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Autore: Racconti del Inesistente    04/09/2016    2 recensioni
[É consigliato leggere prima "Dear Holly"]
Allora ecco il secondo racconto scritto di mio pugno per voi miei cari lettori.
La storia, una fiction a più capitoli, parlerà di un uomo che ha perso tutto ritrovandosi in mondo di cenere, polvere e distruzione e senza memoria alcuna.
A questo punto immergetevi in questo mio piccolo racconti estratto dalla serie: "Racconti del Fallen World"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti del Fallen World'
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Camminavo lentamente mentre il mio sguardo transitava da una parte all'altra e la cenere vulcanica scendeva come pioggia sulle rovine di quel che era la mia città. Immagini confuse mi vorticavano dinanzi mentre frasi senza alcun senso logico risuonavano al mio orecchio creandomi una forte emicrania.
I miei passi, lenti e tremolanti, facevano sembrare quasi fosse la prima volta che camminavo, infatti dovetti sostenermi alle rovine di quella che era una vecchia cattedrale pur di non cadere.
Lo spettacolo dinanzi a me era tremendo, cadaveri riversi a terra come se stessero dormendo, edifici che ardevano ancora di minacciose fiamme e spirali di fumo che si ergevano come colonne per sostenere il plumbeo cielo.

Nella distruzione, io mi sentivo perso e al medesimo tempo a casa.
I miei ricordi erano frammentati senza alcun punto fisso costante, ricordavo le strade che stavo percorrendo, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, ma non ricordavo quando ci fossi passato.
Ci passavo per la prima volta ma a occhi altrui sarei sembrato come se le strade fossero parti integrante di me, nonostante il degrado e gli edifici crollati i miei occhi ricordavano una città fiorente in pieno sviluppo con i suoi grandi palazzi ormai ridotti ad un mucchio di polvere e rocce.

Nonostante il mio passo a tratti zoppicante, in poco più di un paio d'ore ero riuscito a raccogliere delle scorte di pane, raffermo purtroppo, un po' di carne e della frutta secca.
Grazie al mantello con cui mi coprivo, potei nascondere i viveri dai Bloodhound, che mi sfrecciarono dinanzi, canidi dal manto nero ricoperto di macchie vermiglie e dal corpo longineo che si spostavano in branchi di 6 o 7 per tutte le rovine delle città.
Appena fuoriuscirono dalla mia visuale e possibilmente anche dalla zona, riemersi da un tombino sotto la strada.
Certo avrei potuto continuare per le fogne ma un brivido mi partiva dalle ossa al solo ripensar a quel fetido luogo. Quindi ripresi il cammino verso il mio punto di partenza, il luogo in cui mi svegliai dal sonno di quella che era la mia vita precedente, la Cattedrale di Rogarh.

La struttura era simile a qualsiasi cattedrale ma era assai più grande, essendo quella principale ed al centro della città, solo che ora solamente la facciata era rimasta in piedi, infatti si poteva considerare una chiesa "aperta" a tutti.
Un piccolo ruggito mi richiamo dai miei pensieri mentre la luce illuminava la zona dell'altare in cui ero sistemato, uno dei pochi posti dove la luce del sole filtrava dallo scuro cielo.
Guardavo il cielo e la città mentre gustavo il mio panino dal sapore stantio ma che mi riempì lo stomaco.
Alle mie spalle giaceva in uno stato di semi coscienza una delle creature più maestose che neppure il mio io passato, da quel che riuscivo a capire da quei frammenti di memoria, avesse mai visto.
Dalle narici del muso da rettile emetteva una leggera coltre di finissimo polvere di cristallo, creste di un cristallo denso partivano dalla nuca si ergevamo sul corpo fino alla coda. Il resto del corpo era coperto dalle grandi ali rivestite da lastre di cristallo fragile quanto scintillante.
La fissavo con ammirazione e rispettoso timore, in fondo era solo merito di quel rettile cristallino se potevo considerare un posto sicuro.
Avendo finito il mio pasto stavo per dirigenti a controllare l'esterno quando senti il rumore di passi ed non era di un uomo solo.

«Forza forza!! Hanno detto che la Bestia si trova qui!!»

Diedi una sguardo verso il mio amico rettile che dormiva calmo, incurante del pericolo imminente.
Il rumore dei passi aumento mentre si sentiva il rumore metallico di armi sbattere sulle cinture, sul pavimento o una contro l'altra.
Il panico si impossessò di me e cerca da una parte all'altra una via di fuga. La cripta!! Di certo lì non avrebbero mai cercato e poi la loro preda non ero io.
Mi fermai istantaneamente quando ci arrivai, mentre un dolore al petto mi coglie impreparato ma non era un dolore fisico... No, non lo era.
Fissai il rettile dalle ali cristalline per infine deglutire sapendo cosa mi accingevo a fare.

   
 
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