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Autore: frivolippa    07/09/2016    2 recensioni
Ciao a tutti, sono tornata con una nuova storia sempre sulle nostre due amate Callie e Arizona..
Di solito le mie storie iniziano sempre con una tragedia perché penso che è proprio dopo la tempesta che ti accorgi che la vita forse ti sta dando una seconda possibilità e sta a noi saperla sfruttare al massimo. Spero vi piaccia 😊
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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Secondo gli scienziati diventare madre è un po ‘come innamorarsi, almeno a livello celebrale. 

SEATTLE 21:45

-Secondo le prime ricostruzioni, Sofia è scomparsa dalla piscina di SunCity intorno alle 9:30, quando la signora Janet dice di aver lasciato la bambina per andare a comprare le cuffie dimenticate a casa. Al suo ritorno la bambina era sparita, subito è stata allertata la sicurezza e tutto lo Staff si è messo alla ricerca, intorno alle 9:53 è stato fatto scattare il codice rosa. 
Purtroppo ad ora non abbiamo ancora nessun esito, ma non ci arrendiamo e vorremmo sapere se qualcuno ce l’ha con voi, se avete qualche nemico, qualsiasi informazione è importante per noi e per le ricerche. –

ARIZONA 

Essere madre mi aveva completamente cambiato la vita, mi aveva reso fragile e insicura, mi aveva sciolto la corazza che mi ero costruita. Il mio cinismo e il mio essere egoista erano spariti prima con Callie e poi con la nascita di Sofia. 
Sofia era stata la luce in mezzo alle tempeste della mia vita, l’ancora che mi teneva ancora in piedi, l’amo che mi ha ripreso quando stavo affogando.
Mia figlia era la ragione del mio benessere e del mio lottare per ricostruire l’unica cosa in cui credo, in cui io Arizona Robbins ho riposto tutta la mia vita: la mia famiglia.

Callie mi aveva rivoluzionato, il suo essere così stramaledettamente perfetta in ogni situazione mi aveva fatto perdere la testa, mi ero innamorata di lei a prima vista, non so se avete presente quando dopo le prime delusioni amorose vi chiedete: “ Ma ci sarà un principe azzurro per me nel mondo? Ci sarà quella persona che mi accetta così per ciò che sono con i miei duemila difetti? “ 
Si, la risposta è assolutamente sì, in qualche parte del mondo c’è ed io l’ho trovata a Seattle, in quella città così schifosamente piovosa e grigia io avevo trovato un raggio di sole e poi come sempre l’avevo fatto scappare, ma non era una novità per me, fin da piccola le cose belle erano precarie e sempre per colpa mia. 

SEATTLE / CALLIE

-No tenente, non abbiamo nemici, siamo due medici sì, e capita nel nostro lavoro di non riuscire sempre, ma nemici non ne abbiamo- 
-Bene signora Torres, allora se non avete nulla da dire vi consiglio di andare a casa e riposarvi, il Colonnello Robbins rimarrà qui anzi diciamo che ha preso in mano la situazione quindi potete stare tranquille, sarete chiamata appena abbiamo delle novità  – 
Il tono di Barnet era adirato ma allo stesso tempo arrendevole, contro il Colonello non si poteva 
nulla, ma questo non è che mi stupiva più di tanto, Arizona era proprio come suo padre e lei lo sapeva benissimo.

-Arizona, Callie allora? – 
La signora Barbara ci venne incontro, Arizona non professò parola, la guardai, era inespressiva:
-Signora, è meglio che andiamo a casa, qui non possiamo fare nulla, suo marito ha preso in mano la situazione, andiamo, vi riporto a casa, ci faranno sapere loro appena ci sono delle novità-
La vidi annuire senza distogliere gli occhi da sua figlia:
-Arizona amore mio, vedrai che andrà tutto bene, tuo padre morirebbe per Sofia, vedrai che la riporterà a casa – 

Ci avviammo verso l’uscita, non smisi un momento di guardare Arizona, il suo stato mi preoccupava, così chiesi a Barbara se poteva darci due minuti.
-Arizona, ehi , guardami – 
Gli afferrai il viso tra le mani e la obbligai a guardarmi, poi continuai:
-Non darti colpe che non hai, ti conosco, più di quanto tu immagini, non è colpa tua, non hai colpe, non questa volta –
-Ed è qui che ti sbagli Callie, anche questa volta ho combinato un guaio enorme –
Una lacrima rigò la sua guancia, i suoi occhi azzurri diventarono rossi, gli avrei afferrato il viso tra le mani e l’avrei baciata, ma non potevo, non era quella la via giusta:
-Vedrai che ritroveremo Sofia, vedrai che si sistemerà tutto – le sorrisi e asciugai le sue lacrime con il dorso della mia mano. Il contatto con la sua pelle mi provocò un fremito, la volevo abbracciare e stringerla forte, ma non lo feci, eravamo una famiglia sì, ma dovevamo mettere tante cose al loro posto. Volevo spiegazioni, le pretendevo, ma non di certo ora, la nostra priorità era Sofia, nostra figlia.
-Andiamo a casa Ari, abbiamo bisogno di riposare, dammi le chiavi della macchina che guido io –

Il tragitto dal commissariato fino a casa di Arizona fu silenzioso, ognuno era immerso nei suoi pensieri, arrivammo e parcheggiai nel vialetto, scendemmo e Barbara aprì la porta e sparì dentro casa, Arizona la seguì a ruota, ma la fermai:
-Io vado a casa mia –
La vidi bloccarsi e girarsi, il suo sguardo mi penetrò, non disse nulla, mi avvicinai e le presi una mano stringendola nella mia:
-È meglio che io vada nel mio appartamento, ho tanti tasselli da rimettere nel loro posto, chiamerò un taxi e mi farò venire a prendere – 
La vidi sospirare e stringere ancora di più la mia mano:
-Prendi la mia auto, non andare in taxi –
Annuii e mi avvicinai per lasciarle un bacio al lato della sua bocca:
-Cerca di riposare – le dissi mentre mi avvicinavo alla macchina:
-Scrivimi quando arrivi a casa – 
Annuii con la testa e dopo aver accesso l’auto partii.

Finalmente ero tornata a casa mia, presi l’ascensore e premetti il tasto del terzo piano, avevo mille pensieri, volevo farmi una doccia, avevo bisogno di fermarmi un attimo e pensare, nelle ultime 48h mi era completamente cambiata la vita. 
-Ma porca miseriaaa- inciampai su qualcosa, per poco non caddi a terra,  abbassai lo sguardo e vidi un coniglietto di peluche, io lo avevo già visto, mi abbassai e lo raccolsi girandomelo tra le mani.

“ -Questo coniglietto va comprato – 
-No, è brutto e poi ha già mille pupazzi – 
-Ma a Sofia piacerà da morire, ne sono sicuro – 
-Mark, Sofia ha milioni di peluche, questo possiamo risparmiarcelo – 
-Avete finito di litigare voi due ? -  
Era impossibile andare a fare shopping con entrambi, non cambiavano mai, era un continuo battibeccarsi: 
-Quale è il problema questa volta? – 
-Mark vuole compare per forza questo coniglietto di peluche a Sofia, ma ha già mille pupazzi e poi questo è no brutto ma di più- 
-Ma smettila, questo è bellissimo –
-Ehi smettetela entrambi, un pupazzo in più o in meno non è che ci cambia la vita, se a Mark piace e vuole prenderlo che lo prendesse, Sofia ci giocherà quando andrà a casa sua –
Mi guardarono entrambi con fare interrogativo, Mark prese il peluche e andò alla cassa mentre io presi fra le braccia Arizona, la strinsi a me e la baciai.
-Quel pupazzo non entrerà mai a casa nostra – 
Risi alle parole di mia moglie e la baciai nuovamente. “

Fui riportata alla realtà da una voce a me molto famigliare, mi guardai intorno, era tutto così strano, gli oggetti che mi mandavano ricordi di fatti vissuti, voci che mi sembravano stessero li, a un passo da me, il peluche di Sofia stretto tra le mie mani.

“ Ricordo una volta di un paziente che mi ha raccontato del suo matrimonio “

Io conoscevo quella voce, da dove proveniva? Mi guardai intorno e notai subito l’appartamento di fronte il mio che aveva la porta aperta, così mi avvicinai e quando misi il piede dentro ebbi un mancamento, mi appoggia allo stipite della porta e mi guardai intorno, foto di me, Sofia, Mark e Arizona da tutte le parti, la TV era accesa:

“ E di come avessero chiesto alla coppie sposate di andare in pista e ballare insieme. Poi hanno chiesto alle coppie sposate da solo un anno di sedersi. E poi a quelle sposate da cinque anni, poi da dieci, venti e così via..
Fino a che erano rimaste solo due coppie, bhe due coppie di nonni. Stavano insieme da sessanta anni. Sessanta anni con l’amore della propria vita. Queste sarete voi al matrimonio di nostra nipote.. Callie, Arizona, congratulazioni, vi voglio bene “ 

Riuscii a soffocare un singhiozzo, le lacrime rigavano il mio viso, le mie mani strette intorno a DuDu quasi mi facevano male:

-Mammaa – 
Il profilo di Sofia si delineò perfettamente da sopra il divano, la guardai avvicinarsi a me:
-Mamma, mi riconosci? – continuai a guardarla senza proferire parole: - sono io, Sofia – 
Fu un momento, un solo istante, mi inginocchiai e la strinsi tra le mie braccia. Di solito erano le madri che consolavano i propri figli, invece in questo caso era la mia piccola donna a consolare me:
-Mamma non piangere –
Le presi il visino tra le mani e la guardai, mi sollevai da terra e la presi in braccio e la portai con me sul divano. 
Si accoccolò tra le mie braccia poggiando la sua testolina nera tra l’incavo del mio collo e il mio seno, la strinsi a me e respirai il suo profumo:
-Mamma così mi fai male – 
Sorrisi e allentai la presa:
-Sofia ci hai fatto spaventare da morire, la mamma Arizona è preoccupatissima, la nonna Barbara anche ed è venuto anche il nonno, queste sono cose che non si fanno, perché sei scappata? –
La sentii alzare la testa di un po':
-Io volevo venire nella casa dei ricordi –
-Nella casa dei ricordi? – le chiesi.
- Si mamma, questa di papà la mamma Arizona la chiama la casa dei ricordi, qui ci sono tutte le foto belle che mamma ha fatto sparire, ci sono tutti i ricordi di papà –
Stavo cercando con tutta me stessa di non ricacciare indietro le lacrime mentre sentivo le parole di mia figlia: 
-Io lo sapevo che tu non eri in viaggio come mi diceva la mamma, io lo so che è colpa mia se tu non ti ricordi più nulla – 
-Sofia ma che dici, tu non hai fatto nulla, che stai dicendo? –
La vidi guardarmi negli occhi come una donnina adulta:
-Sono stata io a farti sbattere contro le altre auto, io che continuavo a cantare forte e tu ti sei arrabbiata tanto e io non smettevo e ti sei girata per urlarmi ancora e poi siamo finite in ospedale-
Ero basita, non ricordavo nulla di tutto questo, però volevo sforzarmi, volevo sapere:
-Sofia, ti ricordi perché ero arrabbiata? –
Lei annuì:
-Tu volevi tornare dalla mamma Arizona e Dan si è arrabbiato, non voleva e ti ha gridato fortissimo-
-Dan? – chiesi stupita, cosa c’entrava ora lui?!
-Si, il tuo nuovo fidanzato, quello che voleva prendere il posto di papà Mark e mamma Arizona –
La sua risposta mi gelò, come poteva una bambina di appena sei anni essere così matura?!
-Ho bisogno che tu mi aiuti Sofia, ho bisogno che tu mi racconti tutto ciò che sai, voglio sapere perché la mamma si è comportata così, tu lo sai? –
-Si – fu la sua risposta secca.
Mi venne da sorridere, aveva gli stessi modi di fare espressivi di Arizona:
-Io l’ho sentita parlare con la nonna quando mi ha portato da lei –
- E puoi dirmi cosa si sono dette? Te lo ricordi? –
Fece segno di sì con la testa:
-Ha detto ai nonni che dovevano prendersi cura di me, perché che la vita le stava dando l’occasione di rimettere in piedi la sua famiglia. Voleva che tu tornassi ad essere la mia mamma, voleva che io fossi felice, voleva non dover più spiarti nel tuo laboratorio – 
-Aspetta Sofi, quando è che mi spiava la mamma? – 
-Ogni volta che mi veniva a riprendere lei all’asilo, passavamo fuori dal tuo laboratorio e lei diceva che eri la sua dea e che io ero il risultato più bello del vostro passato amore – 
Rimasi senza parole, la gola era secca, non avevo più saliva in bocca:
-Io non voglio più andare via da te e dalla mamma Arizona –
Le vidi gli occhi riempirsi di lacrimoni, la strinsi forte a me e inspirai il suo profumo, quell’odore di bambino che ti inebria e ti fa venire la pelle d’oca!! 
-Non ti lascerò più amore mio, puoi starne certa –

Secondo gli scienziati diventare madre è un po ‘come innamorarsi, almeno a livello celebrale, ma vi assicuro che  non si è mai pronti a conoscere l’unica persona al mondo che siamo certi che ameremo per sempre, parola di Calliope Torres.




   
 
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