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Autore: _Shadow_96    07/09/2016    8 recensioni
Magnus è tutto ciò che le ragazze e anche molti ragazzi amano e invidiano: fisico atletico, sguardo penetrante, stronzo quanto basta e con un’intelligenza tale che risulta simpatico anche quando è sarcastico e pungente. È magnetico e ne è consapevole ma quanto più le persone gli orbitano intorno tanto più lui le respinge. Bello e impossibile. Praticamente irraggiungibile. La verità, però, è che Magnus è molto più di quello che sembra.
Alexander è bello ma non sa di esserlo. Nessuno glielo ha detto o almeno non il giusto tipo di persona. E’ il classico secchione, timido e taciturno. Un eterno indeciso che sogna di entrare nell’esercito ma si sta preparando per il test di ammissione alla facoltà di Medicina. A casa lo aspettano una madre che dire severa è dir poco, una sorella che è il suo esatto opposto, un padre padrone e un migliore amico che, anche se involontariamente, lo mette sempre in ombra- cosa che non lo aiuta sicuramente ad uscire dal guscio. Quello che Alexander non sa è che la sua vita inizierà nel momento in cui i suoi occhi incontreranno quelli di Magnus.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A quest’ora cosa dovrei dire: buongiorno o buonanotte? Avevo detto che avrei aggiornato prima e, detto fatto, eccomi qui. Aggiorno oggi e non venerdì come al solito, perché sabato sono invitata a un matrimonio e devo ancora fare delle cose. Per di più oggi c’è/c’era l’#AlecAppretiationDay *-* e twitter era invasa da foto e gif meravigliose del nostro amato Alec!

Anyway (da quando ho twitter e ho scoperto di essere una schiappa nel parlare inglese lo infilo un po’ dappertutto) volevo ringraziare (direte voi: di nuovo? Ebbene sì) tutte le splendide persone che seguono la mia storia! Grazie (per l’ennesima volta) a:
shamarr79, LaVampy, S h a d o w h u n t e r _, HeySebastian, miky9160, Mrs_Cobain951, Darkswan97 e la nuova arrivata cristal_93 (che ha avuto la pazienza di chiacchierare un intero pomeriggio con la sottoscritta) che hanno recensito questo capitolo. Non smetterò mai di dirvi quanto il vostro supporto sia importante e quanto mi faccia piacere leggere le vostre impressioni: è una cosa stimolante ed emozionante! Per di più alcune di voi sono anche delle autrici bravissime, originali e talentuose e se non sono ancora passata a recensire lo farò appena avrò un minutino libero. Consiglio a tutti di farsi un giro tra le loro fan fiction, sono dei capolavori. Grazie anche ai lettori silenziosi (io vi vedo!) e alle persone che inseriscono questa storia tra le seguite, preferite e ricordate e che sono sempre di più. La smetto di annoiarvi e come al solito mi scuso per eventuali errori nel testo ma se le altre volte qualcuno lo individuo in tempo a quest’ora sono fusa.
Un bacio, Maddalena.

Ps: visto che sabato è anche il mio compleanno (si, la tipa si sposa il giorno del mio BDay *sigh*) che ne dite di farmelo voi un bel regalo e farmi sapere cosa ne pensate di questo capitolo? Ho un po’ d’ansia!

Pps: Se vi va immaginateli così

.

L’elefante e la farfalla

Capitolo 7: Per ogni desiderio ci si deve porre questa domanda…

 

Fingo di non averlo notato e continuo a camminare a testa bassa ma capisco che lui è uscito dalla macchina quando sento prima il rumore dello sportello che si chiude e poi il suono delle portiere che vengono bloccate. La tentazione di voltarmi e guardarlo è fortissima ma cerco di resistere: in fondo l’ho appena visto andar via con la sua fiamma, di sicuro non sta cercando me.

“Ehi, Alexander!

Evidentemente mi sbaglio, penso quando mi chiama a voce alta per farmi fermare e il mio cuore salta non uno ma ben due battiti. Mi volto e lo guardo camminare verso di me, per nulla stupito considerando che lui è Magnus Bane, che non acceleri la sua andatura fluida anche se io sono lì impalato ad aspettarlo. Il cappotto blu lungo fino al ginocchio che indossa, e che persino uno poco ferrato come me riconosce come di ottima fattura, è lasciato aperto e ondeggia mosso dal vento. Un enorme sciarpa arancione a righi gialli e rossi-non sono sicuro che tanti colori possano essere messi insieme ma è anche per questo che io indosso solo nero, blu e raramente abiti grigi- gli avvolge il collo senza nascondere, per fortuna, il sorriso che mi rivolge, che mi fa sentire le ginocchia di gelatina e mi fa venire l’acquolina in bocca per la voglia che ho di baciarlo, ovunque. Ormai quasi mi imbarazzo con me stesso per ciò che penso di fargli. Se fino a qualche secondo fa stavo tentando di recuperare il calore perso nel tragitto fino a casa di Lydia senza la giacca, adesso è come se tutto il sangue fosse salito al mio viso: lo sento bollente rispetto al resto del corpo. Non so dire se i brividi che mi accarezzano la pelle sono dovuti al freddo o alla presenza di Magnus ma qualcosa mi dice che è la seconda opzione quella giusta. “Ciao” ripete sussurrando mentre il suo sguardo e la sua voce mi scivolano addosso ed è una sensazione così potente che mi sento come se avessi le sue mani sul mio corpo. Si è proprio la seconda opzione.

“C…c…iao” balbetto come un idiota mentre mi si ferma davanti, il vento che porta fino a me il suo odore spettacolare “Che…che ci fai qui?”

“Ho accompagnato Cat a casa sua, la ragazza che era con me al bar. Abita da queste parti e passando con l’auto ti ho visto insieme alla tua ragazza e così…”

“Ah, si, ehm Lydia. Abita qui, l’ho riaccompagnata” non so perché non nego quando lui definisce Lydia, la mia ragazza. Mi sento un pazzo a pensarlo ma mi è sembrato che nella sua voce ci fosse una punta di nervosismo quando lo ha detto, quasi di…gelosia. Che illuso, eh?

“E ora torni a casa?” chiede iniziando a camminare nella direzione che stavo seguendo precedentemente e io mi limito a fare un cenno di assenso con il capo mentre lo seguo.  Non riesco a interpretare i suoi gesti, il perché della sua presenza al mio fianco, ma è tutto troppo bello per essere vero e non voglio far nulla che possa far finire tutto questo. Anche se stiamo in silenzio non è spiacevole, anzi. Ogni tanto, mentre cammino, giro lo sguardo verso di lui e lo trovo a fissarmi accigliato, confuso e con una strana luce negli occhi; altre volte, invece, è concentrato sulla strada e sono io che lo fisso cercando di rubare quanti più dettagli possibile. Il suo passo è lento e i suoi movimenti sono aggraziati e composti mentre io sembro inciampare nell’aria e più di una volta non riesco a schivare qualche altro pedone frettoloso. Ho ancora qualche difficoltà a gestire il nuovo corpo che mi ritrovo a causa dell’improvviso sviluppo adolescenziale. Il sole ora è definitivamente calato e l’aria è diventata ancora più pungente. Il freddo mi fa pizzicare la punta del naso che si sta arrossando, così come le guance, e sono sicuro che in questo momento avrò un aspetto ridicolo visto quanto risalta il rossore sulla mia pelle pallida. Manco fossi Biancaneve. Per l’agitazione poi, non faccio che leccarmi e mordermi le labbra e il freddo me le sta sicuramente screpolando. Magnus è troppo perspicace per non accorgersi di ciò e quando lo vedo avvicinarsi ancora di più, la tentazione di rubare un po’ del calore del suo corpo è così forte che devo trattenermi dall’allungare le braccia e abbarbicarmi stile piovra al suo corpo. Dio, solo pensare di poterlo toccare mi fa sentire brividi dappertutto

“Diamine! Hai freddo, vero?” mi domanda e prima che possa fermarlo fa scivolare un braccio intorno alla mia vita e mi attira a sé. Anche se per un secondo mi assale il panico, perché siamo in strada e siamo troppo vicini perché non possa essere considerata una situazione equivoca, mi dico che è troppo buio perché qualcuno possa fare attenzione a noi e cerco di godermi il momento. Adoro la sensazione di protezione che avverto quando mi stringe forte: è come se insieme potessimo sconfiggere un esercito di demoni, persino quelli invisibili che ci riducono a brandelli il cuore e ci fanno credere di non meritare nulla di buono. Essendo imponente, nel senso di alto e grazie all’allenamento anche abbastanza muscoloso, ho sempre l’impressione di essere io “quello che abbraccia”, quello che avvolge e protegge. Inconsciamente, ho sempre desiderato provare la sensazione inversa, quella di essere avvolto, completamente circondato, non satellite ma centro della galassia, parte di due cose che diventano una. E’ una piccola cosa melensa, quasi da diabete, ma con Magnus, che è qualche centimetro più alto di me anche se più magro, riesco finalmente a provarla questa sensazione e mi sconvolge che io stesso non sapessi di averne così tanto bisogno. Non bastasse il calore che emana, quando alzo il viso e mi accorgo di quanto vicino sia il suo, una vera e propria scarica elettrica mi attraversa il corpo e cancella tutto se non il desiderio di azzerare lo spazio che ci separa. Deglutisco rumorosamente.
 

“Hai ancora freddo?” chiede a due centimetri dal mio viso e il panico che si diffonde nel mio corpo mi spinge a fare un passo indietro. Poi un altro. E un altro. Lui mi segue fino a che non mi ritrovo con le spalle al muro e il fiato mi esce dai polmoni neanche mi ci avesse sbattuto contro. Per un attimo restiamo immobili a fissarci l’un l’altro mentre i nostri respiri si fondono nella breve distanza tra noi. Per quanto possa essere inesperto e ingenuo ciò che leggo nei suoi occhi è un desiderio quasi palpabile che mi fa schizzare il cuore in gola. Avevo voluto fortemente, quando Lydia si era avvicinata a me, che non mi baciasse folgorato dalla consapevolezza di sognare che il mio primo bacio fosse con Magnus. Ora che me lo sento premuto addosso, che le mie mani scorrono sui suoi fianchi come dotate di vita propria e i polpastrelli pizzicano dalla voglia di accarezzare la sua pelle nuda, mi riscopro ad essere confuso, a domandarmi se voglio davvero che accada. Ho paura di rendermi ridicolo, che lui possa essere deluso e non voglia più avere a che fare con me; di diventare dipendente da questa sensazione, dal suo profumo di sandalo e incenso, dal calore del suo corpo e da come accende il mio. Ho paura di ciò che le emozioni che suscita in me vogliono dire ma soprattutto sono terrorizzato perché non mi sono mai sentito così vivo, felice e giusto come ora, mentre i suoi occhi saltano dai miei alla mia bocca. Qualsiasi pensiero razionale, qualsiasi timore, sparisce nel momento in cui solleva una mano e mi accarezza il viso, la sensazione dei suoi polpastrelli sulla mia mascella, delle dita che mi accarezzano come un violinista fa col suo strumento: con delicatezza e devozione. Non contano né Lydia, né i miei genitori, le regole e le opinioni altrui e non conta nemmeno il fatto che non so quale ruolo ha quella ragazze nella sua vita o quale ruolo potrei avere io. Conta solo lui. Conta solo questo momento. Per un battito di ciglia la sua bocca è sulla mia: le labbra si toccano, semplicemente sfiorandosi, e poi di nuovo, mentre ci scambiamo il respiro. Non sapendo come comportarmi mi limito ad aspettare una sua mossa, i pugni stretti sulla stoffa morbida della camicia che indossa al di sotto del cappotto. Sono tremendamente consapevole di ogni centimetro del suo corpo a contatto con il mio, del suo ginocchio che preme contro la mia gamba, della sua mano che stringe la mia nuca per tenermi fermo, quasi temesse che sparissi da un secondo all’altro, di ogni respiro che si infrange sulla mia pelle. Sembra che sia passato solo un secondo quando lui si tira indietro improvvisamente e mi guarda spalancando gli occhi, nelle iridi verde-oro un conflitto: allontanarsi o stringermi più forte. Non so quale sarebbe la sua decisione ma non gli lascio la possibilità di scegliere; non sono disposto a lasciare che duri così poco. Lo riacciuffo e gli stampo un frettoloso e disordinato bacio sulle labbra. Si conquista definitivamente un posto d’onore nel mio cuore nel momento in cui le sue labbra si distendono in un dolce sorriso sotto le mie mentre ridacchia e le sue mani scivolano sulla mia schiena spingendomi di più contro di lui. Le nostre labbra si scontrano a piena forza e io sono completamente immobile, senza respirare, senza muovermi, semplicemente assaporando il contatto. La bocca di Magnus è morbida e soffice come l’avevo immaginata e devo ammettere che non mi dispiace, anche se preferirei assaporare a pieno il suo sapore, sentire quello del suo lucidalabbra, pensare che ora anche le mie labbra ne sono ricoperte.  Finalmente sono libero di realizzare il mio desiderio e far scorrere le dita nei suoi capelli così maledettamente perfetti. Deve piacergli molto visto il sospiro che rilascia dritto sul mio viso mentre tremando si stringe a me. Da quel momento tutto si infuoca, tutto diventa disperato: il modo in cui la sua lingua mi sfiora la bocca, chiedendomi il permesso e facendo tremare me, questa volta, di passione e incertezza; la lentezza nonostante la dirompenza del bisogno; le nostre mani che sembrano voler toccare tutto nello stesso istante ma che finiscono per intrecciarsi l’una all’altra come se quel contatto sia l’unica cosa che ci permette di conservare un barlume di lucidità. Stavolta la sento la scossa di adrenalina che accelera il mio respiro già mozzato dal bacio e il battito del mio cuore, che ormai mi galoppa nel petto. Mi lascio scappare un gemito e Magnus interrompere di nuovo il bacio, ansimando anche lui mentre si ritrae.

“È stato…” inizia ma poi, quando incontra i miei occhi, qualsiasi cosa ci legga dentro lo spinge a baciarmi di nuovo. E ancora. Ancora.

“Intenso” sospiro sulla sua bocca e lui rilascia un suono a metà tra uno sbuffo e una risatina che trovo assolutamente adorabile: mi fa pensare alle fusa di un gattone in cerca di coccole e io sono più che disposto a riservargliene molte. “Ti ho messo in disordine i capelli” dico mentre allungo le mani per sistemarli, le sue ora strette intorno ai miei fianchi. Il fatto che non riusciamo a parlare se non sussurrando, rende questo momento così intimo, di un’intimità che non pensavo avrei mai avuto con qualcuno.

“Lascia stare. Mi piace l’idea di andare in giro con l’aspetto così stropicciato. Guardandomi tutti mi invidieranno perché ho reso qualcuno, in questo caso uno splendido esemplare di maschio dai capelli neri e dai profondi occhi blu- la mia combinazione preferita se non lo avessi notato- così voglioso che mi ha messo sottosopra. O in qualsiasi posizione tu abbia voglia di sperimentare, sia chiaro” come se non bastasse la frase in sé sceglie di accompagnarla a un occhiolino che mi fa accendere il viso di ogni tonalità dal rosso al viola mentre sento le sue mani che, dalla base della schiena, iniziano a scivolare più giù. “Ti va di far felice un povero diavolo?”

“Dipende. Cosa vuoi?”

Te” sussurra sfiorandomi il naso con il suo “più precisamente vorrei mi permettessi di verificare una teoria” lo guardo confuso e il sorriso malizioso che mi rivolge mi toglie il respiro “Vorrei mi lasciassi testare se questo sedere è veramente il più perfetto che io abbia mai visto o se mi sto sbagliando, cosa che non credo sia possibile” Il fatto che sia così serio mentre lo dice è la cosa che mi sconvolge più di tutte ma alla fine, con le orecchie in fiamme per la vergogna, acconsento. “Oh per Lilith, sono un genio! Ora posso anche morire felice” borbotta scostandosi da me per avviarsi nella direzione che stavo percorrendo. Camminiamo a passo lento, come se nessuno dei due abbia voglia che questo momento finisca, parlando del più e del meno. Mi racconta del suo barista, collaboratore, socio e migliore amico Ragnor che per motivi di salute è rimasto a casa e per questo ha saltato il turno e dell’imminente party a cui è stato invitato dopo aver partecipato a un servizio fotografico per una casa di alta sartoria Italiana. Anche lui come Lydia è un po’ logorroico ma, in Magnus, mi riscopro a trovare questo “difetto” un qualcosa che adoro profondamente: il suono della sua voce, come accarezza le parole, mi fa impazzire. Starei ad ascoltarlo per ore e poi è un sollievo per me non dovermi sforzare di mettere insieme le parole per poi finire a balbettare come un idiota.  Parliamo di tutto, però, tranne quell’unica cosa che mi prende a pugni il cervello, che lampeggia nella mia mente come un insegna al neon. Ti vedrò ancora?
Lui non accenna nulla su quanto è successo e su quello che potrebbe o vorrebbe succedesse e io sono troppo imbarazzato e timoroso di sembrare già appiccicoso. Per questo resto zitto, anche se sono tentato di chiedergli il numero o di dargli il mio, nel caso l’abbia perso. Camminiamo spalla a spalla fino a pochi isolati di distanza da casa mia poi, a malincuore, sono io ad allontanarmi da questo contatto. Magnus non dice nulla, anche se mi regala uno sguardo desolato e confuso. Fermi a qualche passo dal cancello di casa mia, avvolti nel buio, alza le mani come se volesse sfiorarmi il viso ma poi le ferma a mezz’aria e finisce per sistemarsi i capelli.

“Dovrei andare. Grazie per avermi accompagnato, di nuovo. Grazie…di...tutto” balbetto domandandomi se, un giorno, riuscirò a dirgli qualcosa senza che muscoli e cervello vadano in tilt.

“E’ stato un piacere” mi aspetto aggiunga qualcosa ma non lo fa e io devo ingoiare la delusione che come un macigno si deposita sul mio petto “Ora devo andare al club. Buonanotte, Alexander” mi sfiora la bocca con un bacio a cui non ho tempo e modo di reagire e si allontana. Niente numero di telefono, nessuna promessa di rivederci ancora, nessun commento. Mi avvio anch’io verso casa con il morale un po’ a terra ma stavolta, quando mi volto, lui è lì, fermo a metà del marciapiede che guarda verso di me. Sono sicuro che il mio sorriso è così luminoso che da solo basterebbe a illuminare il quartiere. Tornato a casa più che di una doccia calda per riprendermi dal gelo che è calato sulla città ho dovuto fare una doccia fredda per calmare l’eccitazione provocata da quanto accaduto. Se chiudo gli occhi riesco a sentire ancora il profumo di Magnus che mi avvolge, il suo calore, la presa delle sue braccia sui miei fianchi, la morbidezza delle sue labbra. Solo quando sono nel mio letto tutto il peso di quanto accaduto inizia a scontrarsi con la meraviglia delle sensazioni provate e i dubbi vengono fuori. Sento di non aver fatto un vero passo avanti ma di aver solo ampliato il numero di incertezze e paure che covo nell’anima. Magnus ha una personalità dirompente come dimostra la disinvoltura con cui si muove o si approccia, il suo stile e la ricercatezza del suo abbigliamento, la consapevolezza e il controllo che ha del suo mondo e di ogni centimetro del suo corpo. Il suo carattere è volubile e ha così tante sfaccettature che desidero conoscere una ad una ma che, ad oggi, mi fanno sentire indeciso su tutto, con mille possibili scenari in testa e nessuno che mi appaia plausibile. Lo conosco da così poco e così poco ma questo non sembra essere influente per il mio corpo o per il mio cuore e neanche per la mia testa visto che è piena di lui in ogni momento, da quando l’ho incontrato. Forse c’è sotto un incantesimo, forse quei drink sono stregati con filtri d’amore. Amore? No, cosa?!
Mentre cerco di svuotare il cervello già annebbiato, prima di lasciarmi andare definitivamente alle braccia di Morfeo, una frase di Epicuro letta in classe qualche tempo fa mi balza in testa:

 "Per ogni desiderio ci si deve porre questa domanda: che cosa accadrà se il desiderio sarà esaudito, e che cosa se non lo sarà?"


Il giorno dopo vago con la testa tra le nuvole, incurante dei professori, delle occhiatacce che mio padre ancora mi rifila e degli sguardi curiosi di Izzy che sicuramente attribuisce questo stato di cose alla mia uscita con Lydia. La comparsa di Magnus e quanto è successo dopo, quello spettacolare bacio che se solo ci penso devo appoggiarmi al muro visto come mi fa girare la testa, mi sono sembrati un segno del destino, una conferma di ciò che ho sempre saputo. Non posso fingere di essere chi non sono, non posso prendere in giro un’altra persona, soprattutto non Lydia che merita il meglio in assoluto. Ho finalmente deciso di ammettere almeno con me stesso la verità. Io sono gay. Questo non vuol dire che io sia pronto a rivelarlo al mondo o chissà cosa: continuerò a tenere nascosto ciò che sono e ciò che desidero agli altri. Mi fa sentire più leggero, però, aver smesso di prendermi in giro da solo. Sono così preso da me stesso e dalla nuvoletta di glitter su cui mi sembra di essere steso che non mi accorgo dell’agitazione che invece ha addosso Jace fino a quando, con il continuo agitarsi della sua gamba, quasi non rovescia il bicchiere d’acqua che ho sul vassoio.

“Jace, è tutto ok?” gli domando posando una mano sul suo ginocchio per fermare il convulso tremolio che lo ha colpito. Qualche settimana fa non mi sarei azzardato a toccare Jace in una zona “critica” come il suo ginocchio ma l’incontro con Magnus ha avuto sicuramente una conseguenza positiva da questo punto di vista: mi ha liberato dalle fette di prosciutto che avevo sugli occhi. Ho capito che l’infatuazione che provavo per Jace dipendeva solo ed esclusivamente dal fatto che, a parte Raphael che ho conosciuto solo successivamente, lui è stato l’unico ragazzo con cui sono mai stato in confidenza al punto da poter pensare di provare qualcosa per lui; qualcosa in più dell’affetto fraterno, che invece provo, solo perché era l’unico nel mio raggio d’azione. Non riesco a decifrare lo sguardo che mi rivolge dopo aver osservato confuso la mia mano che ancora lo stringe ma questo mi mette così a disagio che la ritraggo subito. Jace, al contrario, mi fa un sorriso enorme, che non fa altro che confondermi, prima di lasciarsi nuovamente andare allo sconforto.

“Stasera proverò a chiarire con Clary” mi dice dopo aver preso un profondo respiro “Ma ho seri dubbi che possa perdonarmi visto quanto tempo è passato. Alec non mi sono mai sentito così prima, è come se avessi trovato un pezzo di me stesso che non sapevo nemmeno mi mancasse. L’ho baciata, peggio la desideravo. Mi ha fatto provare cose che non pensavo di poter provare. Ho creduto di potermi innamorare di lei” si confessa con me e per la prima volta questo non mi fa soffrire. Al contrario, mi fa sentire in pace col mondo perché posso finalmente fornirgli tutto il mio supporto. Prima dovevo fingere di essere felice per lui mentre mi sentivo morire dentro e forse non sono mai riuscito ad essere pienamente obiettivo e di supporto come si suppone debba essere un migliore amico.

Non c’è nulla che non va in te. Jace non posso dirti come andrà ma di una cosa sono certo: tu le piaci. Ho visto come la guardi ma ho visto anche come ti guarda lei. Fidati di me.” cerco di risollevargli il morale e tutto quello che dico, sorprendentemente, lo penso veramente. La rossa, per quanto cercasse di fare la sostenuta, lanciava degli sguardi a Jace, quando questi era distratto, che dichiaravano quanto fosse in realtà una messa in scena per non mostrarsi presa da lui. Non posso biasimare Clary: Jace ha la fama di uno che si stanca presto, soprattutto se la ragazza si affeziona e diventa appiccicosa. Lui non vuole un’oca pronta a fare quello che vuole solo per tenerselo stretto ma una ragazza che sappia tenergli testa, che abbia rispetto per se stessa e che non lasci che un ragazzo calpesti la sua dignità. Era questo uno dei motivi per cui la odiavo così profondamente: per quanto presa da Jace aveva capito quale era il segreto per conquistarlo e ci era riuscita. Sarà pure scontato ma per uno come Jace, abituato ad essere al centro dell’attenzione, giocare a fare il topo con il gatto è una mossa vincente. “E’ solo che la situazione ti confonde. È come se avessi già pianificato la tua vita, sapessi esattamente cosa fare e quali sono le tue responsabilità” gli dico e quando le parole mi escono di bocca mi rendo conto che forse non sto più parlando della sua situazione ma della mia “Pensi che se seguirai le regole tutto andrà bene, poi arriva qualcuno e ti fa deviare dal tuo cammino e tu…puoi solo fidarti del tuo istinto e scegliere un nuovo percorso sperando che ti porti alla meta” Sospiriamo entrambi e mentre ripenso a come quei due si guardavano mi domando se anche io guardo Magnus allo stesso modo e se lui se ne è accorto. Sto già per iniziare l’ennesimo “rewind” di quei minuti di paradiso ma cerco di ritornare lucido e sulla questione Clace. Evidentemente ho fallito perché quando Izzy ci raggiunge al tavolo, il suo sguardo rimbalza come una pallina da ping pong tra me e Jace prima di esordire con un:

“Ok, voi due siete veramente patetici

Si siede al tavolo con noi, poi afferra il cellulare e dopo aver smanettato per qualche secondo lo solleva verso di noi. “Comunque Jace ho parlato con Simon…” sei parole che hanno il potere di richiamare la sua attenzione “Ha convinto Clary ad andare al Pandemonium…” un nome che ha il potere di richiamare la MIA attenzione “perché uno dei ragazzi che suona nella band di Simon è anche DJ e ha ottenuto la possibilità di suonare lì questo sabato. Magnus gli ha fatto sudare sette camicie prima di concedergli quell’opportunità e loro vogliono andare a sostenerlo e visto che Clary è sempre alle loro prove lo conosce.”

“Ok, va bene ma anche io avrò bisogno di tutto il vostro sostegno dopo che avrò calpestato il mio orgoglio per quella piccola pel di carota: di tutti e due” borbotta guardandomi dritto negli occhi, già pronto a un duello verbale per convincermi ad andare in discoteca. Stavolta non ce ne sarà bisogno, non vedo l’ora di rivedere Magnus.

“Ci sarò” ed entrambi mi guardano sorpresi e sollevati mentre il mio cuore si riempie di una nuova speranza.

Caro Epicuro,
se ci sarà una qualsiasi conseguenza per il mio desiderio esaudito di baciare Magnus, forse sabato scoprirò quale è.

  
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