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Autore: Horse_    05/09/2016    5 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                       Finally at home.

 

 

Pov Ian.

“Ci torneremo ancora qui, vero?”- mi domanda Joseph non appena finisco di allacciargli la cintura.

“Certo, quando volete.”- gli rispondo dandogli un bacio sulla fronte. -“Ma è ora di tornare a casa, ci sono delle persone che ci aspettano anche lì.”

“Siamo stati bene qui.”- continua Stefan. -“E’ proprio un bel posto.”

“Possiamo venirci ancora prima di iniziare la scuola.”- propongo, per poi dare un bacio anche a lui.

“Sarebbe fantastico!”- esclamano entrambi felici.

 

Chiudo la porta dei passeggeri ed entro nella mia parte, accanto a Nina.

 

“Non abbiamo dimenticato nulla, vero?”- le domando.

“Abbiamo controllato dappertutto e non c’era niente. Quindi no.”- mi dice lei sorridendo. -“O almeno lo spero. Bear c’è, Rudolph c’è e ci sono anche Fred e George.”

 

Fred e George? Chi diavolo sono Fred e George?

 

“Chi sono Fred e George?”- domando curioso e leggermente confuso mentre faccio partire la macchina. -“Mi ricordano qualcosa…”

“Come chi sono Fred e George, papà?”- mi domanda Stefan sbigottito come se fosse la cosa più facile del mondo sapere chi siano Fred e George.

 

Hanno tantissimi pupazzi, qualcuno può anche sfuggirmi.

 

“Sono i nostri procioni.”- ribatte Joseph e posso vedere, dallo specchietto, come incrocia le braccia al petto.

“Avete dei pupazzi procioni? Non erano lemuri?”- domando io.

“Assomigliano più ad un incrocio tra una scimmia ed un lemure… Ma… Lasciali convinti che siano dei procioni…”- mi sussurra Nina.

 

Le annuisco complice.

 

“Comunque quei due nomi mi sono familiari, li ho già sentiti da qualche parte… Non ricordo dove…”- mormoro io.

 

Nina, Stefan e Joseph si zittiscono per qualche istante e mi guardano come se fossi pazzo.

Che cosa ho detto di male? Li ho già sentiti, ma non mi ricordo dove e chi siano.

 

“Papà, ma sono i gemelli di Harry Potter!”- esclama Stefan sconsolato.

“Fred e George Weasley!”- continua Joseph.

“Così mi deludi…”- mormora Nina scuotendo la testa.

 

Dio, Harry Potter. Oltre al cibo, la più grande passione di Nina è Harry Potter, praticamente da sempre.

Sebbene lavori con il soprannaturale, non mi ha mai attratto. Una volta, quando ancora stavamo insieme tempo fa, l’ho detto a Nina e lei, quando è stata ammalata per quasi una settimana, ha approfittato del fatto che volessi fare qualsiasi cosa per farla stare meglio e così mi ha obbligato a fare una maratona di Harry Potter. In una settimana li abbiamo visti tutti per due volte e voleva farmi leggere anche i libri, ma l’ho fermata appena in tempo.

Ora comincio a ricordare però.

 

“Si, okay… Sto ricordando… Weasley… La famiglia di Ron, no?”- domando.

“Esatto! Bravo papà!”- si complimenta Joseph.

“Qualcosa ancora mi ricordo…”- mormoro e di sfuggita guardo Nina che mi sta guardando sconsolata. Mi rivolgo a lei con tono di scuse, tenendo sempre gli occhi fissi sulla strada. -“Sono passati anni, Neens.”

“Me lo ricordo, si. Non ho mai capito come faccia a non piacerti Harry Potter.”- mi dice lei scuotendo la testa, ma posso vedere comunque il suo sorriso divertito.

“Questione di gusti.”- le rispondo io.

“Non hai mai visto Harry Potter, papà?”- mi domanda Stefan.

“Ho visto tutti i film per ben due volte, colpa di vostra madre e delle sue fissazioni.”- gli spiego.

“Mamma te l’ha fatto vedere?”- domanda Joseph.

“Era ammalata e, sfruttando il mio animo nobile, mi ha obbligato a fare una maratona di Harry Potter.”- concludo io, mentre Nina, al mio fianco, scoppia a ridere.

“Ammettilo che infondo ti è piaciuto…”- mi punzecchia lei.

 

Roteo gli occhi al cielo mentre i bambini, nei sedili posteriori con un apposito seggiolino, ridacchiano divertiti. 

Continuiamo il resto del viaggio bisticciando su Harry Potter e arriviamo in fretta all’aeroporto. Così come abbiamo fatto all’andata, anche al ritorno useremo un aereo privato. Dei bodyguard ci stanno aspettando ad Atlanta. Visto il diffondersi della notizia non vorrei che accadesse qualcosa dall’aereo alla macchina. 

Arriviamo per il parcheggio secondario dell’aeroporto e, dopo aver mostrato la mia carta d’intensità ed un supervisore, guido fino alla pista dell’atterraggio, dove ci sono alcune persone ad aspettarci, come hanno fatto per l’andata.

Prima di far scendere i bambini dalla macchina do loro alcune indicazioni.

 

“Adesso scenderemo tutti insieme, poi voi e la mamma andrete subito su quell’aereo, va bene?”- spiego loro indicando l’aereo privato. 

 

I bambini annuiscono seri.

 

“E’ tuo, papà?”- mi domanda Stefan.

“No, tesoro, l’ho solo affittato, ma per oggi sarà nostro.”- gli rispondo.

 

Scendo dalla macchina e, prima che Nina possa fare qualcosa, l’aiuto a scendere, poi apro la porta per i bambini e li libero finalmente dalle cinture. I bambini, su mio consiglio, prendono subito la mano di Nina, uno a ciascuno, e la seguono nell’aereo, mentre io mi occupo di dare le ultime istruzioni agli altri uomini. Alla fine li seguo anche io, lasciando che loro si occupino delle valigie. Non appena entro nell’aereo li trovo tutti e tre seduti che mi stanno aspettando. Hanno occupato tre posti, il mio è il quarto. Mi siedo accanto a Nina e i bambini ci sono davanti e sono veramente molto eccitati. Hanno viaggiato due volte su un aereo, una volta con Nina e una volta con Robyn, non abbiamo mai viaggiato tutti e quattro insieme, soprattutto loro non hanno mai viaggiato su un aereo privato. 

 

“E’ fantastico! Un aereo tutto per noi!”- esclama Joseph continuando ad osservarsi attorno. 

“Sono contento che ne siate felici.”- ridacchio io e Nina mi da un bacio sulla guancia. 

 

Il pilota ci saluta e, dopo averci chiesto se siamo pronti per partire, se ne ritorna ai comandi. Qualche minuto dopo l’aereo parte in direzione Atlanta.

 

“Papà, quanto ci metteremo per tornare ad Atlanta?”- mi domanda Joseph.

“Circa due ore. Passeranno veloci, vedrete.”- dico loro.

“Possiamo accendere la televisione? A quest’ora c’è il nostro cartone preferito!”- domanda Stefan.

 

Nina ridacchia divertita, mentre io annuisco. La televisione si trova più avanti, quindi faccio sistemare i bambini nei sedili di fronte alla televisione e allaccio loro le cinture, in modo che non possa accadere loro nulla di male.

 

“Se avete fame, sete o bisogno di qualcosa venite a chiedere a noi, va bene?”- chiedo loro.

 

Entrambi annuiscono, poi la loro attenzione viene catturata dai cartoni, così io ritorno da Nina. Mi siedo di nuovo accanto a lei e lei, non appena mi sistemo, appoggia la testa sulla mia spalla.

 

“Va tutto bene?”- le domando dolcemente posandole un bacio sui capelli.

“Credi che ci sia qualcuno ad Atlanta? Qualche paparazzo?”- domanda.

“Spero di no.”- sospiro passandomi una mano tra i capelli. -“Nessuno sa dove siamo e… Se dovessero esserci troveremo una soluzione. Ormai tutti sanno tutto. Faremo in modo di esporre il meno possibile i bambini.”

“Mi sembra la scelta migliore.”- mi risponde.

“Sono contento che l’abbiano saputo.”- le dico.

Chi?”- mi domanda Nina.

“I giornalisti, tutti…”- mormoro inclinando la testa in modo da toccare la sua con la mia. -“Mi sembra di essermi tolto un peso.”

“Per quanto odi tutto questo… Anche io mi sento più leggera.”- sospira lei accarezzandomi il braccio.

“Non dobbiamo più nascondere nulla. Tutto il mondo sa di noi, dei bambini… Del nostro amore… E’ tutto perfetto nella sua imperfezione.”- mormoro io.

 

Nina si stacca leggermente da me e mi guarda negli occhi.

 

“Faranno domande. Molte domande. Ogni tipo di domande.”- mi dice.

 

Ha ragione. So che faranno molte domande, ogni tipo di domanda. Del tipo con che coraggio l’abbia messa incinta per poi andarmene. Se io, a tempo debito, abbia saputo dei bambini. Se il mio matrimonio con Nikki sia stata solo una copertura.

Vorrei dire la verità, ma ci rimetteremo entrambi. Primo perché apriremo ferite che abbiamo fatto fatica a chiudere e secondo perché creeremo solo ulteriore scandalo.

Nikki ha mentito, lo faremo anche noi.

 

“Che cosa vuoi fare?”- le domando. -“Io la mia decisione l’ho presa.”

“Riguardo alle domande che sicuramente faranno?”- mi domanda lei.

“Esatto. Odio mentire, sai quanto odio farlo, ma… Dicendo la verità creeremo solo ulteriore scandalo e… Riapriremo ferite che abbiamo fatto fatica a chiudere. Mi pento di tutto quello che ti ho fatto, che vi ho fatto.”- le spiego.

“Anche io mi pento di tutto quello che ti ho fatto.”- mi dice Nina sospirando e guarda per qualche istante i bambini. -“Che vi ho fatto.”

 

Rimane per qualche istante in silenzio, poi riprende a parlare.

 

“Intendi dire che dobbiamo… Mentire?”- mi domanda.

 

Annuisco solamente. La vedo l’indecisione sui suoi occhi, ma alla fine annuisce. Sa anche lei che è la scelta migliore, lo è per noi e lo è per tutti. Non mi preoccupo per me, ma per Nina e i miei figli. Anche lei ha una parte della colpa -ormai per me è tutta acqua passata comunque-, ma quello che è scappato sono io. Non lo faccio per la mia immagine, ma per come potrebbero accusare Nina di essere una infame, visto che sono scappato lasciandola da sola. Infame nel senso che il suo unico scopo sia stato mettere i bastoni tra le ruote a Nikki. Il mondo dello spettacolo è cattivo e lei non merita questo, non lo merita e basta.

 































 

 

                                                                                    * * *


































 

 

“Signori Somerhalder, abbiamo un problema.”- mi avverte un bodyguard.

 

Nina mi guarda per qualche istante spaesata. Signori Somerhalder. Ci sta benissimo. Le rivolgo uno sguardo dolce e le poso una mano all’altezza della schiena.

Lei non è ancora la signora Somerhalder, ma, presto o tardi, ho intenzione di fare il mio passo in avanti. Sono tecnicamente ancora sposato, anche se ho già predisposto le carte per il divorzio, e poi, una volta libero, ci penseremo. Non voglio comunque forzare la mano, so quanto spaventata sia Nina dal matrimonio. Anni fa ha rifiutato una mia proposta e non reggerei un secondo rifiuto, ma capisco anche la sua indecisione e di come, quella volta, abbia rifiutato vista la sua giovane età. Non è una cosa che mi preme, io amo Nina. La amo come non ho mai amato nessun altra e non serve uno stupido anello per confermarlo.

 

“Che tipo di problema?”- domando io.

 

Joseph e Stefan escono dall’aereo con altri due bodyguard. Hanno fatto amicizia pure con loro durante il viaggio. 

Tipico dei miei figli.

 

“Ci sono dei giornalisti in aeroporto e dei giornalisti nell’entrata principale. Oh… Anche in quella secondaria.”- mi spiega cercando di mantenere il tono della voce fermo.

 

Sbuffo frustrato, mentre Nina scuote leggermente la testa.

Come diavolo hanno saputo del nostro arrivo?

 

“Come hanno fatto a sapere del nostro arrivo?”- domando allora.

“E’ da giorni che si vociferava di un vostro ritorno e… Hanno scoperto che sarebbe arrivato un aereo privato. Hanno fatto due conti e… Hanno capito che l’aereo che stava per arrivare è lo stesso che vi ha portati a Miami. E’ tutto segnato nei computer e qualcuno deve esserci entrato per forza.”

“Neanche fossimo il presidente e sua moglie.”- borbotto nervosamente.

 

Nina mi tira la maglietta e mi guarda seria.

 

“Ian. Mi stai facendo innervosire e, di questo passo, anche Joseph e Stefan cominceranno a farlo. Devono rimanere tranquilli, okay? Così come dobbiamo esserlo noi.”- mi dice accarezzandomi la guancia.

 

Al suo tocco i miei muscoli si rilassano e chiudo leggermente gli occhi beandomi del suo tocco. Ha ragione, non voglio che i bambini si spaventino.

 

“Okay. Jo, Stef, venite un attimo qui.”- richiamo i miei figli. I bambini ci si avvicinano tutti sorridenti. Mi abbasso alla loro altezza, tenendo comunque stretta la mano di Nina. -“Abbiamo un piccolo… Problemino…”

“Che tipo di problema?”- domandano in coro osservandoci entrambi.

“Ci sono dei… Delle persone interessate a fare delle foto di noi, soprattutto di voi. Vi ricordate il discorso dell’altra volta?”- domanda loro Nina.

 

I bambini annuiscono.

 

“Ma non dovete avere paura, non vi accadrà niente. Finché ci siamo io e la mamma non vi accadrà nulla, okay?”- continuo io.

 

I bambini annuiscono seri, ma non c’è nessuna traccia di paura.

Infondo non bisogna averne, non stiamo mica per morire, ma bisogna stare comunque attenti. 

 

“Non dovete avere paura. Solo starci vicino.”- li rassicura Nina dando una carezza ad entrambi.

 

Alcuni addetti prendono le valigie, mentre due bodyguard si mettono al nostro fianco.

Joseph afferra la mano di Nina, Stefan la mia. Hanno già capito cosa abbiamo intenzione di fare. Un bodyguard ci si mette dietro, uno davanti e uno per lato.

 

“Rimanete vicino a me e a papà, d’accordo?”- spiega Nina e i bambini annuiscono. -“Se vi chiedono qualcosa non dite nulla…”

“E, soprattutto, non staccatevi mai da me o dalla mamma. Non fermatevi a parlare con loro, tenete lo sguardo fisso per terra come me e la mamma.”- continuo io dolcemente. Non voglio che si spaventino. Fortunatamente sembrano capire alla grande. -“Adesso andiamo e tra poco saremo a casa.”

“Casa nostra?”- domanda Joseph. -“Verrai a casa nostra, papà?”

“Io e vostra madre ne abbiamo parlato. Abbiamo pensato a lungo dove vivere e… So quanto siate affezionati alla vostra casa e… Mi trasferirò da voi.”- gli rispondo.

“Davvero? Ma è fantastico!”- trilla Stefan felice e anche Joseph sorride euforico. -“Vivremo insieme proprio come nella casa sulla spiaggia.”

“Esattamente!”- esclamo io.

 

Cominciamo a camminare lentamente, senza fretta, altrimenti anche chi non sa nulla si insospettirebbe. Purtroppo, quando arriviamo all’entrata secondaria, sono più del previsto. 

 

“Stefan, Joseph, venite in braccio da papà.”- sussurrai ai miei figli.

“Ian, ne sei sicuro? Posso portarne uno io e-”

“Assolutamente fuori discussione. Non hai ancora ripreso l’uso completo delle gambe e non voglio forzarle proprio ora. Li ho già presi in braccio insieme, ce la posso fare.”- le dico, poi le sorrido e tento di smorzare la tensione. -“Hai sempre detto che sono muscoloso, vuoi rendermi meno virile proprio ora?”

 

Nina mi sorride scuotendo la testa. Cammina, è vero, ma non è ancora in grado di camminare reggendo pesi. Seppur non siano grassi, visto che sono nella norma e stanno perfettamente bene anche di fisico, sono pur sempre dei bambini di sette anni e Nina si sta ancora riprendendo. Per una stupidaggine del genere non la metterò in pericolo e non peggiorerò la situazione.

Riesco a prendere i bambini in braccio senza difficoltà e questi, ricordandosi quello che abbiamo detto loro, appoggiano la testa sul mio petto, nascondendosi dai successivi flash. Nina mi sta accanto.

 

“Andrà tutto bene. Sarà tutto molto veloce.”- mi dice uno dei bodyguard. -“Andremo avanti io e Sebastian, apriremo le porte e vi faremo da scudo.”

 

Io e Nina annuiamo, poi seguiamo i bodyguard. Non appena usciamo fuori veniamo accolti da troppi flash e tantissime urla e voci che ci sovrastano. Non guardo nemmeno, così come fa Nina, e il nostro obiettivo è la macchina che abbiamo affittato, dove dentro ci aspetta già il guidatore. I bambini sono bravissimi, stanno immobili sul mio petto. Non tremano.

 

“State andando alla grande. Siamo quasi arrivati.”- sussurro loro.

 

Non sono assolutamente dei fenomeni da baraccone, sono dei bambini, i nostri figli. Non si deve speculare su di loro.

 

“Ian! Nina!”- urlano.

 

Com’è possibile che abbiate due figli?

Sono bellissimi, non potremo vederli meglio?

Come avete fatto a tenere la gravidanza nascosta?

Quando sono nati?

Quanto sono alti?

E gli occhi? Sono azzurri come quelli del papà?

Sono le domande più frequenti.

 

“Nessuna dichiarazione.”- dico gelido ed entro in macchina, seguito da Nina.

 

Un bodyguard si sistema davanti, mentre gli altri impediscono ai giornalisti di avvicinarsi alla macchina.

I bambini sono sulle mie gambe, con le teste ancora sul mio petto.

 

“Possiamo partire?”- domanda il guidatore.

“Parta pure.”- gli dico.

 

Usciamo dal parcheggio non troppo facilmente, ma alla fine, finalmente, riusciamo a risalire e a sfrecciare via. L’aeroporto ormai diventa sempre più piccolo e ci siamo liberati dai giornalisti, almeno per oggi.

 

“Potete stare tranquilli ora, è tutto finito.”- mormoro dando un bacio ad entrambi.

 

Nina mi sorride e mi bacia piano.

 

“Avete avuto paura?”- domanda ai nostri figli.

“Facevano tantissima confusione…”- borbotta Stefan e Nina gli fa cenno di sedersi sulle sue gambe.

 

Stefan lo fa e si accoccola sul petto della madre, mentre Joseph appoggia la sua schiena sul mio.

 

“E tante domande, veramente tante domande.”- sottolinea Joseph esasperato facendoci scoppiare a ridere.

“L’importante è che non vi siate fatti male. E che non sia successo nulla.”- dice Nina.

 

Sono d’accordo con lei.

 

“Capiterà sicuramente altre volte, ma sapremo affrontarle nel modo giusto.”- dico io.

 

Avvolgo con un braccio Nina e Stefan, mentre con l’altro tengo stretto a me Joseph.

Non vedo l’ora di arrivare a casa.

Casa che posso definire nostra. 

 

 

 

 

_________________________________________

 

Buon inizio di settembre a tutti :)

Purtroppo le vacanze sono quasi finite e tra poco riprenderà la scuola, un vero e proprio incubo, quindi non so quando potrò aggiornare. In definitiva gli aggiornamenti dovrebbero arrivare come l’anno scorso, se non ci sono problemi di qualche tipo.

Capitolo più lungo rispetto ai precedenti perché ho affrontato una tematica abbastanza delicata e che in tanti mi avevate chiesto quando sarebbe saltata fuori… Ian e Nina hanno deciso di fare ritorno a casa perché, per quanto si siano divertiti lontani un po’ da tutti con i gemelli, è giusto che ritornino alla propria vita. Quando arrivano all’aeroporto, però, trovano tantissimi paparazzi ad aspettarli e Ian prende in mano la situazione, salvaguardando così la sua famiglia e anche lui stesso. 

I bambini, sebbene abbiano ricevuto una spiegazione parecchio esaustiva sulla situazione, non sono spaventati, ma comunque eseguono perfettamente qualsiasi cosa Ian abbia detto loro, come giusto che sia. 

Nei prossimi capitoli vedremo come affronteranno la vita ad Atlanta e sono in arrivo parecchie novità!

Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo (justgopika, lilla 98 e ciaramy93) e per le belle parole, le quali mi fanno capire se vale la pena continuare la storia oppure no e spero di ricevere anche qualche altro parere :)

Alla prossima ^^

  
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