AkaTsuki
Fan fiction by Fin Fish
Ciao a tutti!
Buon primo
maggio =).
Visto? Anche se è festa sono venuta qui per aggiornare appositamente per voi
=), questo è senz’altro il capitolo più lungo che io abbia mai scritto per
questa storia.
Spero che sia di vostro gradimento =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
20° Capitolo: Frammenti di vita.
Dopo aver
sentito le parole risolute di Inuyasha, Kikyo aveva annuito con il capo per poi
uscire a raccogliere delle erbe mediche.
Sango continuava a scrutarla incerta, mentre sistemava della legna all’interno
del piccolo braciere nel centro della capanna.
Miroku tornò
pochi minuti più tardi, assieme ad una coppia di conigli legati per le zampe.
Kagome non si
era ancora svegliata, probabilmente il sigillo si stava sciogliendo più
rapidamente di quanto non si pensava.
Questo tormentava Inuyasha, mentre osservava il volto cereo di Kagome.
-Secondo te
possiamo fidarci di Kikyo?-, domandò Sango, rivolta a Inuyasha.
L’hanyou annuì con il capo, senza staccare lo sguardo da Kagome.
Sango sospirò, sollevando leggermente le spalle.
Kikyo rientrò
pochi minuti più tardi, tra le mani reggeva alcuni piccoli fiori dai colori
chiari.
Senza dire una parola, si posizionò in un angolo della stanza e cominciò a
preparare un infuso.
Nessuno osava disturbarla, dopotutto nessuno sapeva cosa avesse in mente.
Ogni tanto
Kagome si lamentava nel sonno, mentre il segno sul collo diventava sempre più
visibile a occhio nudo.
Inuyasha la
fissava, mentre si malediceva per la sua impotenza davanti alle sue sofferenze.
Credeva di fare una scelta saggia allontanandosi, proteggendola dal mostro che
si era rivelato essere, invece aveva solo peggiorato le cose.
Talmente
perso nei suoi pensieri non si accorse della presenza di Kikyo accanto a lui.
Teneva in mano una tazza il cui contenuto aveva un dolce profumo, benché il
colore fosse molto scuro.
-Grazie a
questo potrai entrare all’interno della sua anima-, disse Kikyo, porgendo la
tazza all’hanyou.
-Rammenta sempre: ogni cosa che vedrai, che sentirai sarà solo il frutto di un
ricordo di Kagome e non potrai fare nulla per cambiarlo-.
Gli occhi della miko erano seri, ma anche sinceri.
Decise di fidarsi, dopotutto non c’era altro modo di salvare Kagome.
Senza più
pensare a nulla, bevve il liquido contenuto nella tazza.
Non appena la tazza si fu svuotata la sua mente si appesantì, cominciando a
girare intorno.
Le palpebre si fecero più pesanti e, dopo pochi secondi, cadde a terra in un
sonno profondo.
Miroku fu il primo a soccorrere l’hanyou, preoccupato che la miko avesse
sbagliato qualcosa.
-Non preoccuparti monaco-, esordì Kikyo, mentre sistemava gli oggetti che aveva
utilizzato.
-Cosa succederà se Inuyasha non riesce a spezzare la maledizione?-, domandò
Sango, visibilmente preoccupata per le sorti di entrambi.
Aveva un grande debito con loro, ma non era solo questo. C’era molto altro.
-Inuyasha tornerà, ma Kagome morirà consumata dalla maledizione-, spiegò Kikyo,
la sua voce neutrale e fredda stava irritando la sterminatrice.
Tuttavia, era inutile arrabbiarsi in quel momento.
Osservando il volto di Kagome e quello di Inuyasha, ora piacevolmente
addormentato, cominciò a pregare con tutto il suo cuore.
Pregò, come fece Miroku, affinché tornassero entrambi.
**
Inuyasha aprì
lentamente gli occhi, mentre sentiva la testa pulsare come non mai.
Il luogo
attorno a se era completamente avvolto dall’oscurità, ma non c’era segno che ci
fosse qualcosa accanto a lui.
Era dunque all’interno dell’anima di Kagome?.
Si guardò attorno, cercando con lo sguardo la miko, ma di lei non c’era la
minima traccia.
Improvvisamente
una forte luce illuminò la zona.
Era accecante, tanto che dovette ripararsi gli occhi con una mano in modo da
poter vedere ancora.
Lentamente,
la luce si dissolse. Al suo posto comparve un piccolo villaggio, molto
familiare agli occhi dell’hanyou.
Era il villaggio di Musashi, il luogo da cui era cominciata ogni cosa.
<< Nee-chan, aspettami!
>>, urlò una bambina.
Indossava uno yukata di un color ocra, legato da un obi giallo.
I lunghi capelli scuri erano legati da un nastro, formando una piccola coda che
lasciava sfuggire solo due ciocche di capelli.
Inuyasha si
volse nella direzione nella quale aveva sentito il vociare dei bambini e la
vide; era Kikyo da bambina.
Il suo sguardo cadde più avanti, concentrandosi su quello di Kagome.
I lineamenti del viso erano delicati, tipici della fanciullezza e i capelli, a
dispetto della sorella, erano lasciati liberi sulle spalle.
La bambina si volse verso la sorella,
osservandola dall’altro in basso.
Era sua sorella maggiore, eppure non riusciva mai a considerarla come tale;
soprattutto quando giocavano.
<< Sei troppo lenta Kikyo
nee-sama >>, sbottò, portandosi le mani ai fianchi.
Indossava anche lei uno yukata, ma dalla tinta azzurra con un obi giallo scuro
a sorreggerlo.
Kikyo e Kagome si osservarono a lungo,
per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Era un momento di pace e tranquillità.
Inuyasha si
perse nell’ammirare il volto della Kagome bambina, così rilassata e serena come
mai l’aveva vista.
Un sorriso si
formò sulle sue labbra, mentre osservava le due bambine allontanarsi e tornare
a casa.
Improvvisamente, delle voci indistinte catturarono la sua attenzione.
<< E’ disgustoso >>
<< E pensare che quella bambina
in realtà è…>>
<< Non possiamo parlare in
questo mondo della figlia della miko, benché sia maledetta possiede un dono
straordinario >>
Maledetta?
Le orecchie si mossero leggermente, cercando di catturare il senso di quelle
parole trasportate dal vento.
<< Sì, ma se fosse un dono
malefico? >>
<< E’ pericolosa, meglio che si
allontani al più presto altrimenti sarà la rovina per tutti >>
Nel sentire
quella parole non poté trattenersi dal ringhiare, si volse alle spalle ma non
c’era nessuno e il villaggio sembrava deserto.
La luce di
prima lo avvolse ancora, trasportandolo in un altro momento del tempo.
Stavolta il villaggio era scomparso, lasciando posto ad una piccola radura.
I suoi occhi ambrati si sgranarono per lo stupore; suo padre era lì, davanti a
lui.
Uno youkai dai lunghi capelli argentei
si stava riposando, poggiato contro il tronco di un albero.
Il volto segnato da due piccole strisce violacee, mentre l’armatura era segnata
da graffi e ammaccature.
Il tessuto al di sotto era altrettanto rovinato, sgualcito tanto da rovinarne
la bellezza.
Un piccolo fuoco scoppiettava dinnanzi a lui, ne avvertiva il calore.
Dopo lo
stupore iniziale, Inuyasha si ricompose.
Sapeva che Kagome aveva viaggiato assieme a suo padre
In quel
momento, dal folto della foresta, emerse lei.
Era ancora una bambina, ma era cresciuta rispetto a quel ricordo che aveva
visto poco prima.
Gli occhi nocciola erano carichi di una profonda malinconia, molto diversi da
quelli che aveva pochi istanti prima.
Reggeva tra
le mani delle erbe curative, mentre nell’altro teneva dei contenitori di bambù.
<< Non serviva >>, mormorò
lo youkai, aprendo lentamente gli occhi.
Gli occhi di Kagome rimasero incatenati a quelli di lui ambrati, ma non ebbe
paura e continuò ad avvicinarsi.
Con movimenti rapidi, creò un sottile impasto sulle mani e lo passò sulla
ferita al fianco dello youkai.
Sanguinava ancora un poco, ma non era grave come aveva creduto.
<< Se vedo una persona che soffre, mi pare corretto aiutarla. Sono stata
addestrata a questo >> rispose Kagome, mentre si puliva le mani passando
dell’acqua su di esse grazie alle borracce.
Lo youkai sorrise ironico, percependo
la sofferenza di Kagome trapelare dalla sua voce.
<< Tuttavia, non è quello che
desideri >>.
Kagome, punta nel vivo, non rispose e sistemò il contenitore all’interno di una
fascia.
Lo youkai si sollevò, mentre lentamente compiva movimenti circolari con le
braccia.
Kagome si volse rapida,
inginocchiandosi davanti a lui e lasciandolo sorpreso.
<< Vi prego, portatemi con voi e addestratemi! >>.
Kagome teneva gli occhi chiusi ermeticamente, il corpo tremava leggermente.
Aveva paura che quello youkai le dicesse di no, ma dopotutto non aveva senso
nemmeno sperare.
Una risata leggera invase l’aria, costringendo Kagome, più per curiosità che
per altro, a sollevare il capo per osservare lo youkai.
<< Per quale motivo lo dovrei fare? >>, domandò lo youkai, mentre
incrociava le braccia al petto.
Kagome si sentì invadere dall’imbarazzo, tanto da scostare lo sguardo da quello
intenso e penetrante dello youkai.
Trasse un profondo respiro e disse:
<< ho delle cose da fare, molte per la verità. Ma non ho la forza per
andare avanti da sola. La prego, le garantisco che non sarò di alcun fastidio
>>.
Lo youkai parve incerto, mentre osservava il volto serio e determinato di
Kagome.
Conosceva quello sguardo, tanto che alla fine si arrese e accontentò la
bambina.
Inuyasha
osservò gli anni eseguire la loro terribile danza, senza che lui potesse fare
nulla per fermarli.
Osservava Kagome crescere sotto lo sguardo attento di suo padre, la osservava
quando si allenava duramente assieme a lui, mentre cuciva il suo abito ninja
che, lentamente, sostituì il suo yukata azzurro.
I tratti
della fanciullezza presto si allontanarono dal suo viso, lasciando posto ad uno
sguardo di chi, dalla vita, ormai, aveva preso tutto quello che poteva.
<< Nobile Inu no Taisho, posso
farvi una domanda? >>.
Kagome si portò a fianco dello youkai, senza arrestare la sua corsa o
accelerarla.
<< Dimmi >> rispose lo youkai, lo sguardo fisso davanti a se.
<< Per quale motivo non è insieme a suo figlio? >>.
Quella domanda, tanto innocente quanto curiosa, bloccò lo youkai che si volse
sconsolato a guardare la ragazza accanto a lui.
Sospirò, mentre lanciava uno sguardo
malinconico al sole che tramontava.
<< Non posso >>, mormorò debolmente. << Sua madre, Izayoi, è umana come te. Purtroppo,
come avrai notato, molti sono gli youkai che cercano di attaccarmi. Restare
vicino a me è pericoloso >>.
Kagome osservava il volto dello youkai che, per quasi quattro anni, aveva
occupato la sua vita ed era diventato come un padre per lei.
I suoi occhi ambra, dal taglio felino, erano lucidi.
Soffriva, lo percepiva benissimo anche Kagome.
Si avvicinò, posando una mano sul braccio dello youkai e guardandolo
intensamente.
Un calore indescrivibile invase la sua anima, rasserenandola un poco.
<< Mi piacerebbe solo che sapesse quanto ci tenevo a lui, ma soprattutto
quanto mi dispiace averlo lasciato da solo >>.
Kagome ritrasse la mano, sorridendo, la posò sulla guancia dello youkai
costringe dolo a voltarsi verso di lei.
<< Lo sa >>, disse
risoluta, ritraendo la mano. << Voi avete scelto il suo nome, vero?
Ebbene, dare il nome a qualcuno è un gesto d’amore e affetto. Io sono sicura di
questo, quindi non abbia timore >>.
Inu no Taisho sorrise alle parole di quella ragazzina, posandole una mano sul
capo e scompigliandole i capelli.
Il tempo
riprese a scorrere rapido sotto lo sguardo di Inuyasha, ancora scosso da quello
che aveva scoperto.
Per anni si era chiesto che tipo fosse suo padre, a volte lo detestava per aver
abbandonato sua madre.
Era convinto che fosse per la sua natura, perché non lo accettava così com’era
e, invece, era per tutt’altra ragione.
“Che sciocco, non avevo capito nulla”, pensò tra se, mentre si mordeva il
labbro inferiore.
Vide il primo incontro tra Koga e Kagome, quest’ultima si era persa nel bosco e
lui l’aveva salvata da uno youkai. Successivamente, nei ricordi affollati di
Kagome, emerse la figura di Sesshomaru che sfidava suo padre.
Uno scontro brevissimo, concluso con la sconfitta di suo fratello.
Faceva uno strano effetto vederlo in ginocchio, prostrato davanti alla forza
superiore del padre.
Kagome aveva osservato la battaglia da lontano, tenendo stretto al petto l’arco
ricevuto in dono da suo padre.
Lo stesso arco che Kikyo aveva con se.
I ricordi si
affollarono fino ad arrivare a quello che, più di ogni altro, interessava
all’hanyou.
Un piccolo villaggio si stendeva ai
piedi di una montagna.
Era semplice, ma all’interno Kagome avrebbe trovato rifugio e riparo almeno per
quella notte.
Inu no Taisho aveva una cosa da fare, ma non poteva portarsi dietro anche lei.
Nell’esatto momento in cui entrò nel villaggio, qualcosa si mosse nell’animo
della ragazza.
Sentiva qualcosa graffiarle il petto, tentando di prevalere la sua anima e
uscire fuori.
Si portò le mani al petto, tremante, mentre la fronte si imperlava di sudore.
Era un gelo che proveniva dal profondo
dell’anima, mentre sentiva che poteva trattenere oltre quella forza.
Dalla manica della veste, estrasse un
piccolo pugnale che le aveva affidato Inu no Taisho per le emergenze.
<< Ragazzina, tutto bene >>, domandò un uomo anziano, avvicinandosi
a Kagome.
Mossa sbagliata.
Kagome sollevò di scatto lo sguardo e, con un movimento fluido, squarciò la
gola del malcapitato.
Il sangue schizzò in tutte le
direzioni, alcune gocce si posizionarono sul suo volto e sul suo abito.
Rideva, una smorfia crudele le illuminava il volto, mentre lentamente procedeva
verso le case degli abitanti del villaggio.
Si sentiva realizzata, provava una
grande soddisfazione mentre la sua lama affondava nel petto delle persone che,
disgraziatamente, non erano stati in grado di sottrarsi.
Inuyasha
guardava allibito quella scena, mentre Kagome si ergeva in mezzo a quei
cadaveri.
Donne, bambini, uomini anziani e malati; non aveva risparmiato nessuno.
Tremava davanti
a quella scena, mentre l’orrore aveva preso il sopravvento su qualsiasi altra
emozione.
Era impossibile concepire quell’idea, impossibile credere a quella realtà.
Eppure, per quanto si convincesse che non era possibile, era reale e vero.
Pochi istanti dopo arrivò suo padre, ma anche lui venne ferito da Kagome ma
riuscì a neutralizzarla.
Lo osservò mentre, con delicatezza e cura, posizionava il sigillo sul collo di
Kagome.
Kagome aprì lentamente gli occhi,
trovando ad osservarla Inu no Taisho.
L’espressione del suo viso era il riflesso di quello che temeva.
Scostò lo sguardo verso le mani poggiate al petto; mani ancora sporche di
sangue.
Il suo prese a tremare, mentre sentiva una forte nausea invaderla da capo a
piedi.
<< Kagome, cosa hai fatto? >>, domandò Inu no Taisho, nella voce
una nota di rimprovero.
Kagome non rispose, limitandosi a singhiozzare, mentre le lacrime cominciarono
a solcare il suo volto.
<< Mi dispiace… >>,
mormorò, continuando a piangere e nascondendo il volto dietro quelle mani
sporche di sangue.
Stavolta, la
luce accecante che avrebbe dovuto avvolgerlo era completamente oscura.
Era forse un segno?
Significava che l’anima di Kagome si stava abbandonando alle tenebre?
Era ancora
nella foresta, ma stavolta un panorama desolante si stendeva davanti a lui.
Suo padre era ferito pesantemente, mentre Kagome piangeva vicino a lui.
<< Mi dispiace, nobile Inu no
Taisho. Mi dispiace, ho permesso alle tenebre di controllarmi >>
biascicò, mentre cercava di trattenere le lacrime.
Inu no Taisho scosse il capo, posando a fatica una mano sul suo capo.
Le carezzò dolcemente i capelli, per poi passare sul volto asciugando le sue
lacrime.
<< Non piangere… Piccola Kagome
>>, mormorò con voce spezzata.
Kagome riprese a piangere, sentendo il nomignolo con cui la chiamava da bambina.
Sembrava passata un eternità invece che pochi anni.
<< Non è colpa tua,
semplicemente l’avevo sottovalutato. Uno sbaglio che non dovrai mai fare
>>.
Kagome tirò su con il naso, trattenendo le lacrime ma non i singulti che ancora
le scuotevano le spalle.
<< Kagome, ascolta… >>,
esordì, ritraendo la mano e poggiandola sul petto.
Lo sguardo si posò sulle stelle, particolarmente luminose quella notte.
<< Ti affido la mia spada,
Tessaiga >>.
Lentamente, sfilò la lama dalla cintura che la sorreggeva in vita.
Kagome sgranò gli occhi, scuotendo lentamente il capo. Era un arma
straordinaria, dalla potenza incredibile.
Però lei era un essere umano, una
creatura per altro indegna di toccare quella lama straordinaria.
<< Non posso, io… >>.
<< Mio figlio un giorno verrà a
riprendersela >>, incalzò, interrompendo le parole di Kagome.
Benché fosse scettica, decise di accettare la richiesta del suo maestro e prese
tra le mani la spada.
<< Ne avrò la massima cura, fino a quando suo figlio non verrà a
reclamarla >>, disse, tenendo alte le mani e chinando il capo in segno di
rispetto.
Un sorriso stanco si formò sul volto
dello youkai, mentre portava lo sguardo al cielo ancora una volta.
<< Kagome…>>, mormorò ancora una volta, la voce sempre più debole.
La ragazza aveva ripreso a piangere silenziosamente, mentre stringeva la spada
al petto.
<< C’è qualcosa… che devi dirmi?
>>.
Kagome rimase stupita da quella richiesta, mentre annuiva debolmente con il
capo.
Era il momento di confessargli cosa provava nel cuore, di parlargli secondo
quel piccolo cuore che lui le aveva insegnato ad apprezzare.
<< In tutti questi pochi anni,
nobile Inu no Taisho, io vi ho sempre considerato come un padre. Rappresentate
la persona che più di ogni altro vorrei raggiungere, qualcuno che vorrei
eguagliare sotto ogni aspetto >>.
Nonostante le lacrime avessero tolto la luce al suo volto, trovò comunque la
forza per sorridergli dolcemente. << Siete sempre stato un padre per me
>>.
Inu no Taisho sorrise stanco, posandole una mano sulla guancia e tracciandone
lentamente i contorni.
Kagome chiuse gli occhi, assaporando quel delicato contatto.
<< Mi sarebbe piaciuto… avere
una figlia… come te >>, mormorò debolmente, prima che l’oscurità lo
avvolgesse del tutto.
In quel
momento capì le parole di Kikyo, sul fatto che non potesse cambiare nulla.
Cos’era
accaduto in quel momento? Com’era stato ferito?
Un dubbio lo tormentava, ma l’oscurità
aveva avvolto ancora lo scenario e trasportandolo altrove.
Gli anni passarono veloci e inesorabile, mentre osservava Kagome chiudersi ogni
giorno di più.
Era diventata risoluta, indipendente ma soprattutto era da sola.
Il rapporto con Kikyo non era accennato, ma sicuramente non c’era molto da
raccontare su di loro.
In quel momento l’oscurità avvolse ogni cosa, lasciandolo in quello stato di
sospensione temporanea; come in principio.
Dinnanzi a se c’era una bambina.
-Kagome?-, la voce faticava a uscire, mentre osservava la bambina voltarsi
nella sua direzione.
I grandi
occhi nocciola lo scrutavano, per nulla sorpresi di vederlo.
-Ti aspettavo…-, disse la bambina, mentre
il suo posto veniva occupato dalla Kagome adulta che conosceva. –Ero sicura che
saresti arrivato fin qui. Scusami se ti ho lasciato nell’oscurità, ma ci sono
cose che non sono pronta a condividere-.
-Capisco, non temere-, rispose tranquillo, mentre osservava di nuovo la Kagome
bambina davanti a lui.
Si sentiva
malissimo.
Dopotutto aveva sbirciato, senza il minimo permesso, nell’animo di Kagome e
osservato tutti i suoi ricordi più intimi.
La bambina
continuava a scrutarlo, mentre attendeva che parlasse e le spiegasse il motivo
della sua presenza in quel luogo.
-Kagome,
perché non ti opponi alla maledizione. Sai, che potresti spezzarla tu stessa?-,
domandò preoccupato.
La bambina annuì con il capo, lasciando muovere lentamente la chioma corvina.
-Lo so, però non ho la forza-, spiegò,
mentre riassumeva l’aspetto adulto.
-Come puoi dirlo?!-, replicò furibondo l’hanyou, davanti a Kagome che
continuava a scambiarsi il posto con la se stessa bambina.
-Non sei da
sola! Puoi parlare con noi di cosa ti affligge, di cosa ti tormenta e…-
-Bugiardo!-, sbottò di colpo, mentre il suo posto veniva ripreso dalla Kagome
bambina.
-Ho visto il tuo sguardo in quel momento.
Eri disgustato, così come lo saranno gli altri-.
Inuyasha
sgranò gli occhi, mentre ricordava il volto di Kagome trasfigurasi in una
maschera di cinismo e odio che non aveva mai visto.
La Kagome bambina scomparve, lasciando posto a quella adulta.
-Kagome…-,
esordì, ma l’espressione rattristata di Kagome lo bloccò dal proseguire.
-Inuyasha, io posso capirti. E’ normale, non puoi accettare tutto di me-,
mormorò, mentre dai suoi bellissimi occhi nocciola cominciavano a sgorgare
lacrime.
Inuyasha si maledì mentalmente, lasciando a Kagome il tempo di concludere il
suo discorso.
-Se vorrai andartene ancora sappi che non ti fermerò-.
In quel
momento qualcosa scattò nella sua anima.
Non seppe nemmeno lui di cosa si trattava, sta di fatto che si avvicinò
pericolosamente a Kagome.
Afferrandola per un braccio, la strattonò leggermente per spingerla contro di
lui.
La strinse saldamente, quasi per paura che potesse scappare, affondando il
volto nella massa corvina dei suoi capelli.
-Io non vado da nessuna parte!-, replicò furibondo, stringendo più forte a se
il corpo esile e fragile della miko.
-Non ti
lascerò più da sola-. Le braccia di Kagome si avvolsero intorno alla schiena,
stringendolo a se con la sua stessa intensità.
-Quando ho visto quello che facevi, ho provato paura-, ammise, allentando la
presa e sorprendo Kagome. –Non sembravi nemmeno tu, il tuo volto era diverso-.
-Quella ero io-, mormorò in risposta Kagome, poggiando il capo contro il suo
petto e affondando nella stoffa rossa del suo kariginu. –Quella sarò sempre io-.
-Lo so-, rispose Inuyasha, scostandola dal suo abbraccio e prendendo tra le sue
mani il volto di lei.
-Quello che è stato non lo si può cambiare-, continuò, mentre con una cautela
impressionante, pulì il suo volto dalle lacrime, attento a non ferirla con i
suoi artigli.
-Una volta hai
detto che se non ti avessi protetto io, nessuno l’avrebbe potuto fare. Hai
creduto in me, quindi anche io farò lo stesso-.
Kagome tornò ad assumere le sue fattezze di bambina, mentre dai suoi grandi
occhi innocenti ripresero a sgorgare delle lacrime.
-Davvero? Mi resterai comunque accanto?-,
chiese titubante.
Inuyasha sorrise dolcemente, passandole una mano sul capo; come faceva suo
padre con lei.
Kagome sgranò gli occhi, mentre sentiva un dolce tepore invadere la sua anima.
-Era una promessa-, disse Inuyasha, mentre osservava Kagome sorridergli ancora
una volta.
-Ci rivediamo al risveglio-, mormorò al suo orecchio, prima che le sue palpebre
si chiudessero ancora una volta.
Le tenebre erano tornate, ma stavolta sapeva che si trattava di un sogno vero e
proprio.
**
Kagome aprì
di scatto gli occhi, sollevandosi dal suo giaciglio e guardandosi attorno
spaventata e confusa.
La piccola capanna smessa era avvolta dall’oscurità.
La notte era già calata dunque.
Il suo sguardo vagò ovunque, soffermandosi sui suoi compagni di viaggio accanto
a lei.
Sango e Miroku si erano addormentati vicino, in un quadro davvero molto dolce.
La sterminatrice poggiava il capo sulla sua spalla, mentre lui le cingeva le
spalle con un braccio portandola più vicino a se.
Kagome sorrise.
Era chiaro fin da subito che c’era qualcosa tra di loro, soprattutto lo intuiva
dai gesti di Miroku; era troppo “affezionato” a lei.
Il suo
sguardo volò al suo fianco, sentendo il respiro lento e regolare dell’hanyou.
Kagome posò una mano sulla sua guancia, scostandogli delicatamente alcune
ciocche di capelli dalla fronte.
-Grazie, ora sono sicura che ce la posso fare-, commentò Kagome nell’oscurità.
Un rumore la fece scattare sull’attenti.
-Era da un po’ che non ci vedevamo, Kagome-, disse la voce fredda e neutra di
Kikyo, mentre la osservava rilassarsi.
-Kikyo nee-sama-.
Bene, anche
questo è finito =).
Allora, per
prima cosa voglio precisare questo: alcune cose non sono state spiegate bene, è
una cosa voluta.
Da adesso, fino ad un certo punto, ci saranno altri flash sparsi per tutta la
storia che copriranno i buchi di questo =).
Ora passiamo all’angolo dei grazie:
indelebile: Oddeo, credo che mi metterò a piangere… Poco ma
sicuro ç_ç.
Bè, è una cosa
un po’ complessa quello che è accaduto. Inuyasha, nel bene o nel male, era
sempre lui. Kagome invece, come dire, non era propriamente lei ma una parte
della sua anima che non aveva a che fare con il suo essere. Per Sesshomaru e
Kagura…dovrai attendere =), ma avranno anche loro un piccolo spazio =).
Achaori:Grazie anche a te =). Bè, spero che questo piccolo
intermezzo con il passato di Kagome sia stato gradevole =).
Bene, ci si vede al prossimo capitolo =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.