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Autore: Emily Darcy    03/09/2016    0 recensioni
Cosa può ardere per molti anni?
cosa può bramare e piangere senza lacrime?
Giovane sprovveduto, perché domandare ancora?
è l'amore che può ardere per molti lunghi anni
ed è il cuore che può bramare e piangere senza lacrime.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina di pioggia, che cadeva insistente, vigorosa. Qualcuno temeva che i canali di scolo ai lati della strada si sarebbero trasformati in veri e propri torrenti, se non avesse smesso incessantemente di piovere. Quella mattina in realtà, aveva avuto un inizio sereno: il cielo era squisitamente plumbeo e d’improvviso si era rannuvolato, preannunciando una pessima giornata.
Le gocce di pioggia scivolavano sui vetri di una cioccolateria, aperta da poco, collocata strategicamente nei pressi di una stazione. In genere attirava sempre qualche viaggiatore incuriosito, ma quel giorno sarebbe stata semivuota, non fosse stato per il cameriere al bancone, un giovane studente universitario, che si sforzava di conservare l’entusiasmo dei primi giorni lavorativi, in cui pensava solo alla sua indipendenza raggiunta; e per tre signore anziane, che parlavano del tempo e dei tempi andati, che nei momenti di silenzio cercavano di cogliere sprazzi di conversazioni.
Era un luogo particolarmente pittoresco: le pareti erano dipinte a mano con decorazioni che ricordavano il popolo dei Maya, con uno sfondo scuro e dei motivi dorati al centro, che percorrevano tutta la stanza. Le vetrine offrivano alla vista cioccolati di ogni forma e colore, al fianco dei quali era descritta la loro lavorazione. C’era inoltre, uno spazio riservato alla lettura: una libreria in mogano, fornita di libri, vicino alla quale erano stati collocati delle tre poltroncine e un tavolino basso.
Quando entrò una coppia, tutti si voltarono verso di loro. Il ticchettio dei tacchi della ragazza attirò ancor di più l’attenzione su di loro, un’attenzione non richiesta che mise entrambi a disagio. Mentre chiudevano gli ombrelli e li posavano vicino alla porta, aumentò il fragore della pioggia sulla strada, poi la porta si chiuse e il rumore tornò ad essere un rilassante sottofondo musicale.
I giovani appena entrati erano ancora osservati: quello che le anziane signore notarono subito, ma che non osarono condividere fra loro era che quei due non portavano l’allegria e la freschezza delle giovani coppie di innamorati. Fu per questo probabilmente che destarono la curiosità dei presenti.
Lui era un giovane bello, elegante, ben vestito. Si era sbottonato il cappotto e la sciarpa grigia intorno al collo stava per scivolare via dalle sue spalle. I suoi lineamenti erano ben definiti, marcati; i suoi occhi chiari e tristi, che vagavano sul viso della ragazza, nel tentativo di incrociare il suo sguardo assente. Si sfilò il cappotto e la sciarpa con nervosismo. Le sussurrò qualcosa e lei si diresse verso uno dei tavolini. Posò la borsa su una sedia, ma rimase in piedi guardando lui che ordinava due tazze di cioccolata calda.
Le tre vecchiette la guardavano, mentre lei cercava di ignorare i loro sussurri. Guardavano il suo viso di una bellezza classica, un viso pulito senza trucco, circondato da lunghi ricci inumiditi dalla pioggia. I suoi occhi, prima assenti, erano accesi dall’ansia. Aveva fretta, guardava nervosamente l’orologio. Perché ci mette tanto a fare quest’ordinazione?, pensava impaziente. Si tolse il cappotto e lo appoggiò sulla sedia, sempre rimanendo in piedi. Si guardò intorno, guardò il maglioncino bianco che indossava, si guardò le mani. Finalmente lui fu accanto a lei.
– Perché non ti sei seduta?
– Stare seduta mi rende nervosa.
– Siediti, per favore. Così parliamo.
– In realtà vorrei andare via.
– Aspettiamo almeno che finisca di piovere.
La ragazza sembrava spaventata, aveva un’espressione sofferente – era chiaro che non volesse trovarsi lì con lui, ma d’altra parte lui le stringeva il braccio così forte da toglierle la voglia di scappare. Questo pensavano le tre vecchiette, mentre cercavano di ascoltare i loro sussurri, fingendosi completamente disinteressate. Quei due però parlavano a bassa voce ed era difficile cogliere qualche parola. Solo ogni tanto si sentiva la voce stridula di lei, una voce trattenuta, quella di una persona che vorrebbe gridare o piangere, ma non osasse farlo.
– Se almeno fossi felice… ma so che non lo sei, so che ti senti sola. – le mormorò lui.
Il suo viso dapprima spaventato mutò espressione. La bella ragazza aggrottò la fronte infastidita, inarcò un sopracciglio come se questo potesse darle un’aria ancora più indignata di quanto non avesse. – Taci! Non ci tengo ad essere compatita da te. Voglio andarmene.
Gli ordinò di lasciarla. E adesso parve a tutti che non era più la ragazza ad avere paura, al contrario era l’uomo con la sua aria superba e presuntuosa a sembrare intimidito. La sua austerità, data dagli abiti scuri, dalla compostezza della sua persona, dai sui gesti calmi, era alterata dall’espressione cupa del viso: che fosse preoccupato di non riuscire a trattenerla?
Nessuno avrebbe potuto indovinarlo, ma la ragazza trattenuta per il braccio in realtà desiderava che lui ancora lo tenesse ben stretto, per non lasciarla andare via. Desiderava che la tenesse con sé, che la implorasse di restare, che la costringesse addirittura con la forza. Voleva che le imponesse la sua volontà. Era tanto forte da resistere ad un primo rifiuto, e poi un secondo e poi anche un terzo senza arrendersi come aveva fatto lei? Avrebbe insistito come aveva fatto lei in passato? Oppure si sarebbe arreso vigliaccamente?
Le vecchiette tesero le orecchie.
– Non abbiamo ancora parlato di niente. – protestò lui.
– Io non avevo proprio nulla da dirti. Sei tu che hai voluto incontrarmi.
– Io dovevo parlarti e voglio essere ascoltato. – ribatté lui con una certa veemenza.
Proprio in quel momento il cameriere posò sul tavolo il vassoio di legno, con le due tazze di cioccolata, i tovagliolini e i biscotti in omaggio. Fece un sorriso ai due, ricambiato forzatamente da un grazie, e tornò al bancone.
– Ti ascolto, però lasciami il braccio.
Lui allentò la presa, ma le mise una mano su un ginocchio come per comunicarle che non avrebbe voluto lasciarla andare. Le vecchiette ripresero a vedere lo spavento negli occhi della ragazza. Ossessionata dal pensiero che lui la lasciasse andare via – terribile pensiero! – era tentata di dirgli che invece per il braccio la doveva tenere stretta, perché che non la lasciasse scappare. Lei non sarebbe mai scappata da lui, l’avrebbe sempre seguito ovunque avesse voluto. Ogni volta che lui la respingeva, lei ne soffriva, ma non osava certo farsi da parte. Combatteva, gli ricordava le parole che si erano sussurrati nella notte, piangeva, diventava aggressiva, poi lo supplicava. Quante volte aveva abbandonato il suo orgoglio, purché restassero insieme. Quante volte aveva pianto e si era esposta per evitare che dovesse farlo lui.
Quel giorno, sperava, i ruoli si sarebbero ribaltati: lui l’avrebbe pregata, supplicata, avrebbe strisciato a terra pur di farla restare. Se lei avesse detto di no, lui non avrebbe dovuto arrendersi subito, ma continuare a implorarla. Umiliati come ho fatto io per te! pensava. Mostrami quanto mi ami. Mostrami quanto aspiri ad avermi vicina. Mostrami che per te io sono preziosa e senza di me non puoi vivere. Se lo farai, io resterò con te. Dammi il tuo amore follemente come io l’ho dato a te, e non andrò più via.
A volte si rendeva conto che questi pensieri potevano non sembrare sani, ma era talmente esasperata per quella mancanza di dimostrazioni d’amore da parte sua, per quei continui rifiuti, per quel perenne stato di incertezza in cui viveva, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di fargli comprendere che non voleva mai più essere trattata come lui aveva fatto: come se non fosse importante per lui. Voleva fargli provare quel dolore di abbandono che lei aveva provato, e l’unico modo per farglielo capire, pensava, era comportarsi esattamente come faceva lui: con indifferenza.
Cominciava però a temere che lui non le avrebbe chiesto di restare, che per quanto la amasse e la desiderasse vicina, avrebbe preferito lasciarla libera e non avrebbe compreso il primo rifiuto come un modo per incentivarlo a implorarla ancora. Lui infatti, l’aveva cercata e ancora non le aveva detto le parole che voleva sentire. Le aveva solo detto che era dispiaciuto di vederla così triste.
Adesso lei era solo confusa, e indecisa su come avrebbe dovuto comportarsi.
– Perché hai voluto vedermi? – chiese la ragazza.
Lui rimase silenzioso. – Solo per vederti, in effetti. – confessò. – Ho trovato il coraggio di chiamarti un po’ troppo tardi, lo so, e soltanto perché ho saputo che sei in procinto di partire.
– Altrimenti non avresti chiamato?
– Forse. Forse avrei aspettato te. – abbassò lo sguardo. – No, ti avrei chiamato comunque, solo che la paura di non riuscire a vederti prima della partenza, mi ha fatto agire.
– Non ricordo nemmeno più perché abbiamo smesso di vederci. – mentì la ragazza. In quel momento diede il primo sorso alla cioccolata calda e anche se le bruciò la gola, bevve un altro sorso pur di non guardarlo negli occhi.
– Dubito che tu l’abbia dimenticato: quando si tratta di colpe altrui, tu le ricordi tutte. – disse lui con amarezza. Aspettò qualche secondo prima di ricominciare a parlare, perché non voleva che ci fosse esitazione nella sua voce. – Vorrei chiederti di restare, ma capisco che questa opportunità di lavoro è importante e potrebbe non ricapitare. Perciò – si interruppe, assalito dal dubbio che quella richiesta non fosse più legittima da parte sua. – ti chiederò solo se puoi rimandare la partenza. In alternativa, se proprio non puoi rimandare, fammi sapere quando ritornerai.
– Starò via per tanto tempo, non so quando ritornerò. – ammise lei.
Lui le prese le mani. Prima di baciarle, vi appoggiò un istante la guancia con un movimento dolce e imperioso: un tentativo di tenerla legata a sé, segnandola in modo indelebile con la fiamma del ricordo? Cercava di esercitare quel poco potere che aveva ancora su di lei per convincerla a restare. Le mani di lei lentamente scivolarono via da quella presa di possesso.
All’uomo vennero le lacrime agli occhi, ma nessuna scese lungo le sue guance.
– Avrei sicuramente fatto scelte diverse, se tu non ti fossi comportato male con me.
– Io in effetti, non mi sono mai scusato. Sono stato immaturo: tutti quei tira e molla erano insensati. Non mi aspettavo che sarebbe arrivato il momento della chiusura seria.
– Secondo me invece, non ti aspettavi che la chiusura alla storia la ponessi io. Pensavi di controllare tutto, persino i tuoi sentimenti. Ti sforzi di essere sempre razionale e di non lasciarti travolgere dalle emozioni, ma non ti rendi conto che rinunciarvi è irrazionale. Io non sono più disposta ad accettarlo, per me.
La ragazza cominciò a sentirsi diversa, si sentiva sollevata. Era una sensazione che non si aspettava di provare. D’improvviso comprese che le parole che voleva sentire non dovevano essere pronunciate dalla bocca di lui, ma dalla sua. Sia aspettarlo sia pretendere la sua umiliazione, la sua prostrazione davanti a lei l’avrebbe avvilita, mentre invece, ciò che la rese serena fu proprio la consapevolezza di essersi staccata. Non era più dipendente da quell’amore, di cui comunque le sarebbe rimasto un ricordo bello e intenso.
Sorrise, e lui quel sorriso non lo comprese subito. Capiva perfettamente che era un sorriso che lui non poteva replicare, perché lui era ancora escluso dallo stato di benessere che aveva raggiunto lei. Ancora lui non aveva compreso che la sua amata non era la sola ad essere dipendente. Inoltre, non era lui che doveva cominciare a considerarla più importante, ma lei doveva cominciare a considerarsi tale.
A quel punto lui cominciò ad agitarsi. Chiaramente non poteva essere a conoscenza del processo mentale in corso nella mente dell’amata, ma l’atteggiamento che aveva assunto cominciò a metterlo in ansia. La sentiva lontana e diversa. Aveva la sensazione che, nonostante l’amore per lui ancora ci fosse, si trattava di un amore diverso da quello passionale che l’aveva sempre tenuta legata a lui.
Si trovò a pensare che non aveva dato nemmeno un sorso alla sua cioccolata, aveva sprecato il tempo che aveva per goderla calda e buona. Adesso il giovane, che aveva fra le mani la tazza di cioccolata ormai fredda, vedeva dentro di lei non l’amore per lui, ma l’amore per sé stessa. L’amore che lei gli aveva rivolto non l’aveva saputo prendere né ricambiare.
– Ti ho perduta. – le disse e pianse.
Questa volta le lacrime scesero davvero lungo le sue guance.
Lui lo provò il dolore di abbandono che fatto provare alla sua amata. Lei se ne rese conto, e si pentì di aver inizialmente desiderato che questo accadesse per le motivazioni sbagliate. Non voleva più che questa sofferenza fosse funzionale al suo originario scopo di avere una relazione stabile, non voleva più ferirlo per ottenere rispetto; al contrario, era quasi tentata di consolarlo e di abbracciarlo.
Lei sperava che per lui provare il dolore dell’abbandono lo avrebbe portato a smettere di inibirsi e di reprimersi, ma soprattutto di avere cura dei sentimenti altrui, a considerarli preziosi finché ci sono.
Le vecchiette avevano osservato i volti dei due amati mutare espressione più volte nell’arco del tempo passato in cioccolateria. Vedevano crescere in lei forza e determinazione; e in lui paura, confusione, dolore, ma soprattutto rimorso. Chi meglio di un anziano può conoscere tutte queste sensazioni? Il rimorso è una di quelle maggiormente permanenti.
Proprio una di quelle signore, sedute al tavolo, aveva sposato un uomo diverso da quello che amava; aveva giaciuto con un altro uomo, aveva portato in grembo i suoi figli, ma la sua anima era rimasta fedele all’amato e aveva chiamato il primogenito con il suo nome. Lei lo sapeva bene che l’amore di quel giovane sprovveduto sarebbe rimasto acceso per molti anni, mantenuto ad ardere dalla fantasia di quello che sarebbe successo se lui si fosse comportato diversamente, dal senso di colpa e soprattutto dal rimorso. Anche se non avesse mai espresso esternamente il suo dolore attraverso il pianto, il suo cuore avrebbe bramato e pianto senza lacrime. 
   
 
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