Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: tixit    04/09/2016    1 recensioni
Piccole storie sul filone di "Loki e Basta". Loki aspetta un bambino e decide di cambiare aria per un po'.
Non so ancora quante. Le inserisco in una raccolta, almeno si fa prima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Thorki on the rocks'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Passato, presente ed un incerto futuro

Arrivarono al Santuario, che poi era una Scuola ed un Rifugio aperto a tutti, ma proprio a tutti, anche se in terra degli Jotun: sorgeva nella loro zona temperata, dove le stagioni sembravano ondeggiare tra autunno ed inverno, intervallate da una brevissima estate.

La costruzione era tozza e non particolarmente imponente, anche se, con quelle pietre scure, levigate dal tempo e dal vento, incuteva rispetto.
Il portone, di uno strano legno bluastro, si schiuse, e ne uscì un Maestro, che indossava una tunica incrociata sul petto, di un azzurro polveroso, con dei ricami di fiori chiari - Loki si stupì per la delicatezza del disegno sulla stoffa, indossata da un corpo decisamente maschile. Thor non avrebbe approvato - lui vestiva di ferraglia e di rosso.
Tutti si zittirono e il Maestro, con voce roca, pose la domanda rituale - perché erano venuti, cosa cercavano?

Loki cercò di mascherare l'orrore: e così quello era uno Jotnar, il mostro delle loro favole da bambini, quello di cui avere paura perché ti avrebbe mangiato, una delle bestie che suo fratello si divertiva ad uccidere, di nascosto da Odino, l'animale che Thor si era scopato fino a saziarsene per poi passare al boccone successivo, la bionda Gissa, che non aveva ancora imparato cosa volesse dire "no".

Rimase in silenzio, mentre gli altri si producevano in un coro di voci ed accenti discordanti - cosa avrebbe dovuto mai dire? Che era lì anche perché lo disgustava sapere chi era? Che voleva vedere un altro mostro un po' più da vicino? Che voleva capire cosa diavolo portava dentro di sé? Che voleva sapere perché non se ne era sbarazzato?

Intanto lo Jotnar - non un vero gigante secondo le favole, anche se un uomo decisamente alto, indubbiamente di un'altra razza rispetto agli Aesir - stava sorridendo con pazienza. Poi disse “Questa è la riposta che pensate di dover dare a me, per farmi contento, ma vi sfugge che a me non importa affatto ciò che state cercando davvero. Non mi in teressa per nulla - a me interessa solo non perdere il mio tempo.”

Li soppesò tutti con lo sguardo e quando arrivò a Loki si fermò incuriosito. Lo osservò a lungo, meditativo, poi lo sguardo gli si indurì, come se fosse giunto ad una conclusione che non gli piaceva affatto.

“Chi cerca solo asilo è comunque benvenuto per il tempo necessario, chi cerca altro verrà valutato e quindi accettato o respinto.”

Il portone si richiuse quasi senza far rumore ed i giovani si sedettero pensosi.

“Non ci prenderanno tutti, è chiaro, faranno una scelta…” mormorò uno di loro, un tipo muscoloso che a Loki sembrava suo fratello, uno di nome Sigeric, gli pareva “Prenderanno solo i migliori. Tanta strada per tornare indietro… non so se avrei il coraggio di ripresentarmi a casa mia. Mio padre…”

Loki non disse nulla, la mascella serrata e la vergogna nel volto: gli era parso che la distinzione fosse stata ribadita apposta per lui, indegno di una educazione magica avanzata, ma forse degno di una elemosina. Il Maestro forse sapeva? Aveva intuito? Ancora non si notava, forse lo avrebbe notato chi lo aveva conosciuto prima - era sempre stato magro, ricordò con imbarazzo le mani di suo fratello che gli sfioravano, ammirate e golose, il ventre teso - ma qui lo sapeva solo Angrbodhra… o lo sapevano tutti?
Si sentì diventare scarlatto - lui, il Drago Verde, era solo uno scherzo di natura, un incrocio di razze e un Ergi… una puttana no, nessun suo bacio era mai stato pagato, e aveva avuto un solo amante - il che probabilmente, invece di aggiungere almeno un qualcosa di positivo a tutto quel suo disastro, faceva di lui un patetico illuso, solo come un cane.

Angrbodhra poggiò una mano sulla spalla di Loki “Dovremmo accamparci, dai dammi una mano… se hai piacere, intende...”

Loki annuì. “Vuoi costruire un rifugio per la notte?”

“Io vengo da un posto caldo,” replicò l’altro con un sorriso imbarazzato, “in teoria so cosa dovrei fare, ma in pratica…” alzò le spalle rassegnato.

Loki sogghignò, sentendosi improvvisamente leggero: questa era l’occasione per ricambiare almeno un poco della gentilezza del suo compagno di viaggio e dimostrare di non essere solo un mendicante.

“Possiamo cercare un rifugio? come una caverna?” chiese educatamente.

“No,” gemette Sigeric "non possiamo allontanarci dalla vista del Santuario. Se non siamo visibili per più di tre ore allora vuol dire che abbiamo rinunciato, anche alla richiesta di asilo.”

“E come fanno a saperlo, di grazia?” ribatté Loki irritato, "Vuoi dire che ci stanno osservando uno per uno, prendendo nota di cosa facciamo, e che decideranno se accettarci o meno, in base a come sopravviveremo al freddo della notte?"

“Avresti un suggerimento per i Maestri?” chiese Angrbodhra con un sorrisetto divertito,"preferiresti scegliessero solo i più degni? Da un punto di vista morale?"

“Oh per niente!" tagliò corto Loki dirigendosi verso il bosco, "Alla fine se il criterio fosse sul merito, tutti protesterebbero perché nessuno vuole sentirsi indegno... oltre che escluso, si intende." sospirò "E' più semplice per tutti essere respinti per un motivo stupido - per esempio non sapere stare in piedi su una gamba sola per più di trenta minuti..." Si sistemò per bene il mantello e poi aggiunse "E poi sono stanco di giudizi in base all'onore - l'onore mi ha ben stufato! per una volta è più divertente se il giudizio è una gara per costruire il rifugio più sensato... almeno è qualcosa che serve davvero ."

Angrbodhra sorrise e scosse la testa "Beh certo l'onore dipende da usi e costumi... può succedere di non essere d'accordo, ma la differenza tra morto di freddo durante la notte e sopravvissuto ha un qualcosa di inequivocabile, con un respiro universale... detto ciò, ma dove stiamo andando?"

“Per un rifugio serve della legna - o una cava di pietra... se qui ci fosse mio fratello cercherei una cava, ma visto che siamo solo noi due, un bosco andrà benissimo, credimi..."

“Tuo fratello è un tipo muscoloso?"

“Puoi dirlo forte!" poi tacque rattristato - suo fratello era stato così delicato con lui, quella sera in cui lo aveva baciato senza fretta, dicendogli tutti i suoi nomi... forse sarebbe stato suo diritto sapere. Ma suo fratello andava a caccia di Jotun come gli altri andavano a caccia di lepri e fagiani, non gli pareva il caso cercare di spiegargli un qualcosa che non era chiaro nemmeno a lui - non aveva la minima idea di come avrebbe preso la cosa.
E poi si scopava Gissa e questo, a suo avviso, diminuiva, e pure di parecchio, il diritto di Thor ad impicciarsi dei fatti di Loki.

Sbuffò e ringraziò dentro di sé Tyr, l’Istruttore, che, da bambini, li aveva portati nei boschi, sui monti vicino ad Asgard, e poi li aveva intenzionalmente persi più di una volta nel gelo dell’inverno, nella secchezza senz’acqua dell’estate e sotto le piogge dell’autunno - un gran bastardo, ammettiamolo; Loki era certo che, dentro di sé, il guerriero godesse nel rimettere al loro posto due principini viziati.

La prima volta era stata con lui e Thor da soli. Ci avevano messo un’ora a convincersi che nessuno sarebbe venuto a riprenderli, scusandosi per l’increscioso equivoco, e omaggiandoli, con una riverenza, di una bella fetta di pane burro e miele.
La coscienza che avrebbero dovuto cavarsela da soli, richiamando alla mente ogni lezione che Tyr gli aveva impartito, era scesa su di loro, lentamente, lasciandoli senza fiato - il mondo quindi non era giusto! E non girava affatto attorno a loro due.

Thor era stato furibondo, al principio: avrebbe preferito che lì con lui ci fosse stata Sif, che almeno, con tutto che era femmina, non era inutile quanto quella mezza sega di suo fratello minore - Loki ripensò con stupore al dolore che aveva provato quel giorno: lui adorava suo fratello, lo aveva adorato fin da piccolo... anche ora. Distrattamente si sfiorò il ventre provando un brivido: non era diventato scemo in una notte senza la luna, decise, quando Thor lo aveva baciato per la prima volta... lui scemo lo era sempre stato, almeno... per quanto riguardava quella specie di bue che non era affatto suo fratello.

Quella volta ci avevano messo un giorno intero, fatto di battute caustiche e spintoni - Thor da ragazzino restava privo di risposte adeguate molto in fretta - e Thor ci aveva quasi rimesso un dito mentre cercava di usare un oggetto ignobile come un coltello per tagliare un ramo (era fissato con i martelli fin da piccolo, Loki sorrise, quasi, con tenerezza).
Un giorno c’era voluto, prima di accettare che avrebbero dovuto per forza collaborare per uscirne. Un giorno intero!

Con Angrbodhra, sospettò, la parte degli spintoni l’avrebbero saltata - il suo compagno di viaggio non gli sembrava il tipo da strofinargli la faccia nella neve, se si fosse offeso: era più che in grado di verbalizzare il suo disappunto.

“Dai cerchiamo dei rami. Possiamo anche sopravvivere ad un giorno senza mangiare, ma non ad una notte al freddo. E qui c’è pure vento.”

Angrbodhra annuì e lo ascoltò fiducioso.
Dopo qualche minuto Loki lo osservò mentre si muoveva tra le piante, sentendosi più che soddisfatto: l’altro, una idea teorica su cosa servisse, ce l’aveva, se gli spiegavi, capiva in fretta e, per quel che gli mancava da capire, si arrangiava benissimo.
Raccolsero le foglie facendo attenzione - fu grazie ad Angrbodhra che non presero, per il giaciglio, il Graffio del Fuoco, una pianta velenosa di Jotunheimr, allergizzante al contatto: non per nulla ad Angrbodhra interessavano le pozioni, più che l’uso del seidhr.

Calcolarono due ore per ogni sortita, in modo di non violare le regole del Santuario, e poi con calma costruirono un rifugio per la notte - non lontano dal suo muro di pietra, per via del calore, su un lato che prendesse il sole e si scaldasse, con l’apertura che non fosse nel senso del vento (ricordo con orrore quella volta che il vento aveva abbattuto il rifugio ed avevano dovuto dormire abbracciati dentro il tronco di una vecchia quercia).

Loki, dentro di sé, ebbe un pensiero gentile per Tyr: restava un bastardo, anzi un gran bastardo, ma, se aveva girato almeno un pochino per i fatti suoi, era anche stato perché sapeva che nessuna situazione in cui si sarebbe cacciato da solo poteva esser peggiore di quelle in cui lo aveva cacciato quel grandissimo pezzo di escremento di pentapalmo, fin da quando lui era bambino.

Accesero il fuoco giusto per scaldare le pietre e metterle poi all’imboccatura del rifugio.

Loki non aveva fame, ma si sforzò di mangiare qualcosa, poi, prese il coraggio a due mani e glielo chiese, arrossendo, ma solo dentro di sé.

“Non ti imbarazza?”

“Cosa?”

“Dormire abbracciato ad un uomo…”  

Angrbodhra fissò il ventre di Loki e sogghignando rispose: “Mi pare che non sia una esperienza a cui tu sia nuovo...”

Loki arrossì.

“O vuoi dirmi che non sei il tipo da coccole?”

Loki non disse nulla, avrebbe voluto rispondere con cattiveria, ma gli era tornato in mente Thor, una sera che lo aveva abbracciato, chiedendogli di non andarsene subito, ma di restare a dormire ancora un pochino, lì, accanto a lui, in quello che - che ingenuo! - allora gli era sembrato un incastro perfetto.
Lo stesso di Sif, per la cronaca, e pure di Gissa - magari pure le stesse parole - il fatto era che Thor si incastrava con tutte. E probabilmente Gissa era solo la punta dell'iceberg, chissà con quante altre... che vergogna, non ci voleva nemmeno pensare! E con tutti questi ventri fertili, quel grandissimo bestione di suo fratello, proprio col suo aveva dovuto far centro?

“Ormai direi che lo sfracello peggiore lo hai già fatto…” continuò Angrbodhra, magnanimo - era chiaro che lo stava prendendo in giro. “ Per un po' non potrai fare nulla di più rilevante di quanto hai già fatto... di cosa hai timore?”

 

“Parlavo per te” ribatté piccato.

 

“Non conosci molto degli usi della gente di Musspelheimr…” Angrbodhra rise e poi lo attirò accanto a sé “ho freddo, Loki.” la voce era seria “Dico davvero. Di cosa mi dovrei imbarazzare?” poi abbassò la voce in tono confidenziale “Certo che se tu proprio insisti…”

 

Una gomitata nelle costole gli fece interrompere la frase, ma non si arrabbiò, anzi si mise a ridere divertito - gli Aesir erano proprio delle zitelle perbeniste quando si trattava di sesso!
Ma chi diavolo aveva educato Loki, si chiese, per ottenere quel bel risultato? un mago in gamba, che ad un certo punto decideva di andarsene in giro per il mondo, armato di un barattolo di miele e con un problema che non si sarebbe risolto da solo. Un simpatico folle con una pagnotta nel forno, che faceva incantesimi per scivolare lungo una discesa...

Fu allora che Loki si accorse che le mani di Aghrboda era rosse e, con delicatezza le prese tra le sue - erano gelate
“Non devi strofinarle con la neve,” disse irritato, “e nemmeno avvicinarle troppo al fuoco… lascia che si scaldino lentamente tra le mie…” soffiò sulle sue mani un incantesimo e sogghignò con aria di sufficienza - Angrbodhra vide anche quello che Loki non avrebbe voluto lui vedesse, che oltre al sogghigno, se uno cercava bene negli occhi, trovava pure un sorriso.  

Così mormorò “Si, mammina” e lo lasciò fare; solo si chiese perché il compagno di Loki lo avesse lasciato andare in giro da solo - perché, se lo augurò per Loki, un compagno doveva esserci da qualche parte: i bambini non si facevano mica da soli. Lui, al suo posto, se lo sarebbe tenuto a casa - il seidhr poteva aspettare, per le Norne!
E se il compagno era stato riluttante - uno stronzo, insomma, perché Loki era in gamba e pure carino il che non guastava, e se poi non era tanto "abile" in quel campo, si sa come si dice no? la pratica rende perfetti - avrebbe dovuto pensarci il fratello di Loki a costringerlo ad essere presente, viste le circostanze. Da quel che diceva Loki, suo fratello doveva essere un gran bel ragazzone, pieno di muscoli, uno che, come cognato e, in ogni caso, come zio, incuteva un certo rispetto.
Non sapeva poi molto sugli Aesir da quel punto di vista, non lo avevano mai attirato più di tanto né i loro uomini, né le loro donne, ma, davanti ad un bambino, per le Norne!

O forse il compagno sarebbe venuto con calma più avanti, per trovarsi un lavoro al villaggio, e scoparselo nei giorni in cui erano liberi di andarsene in giro.

A meno che Loki non fosse stato un po’ come la sua mamma, la donna che forse partoriva bébé di razze diverse e non se ne crucciava: un tipo distratto, insomma, intento a correre allegramente di fiore in fiore.


Ma, sospirò, anche questa ricadeva tra le domande che proprio non si possono fare. Non poteva certo chiedergli se lui sapeva chi fosse il padre del suo bambino, o se era una di quelle faccende per cui sarebbe stato meglio parlare con una veggente. Non poteva. Non con uno alto quanto Loki e più che capace di stenderti con un pugno.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: tixit