale.
 
Il re sorrise: aveva solo ventiquattro anni eppure sentiva la morte sempre più vicina, sapeva che tutto era già stato sistemato… alla sua morte Gaut sarebbe salito al suo posto.
Sempre più avanti, sempre più distanti.
 
 
 
La porta centrale della stanza venne aperta da due enormi guardie, dietro di loro un bambino di circa dieci anni corse incontro al suo adorato zio.
-Zio Oni! Zio Oni! Ho la ranocchia-
Il re si alzò in piedi per prendere di slancio il bambino che gli si era gettato addosso. Una piccola fiammella verde sgusciò via dalle mani del bambino, mettendosi a saltare sul tavolo coperto di pergamene.
 -Prendetela!- urlò il vecchio duca Fyna  ai due uomini che avevano accompagnato Gaut.
-Fermi, non fatele del male!- Gaut cercò di divincolarsi dalla stretta del sovrano che invece lo strinse a sé con più forza.
Distacco.
Doveva insegnare al futuro re cosa significhi governare:  con la mano libera fece segno ad uno dei soldati che, con delicatezza, prese il viscido intruso scomparendo, poi, dietro la porta. Non lo avrebbe ucciso, il motto della Casata Dorata era: si muore per vivere.
 
Non si uccidevano animali se non per la sopravvivenza, a malincuore usavano pellicce di orso:  vi era un freddo perenne in quella regione, non potevano fare altrimenti.
 
-Zio… starà bene?-  Gaut lo guardò con gli occhi pieni di lacrime
-Certo che sì, Gaut.  Non facciamo del male ingiustamente, ricordi?- il bambino annuì rasserenato: ciò che diceva il re era sempre giusto.
Oni incomincio ad accarezzargli la testa riccioluta color del tramonto mentre dentro una sensazione a lui nota si risvegliò.
Gli Alti membri del Consiglio guardavano la scena, disgustati: un re non dovrebbe perdere tempo con un bambino, specie se esso prenderà un giorno il suo posto.
Era consuetudine che l’erede del regno non entrasse in relazione con il suo predecessore, per non venirne influenzato in futuro: era una convenzione ormai superata tranne per su sorella Haius, che cercava di impedire un loro contatto sin da quando suo figlio era un lattante.
 -Gaut, cosa stai facendo qui? Sai che non devi disturbare il Re Oni Marain, per nessun motivo, che sia giusto o sbagliato.-
 
Oni Marain… era  sua sorella e lo chiamava con il soprannome “Marain”, il Divoratore.
 Un epiteto offensivo tramandato dai suoi avi ingordi di terre e di donne. Del “Divoratore”, in lui non era rimasto nulla.
 
Haius prese dalle sue braccia il ragazzino che debolmente protestò prima di essere trascinato via dalla madre impaziente.
Uno sguardo di commiserazione prima di chiudersi la porta alle spalle.
Lo odiava.
 
Era suo nipote, avrebbe regnato dopo di lui come suo successore,  ma Oni lo odiava come mai avrebbe creduto che un uomo potesse odiare un altro essere vivente; perché per colpa di quel bambino, Oni era solo.
 Gaut, figlio di Haius Nad e del Conte Ythis delle Lunghe Terre,  fratello di Polii, futura Portatrice, futura madre di un futuro re.
 
Un maschio e una femmina, questo era richiesto per far sì che l’erede salisse al trono: per ogni Portatrice ogni gravidanza, ogni trepidante attesa nascondeva la paura per  ciò che portava in grembo, che fosse sbagliato  e indegno.
Se la Prima sorella non poteva portare a termine i suoi compiti, l’onore passava alla minore e, i figli maschi ormai nati, ma inutili allo scopo della loro venuta al mondo perché senza una sorella, venivano portati lontano per evitare qualsiasi rivendicazione al trono con un susseguirsi di odi in seno alle famiglie, celate agli occhi indiscreti.
 Regole, codici per evitare che la cupidigia, l’orgoglio, la sete di potere riportassero il regno di Talion indietro, quando gli antenati di Oni lo avevano portato sull’orlo della distruzione per combattere tra di loro.
 
Haius, rigida nel suo codice morale,  seguiva i dettami del regolamento pedissequamente e così, seppur tradita, umiliata, derisa dal suo sposo aveva portato a termine i suoi doveri di Portatrice con successo, pagando il prezzo di rimanere sfigurata per sempre dalla Maledizione di Sangue portatagli dal suo spregevole marito direttamente dalle Donne d’Argilla, voluttuose lavoratrici dei bordelli della capitale.
I suoi lisci capelli neri ora erano così radi sulla parte sinistra del volto mentre il suo occhio e il suo naso destro si stavano lentamente deteriorando, ma lei non sarebbe stata come la loro madre, morta di parto senza lasciare una sostituta per la Portatrice, lasciando nelle piccole mani di sua figlia il destino di una stirpe. Questa era la sua speranza, ma la malattia l'aveva resa sterile e Polii era diventata l'unica speranza per il regno, come lo era stata sua madre prima di lei.
 Oni odiava il fatto di non poter provare nulla di ciò con cui ogni altro uomo perdeva la propria integrità: bere il potente succo  di Acer e venire trasportato dai suoi allucinogeni in terre lontane e ricche di sapori; provare cosa significasse possedere una donna, sentirla sua, solo sua per quegli istanti di interminabile lussuria.
Ma non avrebbe potuto: una donna porta alla distrazione dai propri compiti, dal proprio destino.
La castità e l’astensione dal bere nulla all’infuori dell’acqua erano l’unica via riconosciuta.
 
Oni odiava il nipote come suo zio Rou aveva odiato lui e così via sin dall’origini, sin da quando la calma era calata come una calda coperta sul regno, ma non sul palazzo reale.
 
E doveva agire per far finire quel senso d’impotenza che lo attanagliava, qualcuno doveva essere sacrificato.
Il regno di Talion avrebbe pianto una Portatrice, era l’unico rimedio per far cessare quell’ipocrisia creata dal tempo e dagli uomini ed ora pronta ad estinguersi.
 

 
Avrebbe pianto una Portatrice che non avrebbe avuto una sostituta; avrebbe perso una tradizione di stabilità  e di regole, ma avrebbe guadagnato un re che avrebbe lottato per la sua libertà.
Tutto sarebbe cambiato perché lui era Oni Marain, il Divoratore.
Ma non ora, non adesso... aveva ancora tanto tempo per decidere come agire.







 
Note: Oni è un personaggio che mi è molto caro, forse perché è un succube del destino, ma più probabilmente perché la sua storia, il suo regno sono nati qualche anno fa in una mente affollata di tante cose e si è sviluupato pian piano, accompgnandomi in momenti non dei più rosei.
        E, allora, direte voi:
se è una storia che hai addosso da molto tempo, perché è così corta?
      Semplice, perché Oni non è ancora pronto per il grande passo che vorrebbe fare.
Quando (o se) lo sarà,  Oni renderà onore ai suoi avi.
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: milla4