Cari mamma e papà,
il viaggio è stato fantastico,
Hogwarts è ancora più bella di come me la immaginavo e ancora più magica di
come “Storia di Hogwarts” la descrive.
Salire sulle barche per
attraversare il lago non mi sembrava una buona idea ma una volta sopra di esse
vedendo il maestoso castello non ho avuto il tempo neanche per farmi venire il
mal di mare!
Mentre aspettavamo nell’ingresso
della scuola Pix ha incominciato a lanciare palloncini, solo che invece
dell’acqua era inchiostro! Fortunatamente ne io ne Al eravamo sulla sua
traiettoria.
Se vi state chiedendo perché
questo fiume di parole la spiegazione è semplice: sono una Slytherin. Spero che
papà stia bene anche dopo aver letto queste righe. Vi prego di non arrabbiarvi
perché non so neanche io come sia potuto succedere; un attimo prima mi viene
messo il cappello in testa (credo proprio che quel vecchio cappellaccio stia
impazzendo) e un attimo dopo ero seduta a Slytherin, con Albus che mi guardava
con la mascella quasi a terra. Albus è stato smistato a Ravenclaw. Non credo ci sia rimasto male.
Ritornando
a me…in questo momento sto nel mio dormitorio, nei sotterranei e non avete idea
del freddo che c’è qua giù! Le mie compagne di stanza sembrano abbastanza
amichevoli anche se sono tutte (come potrebbe essere il contrario?) stupite
della mia entrata a Slytherin…infondo sono di origini babbane, no? Mi dispiace
se vi ho deluso, sappiate che dispiace anche a me non essere entrata a
Gryffindor…in realtà mi sarei accontentata anche di Hufflepuff; tutto mi sarei
aspettata tranne di sentir gridare al cappello: Slytherin!
Sono
molto stanca, quindi ora vado a dormire nel mio nuovo letto con le tende e il
piumone verde.
Vi voglio bene,
Rose Weasley.
P.S
Salutatemi Hugo e tutti gli altri!
Rose posò
la penna e rilesse la lettera; poteva andare abbastanza bene, considerò.
L’avrebbe spedita domani mattina.
Si asciugò
le lacrime che le scorrevano sul visto con la manica del pigiama azzurro. Aveva
cercato di non trascrivere i suoi sentimenti nella lettera, pensava che se si
dimostrava appena un po’ felice sarebbe stato più facile per i suoi
digerire la cosa.
Chiusa tra
le tendine del suo nuovo letto, Rose poté sentire chiaramente i commenti e le
affermazioni non proprio gentili che le sue nuove compagne di camerata le
rivolgevano.
Tutto.
Tutti si
era spettata ma non quello.
Lei a
Slytherin.
Lei, che era
mezzosangue.
Pensò alla
sera prima, quando fantasticava sulla Casa dove sarebbe stata smistata; aveva
largamente considerato Ravenclaw e anche per Gryffindor aveva puntato qualche
possibilità; avrebbe accettato anche andare a Hufflepuff, infondo si era sempre
considerata più tosto banale…specialmente confrontata con sua madre,
intelligente e famosa.
Ma mai, mai,
si sarebbe aspettata Slytherin.
A sentire
ciò che quella ragazzina coi capelli neri e lisci diceva, non era l’unica
rimasta abbondantemente stupita.
Voleva
essere una Gryffindor.
Lo aveva
desiderato con tutto il cuore; ma non per se stessa, lei lo sapeva benissimo.
Voleva
essere all’altezza della sua famiglia, dei suoi genitori, entrambi onorati eroi
di guerra.
Era una
Weasley, e che cavolo!
Essere
Gryffindor era una precognitiva genetica di tutti i Weasley! Perché lei,
proprio lei, doveva uscire fuori razza?
Erano
queste le domande con cui si addormentò quella sera.
“La prima
sera di sette lunghi anni di inferno” pensò.
Rose stava
impalata davanti al gufo che aveva scelto per spedire la lettera.
Non sapeva
che fare.
Si era
svegliata presto, molo preso, quella mattina. Le sue “compagne” dormivano
ancora tutte profondamente. Era uscita silenziosamente dalla stanza, era scesa
per le scale a chiocciola e altrettanto silenziosamente aveva attraversato la
Sala Comune di Slytherin.
La sua Sala
Comune.
Si era
chiesta se, un giorno, l’avrebbe mai veramente sentita sua.
Ne
dubitava.
Non era
neanche andata in Sala Grande per fare colazione. Assolutamente non aveva fame.
Era filata
diritta verso la guferia.
Ora, però,
rimpianse di non aver portato Albus con lei. Almeno avrebbe potuto avere
qualcuno a supportarla; cosa di cui aveva fortemente bisogno in quel momento.
Una volta
legato il foglio alla zampetta che l’animale protendeva scocciato verso di lei
non si poteva tornava più indietro, i suoi genitori lo avrebbero saputo. E suo
padre sarebbe morto, con tutte le probabilità.
Poteva
evitare di dirglielo?
Dubitava
anche di questo.
Sospirò di
nuovo, l’ultimo di una lunga serie di lunghi sospiri che l’avevano accompagnata
per tutta la mattinata.
“Forza
Rose! Non sei mai stata una codarda –bugia-! Puoi farcela –si come no-!”
E proprio
mentre stava per legare la lettera alla zampetta arrivò la svolta che si
sarebbe dimostrata decisiva per la sua vita ad Hogwarts, quel due settembre.
Quale?
Scorpius
Hyperion Malfoy, sguardo di ghiaccio, capelli biondissimi e pessimo carattere,
entrò nella guferia.
Aveva
anche lui una lettera stretta tra le mani.
Ma lui non
avrebbe avuto nessun problema nello spedirla.
Probabilmente
era stato sicuro di entrare a Slytherin dal giorno della sua nascita, considerò
Rose.
Malfoy
entrò nella guferia circolare senza degnarla di uno sguardo, legò la lettera ad
un bellissimo gufo con le penne grigie e lo osservò prendere il volo.
In quel
momento si accorse di lei.
Aveva uno
strano sguardo, troppo serio per un ragazzino di undici anni, con un espressione
corrucciata troppo simile a quella di Draco Malfoy, che Rose aveva visto in
foto su qualche giornale.
-Hai
qualche problema, Weasley?- le domandò apatico.
Rose
sbatté un paio di volte le palpebre.
Si stava
davvero rivolgendo a lei?
-No…no..io
non ho nessun…ehm…problema…- la voce le si era pericolosamente
assottigliata nel pronunciare l’ultima parola.
Ovvio che
aveva un problema, era finita a Slytherin!
Scorpius
alzò un sopracciglio.
Rose lo
osservò mentre stava per lasciare la guferia.
“Ora o mai
più!” pensò.
-Malfoy!-
lo chiamò; il suddetto si girò nuovamente verso di lei, l’espressione un po’
stupita.
-Potresti…ehm…potresti…ecco…spedire
questa lettera per me?- gli chiese, le parole le erano uscite tutte di un
fiato.
In
risposta il ragazzino arcuò ancora di più il sopracciglio biondo.
-Per quale
motivo dovrei, dato che puoi farlo benissimamente anche tu, Weasley?-
-Perché…-
iniziò -…perché non ne ho il coraggio.- sussurrò a sguardo basso, sicura di
essere più rossa dello stemma del Gryffindor e con l’orgoglio accartocciato.
Teneva
ancora gli occhi puntati a terra quando si senti bruscamente strappare la
lettera dalle mani.
Spalancò
leggermente la bocca, sorpresa, mentre osservava Scorpius Hyperion Malfoy
legare la lettera al gufo.
Davvero le
aveva appena fatto un favore?
Malfoy, da
parte sua, stava di nuovo percorrendo la strada verso l’uscita della guferia,
quando improvvisamente si girò verso di lei, ancora in credula.
-Allora?-
le chiese –Non vieni in sala Grande?-.
Rose annuì
con la testa e lo seguì verso il castello.
6 anni dopo.
Tentava di
farsi strada fra il cumolo di persone eccitate radunate a cerchio intorno a
qualcosa, o meglio, a qualcuno.
Possibile
che anche ad Hogsmeade dovessero accadere cose del genere?
-Sono
Caposcuola…fatemi passare!- urlò più volte, ma niente…non la vedevano nemmeno.
Rose si
portò con una mano i capelli all’indietro e iniziò nuovamente a spingere per
passare.
Impresa
non facile.
-Fatemi
passare!- in risposta ricevette uno spintone e si ritrovò per terra, a carponi.
Forse
camminando per terra sarebbe potuta passare, considerò.
Così
iniziò a gattonare tra le gambe delle persone, maledicendolo cento e più volte.
L’avrebbe
sentita questa volta, eccome se l’avrebbe sentita!
Sempre
gattonando riuscì a vedere uno sbocco e si avviò verso questo.
Il
problema ora era alzarsi; tentò più volte, ma ogni volta il gruppo di persone
urlanti la ributtava per terra. Si aggrappò ad una persona a caso e finalmente
riuscì a riammettersi in posizione eretta.
Ora era in
prima fila.
Poteva
vedere i due ragazzi, uno biondissimo e l’altro moro, fronteggiarsi, le
bacchette puntate l’uno verso l’altro.
-Qualche
problema, Malfoy? Cosa aspetti? Hai paura forse? Non fai tanto lo sbruffone,
ora! Hai paura d’essere scoperto dai professori? O hai più paura della
Caposcuola che ti trascini sempre dietro?-
Rose
sbatté le palpebre.
Scorpius
non rispose, preferì squadrare Thomas Geoffer, lo stronzo che aveva parlato,
con lo sguardo più freddo e privo di espressione che aveva.
-Allora?-
continuò quello.
Il biondo
ghignò, dalla sua bacchetta uscì un forte getto d’acqua che colpi Geoffer in
pieno petto.
Il ragazzo
cadde all’indietro, fracido.
Incantesimo
non-verbale, considerò.
Scorpius
era un vero asso con gli incantesimi di questo genere.
Geoffer si
alzò.
-Impediamenta!-
-Protego!-
non era stato difficile per Scorpius evitare l’incantesimo, ma Rose decise che
era ora di intervenire.
Sempre
spingendo per passare, riuscì a sbucare dall’ammasso di persone nello spazio
che si era formato intorno ai duellanti.
Scorpius
la guardò un attimo, scocciato.
-Eccola
che arriva!- le si rivolse Geoffer –Sai cosa significa farsi i cazzi propri,
Weasley?Abbiamo una questione da risolvere io e la Serpe.-
Rose
considerò che Thomas Geoffer era un vero coglione, se prima lo sospettava ora
ne aveva la conferma.
Un
coglione molto, molto stupido precisamente.
Nessuna
persona con un briciolo di materia grigia si metteva a sfidare Scorpius Malfoy
con tanta leggerezza.
Specialmente
se accanto a Scorpius c’era lei.
Lo ignorò
completamente.
-Cosa
cavolo stai facendo?- chiese verso il biondo.
Scorpius
la fissava ancora scocciato, -Non so…secondo te cosa credi che stia facendo?-
-Weasley
togliti dai piedi!- continuava Geoffer.
-Tu stai
zitto! Ti conviene andartene subito…anche voi,- si rivolse alle persone che
ancora stavano assistendo, molte si erano defilate quando l’avevano vista
apparire sulla scena –andatevene, MUOVETEVI!-
-Rosalie,
non ti immischiare.- le sussurrò Scorpius, -Ne ho i cazzi pieni di quel
coglione…-
-COSA STA
SUCCEDENDO QUI?- urlò d’improvviso una voce da lontano riconoscibile come
quella della professoressa Mcgranitt.
Fu il
panico.
La folla
iniziò a disperdersi in fretta.
-Cazzo…-
sussurrò Scorpius, afferrò Rose per una mano e iniziò a correre, trascinandosela
dietro.
Non si
fermarono per un po’, fin quando non si trovarono all’limitare della foresta
proibita, accanto alla Stamberga Strillante.
Rose
boccheggiò un paio di volte, nel tentativo di prendere fiato.
Scorpius,
il bastardo, se la rideva di gran gusto.
-Brutto…stron…stronzo,
coglione…idiota, troll…cosa pensavi di…fare?- gli chiese, digrignando i denti.
-Grazie
Rosalie, molto gentile…come al solito.- le rispose, accendendosi una sigaretta.
Rose
gliela strappò di bocca e gliela buttò nella neve.
Scorpius
alzò un sopracciglio, solo lei poteva permettersi di fare una casa simile senza
conseguenze.
-Ne
ho…abbastanza di coprirti, Scorp! Non puoi stare almeno un paio di settimane
senza essere coinvolto in una rissa?-
-Non era
una rissa…- la corresse, accendendosi un'altra sigaretta.
-Hai
capito cosa intendo…e non fumare!- la neo-accesa sigaretta si ritrovò nella
neve.
-Geoffer è
un coglione!-si giustificò con un alzata di spalle.
-Grazie…questo
lo sapevo anche io! Ma non mi sembra valga la pena essere sbattuto in punizione
per un coglione, no?-
-Certo che
ne vale la pena!-
Una tempia
le pulsò pericolosamente.
-Dimmi una
sola buona ragione sul perché non dovrei prenderti a schiaffi qui, ora!.-
-E poi
dici a me che sono violento…ci conviene tornare al castello, la vecchia
potrebbe essere ancora in giro.-
-La prima
cosa sensata che dici in vita tua, idiota.- e lo seguì.
Slave
gente!
Alloooora…questa
è la mia prima Rose/Scorpius (una coppia che mi piace molto, ma su cui
purtroppo non si trovano molte ff), quindi vi prego di essere clementi!
Non ho
idea della svolta che prenderà questa fanfic perché lo scritta di getto, senza
pensarci…vabbè, vedremo!
Mi
raccomando, di pregoooooo di recensire, per vedere se ne vale la pena^^
Un
bacione e alla prossima…