Cosa
succede dopo che Kate lascia Hans in
groppa al mammut? Fanfiction per chi ha giocato ai tre capitoli della
saga Syberia - L’avventura di Kate
Walker.
DOPO
L’ADDIO
Addio Hans.
Lo guardavo scomparire in groppa al mitico
animale. I mammut. Syberia.
Tutto adesso sembrava irreale,quasi come un
sogno. Seguii Hans con lo sguardo sino a che non sparì
completamente dalla mia
vista. Scendeva una pioggerellina fredda.
Mi asciugai le lacrime che non ero riuscita
a trattenere e sospirai. Cosa avrei fatto adesso? Fosse stato per me,
sarei
rimasta lì tutta la vita. Là in cima a guardare
quel meraviglioso paesaggio
tanto cercato.
Hans aveva finalmente raggiunto il suo
scopo,avverato il suo sogno da bambino,adesso avrebbe potuto essere
felice.
Hans…non gli sarò mai abbastanza grata per avermi
trascinata nell’esperienza
più indimenticabile di tutta la mia vita. Questo viaggio mi
ha cambiata,mi ha
fatto vedere più chiaramente tante cose. Quelle certezze
sulle quali basavo la
mia vita sono adesso svanite,lasciando dentro di me uno strano senso di
leggerezza…e Oscar,mio caro Oscar, sempre puntuale e
meticoloso…è con te che
iniziai la mia avventura e,anche se Hans rimane la persona alla quale
devo di
più,tu avrai sempre il primo posto nel mio cuore. I tuoi
pezzi facevano parte
del corpo di Hans in quel momento.
Un tuono mi scosse dai miei pensieri. La
pioggia cominciava a farsi più intensa.
Tutto,pensai,è finito com’è cominciato.
Con la pioggia. Tornai velocemente dallo Youki per liberarlo dalla
gabbia.
L’arca era ancora lì a mia disposizione. Sapevo
come manovrarla. Sistemai
velocemente le poche cose rimaste in giro,feci scendere nella stiva il
buffo
animaletto bianco e issai le vele. L’arca fece mille rumori
per partire,ma
infine eccomi navigare nella direzione opposta,di nuovo verso la
città Yokul.
Ai lati avevo una splendida visione di
gelide banchise siberiane ,ma non ne ammirai neanche una,presa
com’ero dalle
mie preoccupazioni. Cosa ne sarebbe stato di me? Avrei dovuto tornare a
casa? E
come? Altrimenti,dove avrei potuto vivere? Nulla era più
certo.
Gli Yokul mi
riconobbero e mi ospitarono
senza problemi ancora una volta. Non pretesero spiegazioni.
Mangiai qualcosa di caldo e riposai. Ne
avevo proprio bisogno,fatto sta che mi svegliai undici ore dopo.
Era quasi l’alba. Andai a parlare con il
capo Yokul della mia situazione. Mi disse che nessuno di loro sapeva
come
guidare un treno,ma che due dei più forti dei loro uomini mi
avrebbero
accompagnata con la slitta fino alla città più
vicina che,come io sapevo
bene,si trovava ad almeno 100 miglia da lì. Romansburg.
Poi però mi venne un’altra idea. Mi
ricordai del capanno in mezzo alla valle innevata vicino allo schianto
del
treno rubato dai fratelli Burgoff,quello nel quale avevo imparato a
pescare a
causa di un orso affamato fuori da esso. Avrei fatto fare loro meno
strada. Il
viaggio non fu tutto sommato stancante e arrivammo abbastanza presto.
Ringraziai i due Yokul a gesti,come potevo.
Mi diressi verso il capanno. Vidi il ponte
rotto e mi tornare alla mente tanti ricordi guardandomi in giro.
Lì, dove sono
atterrata! Là,dove trovai Oscar immerso nella neve!
Ma non erano nient’altro che ricordi.
Giunsi alla porta e non sapevo se bussare o no,dal momento che
l’ultima volta
era vuoto(e aperto),quando udii il mio nome.
“Kate Walker!”
Per un attimo
credei di aver udito la voce
di Oscar,o di Hans. Poi però mi accorse che quella era per
me una voce
estranea. Mi voltai. Davanti a me c’era un uomo di circa
trentacinque anni,alto
e piuttosto infreddolito.
Portava una giacca invernale e un cappello.
“È
l-lei v-vero?” mi chiese tremando.
“Sì. Lei chi è?”
“M-mi chiamo N-Nick Cantin,signorina. Mi ha
mandat-t-t-o la Marson e L-lormont.”
“Ah.”
Restammo per un po’ a guardarci.
“Kate”mi disse avvicinandosi. “Deve
tornare
a casa. La sua famiglia è molto…troppo
preoccupata. La prego. Lo siamo anche
noi.”
“Io…”
“La prego. Venga con me.”
Non sapevo cosa fare. Cantin mi tese la
mano. E io la l’afferrai.
Avevo viaggiato su
un aereo,un treno,un
aerostato,un’arca,una marchingegno strano con gabbia rotante
per lo Youki,un
paracadute,ma non avevo mai pensato ad un cavallo. Era a cavallo che
Nick
Cantin era arrivato fin lì. Durante il tragitto egli mi
disse che tutto era già
predisposto per tornare in America,che la società mi avrebbe
rimborsato danni di
ogni tipo e che tutti erano pronti ad accogliermi a braccia aperte.
Io lo ascoltavo senza dire niente. In
fondo,però,una volta tornata a New York mi sarei
probabilmente riabituata alla
vita di prima. Ma non avrei mai,mai dimenticato.
Furono tutti molto felici di rivedermi e mi
dissero che qualora fossi tornata sarei stata loro ospite e sempre
benvenuta.
Diedi persino loro il mio numero di cellulare.
Aralbad: stavolta non sarei fuggita proprio
all’ultimo momento,non avrei cambiato idea.
Salii sull’elicottero insieme al (fin
troppo) premuroso Cantin. Non sapevo perché,ma avevo dentro
di me un senso di
solitudine,di tristezza,di angoscia. Era come se stessi lasciando un
luogo a me
caro e da sempre amato per andare in un luogo sconosciuto. Eppure era
esattamente l’opposto.
Sarei tornata a casa…. La mamma con le sue
chiacchiere,Dan con le sue cene di lavoro,Olivia col suo
shopping,Marson con le
sue pratiche…avevo davvero voglia di rivedere tutte queste
persone? Avevo
ancora voglia di quella vita? Quella vita che all’inizio mi
sembrava un sogno,un
carriera brillante,un adorabile fidanzato,un’amica su cui
contare,una madre
affettuosa…
Un mese via da casa era bastato a far
crollare una struttura dalle fondamenta che io credevo indistruttibili.
Dan,che non ero più così sicura di amare,
mi aveva tradita con Olivia,la mia migliore amica. Marson si era
rivelato un
ipocrita,lodandomi quando le cose mi andavano bene e rimproverandomi
quando
degeneravano.
La mamma mi avrebbe tempestato di domande.
Volevo davvero tornare a tutto questo?
NO! Fu la risposta immediata nella mia
mente. Appena sentii il rumore dell’elica saltai
giù con un grido. Sentii
Cantin atterrare accanto a me e l’elicottero partito,non
accortosi di nulla(ma
chi diavolo lo guidava?)
Ed
eccomi qui,Kate Walker – Cantin, madre
di due adorabili bambini,Oscar e Hans, a raccontare loro le mie
avventure. Nick
e io rimanemmo in Syberia e ci innamorammo. Passai una serata
memorabile con
lui,raccontandogli tutto per filo e per segno nella locanda del
colonnello
Emelioff. Si dimostrò incredibilmente comprensivo, brillante
e piacevole. Provo
per lui un amore che per Dan non avrei mai provato. Nick è
la prima e unica
persona, a parte i miei figli, a sapere tutto sulla mia avventura.
Viviamo in una casetta a Romansburg,dove
quell’orribile fabbrica dei Burgoff è stata
demolita. Come avevo previsto nel
corso delle mie imprese,quell’avventura mi avrebbe cambiato
la vita. E l’ha
fatto. In meglio.
Spero che vi sia piaciuta, mi raccomando recensite!
Marxister