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Autore: Crilu_98    06/09/2016    2 recensioni
"La prima cosa che noto è che cammina in modo strano: tiene le braccia larghe attorno a sé e procede lentamente, titubante. Le sue mani incontrano lo spigolo di uno dei banconi e mi chiedo perplesso perché abbia dovuto toccarlo, prima di aggirarlo. Poi, quando mi soffermo sui suoi occhi, spalancati e fissi su di noi, comprendo.
-Ma è cieca!- urlo, balzando in piedi. La ragazzina si ferma e fa una smorfia sorpresa, voltando il capo proprio verso di me."
Alexandra Jane Sorrentino: origini italiane, orgogliosa, razionale, talmente sicura di sé e delle sue capacità da iscriversi ad un concorso televisivo di cucina. Unico problema: un incidente l'ha resa cieca. Ed è questo che attrae e insieme spaventa Jake Moore, inflessibile e scontroso giudice del concorso: perché Alexandra è diversa, speciale... Ma è probabilmente anche l'unica in grado di capire il suo modo di fare cucina e, con esso, tutto ciò che ha tentato di dimenticare dietro di sé...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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P.O.V. Alexandra

Eccoci, ultimi concorrenti di questa stagione di Chefs: un percorso durato dieci settimane che mi sono sembrate lunghe una vita, e che mi hanno lasciato diverse cicatrici in più.
Oliver Smith, nelle ultime interviste, è sempre più spavaldo e sicuro di sé: so che mi considera la sua nemica personale, ma ha affermato con arroganza che adesso che Evan Parker è stato eliminato, lui non ha più nulla da temere.
Robin si lascia spesso andare all'isterismo, e solo litigare con Tyler sembra rilassarla: ecco, loro sì che riescono a farmi sorridere. Sono così buffi e insieme così dolci quando stanno insieme, perennemente indecisi se saltarsi addosso per strangolarsi o per fare l'amore. La loro vitalità è stato ciò a cui mi sono aggrappata per non pensare a lui. Evito di nominare il suo nome, quel nome che alla mia bocca era parso dolce come un frutto proibito mentre mi accompagnava in paradiso, anche nei miei pensieri: deve scomparire dalla mia vita e per fortuna, ben presto non sarò costretta a reprimere smorfie addolorate nel sentire la sua voce roca e fredda, o a respirare per sbaglio il suo profumo.
Adam. Più che un corteggiatore, lo definirei un predatore, sinuoso e pericoloso come una pantera. Sa bene come muoversi e la cosa mi lascia ogni giorno più stupita: sa quando risollevarmi il morale, quando può sfiorare la mia pelle e ricevere una risposta dal mio corpo intorpidito, sa anche quando deve allontanarsi da me. Ma nonostante i suoi sforzi, nonostante i miei, ciò che provo per lui è amicizia, unita ad una sottile carica di attrazione fisica che però non eguaglia neanche lontanamente ciò che provo per lui.
Ieri sera Robin mi ha chiamato e mi ha rivelato una cosa che mi ha lasciato perplessa e scombussolata: Adam vorrebbe partecipare al progetto per aprire un locale tutto nostro. Ben tre concorrenti di Chefs farebbero un bel rumore nell'ambiente, e la sua abilità è innegabile, però...
-Sta tranquilla!- ha esclamato la mia amica, e potevo percepire un timido sorriso nella sua voce -Si avvicinerà davvero a te solo quando tu lo vorrai, se lo vorrai. Fino ad allora, sarà un validissimo collaboratore e socio in affari, nonché amico... Non credi?-
E alla fine, come una stupida, avevo accettato. Certo, rimane il non indifferente problema dei fondi: ma forse con l'aiuto della vincita del concorso che secondo la probabilità finirà nelle mani di uno di noi tre, il nostro sogno non è poi così irraggiungibile.
 
E' la penultima sfida ed io sono insolitamente apatica, priva di qualsiasi emozione: devo ringraziare Jake per questo. Nonostante sia solo il preludio alla finale, in ogni stagione di Chefs la penultima sfida ha sempre creato agitazione e aspettativa: non è facile, infatti, sottoporre al giudizio di tre giudici un pasto completo.
"Tre antipasti, un primo, un secondo, un dolce. Facile, no?" penso beffarda. Abbiamo ben cinque ore di tempo, un'eternità che nella fase di montaggio sarà stata tagliata e modificata per mostrare solo le parti salienti.
Per prima cosa mi dedico al secondo, un arrosto di maiale con salsa d'arancia che mia nonna preparava sempre quando ero bambina: è uno dei miei assi nella manica, perché conosco alla perfezione i tempi di cottura della carne e ho inventato io stessa un modo infallibile per ottenere una crosta croccante e saporita.
Contemporaneamente inizio a preparare il primo. E' una tradizione consolidata che i giudici passeggino tra i banchi per controllare l'operato dei concorrenti, soprattutto in queste fasi finali del contest. Ero consapevole di questa cosa, ma il mio autocontrollo subisce un duro scossone quando davanti a me si ferma proprio Jake.
"Questo non me lo dovevi fare!" penso rabbiosa.
-Cos'è che stai cucinando, Sorrentino?-
La sua voce è vibrante e sofferta, oltre che incerta: sta recitando controvoglia le parti di un copione, è chiaro. Leggo tra le righe che ciò che vorrebbe dirmi è altro, ma evito di pensarci.
-Spaghetti alla carbonara.-
-Punti sulle tue origini- commenta, ora più interessato. Sono sicura che si sia sporto verso il guanciale che sfrigola nella padella che sto saltando -Come mai proprio questa ricetta in particolare?-
Mi fermo un attimo e trattengo il respiro, indecisa se dirglielo o meno. Alla fine butto fuori l'aria:
-E' il primo piatto che sono riuscita a cucinare dopo l'incidente agli occhi. Il primo tentativo in cui non ho rotto niente, né mi sono bruciata, né tagliata.-
Mi mordo le labbra, conscia di aver esagerato: non volevo rivelare al mondo intero le mie debolezze passate e né tantomeno volevo ricordarle a Jake. Lui sembra quasi pietrificato, non lo sento respirare né muoversi, almeno fino a quando il cameraman lo richiama con un colpo di tosse: allora mugugna qualcosa di incomprensibile e si allontana.
"Che casino" penso, nervosa ed agitata. Così agitata che lascio cadere per terra la ciotola con la crema di parmigiano che stavo preparando per uno degli antipasti. Sento Oliver, qualche banco dietro di me, trattenere una risata e stringo i denti, decisa ad arrivare fino in fondo.
-La cosa ti diverte, Smith?- ringhio, ricominciando subito da capo ciò che stavo facendo.
-Abbastanza, Sorrentino: mi dimostra che finalmente stai commettendo qualche passo falso e che questa è la volta buona in cui ti sbatteranno fuori!-
-Oppure sarà il tuo turno, chissà? Io ho tutto sotto controllo!-
La risata di Oliver esplode, cattiva e arrogante:
-Sì, credici! Sei cieca, hai presente? Non hai sotto controllo un bel niente!-
Lo sentii farsi più vicino, fino a quando sussurrò a pochi centimetri da me:
-Adesso che Moore si è disinteressato al suo giocattolino, come pensi di rimanere in gara?-
I rumori del contest si sono attutiti: riesco solo a sentire la sua voce bassa e il ritmo furioso con cui il mio cuore suggerisce di picchiarlo. E lo farei, gli spaccherei volentieri la faccia se la mano calda e ferma di Adam non mi fermasse:
-State dando spettacolo davanti alle telecamere, Alex.- sussurra, più o meno in contemporanea ad Elizaveta. Ma nella voce della donna mi sembra di cogliere una vena di soddisfazione e qualcosa mi dice che questa scena non verrà tagliata.
 
P.O.V. Jake
 
Sono di pessimo, pessimo umore. Stamattina Elizaveta mi ha chiamato alle quattro perché, a  suo dire, le nausee la stavano uccidendo e dovevo correre da lei e da nostro figlio. La cosa mi sembrava anche giusta, almeno fino a quando non ero arrivato a casa sua e l'avevo trovata con addosso una vestaglia semi trasparente e le nausee misteriosamente svanite. Mi ero sbattuto la porta di casa sua alle spalle, ma la giornata era appena cominciata.
Sono ore che le parole di Alexandra mi risuonano da una parte all'altra del cervello, rosicchiandolo e rendendolo un'inutile massa grigia ed informe. Questa prova è dura, sottopone a livelli di stress di un vero ristorante stellato e nonostante la sua caparbietà, non sono sicuro che la giovane italiana possa farcela.
-Il tempo è scaduto!- tuona Juan, ed io sento ogni muscolo del mio corpo irrigidirsi, pronto al martirio di questo giudizio. Sarò imparziale, devo esserlo: l'ho promesso a lei e a me stesso. Ma mai come in questo momento ho avvertito il desiderio di scappare da questi studios e dalla mia vita disastrata, neanche quando ero un ragazzino solo ed arrabbiato con il mondo.
Contro ogni mia previsione, il verdetto scorre abbastanza veloce: depenniamo subito Robin Ben Jelloum dalla finale, perché la fretta l'ha fatta confondere e ha combinato un mezzo disastro con la cottura dei piatti. Mi ero già reso conto di questo suo problema quando aveva rischiato l'eliminatoria, ma sono contento di sapere che è maturata a tal punto da arrivare alle semifinali.
Il banchetto di Alexandra ci lascia tutti a bocca aperta: è un tripudio di colori e profumi, un omaggio alla terra italiana e anche alla sua bravura di cuoca non vedente. Sento che il mio cuore di pietra si commuove davanti alla perizia e alla cura con cui ci illustra ogni piatto, spiegando dalla tradizione da cui è partita e cosa ha aggiunto con il suo estro: davanti a me ci sono una caprese frullata in un bicchiere, un canovaccio di saltimbocca aromatizzati al tartufo, involtini di prosciutto crudo e melanzane con crema di parmigiano, i sofferti spaghetti alla carbonara, un arrosto di maiale da cui si leva un profumo invitante e un pezzo di crostata.
-Mi sembra un dolce un po' povero per questa cucina, Alexandra.- commenta Elizaveta, squadrandola. Per il resto nessuno ha avuto da ridire, era tutto squisito; Sorrentino si limita ad alzare un angolo della bocca in una sorta di sorriso beffardo.
-Assaggiatelo!- ci sfida, compiaciuta. Al primo morso mi paralizzo e avverto l'impulso di sputare immediatamente la crostata nel piatto:
"Marmellata di pompelmo!" penso, mentre un conato di amarezza e bile mi blocca il respiro.
"Brava ragazzina, mi hai fregato!"
Ma non sono arrabbiato con lei. Piuttosto, sono compiaciuto: quella che sembrava una banale crostata alle arance si è rivelata un accostamento aspro e malinconico, perfetto per chiudere quella raccolta di ricordi.
-Quando ero piccola mia madre aveva un albero di pompelmi ed io li odiavo, perché in famiglia li mangiavano tutti e costringevano anche me, anche se quel frutto dal sapore aspro e pungente non mi piaceva. Fui contenta quando un fulmine spaccò in due quell'albero e costrinse mia madre a diminuire drasticamente il nostro consumo annuale di pompelmo. Perché allora ho deciso di fare una marmellata di pompelmo per una delle occasioni più importanti della vita? Semplice. Perché ho conosciuto una persona che mi ha fatto assaggiare la sua dolcezza nascosta e anche se viene poi stemperata dall'asprezza è... Un sapore indimenticabile.-
Le sue ultime parole sono dei sussurri e so, Dio se lo so, che non sta più parlando di quel maledetto frutto.
La scelta tra Brooks e Smith è più ardua, perché sono più o meno di pari livello: quando Elizaveta preme affinché Smith passi alle finali, capisco cosa c'è dietro.
-Te l'ha detto la regia, vero?- mormoro, apparentemente calmo. Hobbes si muove sulla sedia, a disagio:
-Beh, l'attrito tra quei due fa audience, lo sai anche tu, mentre da quello che ho capito Brooks è infatuato di Sorrentino, sarebbe una sfida insipida, capisci? La gente vuole scintille, vuole battaglie a colpi di pentole, vuole competizione!-
-La gente, già...- chiudo gli occhi, disgustato. "La gente."
La gente condanna la mia piccola, preziosa ragazzina a sfidare Oliver Smith, che la farebbe volentieri a pezzi, psicologicamente parlando.
-Jake...- La voce di Juan è un avvertimento, mi ammonisce di fermarmi finché sono in tempo... Ma io non ci riesco e con uno scatto rabbioso che fa cadere la sedia imbocco l'uscita.
-Jake! Torna qui!- squittisce Elizaveta spaesata e in imbarazzo, ma io mi voltò sulla porta giusto per ghiacciarla con un'occhiataccia.
-Fai quello che la gente ti dice di fare, Hobbes. Li hai lasciati sfidarsi senza accennare a rimproverare quello stronzo arrogante che ha dimostrato un'insensibilità indegna per un cuoco del suo livello! Ma se è la sfida che vuoi, sono sicuro che Smith e Sorrentino te ne daranno una devastante... Avrai quella ragazza sulla coscienza.-
In realtà, penso mentre torno a casa sfiorando il limite di velocità consentito, so perfettamente che sarà la mia coscienza a portare il peso della sofferenza di Alexandra.
 
Apro sconsolato lo sportello del frigorifero e un fortissimo senso di deja-vu mi attanaglia lo stomaco: davanti a me le bottiglie di birra mi chiamano suadenti e io non ho nessun motivo per ignorarle.
"E' stato un bel sogno, finché è durato." penso, sdraiandomi sul divano e cercando di farmi andare bene quella routine che fino a pochi mesi prima era tutta la mia vita.
Dopo la quarta bottiglia mi passo una mano sulla fronte a scompigliarmi i capelli, frustrato ed insoddisfatto: mi sento gli arti pesanti e la testa leggera, ma l'amarezza non accenna ad andarsene ed io avverto uno scoppio d'ira in arrivo.
Scaglio la bottiglia che ho in mano contro il muro, ma quasi non me ne accorgo: la stanza mi vortica freneticamente attorno e sento le pareti chiudersi sopra di me. Mi sento così piccolo e solo su questo divano... Così disperatamente bisognoso di aiuto e di una mano amica, come quando fui sbattuto fuori da casa mia. Vorrei poter sentire ancora la voce di mia madre che mi augura la buonanotte, o le sue mani che mi accarezzano i capelli; invece tutto ciò che risponde al mio rantolo di ubriaco è un silenzio triste.
A distogliermi dal mio delirio è il campanello di casa. In un momentaneo guizzo di speranza credo sia Alexandra, ma scuoto la testa con un sorriso amaro: la ragazzina non vuole più avere nulla a che fare con me.
Barcollando mi alzo in piedi, mentre quel suono acuto ed insistente mi martella la testa già di per sé confusa.
-Arrivo!- sbotto, al limite della pazienza. Chiunque sia, se non è questione di vita o di morte dovrà fare i conti con un Jake Moore infuriato.
"E se fosse Juan che viene a rendermi conto del mio comportamento di oggi? Peggio, se fosse Elizaveta con un'altra scusa per saltarmi addosso?"
Quelle ipotesi mi bloccano sul posto, fermo in mezzo al corridoio, indeciso. Non ho voglia di affrontare nessuno dei due e non sono nelle condizioni adatte per accettare una ramanzina; forse dovrei semplicemente lasciar suonare il campanello fino a quando non se ne andranno...
Come se mi avesse letto nel pensiero, la persona al di là della porta sostituì al campanello delle potenti manate sulla porta e una voce maschile sconosciuta tuonò:
-Signor Moore? Signor Moore, è in casa? La prego, mi apra, devo dirle una cosa importante.-
La sbornia sembra darmi tregua per qualche istante e con qualche briciolo di lucidità in più, ma sempre con scarso equilibrio mi trascino ad aprire la porta.
Davanti a me c'è un uomo di qualche anno più di me: il viso accuratamente rasato gli da un'aria da ragazzino, ma gli occhi sono seri e attorno ad essi si iniziano a notare delle leggere rughe.
Mi prendo del tempo per osservarlo bene: è di stazza robusta, con due spalle larghe che coprono per interno l'apertura del mio portone di casa e sembrerebbe molto magro, sebbene il suo abbigliamento, totalmente nero, lascia intuire poco della sua corporatura; i capelli ramati sono lasciati più lunghi di quanto un uomo rispettabile che va per i quaranta potrebbe portare. I bracciali in pelle borchiata, i tatuaggi sulle braccia e i numerosi anelli che porta alle dita mi confermano che si tratta di un personaggio fuori dal comune. Mi appoggio allo stipite della porta:
-Mi dispiace, non mi sembra di conoscerti. Ma sono ubriaco, quindi è possibile che ci siamo già incontrati. Sei forse un aiutante cuoco?-
Lo sconosciuto sorrise, facendo brillare gli occhi verdi:
-Direi proprio di no, amico. Il mio nome è Micheal Collins e sono un chitarrista.-
-Ah. E cosa ci fai qui, Micheal Collins?-
Micheal sposta il peso da una gamba all'altra, evidentemente a disagio:
-Devo dirti una cosa, amico, e temo che non ti piacerà.-
 
 
Angolo Autrice:
Sì, lo so, è una vita che non aggiorno. Sì, lo so, è un capitolo cortissimo e forse anche bruttarello, ma è il meglio che sono riuscita a tirare fuori. Comunque siamo in dirittura d'arrivo e la comparsa di Micheal comporterà una svolta decisiva alla storia... Cosa avrà da dire a Jake di tanto importante?
Se ci siete ancora dopo un mese di silenzio, recensite... Anche solo per strigliarmi per la prolungata assenza xD
 
Crilu  
   
 
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