Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    06/09/2016    4 recensioni
“La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine.” Alice vive a Londra, confinata da tempo in un’esistenza grigia che non sembra essere nemmeno vita. Tutto questo fino a che non incontra un giovane uomo di origini scozzesi di nome Tarrant Hightopp, una persona dalle caratteristiche particolari che stuzzica la curiosità di Alice. Da quel momento tutto cambia: la presenza di Tarrant fa riaffiorare nella mente di Alice molti ricordi che parevano ormai perduti. L’esistenza di un mondo fatto di meraviglie, la spensieratezza e l’innocenza non più permessa agli adulti, la sete di fantasia e la convinzione di poter credere a sei cose impossibili prima di fare colazione. Grazie a Tarrant, Alice ritrova la voglia di vivere che il Sopramondo le aveva fatto quasi dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, chi per indifferenza o chi per malevolenza, la sua felicità.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao!
Finalmente sono ritornata qui a scrivere per voi! Mi dispiace essermi fatta attendere, purtroppo ho avuto dei problemi abbastanza pesantucci.
Ma non datevi pena, ora va tutto bene.
Come ho detto sempre, cerco sempre di non arrendermi e di essere sempre presente per voi.
Dopotutto, vi ho promesso che avrei scritto questa storia solo per voi. Quindi, niente e nessuno può fermarmi.
A proposito, colgo l’occasione per dirvi una cosa che mi esce dal cuore: non vi fermate mai! Non abbiate mai paura di niente e di nessuno, affrontate i vostri problemi e i vostri dubbi con dignità. Non vergognatevi mai nemmeno di chiedere aiuto e vi invito a non chiudervi MAI in voi stessi. Ricordatevi, ogni problema va sempre risolto.
Ok, basta con le lagne. Non voglio angosciarvi.
Vi lascio al capitolo. Spero di finire la storia entro la fine del mese.
Grazie ancora per la vostra pazienza.
Un BACIONE e BUONA LETTURA!


 
Nessun sonno per quella notte.
Si sentiva ammattire. Quell’esperienza era stata spaventosa. Dopo tanto tempo, Alice ebbe paura di stare cadendo nel precipizio della follia.
La testa le scoppiava, le tempie le pulsavano.
La notte era giovane, ma sua madre stava già dormendo da un pezzo.
Alice si sentiva morire a furia di aggrovigliare la mente con tutti quegli enigmi, quei ricordi che l’avevano investita come una gigantesca onda anomala, travolgendola in un oscuro abisso.
Prese un respiro, strinse le mani a pugno.
Il Cappellaio sapeva qualcosa, ne era certa. Doveva fare chiarezza.
In assoluto, doveva parlargli e sciogliere tutti quei misteri.
 
Le oscure strade di Londra erano umide e l’aria era appestata di un disgustoso olezzo di carbone bruciato e qualcosa che il naso di Alice non sapeva definire.
Per il disgusto, Alice si era incamminava a passo veloce coprendosi le narici.
Non le bastava essere sgattaiolata di casa di nascosto, ma ora doveva fare i conti con il terribile fetore di quelle vie.
Doveva anche tenere gli occhi aperti, visto che dietro gli angoli più oscuri avrebbe potuto nascondersi qualche ubriacone o malintenzionato, pronto a farle del male.
Aveva già provato un’esperienza del genere e, per fortuna, era stata salvata dal Cappellaio.
Questa volta, si sentiva più preparata e non abbassava la guardia.
Per fortuna, Alice era riuscita a raggiungere la zona in cui lavorasse il Cappellaio senza intoppi.
La lepre Thackery non c’era.
Lo vide armeggiare con i suoi meravigliosi cappelli lavorati a mano, cercando di soddisfare una cliente dai modi altezzosi e dai gusti troppo complicati, con accanto altre persone prese ad ammirare i lavori del Cappellaio, altre, invece, erano semplicemente piantati lì per gustarsi la scena, colti dalla maleducata e insaziabile curiosità di assistere ad una cliente insoddisfatta.
Ci sono persone che evidenziano il proprio carattere a partire dal timbro della voce, e Alice lo sapeva molto bene. Per questo motivo, non trovò gradevole il carattere di quella signora ( poteva vederla solo di spalle ) dai modi di fare superbi e arroganti e si domandava come facesse il Cappellaio a mostrarsi cauto, educato, compito e paziente, sempre pronto a mostrarle altri cappelli, uno dopo l’altro.
A giudicare dal modo in cui erano acconciati quei capelli dorati e dal vestito ben lavorato e dall’aria di essere molto costoso, Alice intuì che si trattasse di una signora appartenente ad un rango elevato.
Ricordando le parole del Cappellaio, Alice la giudicò come una donna estranea alla fantasia, alla quale interessasse avere accanto “un marito ricco e mollaccione da poter spennare come un povero pollo” per poter vivere.
La donna non faceva altro che dargli ordini ininterrottamente, elencando ogni cosa che non la soddisfacesse ogni volta che il Cappellaio le metteva davanti uno specchio, in modo da potersi contemplare, ad ogni cappello provato.
- Questo cappello è troppo largo. Questo non mi fa risaltare gli zigomi. Questo sembra fatto apposta per mettermi in ridicolo. –
Alice trattenne il respiro a furia di sentire quelle critiche immeritate.
I lavori del Cappellaio erano tutti meravigliosi, come faceva quella donna a trovare un difetto in ognuno di loro? Ma, soprattutto, come faceva Tarrant a non spazientirsi?
Soprattutto se c’erano altre persone ad assistere a quella scena pietosa.
- Dicono che siete un artista dei cappelli, ma a me non risulta. – continuava la donna con accento borioso, tentando di mortificarlo – Cosa vi prende? Per caso, non guadagnate abbastanza denaro da potervi permettere il materiale adatto per creare altri lavori? Se fosse così, mi chiedo come facciate a pagare l’affitto a mio marito. –
Dopo aver ascoltato quelle parole, Alice capì immediatamente che la donna altri non era che la moglie di Hamish.
Ci mancava solo lei a provare a mettere i bastoni tra le ruote al povero Cappellaio. Non bastava vederlo lavorare con dedizione, adesso doveva portarsi sulle spalle il peso delle critiche di Lady Ascot.
Ma Alice intuì che Alexandra stesse facendo quella farsa solo per poter riprendersi una rivincita: quello stupido di faccia-molle-Hamish, pensava Alice, doveva averle raccontato che, il giorno precedente, il Cappellaio era stato difeso da lei, mettendolo un’altra volta in ridicolo.
« Possibile che Hamish non si smentisca mai? » si domandò Alice, reprimendo l’ira di dover vedere il suo amico in quella situazione.
Il Cappellaio non c’entrava niente, Hamish ce l’aveva con lei.
Alexandra era un fiume in piena di critiche.
- E’ tipico scozzese! Vi danno un dito e vi prendete il braccio. –
Il Cappellaio non guardava Alexandra negli occhi, preferendo ignorarla e mettere in ordine i suoi cappelli.
- Mio marito vi offre una casa e voi non vi impegnate abbastanza per guadagnarvi il pane. – continuava trionfante Alexandra – Vi consiglio di mettervi sotto con l’impegno se non volete ritrovarvi la bancarella piena di cappelli e le tasche vuote, signor Hayscott! –
- Si chiama “Hightopp”. – disse Alice in tono di difesa, intervenendo in aiuto del Cappellaio. Non ne poteva più di doverlo vedere incassare gratuitamente tutte quelle angherie.
Quest’ultimo aveva alzato lo sguardo non appena ne riconobbe la voce.
Alexandra raggelò quando vide Alice di fronte a lei. La riconobbe ed ebbe la sensazione che la bocca dello stomaco le si chiudesse. Provava ancora rancore nei suoi riguardi ed era stato proprio il rancore stesso a non averle fatto perdere la propria arroganza.
Per le persone che assistevano fu un vero colpo di scena, non era roba di tutti i giorni assistere a due donne che litigassero.
Per il Cappellaio, invece, era stata un’umiliazione.
- Dunque, - iniziò Alexandra – mio marito non si sbagliava. La signorina Kingsleigh non solo si diletta ad esercitare incarichi che vadano contro la natura di una donna, ma preferisce circondarsi di amicizie bizzarre. – avvelenava la donna, cercando di schernirla – Del resto, non mi intrometto sulle amicizie altrui. Quindi, vi consiglio di tenere presente al vostro amico che se non guadagnerà abbastanza, non ci assicurerà nessuno per quanto tempo potrà alloggiare nella casa che gli abbiamo affittato, cosa che abbiamo fatto per pura bontà del nostro cuore. –
Per quanto fastidio provasse, Alice non si scompose minimamente.
- Il mio amico non né sordo. -  sapeva già come agire – E non è nemmeno uno stupido. Esercita il suo lavoro con grande sacrificio e passione, quindi non saranno le lamentele di una cliente inesaudita e senza immaginazione a fargli mancare i soldi necessari e, soprattutto, il talento naturale. – le parole le uscivano da sole, persino lei si meravigliava di così tanta sicurezza - Sono veramente orgogliosa di circondarmi dell’affetto di persone come lui, piene di speranza e...moltezza. –
Quell’ultima parola ebbe degli effetti diversi: per la gente, Alexandra compresa, era stata una parola molto strana, ma che comunque possedesse un bel suono.
Per Alice era stato come aver cercato nella sua mente una qualsiasi parola adatta per quella circostanza e, oltretutto, le suonava un po’ familiare.
Per il Cappellaio, infine, fu una vera sorpresa.
Alexandra assorbì quelle parole come se stesse ricevendo delle pugnalate.
Alcune persone soffocarono delle risate, Alexandra e Alice se ne accorsero. Altre guardavano Alice con occhi sorpresi: non era di certo da tutti tenere testa ad una signora di alta classe sociale, limitandosi all’uso di parole semplici e il tutto accompagnato dall’educazione.
Alexandra tremava di rabbia, tuttavia cercò di controllarsi. Per cercare di salvarsi da quella circostanza, si rivolse nuovamente al Cappellaio.
- Ebbene, signore. Cercate di fare del vostro meglio. Oggi vi ho dato una lezione preziosa: cercate di essere sempre pronto a realizzare tutte le esigenze dei vostri clienti. – tirando su il mento e assunse la sua aria più distinta – Buona giornata. –
Prima di andarsene, Alexandra lanciò una frecciatina ad Alice.
Lei, tuttavia, non si lasciò intimorire.
Alexandra si allontanò, cercando di assumere l’atteggiamento più signorile che possedesse. Ma la sua frustrazione era piuttosto evidente.
Alice guardò il Cappellaio con aria trionfante, ma con inaspettato stupore si accorse che in quegli occhi verdi non ci fosse nessuna traccia di allegria.
Sembrava essere infastidito, offeso e accigliato. Alice non capiva.
Ad interrompere quell’atmosfera tesa, fu l’arrivo di un nuovo cliente. Si trattava di un uomo che teneva una bambina per la mano. Anche loro, visto il modo in cui erano vestiti, dovevano appartenere ad una classe sociale elevata.
Tarrant si occupò immediatamente di loro.
- Non datevi pena, signore. - disse l’uomo – Non tutte le persone sono in grado di guardare un’opera d’arte come si deve. –
Alice si sentì lieta nel sentirlo parlare in quel modo.
- Oserei dire – continuò lui – che una critica, a volte, è meglio di un complimento: possono servirvi per poter migliorare le vostre abilità. –
Anche se aveva apprezzato quella gentilezza,  i sentimenti del Cappellaio non erano mutati.
Sorrise al cliente con educazione e lo ringraziò.
- In cosa posso esservi utile? – domandò.
- Cercavo un cappello per mia nipote. – disse l’uomo guardando amorevolmente la bambina – E’ il suo compleanno. –
Tarrant sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori e si rivolse alla bambina, tuttavia, Alice percepì qualcosa: immaginò che dietro quel sorriso fosse solo una maschera.
- E quanti anni avete, mademoiselle? –
Con fierezza e timidezza, la bambina ammise di avere compiuto sette anni.
Il Cappellaio portò un indice al mento, come per pensare.
- Allora, visto che ora siete una signorina, direi che ci vuole un cappello adatto a voi. – muovendo le mani, prese a prendere le misure della testa della bambina ad occhio nudo.
Tirò fuori dalla bancarella una cloche dalle misure adeguate.
Davanti agli occhi stupiti dei clienti e di tutti i presenti, il Cappellaio si diede da fare con forbici, nastri, stoffe e lustrini. In pochissimo tempo, il cappello per la bambina fu pronto.
La piccola cliente si ritenne soddisfatta nel vedere la cloche grigia con un nastro di seta rosa chiaro alla base, decorata da quella che sembrava essere una camelia celeste.
Nonostante il successo ottenuto, il Cappellaio continuò a guardare Alice con occhi senza armonia.
 
Quando tutti i clienti se ne andarono, Alice si avvicinò alla bancarella e provò a parlargli.
Ma il Cappellaio l’aveva già anticipata.
- Dici che posseggo moltezza,– disse lui con un tono che Alice non capiva se fosse adirato, malinconico oppure indignato – quando dentro di te mi giudichi un mollaccione che non è in grado di difendersi?
- Ma Cappellaio... –
- Non c’è bisogno che continui a difendermi. – la bloccò lui, con decisione ma con gentilezza – Non devi lottare per me. –
Anche se grato di essere stato difeso, il Cappellaio venne colto da un forte senso di orgoglio maschile: non poteva permettere che Alice continuasse a combattere per lui ogni volta che si trovasse in difficoltà. Soprattutto se, come in quel caso, a consumarlo di angherie era stata una donna.
- Non stavo solo prendendo le tue difese. – disse Alice, non accettando l’ingratitudine del Cappellaio – Stavo anche lottando per me stessa, se proprio vuoi saperlo. Non sopporto di vedere una persona di alto ragno provare gusto nel schiacciare chi è economicamente inferiore a loro. –
Il Cappellaio le lanciò uno sguardo che Alice non si seppe spiegare.
- Ma non sei anche tu una di loro? – le domandò a bruciapelo.
- No. Cioè, sì. – Alice si sentì confusa – Tecnicamente, sono una di loro. Ma in realtà, non sento di essere come loro. -
Tarrant la guardò nel profondo degli occhi e, inspiegabilmente, cambiò atteggiamento.
Una traccia di follia si avvertì nella sua voce.
– E allora, Alice, la vera domanda è... tu sai chi sei? –
Alice ebbe un sussulto al cuore davanti a quella misteriosa domanda. Si tirò di poco indietro e abbassò lo sguardo.
Non era stata capace di rispondergli.
Il Cappellaio fece una smorfia simile ad un sorrisetto.
- Vieni da me, stasera. – disse solamente.
Alice sgranò gli occhi e non capì il perché di quell’invito.
- Cappellaio... –
- Qualunque orario tu voglia, io ti aspetto. – disse solamente.
Alice non ebbe il tempo di replicare, poiché davanti alla bancarella era già arrivato un’altra fila di clienti.
Il Cappellaio si limitò a lanciarle uno sguardo come per dirle che l’avrebbe aspettata.
Alice tirò un sospiro.
Perché mai il Cappellaio voleva vederla quella sera? Cosa aveva in mente?
Come un flash improvviso, la nuova e strana parola usata da lei in precedenza ( e ripetuta successivamente dal Cappellaio ), le risuonò nel cervello come i ricordi che le erano balenati il giorno prima.
“Moltezza”sussurrava una voce, forse la sua.
In seguito, venne colta da un altro sbiadito e offuscato ricordo.
Le parve di udire la voce del Cappellaio.
“Non sei più la ragazza di prima.”
“Prima eri molto più... moltosa.”
“Hai perso la tua moltezza.”
“ La mia moltezza?” pronunciava una voce femminile, chiedendosi se fosse la propria.
Alice fermò quella serie di voci mettendosi una mano alla tempia, come per bloccare un improvviso mal di testa.
Guardò un’ultima volta il Cappellaio con occhi confusi.
Prese un respiro e decise di tornare a casa.
Si augurò che quella sera tutti quei misteri si sarebbero risolti.
 
 
  
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