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Autore: Unissons    06/09/2016    5 recensioni
[Suicide squad]
Dal capitolo 9:
"Oh no, non voglio ucciderti" disse, mentre mi infilava in bocca la cintura [...]
"Voglio solo farti male" [..]
"Molto, molto male"
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ecco riaggiunto il vecchio capitolo che per problemi del sito era stato tolto. Probabilmente molte di voi non recensiranno di nuovo, ma apprezzerei comunque se lo faceste. Prometto che domani, a meno di altri problemi tecnici, tornerò con il nuovo capitolo.

Would you live for me?

 

Senza distogliere lo sguardo da quei bollitori enormi, pieni di un liquido che sicuramente avrebbe corroso la mia pelle, raggiunsi lentamente il Joker, che mi aspettava pazientemente. Non capivo cosa volesse da me, proprio li in quel posto. Mi fermai a qualche metro di distanza dal pezzo di grata dove mancava la sbarra, esattamente dove si trovava l’uomo che mi aveva ordinato di raggiungerlo. Lo fissai, con lo sguardo leggermente appannato. Nella testa sentivo una sensazione di vuoto, sicuramente dovuto all’altezza, ma anche dai fumi tossici che emanava quella sostanza. Puddin ,però, non ne sembrava colpito, anzi, mi guardava divertito come se la mia espressione, sicuramente disgustata, lo divertisse. Distogliendo lo sguardo da lui, mi voltai quando sentii uno scricchiolio provenire da sotto i miei piedi. Probabilmente non era molto sicuro stare su quel ponteggio senza un’imbracatura adatta. Deglutii e presi un grosso respiro, sbagliando assolutamente, dati i fumi. Infatti tossicchiai leggermente.

“Ho una domanda da farti” disse, improvvisamente, il Joker e, come una calamita viene attratta dal ferro, mi voltai verso di lui, pronta a qualsiasi cosa.

“Moriresti per me?”

La sua domanda mi sorprese molto, ma sapevo esattamente quale fosse la mia risposta. Imbambolata al suo sguardo, con le farfalle nello stomaco e la voglia matta di poterlo toccare, sentii pronunciare dalla mia stessa voce un flebile:”Si”.

L’uomo non ne sembrò molto convinto, infatti ruotò il collo, ringhiò, e poi tornò a parlare:”Troppo facile – e si avvicinò di più al mio corpo e al mio viso – tu.. vivresti per me?”

Senza fiato, capii cosa significasse questo. Rinunciare alla mia vita, alla mia carriera, alla mia famiglia per lui.  Mi immaginai una vita così, al suo fianco. Noi due alle prese con crimini su crimini, perché quella ormai era diventata la mia vita, non che mi lamentassi, adoravo uccidere. La prova era stata prima, quando senza pietà, avevo sparato a quell’uomo innocente in mezzo alla strada e poi, avrei voluto abbassare la tapparella e darmela a gambe, per proteggere l’amore della mia vita. Probabilmente era anche per quello che Batman prima ci inseguiva.

O forse perché eri con Joker?

Come al solito peccai di egocentrismo. Era ovvio che il pipistrello ci stesse inseguendo perché, per l’ennesima volta, il pagliaccio aveva fatto una strage e oltre tutto, ora era anche evaso dal manicomio dove era rinchiuso.

E dove tu eri la sua psichiatra.

Scossi la testa per evitare di sentire ancora una parola da quella vocina saccente e mi sentii ripetere un semplice:”si”, ma che era carico di un sentimento che immaginavo lui avesse ormai compreso. Avevo rinunciato praticamente a tutto. A questo punto, imboccata ormai questa strada, non mi rimaneva altro che seguirlo fino a cadere nell’oblio con lui e immaginai che quell’oscurità fosse proprio rappresentato da quelle pozze acide sotto i nostri piedi. Un brivido mi percorse la schiena.

Il suo dito indice si alzò e disse:”Attenta, non dire cose di cui poi potresti pentirti”

Sapevo, però, che non mi sarei mai pentita della mia scelta di stargli accanto per sempre. In quel momento ero felice.

Felice perché finalmente era li con me.

Felice perché stava capendo i miei sentimenti.

Felice perché lo amavo.

La sua mano fu sulla mia bocca e per un istante chiusi gli occhi assorbendo il suo odore e la morbidezza della sua pelle a contatto con le mie labbra. Lo sentivo come mai lo avevo sentito prima, nemmeno quando lo avevo baciato. Perché questa volta era lui a volere il contatto.  Immediatamente, poi aprì gli occhi, per poterlo guardare in quei stupendi occhi verdi.

“Il desiderio diventa resa e la resa diventa potere” sussurrò, togliendo la mano dalla mia bocca e avvicinando il dito alle mie labbra. Io aprì la bocca, nel tentativo vano di far entrare più aria possibile nei polmoni. Mi sentivo svenire, questa volta non per l’odore forte dei gas provenienti dai bollitori di sotto, ma per il mio cuore, che batteva all’impazzata.

“Tu vuoi questo?” sussurrò con voce lasciva e seducente e trascinò il suo dito sulle mia labbra, guardandomi intensamente. Mi sentivo come sotto incantesimo, ammaliata da quegli occhi e quella labbra.

“Lo voglio” sospirai e la sua mano si aprì sul mio mento, mantenendo il contatto tra di noi. Sentivo la pelle sotto le sue mani bruciare, come se lui fosse intriso della sostanza che era contenuta in quei boccioni sotto di noi.

Chiudendo gli occhi e muovendo la testa all’indietro, iniziò a sussurrare:”Dillo, dillo, dillo- e prendendo un grosso respiro, disse ancora - bella, bella, bella”

Senza esitazione seppi esattamente cosa volesse sentirsi dire e per passare una vita insieme a lui, mi sembrava il minimo da fare. Mi immaginai già una casa grande, con un’enorme stanza da letto, in cui svegliarsi ogni mattina con lui accanto. Ricoperta da coperte di seta e con una rosa, come quella che mi aveva regalato qualche settimana prima, questa volta con la consapevolezza che la spina sotto la pelle non fosse di una pianta, ma rappresentasse proprio lui, che mi era dentro, per sempre.

“Per favore” supplicai e sul suo viso serio, si formò un ghigno, mentre dalla sua bocca uscì un verso di apprezzamento. Si allontanò da me di qualche metro e, mentre dentro di me scoppiava l’inferno per la consapevolezza che ancora qualche istante e sarei stata per sempre sua, lui disse con un tono distorto:”Dio, tu sei così.. buona!”

Volevo sorridere, volevo mostrargli quanto gli fossi riconoscente, ma quando mi voltai e tornai a guardare giù in quelle pozze, piene di un liquido che mi avrebbe certamente fatto molto male, sentii i muscoli tutti contratti. Tornai a guardare lui, mentre con le braccia mi fece un segno che mi fece capire in cosa consistesse l’ultimo ordine che mi stava impartendo.

Voleva che mi buttassi nei calderoni.

Il respiro mi si spezzò, ma non feci nessun passo indietro. Era la vita che volevo passare per sempre e questo era il sacrificio che dovevo compiere per dimostrare all’uomo davanti a me quanto lo amassi.

Con la testa in subbuglio e lo stomaco annodato su se stesso, aprì le braccia.

Guardami Puddin, guarda cosa sto facendo per te. Ti amo.

E, senza nemmeno chiudere gli occhi, feci un passo all’indietro e poi mi lasciai cadere nel vuoto. Davanti ai miei occhi passarono le immagini delle nostre sedute e dei regali che man mano, ero stata costretta a portargli. Più passava il tempo, però, più avevo la consapevolezza che quei regali non mi stesse obbligando lui a portarglieli, ero io, di mia spontanea volontà a porgerglieli e poi lui li portava in stanza con se. Ed ora eccolo l’ultimo regalo, il mio suicidio.

La mia testa affondò nell’acido e con lei tutto il corpo fu sotto quella sostanza, che mi riempì gli occhi e in poco tempo riempì anche i miei polmoni, data la mia incapacità a nuotare. Nacque, da li, un dolore immenso, mischiato alla paura. Grande e ingombrante paura.

Era per questo che non avevo mai preso lezioni di nuoto. La mia paura stava per diventare realtà, stavo per morire soffocata da un liquido, benché non si trattasse di acqua. Ciò che compresi fu che quello non era acido corrosivo per la pelle e sorrisi, perché Joker non voleva che io mi uccidessi veramente.

Fu l’ultima cosa che feci, prima di chiudere gli occhi.

Quindi era questo che si provava nel raggiungere il fatal mietitore?

Una calma simile ad un post guerra, che nasceva dal centro del petto e raggiungeva il resto del corpo, regalando una sensazione di rilassamento a tutti i muscoli.

Prima che potessi definitivamente addormentarmi per il resto della mia esistenza, due braccia forti, mi presero e mi portarono a galla. Sentii qualcosa di morbido posarsi sulle mie labbra per darmi un fiotto di ossigeno, che in quel momento più che mai, rappresentò la vita. Presi un respiro enorme e tossicchiai leggermente, poi,  tornando a respirare regolarmente, riaprii anche gli occhi e lo vidi.

Il mio Puddin.

Si era tuffato e mi aveva salvata.

Questa volta il petto si riempii di una bellissima sensazione di calore e lo guardai, sorridendo.

Le sue labbra furono di nuovo sulle mie, questa volta per regalarmi la vita in un modo più poetico.  Mi baciò intensamente, facendo scontrare la sua lingua con la mia. Dalla prima volta avrei voluto ricevere un bacio come quello, compresa la mattinata che era passata. Ma capii che veramente l’attesa del piacere ne aumentare il piacere stesso.

Misi una mano tra i suoi capelli e lo attirai ancora di più su di me, mentre il fiotto di calore passò ad invadere anche il cuore e lo stomaco, che si stava accartocciando. Avvicinai il più possibile il mio corpo al suo e mugugnai di piacere tra le sue labbra.

Con la mano libera strinsi tra le mani il lembo di stoffa della camicia ed emisi un forte gemito tra le sue labbra.

Il primo ad allontanarsi fu lui, che poi scoppiò a ridere, spezzando il silenzio di quella fabbrica inquietante.

Sorrisi anch’io con lui.

 

 

 

Angolo autrice.

Mi scuso solennemente. La mia solita correttezza è stata spezzata. Non ho aggiornato ieri e me ne pento amaramente. Ho delle motivazioni valide, comunque, che spero possiate capire. È stata una giornata abbastanza pesante. La sera avevamo ospiti a casa e ho dovuto aiutare mia mamma a preparare alcune cose. Il capitolo, già pronto, voleva essere pubblicato, ma dovevo assolutamente ricontrollarlo.

Vi chiedo ancora scusa.

Domani spero di riuscire ad aggiornare, ma uscirò la mattina alle sette e probabilmente tornerò alle due del pomeriggio. Si, perché, finalmente, anch’io entrerò nel mondo degli universitari. Infatti domani vado a fare il test d’ingresso per lettere. Speriamo vada bene, perché non voglio fare un test di recupero.

Tralasciando la mia noiosa vita da matricola, volevo ringraziarvi per le undici recensioni al capitolo precedente. Un vero e proprio record, che nemmeno nelle mie one shot sono riuscita a raggiungere. In un solo capitolo tutto questo, perciò non oso immaginare cosa accadrò oggi, dato che tutti voi stavate aspettando con ansia questo (proprio questo) capitolo.

Qui per ultimo, vi richiamo al titolo del capitolo. Immagino capiate la traduzione e per questo vi invito a vedere Suicide Squad in lingua originale. Nulla da togliere all’originale, ma in inglese a quel non so ché in più (anche perché i ‘versi’ che emette Jared Leto nell’impersonare Joker, nella versione italiana non si sentono, ma in inglese si).

Se vi è piaciuto il capitolo, lasciate una recensione.

Un bacio, Unissons

   
 
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