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Autore: 20florina01    06/09/2016    0 recensioni
Una ragazza di nome Flora viene a sapere che il mondo magico in cui avrebbe voluto sempre vivere è reale e lei ne fa parte da quando è nata.
AVVISO
Per leggere questo libro bisogna aver letto o visto tutta la saga di Harry
Potter.
(Tratto dal 2° capitolo)
«Tu pensavi che la storia di Harry fosse infantile, vero?»
«Si» risposi, ma non capii dove volesse arrivare.
«Chi ti ha consigliato di leggere questa saga, anche se sapeva che non ti interessava?» chiese lui con sguardo che non tradiva emozioni.
«La zia, ma-» non finii la frase che venni interrotta.
«Flora, ma non capisci? Lei sapeva e sa tutt'ora del mondo magico, di me, ma soprattutto, di te. Tu sei una strega, Flora. Tu riesci a fare cose che gli altri maghi non possono. Vedi, tu non devi usare la bacchetta per fare magie o incantesimi. Tu sei diversa. Diversa da tutti noi. Tu... sei speciale.»
So che la storia all'inizio può sembrare affrettata, ma è la mia prima storia e non voglio cambiarla ora che sono migliorata.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Oliver Wood/Baston, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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2° CAPITOLO
 
Un vecchio con la barba molto familiare
 
Chiusi gli occhi sperando fosse solo un incubo. Doveva esserlo. E poi... Un basilisco, ‘non esistono!’ Sentii uno spostamento d’aria alla mia destra. Qualcosa strisciò nella stanza vicino a me, e nell’aria si diffuse un odore di fogna. Cercai di restare calma... Ma come potevo? C’era un basilisco nella stanza di mia zia.
‘È tutto un incubo’, mi dissi – ed  era l’opzione più sensata; o ero impazzita, seconda ipotesi sensata; o era tutto reale, ipotesi alquanto improbabile.
Che situazione assurda! Ma la cosa più assurda era che riuscivo a pensare lucidamente con davanti un mostro che solo guardarlo negli occhi, ti uccideva. Anche se sapevo che creature del genere non potevano esistere sapevo tutto sull’argomento. Dio, sembravo la Granger. Ero proprio un caso disperato!
Aprii lentamente gli occhi guardando verso il basso.
Non lo avrei mai guardato negli occhi. Impazzita o no, sogno o no, non lo avrei mai fatto. Manco morta!
‘Appunto.’
Ad un certo punto vidi il basilisco lanciarsi verso di me.
Richiusi gli occhi. Ero terrorizzata, misi d’istinto una mano davanti al viso per difendermi. Come se potesse bastare a sconfiggere un basilisco. O anche solo a fermarlo.
Aspettai con terrore un momento che non arrivò mai.
Con molta calma aprii gli occhi, cercando di non guardare in alto.
Il basilisco era a un centimetro dalla mia mano. Fermo. Immobile. Come una statua. Mi allontanai per sicurezza e scrutai l’animale davanti a me.
Era enorme, smisurato. Incredibile che riuscisse a stare nella minuscola stanza della zia!
A quel punto mi ricordai: la zia!
Perlustrai la stanza con lo sguardo e la trovai a terra nella stessa posizione di prima. Probabilmente era stata urtata dalla massa dell’essere dietro di me.
Una lacrima mi rigò il viso e a quel punto, non mi seppi trattenere, e mi misi a piangere.
Sentii qualcuno bussare alla porta della camera. Mi girai per controllare e vidi un uomo alquanto anziano. Aveva una lunga barba bianca che  arrivava alla vita – subito dopo aver visto quella, aggrottai la fronte – ed alla fine era tenuta insieme da un codino. Indossava una lunga veste turchese che arrivava fino ai piedi, ed aveva un espressione dolce.
«Impressionante» disse ad un certo punto «certo, non si vede tutti i giorni una ragazzina ignara dei suoi poteri e del mondo al quale appartiene che sconfigge un basilisco adulto... impressionante...» continuò.
A quel punto presi coraggio e parlai «scusi, ma lei chi è?» Sapevo benissimo chi era, ma non riuscivo a crederci.
«Oh, credo lei sappia benissimo chi sono io» disse con uno sguardo cosi premuroso che mi rilassai all’istante.
«Beh...» dissi io «lei, secondo quello che ho letto, lei è Albus Silente» conclusi con un po’ d’imbarazzo. «Come-?» Ma non riuscii a terminare la frase che lui m’interruppe.
«Come faccio a sapere che lei sa del mondo magico e di me?... So che lei è un appassionata della saga di Harry Potter, signorina Silente»
«come fa a sapere il mio nome?» chiesi.
‘Ma che domande faccio? Lui è Albus Silente: il più grande mago del mondo! In casa mia!’
«Ma... Se lei è veramente qua, e credo sia alquanto improbabile, perché è venuto?» chiesi nella speranza di una risposta che non arrivò a tardare.
«Ah, si... Volevo informarla, signorina Silente, che lei è stata ammessa alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.» rispose con calma frugando nella sua tunica e tirandone fuori una lettera.
«Oh, si certo!» dissi «E mio fratello allora è il re dei dinosauri!» continuai con sarcasmo. «Lei non esiste, è solo un personaggio della storia della Rowling!»
«Ah, si... Joanne, per i suoi centoquarantacinque anni è stata una brillante scrittrice – nota a pochi – e nota strega.»
Quella frase mi sconcertò. Ma allora non era tutto un’ invenzione e Albus Silente era davvero nella camera di mia zia!
‘La zia!’
«Mia zia è stata pietrificata, può aiutarla?»
«Sono sicuro che la professoressa Sprite potrà preparare un rimedio di Mandragore» rispose con calma.
«Ma quindi andremo a Hogwarts? Cioè, veramente?» chiesi scioccata.
«Si, penso proprio di si, se lei vuole, ovviamente» rispose.
«Certo che si!»
Ero elettrizzata all’idea di poter andare ad Hogwarts. Poi ripensai che oggi era il quindici settembre.
«Ma i corsi non iniziano il primo settembre?» Come avrei potuto frequentare i corsi con due settimane di ritardo?
«Sì, io infatti ero venuto qui per controllare se andasse tutto bene» disse preoccupato.
«Cosa dovrebbe andare storto?» poi mi resi conto che quella domanda era completamente fuori luogo.
«L’ evidente non si nasconde, signorina Silente. Lei è stata attaccata da un basilisco, anche se non ero venuto qui per questo, ero venuto perché il gufo che abbiamo mandato con la sua lettera di ammissione era tornato ferito» disse con più calma del dovuto. «Stranamente qualcuno non vuole che lei venga ad Hogwarts» continuò.
«Perché qualcuno vorrebbe che io non venissi ad Hogwarts, signor Silente?» chiesi un po’ confusa.
«Oh... non chiamarmi signor Silente, chiamami... nonno.» Disse sorridendo, imbarazzato.
A quel punto sgranai gli occhi.
«C-cosa?» balbettai.
Lui annuì, per confermare.
«Ma lei non ha figli, tantomeno nipoti» dissi.
Lui si avvicinò e si sedette sul letto della zia, davanti a me.
«Non lo sa nessuno tranne te e, naturalmente, la mia famiglia. Sai Flora, Joanne era una donna molto saggia e possedeva la vista. Ma non sempre ha avuto ragione. Il futuro può sempre essere cambiato ma non il passato... Quello no... A meno che tu non abbia una Giratempo.»
Dicevo... Aveva sempre avuto troppa immaginazione secondo me, quella Rowlig. Poi ci ripensai.
«Ma quindi vuol dire che quello che ho letto o perlomeno qualcosa di quello che ho letto si avvererà!» ‘Vuol dire che un giorno lui sarebbe... morto.’
«Flora... So a cosa stai pensando, e potrebbe accadere o forse no.»
 Era troppo calmo e razionale per sapere che, un giorno, sarebbero successe tutte quelle cose, tutte quelle morti, la sua morte.
«Quindi Voldemort esiste, davvero
Lui sospirò «Sì, esiste davvero. Ed è là fuori anche nel mondo babbano.»
«Tu pensavi che la storia di Harry fosse infantile, prima di leggerla, vero?»
«Si» risposi, ma non capii dove volesse arrivare.
«Chi ti ha consigliato di leggere questa saga, anche se sapeva che non ti interessava?» chiese lui con sguardo che non tradiva emozioni.
«La zia, ma-» non finii la frase che venni interrotta.
«Flora, ma non capisci? Lei sapeva e sa tutt'ora del mondo magico, di me, ma soprattutto, di te. Tu sei una strega, Flora. Tu riesci a fare cose che gli altri maghi non possono. Vedi, tu non devi usare la bacchetta per fare magie o incantesimi. Tu sei diversa. Diversa da tutti noi. Tu... sei speciale.»
A quelle parole rimasi di stucco. Ora che ci pensavo... Era vero: riuscivo a usare la magia. Come quando a cinque anni mi era volato il bastone in mano; o quando a otto mi avevano vestita di rosa confetto per un matrimonio e i miei vestiti erano diventati azzurri.
Questo significava che almeno uno dei miei genitori apparteneva al mondo della magia, ma chi?
«Quindi uno dei miei genitori era tuo figlio...» feci una lunga pausa «Chi?» chiesi cautamente.
«Tua madre... Thalia» sussurrò.
«Una donna stupenda, le ho dato io il suo nome... come ho fatto col tuo. Sai, forse non lo sai, ma nel mondo magico il nome di un bambino lo sceglie uno dei nonni. E, sai, avevo una passione per i fiori, e non sapevo come chiamarti» fece un piccolo sorriso.
‘Ah, anni di prese in giro perché qualcuno non sapeva come chiamarmi.’
Mi lanciò uno sorriso storto.
‘Non pensare tanto quando sei vicino a lui, potrebbe usare l’Occlumanzia!’
«E... mio padre?» chiesi.
«Lui, non è stato più visto...» abbassò il capo.
«Come non è stato più visto? Ma lo avete cercato? Non può essere sparito!» ‘Non poteva!
«Quando è scomparso?» domandai grattandomi la testa, frustrata.
«Subito dopo la morte di tua madre» rispose desolato.
Quindi mi aveva lasciata sola. ‘Sola! Senza famiglia, senza figure a cui ispirarmi.’
A quel punto mi sfuggì una lacrima.
«Come- come è morta mia madre? Non è stato un incidente d’auto, vero?» domandai.
«No...» sospirò «è successo tutto parecchi anni fa, tu non avevi nemmeno tre anni.»
Sospirò di nuovo ed io capii che dovevo prepararmi per un lungo discorso.
«Quando Voldemort era in circolazione, la gente si era unita e aveva formato parecchi gruppi per combatterlo. Tua madre ed io facevamo parte di uno di questi. Dopo poco tempo che venne creato il gruppo di cui facevamo parte,  iniziammo a sentire delle voci, dicevano che Voldemort stava distruggendo ad uno ad uno questi gruppi, uccidendo, o traviando i loro componenti. Quella sera toccò a noi, eravamo in minoranza: alcuni dei nostri ci tradirono. La maggior parte di noi morì, compresa tua madre. Quando lo raccontai a tuo padre, lo vidi andare via con la testa tra le mani. Poi non lo vidi più.»
«Ti affidai a Silvia per la tua incolumità, era meglio se avessi vissuto tra i babbani.»
Così la mia vita era tutta una farsa... che bello...
Avevo sempre immaginato, un giorno, di svegliarmi e trovarmi inseguita da dei minotauri – o altre creature mitologiche – o trovare un armadio che mi porti in un altro mondo, o che so io. ‘Non pensavo, invece di svegliarmi e trovare mia zia pietrificata con un basilisco che le ronza in torno – o che sibila, è lo stesso.’
«Bene» sospirò «ora che ti ho raccontato un po’ della mia vita, dobbiamo andare» disse alzandosi dal letto di mia zia.
«Dove?» chiesi.
Lui mi guardò con un espressione sorpresa, quasi fosse logica la risposta.
«Ad Hogwarts, naturalmente. Sbaglio o abbiamo una persona da riportar al suo stato naturale?» rispose.
«Sì, ma come ci arriviamo? Con una persona pietrificata attireremo molti sguardi» replicai.
Ancora quello sguardo sorpreso.
«Sai qual è il modo più veloce e pratico per viaggiare, nel mondo dei maghi?» domandò sorridendo.
«Sì: materializzarsi, ma io non-» «Basta che ti affidi a me» mi interruppe.
Vidi che alzò il braccio, come per indicare qualcosa.
«Tocca il mio braccio e afferra quello di tua zia» disse guardandomi.
Ero terrorizzata: quasi tutti la prima volta vomitano. E non volevo vomitare davanti ad Albus Silente. Anche se era mio nonno... Ma feci come disse.
A malincuore afferrai il suo braccio, tra il polso e il gomito, e lo strinsi, non troppo però.
Afferrai la mano della zia. Era dura e fredda. Sembrava cera. La strinsi ancora più forte, quasi potesse sparire da un momento all'altro.
«Pronta?» chiese.
Non ne ero sicura ma dissi: «Si.»
Ad un certo punto non sentii più la terra sotto i piedi. Mi sentii risucchiare in un vortice sempre più veloce. Non riuscivo a respirare, ma quando fui sul punto di svenire, per la mancanza d'aria, caddi a terra.
 
   
 
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