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Autore: _Pulse_    30/04/2009    2 recensioni
Forse, quella persona, non si era resa conto del ruolo fondamentale che aveva nella mia insignificante vita. Io ero il pianeta e lei il sole. Io ero il pesce e lei l'acqua. Io ero l'insignificante ragazza e lei l'ossigeno.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What I feel.'
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Non ci è voluto molto per passare da una giornata come tante alla giornata più triste della mia inutile vita.

È tardi, ma ricordo ancora con le lacrime che tracciano il mio viso e che  mi appannano la vista le ore precedenti…

Mi sono girata sullo sgabello, lasciandomi alle spalle il pc, e non mi sono nemmeno dovuta spostare per cadere a peso morto con la faccia spiaccicata sul materasso. Non volevo altro che stare da sola e affogare miseramente nel mio dolore e nelle mie stesse lacrime… Chiedevo troppo? Probabilmente sì.

Ho spento in fretta tutte le luci di quel buco di sei metri quadrati chiamato comunemente “Camera mia”, ho preso l’mp3, mi sono messa sotto le coperte e con la faccia tra i cuscini, pronti ad essere bagnati per più di due ore buone, ho messo il volume al massimo.

Manco a farlo apposta, capitò una canzone che mi uccise. Tutto sembra andare contro di te quando stai MALE. Pure quando stai MALE non ti degnano di un briciolo di pietà.

Il cuscino era troppo bagnato, volevo cambiarlo, ma non ce la facevo, ebbi appena la forza di alzare la testa e di guardarmi intorno. Ovunque mi giravo vedevo i poster dei Tokio Hotel. Mi veniva voglia di odiarli… “Sono loro che hanno causato tutto”, pensavo, ma pensandoci ancora meglio loro non centravano niente. Poteva capitare con qualsiasi argomento alla fine se doveva andare così, no?

 

I miei occhi mi guardano stanco e non trovano conforto

non posso più guardarmi, non sono me stesso

Tutto quello che prima era dentro di me ora non lo posso trovare

tutto è scomparso come in un sogno

Vedo me stesso mentre scompaio…

 

Canta Bill, e la sua voce mi sembra tagliente, rabbiosa e dolorosa. La chitarra di Tom mi squarcia il cuore, quel cuore che, in mille pezzi, continua a battere seguendo il ritmo della batteria di Gustav, che mi rimbomba nelle orecchie, lo stesso vale per il suono grave del basso di Georg.

“Vi prego, basta!”, vorrei urlare, ma non ci riesco. Al posto delle parole, mi escono solo singhiozzi e mi immagino Sarah mentre dice che sembro un cagnolino da come piango. La odiai, ma passò subito perché non centrava niente. Come Sharon, che pochi minuti prima mi aveva detto di stare tranquilla. In quel momento l’avrei mandata a fanculo, ma me ne sarei pentita, infatti non l’ho fatto. Lei si preoccupava per me, non voleva farmi nulla di male. Ma io stavo MALE. Forse sarebbe riuscita a capire una minima parte di ciò che sentivo dentro.

 

Non sono me stesso quando tu non ci sei, sono solo

E tutto quello che è rimasto in me

non voglio essere così

Fuori il cielo storto e sulla parete la tua lettera d’addio

Non sono me stesso quando tu non ci sei, sono solo!

 

Mamma è venuta a cercare di consolarmi, ma non sentivo e non vedevo niente, c’erano solo le parole e la musica di quella canzone struggente e la SUA figura davanti ai miei occhi. Non le ho risposto. E così per tre volte. Alla quarta volta ha iniziato a scuotermi e quasi a gridare. “Ma non capisce che se fa così ottiene l’effetto contrario?”, penso in silenzio, poi grido, mi libero e dai miei occhi solo lacrime.

«Lasciami in pace!!!»

Se ne va, ma non l’ho guardata in faccia, non sapevo com’era, ma me la immaginai delusa.

Mi odiai, perché volevo stare sola e facevo preoccupare chi voleva darmi una mano. Io la rifiutavo. Ma d’altronde, LEI non c’era, e LEI era l’UNICA che volevo veramente al mio fianco.

 

Non so più chi sono e ciò che è importante

tutto quello è là proprio dove sei tu

Senza di te attraverso la notte, non riesco a trovare niente di me

Che cosa mi hai fatto?

Vedo me stesso mentre scompaio…

 

Mi odiai anche perché erano sì o no due ore che mi crogiolavo nel mio dolore senza muovermi, immobile e in silenzio, con la mente piena di miliardi di pensieri, ma tutti ruotavano intorno ad una sola persona, ma tutti non avevano un filo logico tra di loro.

Quando stai così MALE, non riesci nemmeno ad incazzarti: ti addossi tutte le colpe, anche se a volte non ne hai nessuna.

Mi odiai perché dovevo andare in bagno. La testa mi faceva un male assurdo e barcollavo in corridoio, inciampai nei miei stessi piedi e mi morsi la lingua per non sparare una bestemmia che mi avrebbe fatta scoprire da mamma nell’altra stanza.

La luce forte del bagno mi accecò e mi dovetti appoggiare alle piastrelle fredde accanto alla doccia con la schiena, ad occhi semichiusi, per abituarmici. Riuscii comunque a vedermi nello specchio, o meglio a vedere il mio corpo: gli occhi rossi velati da uno strato ancora sottile di lacrime, pronte a scivolare in qualsiasi mio momento di debolezza, il trucco nero sbavato, il viso altrettanto rosso e accaldato, i capelli arruffati e i jeans che avevo addosso da più o meno tutta la giornata. La mia anima era sparita, quello era solo il suo ex-contenitore insignificante e malridotto. Lei mi aveva strappato via l’anima, il cuore… TUTTO.

Aprii l’acqua del rubinetto e mi ci immersi sotto con la faccia, acqua e lacrime si mescolarono e anche quel contenitore stava soffrendo per LEI, forse inutilmente, forse giustamente.

Mi tolsi la cintura che mi dava fastidio prima di ritornare al cuscino bagnato e all’mp3. Strinsi forte Winnie Pooh che mi aveva regalato Sarah a Natale. Volevo stare sola, quindi se stavo stretta a un pupazzo – essere inanimato – valeva. E piansi ancora tutte le mie lacrime per LEI. Quella sera sembravano infinite.

Il dolore che sentivo dentro, i pezzi del mio cuore che strisciavano sanguinando sul fondo scuro, era troppo.

ASSURDO. ASSURDO CHE UNA PERSONA MI FACCIA STARE COSI’!!! Invece no, non era assurdo. FORSE, quella persona, NON SI ERA RESA CONTO DEL RUOLO FONDAMENTALE CHE AVEVA NELLA MIA insignificante VITA.

Io ero IL PIANETA E LEI IL SOLE.

Io ero IL PESCE E LEI L’ACQUA.

Io ero L’INSIGNIFICANTE RAGAZZA E LEI L’OSSIGENO.

 

Pian piano scompaio, non mi sopporto

Non riesco a toglierti da me

non importa dove sei, vieni e salvami

Non sono me stesso quando tu non ci sei… vicino a me.

Sono solo e tutto quello che è rimasto di me

Non voglio essere così

Fuori il cielo storto e sulla parete la tua lettera d’addio

Non sono me stesso quando tu non ci sei, non voglio più vivere

Non importa dove sei, vieni e salvami

Non sono me stesso quando tu non ci sei…

 

Arrivò mio padre da lavoro e io non lo sentii nemmeno, nonostante avessi la porta di casa di fronte alla porta del mio angolo di solitudine, isolato dal mondo. Mi ha lasciata stare per un po’, mi ha chiamata per la cena, ma io non ho risposto, ho mormorato solo un “no” che non ha sentito.

Poi mi ha spostata le gambe, si è sdraiato accanto a me, mi ha levato una cuffia e mi ha sussurrato: «MI FAI SOFFRIRE.» E l’anima del mio cuore, pian piano, ha chiamato a sé i suoi pezzi disparsi.

È già un inizio. Solo il tempo guarirà questa ferita, intanto…

 

GRAZIE PAPA’… TI VOGLIO BENE.

Nota: Dedicata al mio papà, che c'è sempre per me, anche quando non me lo aspetterei mai__I Love You So Much <3

   
 
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