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Autore: sognandolestelle    04/09/2016    0 recensioni
L'amore é fragile come un fiore e profondo come il mare: basta una sola parola, una soffiata di vento forte, per fargli cadere tutti i petali e lentamente farlo appassire; eppure basta un solo tocco per scatenare un'intensa ed imprevedibile tempesta.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera prima sono stata sveglia tutta la notte, ansiosa e eccitata di partire in vacanza per Londra, ho osservato a lungo le stelle brillare intensamente, mentre un vento fresco mi sollevava i capelli biondi dal viso.
Ho sempre amato le stelle, ma quella notte non erano state solamente dei puntini luminosi, le ho viste per ciò che erano realmente: delle luci in cielo che con la loro forza e voglia di risplendere più intensamente delle altre, scalfivano con i loro raggi argentei tutta l'oscurità che le circondava.
Mi sono chiesta se anche l'uomo fosse così, se anche lui circondato solo da tenebre avrebbe avuto la loro stessa forza di brillare malgrado tutto intorno a lui sia oscurato dal dolore, se pure lui, come le stelle avrebbe continuato a lottare per, chissà, lasciare le tenebre del cielo notturno per cadere sulla terra e ricominciare daccapo.
Penso a questo mentre saluto mamma e papà con un bacio, soffermandomi su come loro abbiamo brillato sempre per me, malgrado tutto il dolore che sicuramente avevano sopportato.
Nel frattempo cerco di buttare vestiti a casaccio nella valigia, Luke, mio fratello più grande mi osserva ridendo.

-Che cosa c'é?- chiedo un po' scocciata, osservandolo però divertita.

-Nulla, fai ridere quando sei agitata.-

Sorride mostrando una fila di denti perfetti ed enfatizzando così la fossetta che ha appena sopra l'angolo della bocca. Ho sempre pensato che mio fratello fosse un bel ragazzo, con i capelli biondo cenere tagliati corti e un piercing rotondo all'angolo del labbro inferiore. É alto e piuttosto magro.
Eh sì, sono agitata e chi non lo sarebbe al posto mio? Insomma, é la mia prima vacanza senza genitori e senza mio fratello da cui dipendere, sola con il mio migliore amico, Ty.
-Ti aiuto- si offre poi, iniziando a piegare i vestiti sparsi che avevo buttato sul letto.

Luke é il precisino della casa, la sua camera ordinatissima rispecchia la sua personalità definita. Piega con cura i vestiti e li mette nella valigia.

-Vedi che ora ci sta tutto?- sorride di nuovo, facendomi nel contempo un dolcissimo occhiolino.
In poco tempo sono pronta, la valigia in mano.
Per il viaggio avevo optato per un paio di jeans comodi e converse ma mia madre aveva insistito per un bel vestito azzurro, che risalta il colore dei miei occhi.


Dò un'occhiata allo specchio alle pareti di camera mia; di solito non mi piace guardarmi riflessa ma questa volta sono curiosa di vedere come mi sta il vestito. É attillato in vita e si apre leggermente all'altezza dell'ombelico, risalta il mio corpo magro e le mie gambe lunghe.
Mamma aveva insistito per un paio di tacchi azzurri ma io avevo rifiutato: sono già alta e poi in aereo preferisco indossare scarpe comode, come un paio di ballerine.
-Jessie, Tyler ti aspetta di sotto!- Luke mi avvisa, osservando dalla finestra il ragazzo dai capelli biondo cenere, quasi castani. Di qualche anno più grande di me.

-Arrivo!- grido per farmi sentire.

-Sta attenta sorellina, ti voglio bene- Mio fratello mi stampa un bacio sulla guancia, la sua dolcezza mi lascia ancora una volta senza parole: noi non siamo i classici fratello e sorella che bisticciano da mattina a sera, non lo siamo mai stati da quando eravamo piccoli, ci siamo sempre voluti bene e ci capiamo perfettamente a vicenda.
-Ciao tesoro- papà si china per darmi un bacio sulla fronte e mi abbraccia forte, circondandomi con le sue calde e familiari braccia.

Saluto anche mia madre con un abbraccio, poi scendo di corsa le scale.
-Hey Jessica!- mi saluta Tyler.

Mi sporgo per dargli un bacio sulla guancia -Ciao Ty!-

Il sole mattutino rivolge i suoi caldi raggi sulla chioma del ragazzo, creandovi riflessi color caramello e marcando ancora di più la linea quadrata della mascella.
-Lascia la porto io- dice poi, riferendosi alla valigia.

Gli sorrido e insieme ci dirigiamo verso la sua macchina.
Pochi minuti dopo, forse una ventina, siamo all'aeroporto. Consegno le mie valigie ad una signora con i capelli ricci rossi ed una maglietta azzurra al check-in e afferro il biglietto che mi tende.

-Posto ventitré e ventiquattro, l'imbarco avverrà tra venti minuti-

La ringrazio e insieme a Ty mi dirigo verso la zona dell'imbarco.

Ho ancora un po' di tempo, così decido di andare velocemente in bagno, mentre Ty si offre di ordinare un caffè e una cioccolata (naturalmente per me) dal bar antistante.

Mi dirigo verso i bagni femminili, il bagaglio a mano sotto spalla.
Cerco di seguire le indicazioni, svolto a destra e poi a sinistra, taglio la curva a gomito, quando ad un certo punto urto contro qualcuno.

-Mi scusi- imbarazzata alzo lo sguardo verso la povera vittima della mia goffaggine, incontrando due bellissimi occhi verdi e un volto giovane e angelico. Il ragazzo vanta una chioma riccia castano scuro, la pelle abbastanza chiara e un corpo molto formato, con i muscoli messi in evidenza dalla canotta nera e da un paio di jeans skinny dello stesso colore. É bellissimo, eppure i suoi occhi verdi sono così distaccati e di una tale freddezza che mi fa rabbrividire.

-E sta' attenta a dove metti i piedi!- mi urla contro.

Ha la mascella contratta, sembra seccato, le labbra serrate in una linea sottile. Sorpresa dal suo atteggiamento poco cortese, abbasso lo sguardo, accorgendomi subito che sul pavimento piastrellato di azzurro sono sparpagliati diversi fogli.

Il ragazzo si china a raccoglierli, imprecando a bassa voce, ma abbastanza forte perché io lo possa sentire.
-Lascia che ti aiuti- mormoro, chinandomi a mia volta per aiutarlo.
Inizio a prendere un paio di fogli, cercando di metterli in ordine. Incuriosita, ne giro un paio, riconoscendo denunce penali.

-Sei stato arrestato dalla polizia?- domando, improvvisamente timorosa.

-Questi non sono affari tuoi- mi riprende scocciato -Lascia stare i miei fogli e stammi lontana.-
É bellissimo quanto irritante e scontroso.

Mi strappa dalle mani i fogli che avevo cercato di mettere in ordine e se ne va, le lunghe gambe fasciate nel tessuto nero che si affrettano in passi veloci.
Mi alzo in piedi, scrollo noncurante le spalle e spolvero il vestito, poi mi dirigo in bagno.
-Grazie mille- ringrazio Ty per la cioccolata calda. Assaporo il gusto dolce della bevanda mentre il liquido denso mi scende lungo la gola, scaldandomi nel profondo.

-Ma figurati- sorride -il volo parte tra poco, ci conviene andare-
 
Adoro quando l'aereo decolla, la sensazione della potenza del motore sotto i miei piedi, il momento in cui accelera e poi la sensazione di vuoto e di impotenza quando finalmente ci si trova per aria.
Mi aggrappo con tutte le forze al sedile e alla mano di Ty, mentre la potenza dell'aereo mi spinge contro il sedile.

-Wow- sospiro, osservando dal piccolo finestrino come in pochi secondi la città di Oxford diventa sempre più piccola.

-Bello vero?- Ty si é piegato su di me, per vedere meglio il panorama dal piccolo finestrino. Una ciocca di capelli dorati gli scende sulla fronte, nascondendo in parte i suoi bellissimi e caldi occhi color ghiaccio.
-Allora, cosa faremo a Londra?- domando quando il volo dell'aereo si é stabilizzato.

Io e Tyler abbiamo progettato di visitare la famosa città britannica ormai da mesi, non vedo l'ora di godermi la vacanza e visitare gli edifici e le piazze più famose!

-Il Big Ben!- Ho sempre voluto vederlo!- esclama Ty, eccitato almeno quanto me.

-Io non voglio perdermi Madame Tussaud!- replico sorridendo.
-Gentili passeggeri, qui é il capitano Morris che vi parla, c'é una tormenta in arrivo e perciò il volo sarà piuttosto turbolento. Vi preghiamo di rimanere seduti con le cinture allacciate. Assicuratevi che il sedile sia in posizione verticale. Ci scusiamo per i disagi e vi auguriamo buon viaggio.- la voce del capitano rimbomba dagli altoparlanti, tacendo all'istante il vociferare dei passeggeri.

-Speriamo non sia nulla di grave- sento la paura assalirmi, una sensazione di freddo che mi percuote le membra.

La mano confortante e familiare di Ty mi stringe all'istante il braccio.

-Vedrai che non sarà nulla- cerca di rassicurarmi.

L'aereo sussulta violentemente, spingendoci uno contro l'altra. La mia faccia urta dolorosamente contro il finestrino, sento un liquido caldo scorrermi lungo la tempia, per poi raggiungere lo zigomo; chiudo gli occhi, sperando che passi.

Mi volto poi verso Ty, subito mi accorgo che c'é qualcosa che non va: il corridoio dell'aereo é illuminato da tante minuscole luci che indicano le uscite di sicurezza.
Luci rosse e blu lampeggiano, illuminando i tratti tesi e spaventati dei nostri visi e rendendo tutto sempre più inquietante.

Gli altri passeggeri sono confusi almeno quanto me, alcuni hanno ferite aperte sulla testa, altri bracci in posizioni strane, sento un conato di vomito premere nella mia gola, cerco di deglutire e di non pensare a tutto quel sangue.


Vedo una bambina piangere sotto shock sul corpo immobile di una donna, probabilmente sua madre, riverso a terra. Nel migliore dei casi la donna é svenuta ma ha una grave ferita alla gamba e alla testa e perlopiù perde molto sangue, liquido scarlatto che forma una pozza sotto di lei.
Una mano afferra la piccola bambina, portandola in braccio, riconosco all'istante la chioma riccia e selvaggia: è il ragazzo dell'aeroporto!
Tiene la testa della piccola premuta contro il suo petto, quasi a volerla proteggere e allo stesso tempo nascondendole quell'orrendo scenario.
Traballando sulle sue stesse gambe a causa degli scossoni, cerca un posto libero e si siede, proteggendo la bambina con il suo stesso corpo.
É uno spettacolo spaventoso e orribile vedere come i diversi individui reagiscono quando si trovano di fronte ad una situazione di pericolo: il personale di servizio si affaccenda qua e là, chi sposta le persone a terra, chi cerca di mettersi in salvo come può, alcuni passeggeri piangono sommessamente, altri urlano, mentre chi ancora é sotto shock.

Io non reagisco, sono troppo terrorizzata anche per muovere un solo muscolo.
L'anta sopra di me si apre, ne esce una mascherina, cerco di indossarla il più velocemente possibile e mi assicuro che anche Ty l'abbia messa, dò un'occhiata al finestrino, curiosa ma anche spaventata di sapere cosa realmente sta accadendo.

Quello che vedo mi fa gelare il sangue: nuvole nere si ammassano all'orizzonte, fulmini bianchi saettano nel cielo, illuminando per un breve istante il cielo plumbeo e rendendo il tutto ancora più inquietante e minaccioso, sempre più vicini.

Solo ora mi accorgo che un fulmine ha colpito un'ala del l'aereo che ora fuma, riesco a vedere le fiamme innalzarsi verso quel cielo cupo, non mi sono mai sembrate così belle eppure così pericolose.
Mi volto terrorizzata verso Ty, é sveglio ma ha una ferita su una gamba, i suoi occhi sono spalancati, le pupille scure dilatate.
Poi iniziamo precipitare, l'aereo scende in picchiata verso il buio, verso il nulla. Mi aggrappo con tutte le forze al sedile davanti e appoggio la testa sulle gambe, proteggendola con entrambe le braccia come ho visto fare tante volte nelle dimostrazioni.
Sento il braccio di Ty stretto attorno al mio corpo, mi sta proteggendo.
Scendiamo in picchiata per un tempo che mi sembra interminabile, sento le urla dei passeggeri perforarmi le orecchie, ma io sono paralizzata dalla paura, apro la bocca in un urlo silenzioso quando vedo la terra avvicinarsi sempre di più.
Un rumore sordo, sbatto la testa contro una delle pareti, violentemente.
Poi il nulla.
 
   
 
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