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Autore: Letizia25    03/09/2016    2 recensioni
A volte, la discesa verso l’inferno comincia senza rendersene conto, fino a che non è troppo tardi.
Troppo tardi per tornare indietro, per cambiare le cose, per salvare qualcosa di ciò ch’è rimasto.
O almeno, la nostra è iniziata così.
Si cerca una luce per salvarsi, o anche solo per non perdere del tutto la speranza.
Eppure ogni sforzo sembra comunque vano, perché le cose non cambiano, mai.
Restano immutabili, almeno fino a che due universi opposti non si scontrano.
Perché quando due universi opposti si incontrano all’improvviso, cambia tutto, radicalmente.
Le certezze che c’erano prima svaniscono, sommerse da quel qualcosa che accomuna quei mondi.
Tutto scompare; dubbi, paure, sogni, maschere, muri. Resta una sola certezza: quella di non cadere.
*
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=evr4rKlJ1RA
*
ATTENZIONE: La storia tende al rating rosso e contiene alcune scene descritte in maniera molto approfondita (guardare trailer per capire). Quindi, se siete deboli di cuore o se potrebbe darvi fastidio in qualsiasi caso, non leggete, dato che l’ultima cosa che voglio è far star male qualcuno.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
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Ventisette
 
 
 
Persone alle quali si apre totalmente il proprio cuore.
Perché si sa che non c'è più niente da temere, se si è pronti a voltare pagina.
Perché si sa che avere paura non potrà mai portare a qualcosa di buono.
 
 
 
Sono passati due lunghi mesi da quando Letizia e Calum sono diventati una coppia. Due mesi di cui nessuno dei due ragazzi avrebbe mai potuto prevedere gli effetti. Mesi pieni, ricchi di così tante emozioni, sorprese e novità, che entrambi fanno ancora fatica a credere che sia tutto vero. Spesso hanno la sensazione di star vivendo un sogno ad occhi aperti ed hanno paura che, all’improvviso, tutto quanto svanisca come polvere.
Sono passati due mesi, lentamente, con calma. Due mesi che hanno visto il loro rapporto crescere e cambiare, diventare più profondo, più radicato dentro di loro, sempre più potente e più vero, in grado di renderli una cosa sola anche con il semplice intreccio delle loro dita, come se riempire gli spazi vuoti tra loro fosse la chiave per guarirsi a vicenda, giorno dopo giorno, senza fretta, senza andare contro lo scorrere ed il volere del tempo.
Due mesi in cui litigi, parole dure, silenzi e lacrime non sono mai mancati, compensati da abbracci, carezze, baci, scuse date senza dover per forza ricorrere a parole; parole di cui comunque hanno entrambi bisogno per farsi capire dall’altro, per comunicare parte del dolore che ancora hanno dentro al cuore ma che, lentamente, sta svanendo, come se l’amore che lega i due ragazzi fosse davvero la sola medicina in grado di curare le loro anime ancora a pezzi, divenute più forti e sicure da quando si sono incontrati.
Due mesi in cui Letizia e Calum non hanno fatto altro che continuare a conoscersi, , facendosi bastare le piccole cose che giorno dopo giorno sono venute alla luce, sorprendendo e tingendo di tinte allegre la tela bianca destinata alla loro storia, ai loro cammini che si sono intrecciati senza che loro due se ne rendessero conto fino in fondo.
Due mesi passati a cercare di capirsi a vicenda senza dover parlare, provando a leggere gli occhi dell’altro sempre più in profondità, perdendosi in quel colore caldo ed intenso, capace di farli sentire a casa ogni volta, in grado di avvolgerli e sottrarli dalla realtà ogni volta che glielo permettono. Un colore capace di farli sentire unici, speciali, importanti per quell’unica persona a cui hanno deciso di donare tutto ciò che sono e che hanno senza mezze misure, senza pensare ad alcuna conseguenza, soltanto con la certezza che nessuno dei due ferirà l’altro. O almeno, ci proveranno; perché non vogliono far del male alla persona che amano più di loro stessi.
Due mesi vissuti con i battiti del cuore costantemente fuori ritmo; con i brividi sempre presenti sulla pelle, come se si divertissero a tenere in tensione ogni loro singola cellula; con gli occhi sempre più pieni di una luce e di una voglia di vivere che non sentivano da troppo tempo, e che adesso si sta riscattando di tutto il tempo che le è stato rubato dal dolore; con il sorriso costantemente stampato sulle labbra, senza che nessuno dei due riesca a controllarlo. Non riescono più a controllare quasi niente di ciò che riguarda le loro emozioni; ma non si preoccupano, non hanno paura delle conseguenze adesso; sanno che va bene così, che amare va bene. Non potrebbero chiedere altro.
Due mesi vissuti intensamente, gustando ogni singola sensazione, ogni singola emozione come se fosse la prima, come se avessero iniziato a vivere davvero soltanto dal momento in cui le loro labbra si sono toccate per la prima volta. Labbra che stanno diventando sempre più familiari, sempre più in grado di tranquillizzare l’altro, sempre più capaci di trasmettere emozioni e comunicare cose che a parole non avrebbero lo stesso effetto.
Due mesi in cui Calum non avrebbe mai immaginato di vivere qualcosa di simile. Ogni giorno non ha fatto altro che imparare qualcosa di nuovo sulla persona a cui ha deciso di donare tutto se stesso. E mentre scopriva Letizia, ha lasciato che pure lei scoprisse qualcosa su di lui; qualcosa tuttavia ancora troppo lontano da tutta la sua storia ma che, pian piano, sta percorrendo la strada giusta per arrivarci. Perché il moro vuole essere sincero fino in fondo con l’altra, vuole parlarle di quello che ha vissuto e che l’ha reso il ragazzo che lei ha conosciuto; vuole vivere senza più alcun peso, libero dalle catene che lo hanno sempre tenuto prigioniero per tutti quegli anni. Però sa che adesso è ancora troppo presto; sa che sarebbe rischioso tastare un argomento che né lui ne Letizia sono pronti ad affrontare, soprattutto perché lui non si sente ancora in grado di fare un passo di una portata tale da poter sconvolgere tutto ancora una volta nella frazione di un attimo.
Due mesi in cui il moro non si è pentito della scelta fatta. Perché non potrebbe mai pentirsi di essersi innamorato di una ragazza come Letizia, bellissima in ogni sua più piccola parte, unica, capace di farlo sentire vivo davvero, in grado di farlo sentire il re del mondo; la sola persona che è riuscita ad entrargli dentro e a leggergli l’anima completamente, curando con calma e pazienza quelle ferite ancora aperte e sanguinanti.
Due mesi in cui Calum si è reso sempre più conto che senza la mora non potrebbe più stare. Si è abituato al suo profumo dolce, alla sua pelle liscia a contatto con le sue mani, alla sua voce allegra, ai suoi sorrisi capaci di fargli tornare il buon umore, ai suoi occhi in grado di fargli vedere un mondo nuovo che lei riesce a mettere su carta e a renderglielo visibile e a volte persino tangibile. Si è abituato ad ogni più piccola cosa che caratterizza il loro rapporto: i baci sulla fronte, gli abbracci dati all’improvviso; i pomeriggi passati sul divano di casa sua, lei con un libro in mano, lui preso a suonare il basso o a giocare ai videogiochi; i momenti di silenzio, in cui le parole non servono perché ad entrambi basta sentire l’altro accanto per stare bene. Si è abituato a Letizia e al suo riuscire a farlo stare bene. Si è abituato alla felicità che solo lei è in grado di dargli. E lui non ha intenzione di rinunciare alla sola persona che conta davvero, non adesso che è finalmente riuscito a trovarla.
Due mesi in cui Letizia non ha fatto altro che chiedersi perché proprio a lei sia toccata una fortuna simile. Non avrebbe mai pensato che essere innamorati di qualcuno volesse dire ripartire da zero, concentrare inconsciamente i propri pensieri sulla persona più importante della propria vita, fare di tutto per l’altro mettendo se stessi in secondo piano senza paura. Non avrebbe mai creduto che le parole di Michael si sarebbero rivelate vere proprio per lei che, al contrario di ciò che ritiene il suo migliore amico, sa di non meritarsi niente di ciò che ha.
Due mesi in cui la ragazza si è domandata di continuo perché proprio nella sua vita doveva capitare quell’angelo che ha sconvolto tutto, curandole parte di quelle ferite che hanno bisogno di un’ulteriore medicina per guarire completamente. Un angelo che è arrivato ad allontanarsi da lei solo perché le vuole troppo bene. Un angelo che le dimostra sempre ciò che prova nei suoi confronti, senza timore, senza paura di sbagliare, come se l’amore avesse reso Calum ad un tratto molto più sicuro di se stesso e determinato.
Due mesi in cui si è sentita costantemente invadere il cuore e l’anima da uno strano calore, a causa di quei sentimenti potenti ed incontrollabili che la uniscono a Calum e che la fanno sentire a casa dovunque si trovino. Sentimenti che pian piano sta capendo e ammettendo con se stessa, anche se le fanno ancora paura – perché i segni del passato, anche sotto l’effetto dell’amore, hanno bisogno di tempo per guarire, come qualsiasi altra cosa. Sentimenti che stanno cominciando a far parte della sua quotidianità, del suo stesso essere. Sentimenti che lei adesso non vuole più combattere, perché tra le braccia del moro ha trovato finalmente il posto che può chiamare casa, e non vuole perderlo per nessuna ragione al mondo.
Due mesi che l’hanno aiutata a capire quanto sia innamorata di Calum, quanto bene gli voglia, quanto necessiti di lui anche se ancora non riesce completamente a rendersene conto. È come se quel ragazzo ad un tratto fosse diventato il centro di tutto il suo mondo, di tutta la sua vita, senza chiederle il permesso.
Due mesi che, per adesso, per entrambi, sono stati i migliori della loro vita.
 
È tramontato il sole da pochi minuti, ma nessuno dei due vuole tornare a casa per il momento. Sono stati in spiaggia per tutto il pomeriggio a divertirsi, a godersi quella giornata di fine estate, con la mente libera da ogni pensiero ed il cuore più tranquillo del solito. Stesi sulla sabbia, hanno lasciato che il sole li scaldasse e scurisse ulteriormente la loro pelle già abbronzata, mentre la brezza frizzante li accarezzava piano.
E adesso che le stelle stanno spuntando in cielo, Letizia non riesce a non sorridere, mentre Calum le accarezza le braccia delicatamente, con la punta delle dita, divertendosi a lasciarle piccoli baci sulle spalle scoperte. Baci che riescono a far rabbrividire la mora, a farla sentire bene, a farle battere forte il cuore senza che lei riesca a controllarlo. Baci che le arrivano fin dentro l’anima, fino dentro le ossa, capaci di scuotere ogni sua più piccola cellula, in grado di farle toccare il cielo con un dito.
E mentre il tocco del suo ragazzo le riempie il cuore, Letizia si ritrova a pensare a ciò che in quei due lunghi mesi è accaduto: Natale a casa Hood; Capodanno dai King; la festa a sorpresa per il ventesimo compleanno del moro; l’inizio per tutti loro dell’università: Calum e Madison all’accademia di musica, Luke a quella di fotografia e lei alla facoltà di Lettere. Pensa a ciò che insieme hanno fatto. O almeno, cerca di farlo, cerca di tenere la mente occupata con altre cose. Perché, in realtà, i suoi pensieri sono concentrati su un solo punto: trovare una risposta alla domanda che porta dentro da sei lunghi mesi, da quando Calum è piombato nella sua vita in quella notte di fine agosto. Una domanda che non è mai riuscita a trovare né voce né corpo. Una domanda che ha occupato costantemente una parte della sua mente. Una domanda che adesso la ragazza non sa più come trattenere. Perché ha bisogno di sapere, di capire, perché non vuole commettere sbagli, non vuole toccare il passato del moro neppure per caso. Perché non vuole fargli male.
«Cos’hai Leti?» le domanda Calum con il sorriso sulle labbra, gli occhi scuri intenti ad osservare il profilo dell’altra, le braccia strette attorno al corpo della minore per assaporare quel calore tiepido che solo lei sa dargli.
«Troppi pensieri nella testa.» ammette Letizia; lo sguardo puntato verso il mare calmo e tinto con il blu del cielo.
«Potrei saperli?»
Lei sorride. Poi è un attimo, e quella domanda trova subito il modo di uscire dalle sue labbra, senza che la mora se ne renda conto fino a che non è troppo tardi ed ormai il danno è stato fatto. Perché avrebbe voluto chiederglielo in una circostanza diversa, senza la paura di rovinare tutto quanto. «Quale storia nascondi, Cal?»
Una domanda di cui lei si è sempre vergognata ogni volta che faceva capolino nella sua mente, perché avrebbe voluto che fosse stato Calum a parlargliene quando si sarebbe sentito pronto, senza alcuna pressione o timore, senza preoccuparsi dei ricordi e delle ferite. Avrebbe dovuto aspettare, Letizia; sa che sarebbe stato più corretto nei confronti del suo ragazzo. Perché non avrebbe fatto male.
Una domanda che effettivamente lascia Calum un po' spiazzato, senza appigli a cui reggersi, senza punti fermi su cui restare in piedi senza la paura di cadere. Perché ha sempre saputo che quel momento sarebbe arrivato; ha sempre saputo che non sarebbe mai stato davvero pronto a parlare a Letizia di ciò che ha vissuto e che l’ha cambiato, conducendolo al punto di non ritorno in cui la mora lo aveva trovato e dal quale lo aveva portato via.
Una domanda che, al solo pensarci, l’ha sempre spaventato, l’ha sempre reso insicuro, troppo preoccupato di riaprire ferite non ancora curate del tutto e di riceverne di nuove che non saprebbe come contrastare. Una domanda che ha costantemente cercato di evitare, per non dover ricordare, per non dover affrontare il suo passato. Una domanda a cui, tuttavia, sa che deve dare una risposta sincera, almeno a Letizia. Perché con lei, Calum, vuole togliersi di dosso tutte le maschere. Una domanda a cui però lui non potrà dire tutto quanto.
Prende un respiro; la guarda negli occhi, perdendosi in quello sguardo che ormai ha un po’ imparato a conoscere, a decifrare, uno sguardo che riesce a farlo sentire a casa ogni volta.
Poi, lascia che le parole escano fuori da sole; che i ricordi prendano campo e tornino nitidi; che i brividi gli corrano sulla pelle a causa di tutto quello che sta rivivendo frase dopo frase. Lascia che il cuore batta forte, senza ritegno, senza freni, sfogandosi per ciò che non è stato capace di dire e fare al momento giusto e per ogni singola cosa che ha dovuto tenere nascosta, sotto controllo, senza potersela lasciare alle spalle. Lascia che la sua anima si spogli in parte di quel peso divenutogli troppo familiare. Si lascia andare, Calum, perché sa che non deve avere paura fin tanto che Letizia è con lui, pronta a rimetterlo in piedi se mai dovesse cadere.
Parla. E non gli importa più del dolore, delle ferite, del senso di colpa. Non gli importa di ciò che ha passato e che gli ha fatto male, gli ha stravolto la vita, portandolo a camminare su un filo troppo sottile e debole per sorreggerlo a dovere, facendogli perdere la bussola. Non gli importa delle lacrime che sente agli angoli degli occhi.
«Avevo una ragazza tempo fa.» inizia. E subito la voce si incrina, solo un poco, nel ricordare quegli occhi talmente verdi da sembrare trasparenti. Occhi che fino a qualche mese prima erano il suo pensiero fisso, il suo incubo e sogno insieme, ciò che lo faceva vacillare costantemente sull’orlo del baratro. Occhi che anche solo per poco tempo gli hanno dato tanto. Un tanto a cui Calum sarà sempre riconoscente.
«Lei era… Era la persona più bella che avessi mai visto. Noi… Ci conoscevamo fin da bambini, suo fratello era il mio migliore amico… Sapevamo tutto l’uno dell’altra.» e intanto, i ricordi dell’infanzia tornano alla luce, mostrando scene piene di sorrisi, di allegria; scene di giochi e di semplicità, di quell’affetto vero e disinteressato che nessuno potrebbe mai mettere in discussione. Ricordi che poi portano all’adolescenza; al primo bacio scambiato sul tetto di casa di lei; alla loro prima volta; alle pazzie fatte insieme; al senso di pienezza che il loro rapporto riusciva a dargli giorno dopo giorno; alla felicità che sempre gli inondava il cuore; al fatto che quella ragazza era diventata sempre più importante, era diventata il suo tutto, a cui lui mai avrebbe potuto rinunciare facilmente.
«Lei era… Davvero speciale, capace di fare qualsiasi cosa… Era la migliore…» continua; e la rivede impegnarsi, dare sempre il massimo come se fosse la cosa più normale del mondo; la rivede ridere ad ogni sconfitta, senza tristezza in quello sguardo che riusciva sempre a farlo sentire al sicuro; la rivede mettersi in gioco, provare sempre qualcosa di nuovo e uscire più forte dopo ogni caduta.
«Era anche la migliore attrice di tutti i tempi.» commenta; la voce debole, il cuore che batte all’impazzata nel petto, i ricordi affilati come lame che quasi si divertono ad infierire su tutto quanto. Ricordi che Calum non avrebbe mai creduto di dover affrontare così presto, senza muri a difenderlo, senza scuse o maschere da usare per starne lontano il più a lungo possibile, come un codardo, solo per non soffrire ancora. Ricordi che, allo stesso tempo anche se soltanto per un attimo, riescono a strappargli un sorriso, per quella parvenza di felicità che ogni tanto gli mostrano. La felicità nascosta in ogni sorriso, in ogni occhiata d’intesa; in ogni notte passata sulla spiaggia a cantare ad alta voce, senza preoccuparsi di chi avrebbe potuto sentire; in ogni brivido percepito sulla pelle.
«Lei… Era bravissima a non far capire agli altri come si sentisse davvero… Non si sfogava mai, non chiedeva mai una mano a nessuno… Si chiudeva nel suo guscio, nei suoi silenzi ed io… Non sono mai riuscito a raggiungerla, non ho mai capito quale fosse la cosa giusta da fare per farla stare bene…» e ripensa a tutte le volte in cui lei non apriva bocca, restando testarda nel suo mondo fatto di niente. Ripensa a quante volte ha cercato di capirla, di leggerla; di conoscere ciò che le stava succedendo; di intuire cosa nascondessero quegli occhi trasparenti, incapaci di mostrare l’anima della ragazza. Ma non ci è mai riuscito, neppure una volta, nonostante gli sforzi.
«Era così brava che, quando ci mettemmo insieme, non mi resi mai conto di quello che aveva cominciato a distruggerla…» e ricorda ogni attimo vissuto pensando che lei stesse bene, che i suoi silenzi prolungati fossero parte del suo carattere particolare; ricorda i momenti spesi a parlare di cose frivole, quando invece lei avrebbe avuto bisogno di sfogarsi, anche solo di poco, per non soccombere, per non cadere sotto il peso che portava, per non dover affrontare da sola quell’inferno che lentamente aveva iniziato a corroderla. Un inferno che lui non è stato capace di vedere, di combattere, di mandar via. Un inferno che ha rovinato tutto.
«Era così brava che mi resi conto del suo dolore soltanto quando suo fratello mi disse che i loro genitori l’avevano mandata in un centro di recupero… E lei non mi aveva detto niente…» e subito gli torna in mente l’incredulità, il senso di colpa e d’impotenza che da quel momento gli hanno fatto compagnia giorno dopo giorno, senza che lui potesse impedirlo, senza che riuscisse a capire cosa stesse davvero succedendo. Perché per Calum era impossibile credere che la persona più importante della sua vita stesse male fino a quel punto; per lui era impensabile credere che lei non gli avesse mai detto nulla nonostante fossero una coppia da ormai un anno, che non si fosse mai sfogata con lui, neppure una singola volta. Faceva così male che, durante i mesi in cui lei rimase al centro di riabilitazione, lui quasi smise di esistere: aveva perso le forze; si muoveva per inerzia, sospinto da una corrente che non era in grado di contrastare; si sentiva svuotato di tutto. Era come se ogni cosa avesse ad un tratto perso i suoi colori, la sua luce, lasciandolo in un pozzo buio da cui non sapeva come uscire.
«Avevo pensato al peggio. Avevo creduto che non sarebbe mai uscita da quel posto, che non l’avrei più vista ridere o piangere, che quello che avevamo costruito sarebbe andato distrutto… Poi però lei uscì, e sembrava che tutto fosse tornato com’era prima: uscivamo, ridevamo, scherzavamo, andavamo al cinema come al solito, come tutte le altre coppie… Lei… Sembrava stare bene davvero… Sembrava essersi ripresa…» e ben ricorda il senso di sollievo e di pienezza nel vederla varcare la soglia di quell’edificio con il solito sorriso allegro sulle labbra. Ricorda la felicità che aveva provato nel riaverla al suo fianco dopo tutti quei mesi fatti di silenzi, di lacrime, di pugni sul muro e sul cuscino, di canzoni scritte e buttate nel cestino un attimo dopo. Ricorda la speranza che gli era nata dentro nell’immaginare il loro nuovo futuro insieme. Speranza che, in un attimo, era riuscita a cancellare il brutto periodo, le brutte sensazioni, il nero che gli aveva attanagliato il cuore fino a quel momento.
«Passarono i mesi e le cose sembravano essere tornate davvero quelle di un tempo… Lei aveva ripreso a mangiare, ad interagire, a ridere… Pareva che ciò che le era successo fosse soltanto un brutto ricordo…» e rivede le loro uscite con gli amici, piene di allegria, di vita come erano sempre state fin da quando erano piccoli; rivede la luce tiepida in quegli occhi verdi, una luce di cui non aveva mia dubitato neppure una singola volta, fidandosi ciecamente solo di ciò che vedeva, fermandosi alla superficie invece di andare più a fondo.
«Poi però le cose cambiarono…» trattiene il respiro, chiude gli occhi, stringe i pungi. Si era ripromesso che non avrebbe pianto il giorno in cui avrebbe raccontato a qualcuno quella storia. Si era ripromesso che sarebbe stato forte, che avrebbe superato tutto. Si era ripromesso che sarebbe andato tutto bene e che non sarebbe caduto, che non sarebbe andato di nuovo in pezzi. Invece sta succedendo il contrario. E lui non ha più forze per reagire.
«Era l’ultimo dell’anno… Eravamo andati sulla spiaggia con i nostri amici per vedere i fuochi d’artificio… Poco dopo la mezzanotte, lei disse che doveva andare in un posto…» e la rivede andare via, dargli le spalle dopo averlo salutato con un bacio che gli era sembrato solo di poco diverso da tutti gli altri; un bacio a cui aveva risposto come ogni volta, con tutto l’amore di cui era capace e che provava per quella ragazza straordinaria. Ricorda il «Ti amo, Cal.» che lei gli aveva sussurrato vicino all’orecchio, con la mano posata sul suo cuore; un Ti amo che per lui aveva significato molto più di quanto si sarebbe aspettato: era come se tutt’ad un tratto gli avessero regalato il mondo intero e lui lo stesse tenendo tra mani troppo malferme. Ricorda ogni singolo istante di quell’ultima notte. Ricorda soprattutto quegli occhi verdi velati da un’ombra a cui lui non aveva dato peso, pensando che si fosse sbagliato e convincendosi del fatto che la sua ragazza ormai stava bene davvero e non c’era nessun rischio di alcun tipo di ricaduta. E invece…
«Però… Lei non tornò… La cercammo per tutta la notte ma non riuscimmo a trovarla… La rividi il giorno dopo stesa su un letto d’ospedale, pallida, con gli occhi chiusi…» e ancora non riesce a dimenticare l’odore di medicinali che aveva percepito entrando in quella stanza anonima, triste, troppo silenziosa per uno come lui abituato al rumore. Non riesce a dimenticare lei, stesa sotto quelle coperte chiare, leggere, priva di quella scintilla di vita che aveva catturato il suo cuore fin da subito. Non riesce a dimenticare le lacrime, il senso di impotenza e la rabbia che avevano nuovamente preso il sopravvento dentro di lui. Una rabbia cieca, devastante, durata per un tempo troppo lungo; una rabbia che è stata in grado di distruggere tutto.
Prende un respiro; punta gli occhi verso l’orizzonte, perdendosi nell’osservare il mare tranquillo, increspato soltanto dalla brezza leggera. Si passa una mano sul viso, cercando di rimettere ordine dentro la sua testa. Ha bisogno di tutto il coraggio e la forza possibili per affrontare la parte della storia che deve ancora arrivare. Un coraggio che non crede di avere, non quella volta; una forza che probabilmente è troppo nascosta nei meandri della sua anima per essere trovata facilmente. Un coraggio che, tuttavia, riesce a trovare negli occhi della mora e che lo aiuta a compiere quell’ultimo passo.
«Suo fratello mi raccontò quello che aveva fatto… Lei… Si era buttata da una scogliera, Leti… Voleva morire, voleva smettere di stare male… Voleva farla finita senza… Senza parlarne prima con qualcuno, con me!»
Si ferma di nuovo. Non vuole continuare, non vuole scoprire quella parte del suo cuore che ha cercato di proteggere fino alla fine. Ha paura di cadere di nuovo, di sembrare debole, di perdere anche Letizia per quella vigliaccheria che l'ha portato fin lì, che non ha mai sentito sua, ma che era comoda per scappare dal dolore; che lui vuole estirpare da dentro di sé per non commettere più lo stesso errore.
«È morta davanti a me, Leti… Stavo tendendo la sua mano quando il suo cuore ha smesso di battere, quando la sua pelle è diventata fredda! Io… Non ero preparato a dirle addio, non ero pronto a lasciarla andare… Non ancora…» e si rivede in quella stanza scura, silenziosa, con le mani strette a quelle della ragazza per farle aprire gli occhi, per farla tornare indietro, per non perdere la persona più importante di tutte. Si rivede portato via da degli infermieri, strappato da quella parte della sua vita che aveva perso nella frazione di un istante, senza poter rimediare a niente di ciò che aveva sbagliato.
«Perché volevo scusarmi… Volevi dirle che mi dispiaceva di essere stato così cieco, di non averla aiutata, di non averle mai chiesto come si sentisse, cosa provasse davvero… Volevo scusarmi per non essere stato la persona di cui lei aveva davvero bisogno…» e ripensa al senso immenso di vuoto, di impotenza, di disorientamento che aveva provato. Ripensa a quanto tempo gli è servito per ricominciare a convivere decentemente con quella realtà che aveva perso ogni interesse. Ripensa a come durante i primi mesi non riuscisse più a parlare, né a provare alcun tipo di emozione. Ripensa all’ombra che era diventato e che aveva fatto preoccupare le persone che più gli volevano bene. Ripensa a tutto, Calum, e il cuore torna a fargli male, frantumandosi in silenzio in pezzi sempre più piccoli che lui adesso non la forza di raccogliere.
Si passa una mano sul viso, asciugando quell’unica lacrima che ha trovato una via d’uscita. Sospira, mentre cerca di rendere regolari i battiti del suo cuore, mentre Letizia lo stringe forte, senza dire niente, incapace di emettere qualsiasi suono, troppo preoccupata per quel ragazzo che non deve cadere di nuovo; preoccupata perché non avrebbe mai creduto che il moro avesse vissuto qualcosa di così devastante. Perché perdere la persona più importante di tutte davanti ai propri occhi porta un dolore che nessuno sarà mai in grado di descrivere.
Lo stringe come se avesse paura di perderlo, di vederlo scomparire all’improvviso. Lo stringe forte, sperando di essergli d’aiuto in qualche modo; sperando che si sfoghi ancora, che lasci andare via ciò che si è tenuto dentro per tutto quel tempo. E intanto, cerca di non piangere; di restare forte, con i nervi saldi, pronta a sorreggerlo se mai lui dovesse cadere e farsi male di nuovo. Non vuole sapere altro, ha ricevuto molto di più di quanto si sarebbe immaginata: Calum le ha aperto parte del suo cuore; e lei non potrebbe chiedere niente di più.
Calum che, in silenzio, si lascia abbracciare, si lascia cullare; lascia che l’affetto dell’altra lo rimetta in sesto, lo curi, lo tranquillizzi anche solo per poco; lascia che tutti i ricordi facciano il loro corso, fino alla fine, senza contrastarli, senza combatterli, consapevole di non poter più tornare indietro. Si ancora a Letizia perché ha bisogno di qualcuno di reale per stare bene. Ha bisogno di qualcosa di vero in cui credere per non perdere quella flebile speranza che ha ritrovato da quando la mora è entrata dentro di lui come un uragano. Ha bisogno di almeno una certezza per riprendere del tutto in mano la sua vita e farla tornare a splendere.
 
«Pensi ancora a lei?» la voce della ragazza è bassa, flebile, rotta. Proprio come lei, che non fa altro che chiedersi come Calum sia riuscito a tenersi dentro quella parte della sua vita per tutto quel tempo; che ha il cuore a pezzi per quella storia che in qualche modo le sembra familiare.
Il moro la guarda, in silenzio; gli occhi rossi, cerchiati da occhiaie molto meno marcate rispetto a qualche mese prima, il sorriso gentile e stanco sulle labbra, le dita intrecciate a quelle di lei, le lacrime che hanno smesso di scendere da qualche minuto, il cuore che ha ripreso a battere più tranquillo.
«In questi ultimi due anni non ho fatto altro… Ti ricordi la sera di Capodanno?»
Letizia annuisce. Ricorda bene quel giorno: Calum era arrivato in ritardo, quando ormai la festa era quasi finita, senza avvertire nessuno – neppure lei –, facendoli preoccupare fino all’ultimo istante. Era entrato in casa in silenzio, aveva salutato tutti con un veloce cenno della mano e le si era seduto accanto senza dire una parola. Lei non aveva fatto domande. Aveva capito che il moro aveva bisogno dei suoi spazi.
«Sono andato alla sua tomba, come l’anno prima. Sai, volevo… Salutarla…» le spiega il ragazzo, tornando a guardare il mare, perdendosi in quello specchio d’acqua che si sta tingendo sempre più del colore della notte, riflettendo quelle poche stelle che hanno iniziato a splendere.
Non aveva detto niente, lui, perché temeva che nessuno avrebbe capito. Per tutto il giorno non aveva fatto altro che chiudersi nel suo guscio fatto di ricordi, che lo avevano tormentato fino a che non aveva messo piede nel cimitero, fermandosi davanti la foto di quella persona che aveva tanti sogni, tanti progetti in mente, nessuno dei quali avrebbe mai visto la luce. Era andato lì con l’intenzione di fare come le altre volte: portarle un mazzo di rose bianche – le preferite della ragazza –, parlarle un po’ di come stavano andando le cose, salutarla e darle l’appuntamento per l’anno seguente. Eppure, quella volta, non aveva fatto niente di tutto ciò.
«Ho trovato qualcuno di davvero importante e non voglio fare lo stesso errore.» aveva detto; il cuore in mano, i brividi che gli correvano lungo ogni singolo millimetro di pelle, la voce bassa e spezzata, gli occhi velati da un leggero strato di lacrime che a stento era riuscito a tenere a freno.
«Grazie di tutto. Sono felice di averti avuta nella mia vita.» si era limitato a salutarla così, con il sorriso tranquillo di chi ha capito che forse è meglio andare avanti, invece di restare costantemente ancorato al passato. Con il sorriso di chi spera di essere riuscito a voltare definitivamente pagina.
«È stata l’ultima volta.» finisce di raccontare, cercando poi gli occhi di Letizia e sorprendendosi nel vederli sbarrati, lucidi, carichi di un’emozione così profonda ed intensa che Calum non sa proprio come agire, bloccato da quella stessa intensità che non aveva mai visto negli occhi di altre persone.
La ragazza non dice niente. Si limita a stringerlo ancora, a baciargli la fronte. Non è gelosa di ciò che il moro ha fatto, non è arrabbiata con lui. Solo che… Si sente impotente, completamente. Vorrebbe tanto essergli d’aiuto; vorrebbe fare qualcosa di concreto, tangibile, per farlo stare meglio. Però sa di non esserne capace; sa che per superare qualcosa di simile ci vuole tempo; sa che non deve forzare niente, che deve essere paziente e sperare che le cose si risolvano nel miglior modo possibile. Perché non vuole più vedere il maggiore in quello stato: non vuole più vederlo con gli occhi vuoti, tristi, distrutti come pochi minuti prima. Non deve permetterlo.
«Leti?» la chiama lui ad un tratto, catturando la sua attenzione e facendola sorridere.
«Cosa c’è?» chiede la ragazza; le labbra di nuovo sulla fronte dell’altro, mentre sente le lacrime pungerle gli occhi; lacrime che non vuole lasciar andare per niente al mondo.
Calum la abbraccia forte, nascondendo il viso nell’incavo del collo di lei, inspirando il suo profumo dolce, calmandosi nel sentire il battito del cuore della ragazza anche attraverso la stoffa. La abbraccia; e sa che non può chiedere altro; sa che Letizia è la cosa migliore che potesse capitargli. È grazie a lei se non è caduto, se è riuscito a resistere, se ha capito almeno in parte cosa sia giusto fare. È grazie a lei se sta tornando a vivere. E sa che non potrà mai ripagarla abbastanza per tutto quello che ha fatto e che sta continuando a fare, a donargli, senza rendersene conto fino in fondo. È felice di essersi innamorato propri di lei. «Grazie. Di tutto.»
Letizia si irrigidisce, solo un attimo, prima che l’altro le baci la fronte e la guardi negli occhi.
E lei sorride, mentre il cuore quasi le esplode nel petto per quella gioia inaspettata che sente dentro.
«Grazie a te.»
Poi lui la bacia, piano. Ed entrambi sanno che non potrebbero chiedere niente di più
.





Letizia
Bella gente, ciao! <3
Nuovo sabato, nuovo capitolo tutto per voi!
Capitolo che, come avete ben notato, è incentrato sui nostri Lalum e soprattutto... *rullo di tamburi, grazie* ... Sulla storia di Cal! (della serie "Ma 'na gioia" - diciamocelo, questa storia è il "Mai 'na gioia" perenne, ahahah ;)).
O almeno, una parte di tutto ciò che il nostro bassista preferito ha dentro *^*
Che ve ne pare? Dai dai, fatemi sapere, che sono curiosa!
Piccolo indizio: se pensate bene, trovate un collegamento ulteriore con qualcosa che sappiamo già u.u
Adesso scappo, ma ci sentiamo presto, promesso!
Un bacione e, come sempre, grazie per tutto quanto! <3
Vi voglio davvero troppo bene, Letizia <3
   
 
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