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Autore: Jackthesmoker7    09/09/2016    6 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stava facendo un incubo.
Un altro.
Stavolta però non riguardava i suoi genitori.
Nei suoi incubi c’era Stella.
E Slado.
Che la rapiva.
Che le faceva del male.
E lui era lì, a guardare, senza fare niente.
Incubi. Come ogni notte.
Ma su Stella.
Si svegliò sentendo gli occhi pizzicare.
Erano lacrime.
Non piangeva da così tanto che non credeva che gli sarebbero scese di nuovo.
Per fortuna era solo un’incubo. Uno spaventoso incubo, ma pur sempre un incubo.
Stella era salva, al sicuro.
Poi realizzò che non si trovava in camera sua. Era in un’infermeria: le pareti bianche, le apparecchiature...
Strano, perché si trovava nell’infermeria della torre?
Sentì una porta aprirsi. Voltò la testa e vide due figure entrare nella stanza: una era alta e massiccia, con il corpo che rifletteva la luce, l’altra era più piccola e sottile, con la pelle verde.
<< Finalmente ti sei svegliato! >> esclamò contento Cyborg, seguito da BB: << Stai bene? >>
Non avevano una faccia troppo felice, anche se erano contenti che il loro capo si fosse svegliato.
Robin li salutò con un sorriso: << Certo che sto bene, perché non dovrei esserlo? >>
Robin notò subito la loro infelicità.
<< Ragazzi, che succede? Perché siete così giù? E perché sono in infermeria?>>
I ragazzi si incupirono ancora di più: << Non siamo riusciti a salvarla. >> disse BB.
Robin era confuso: << Di che state parlando? >>
BB lo guardò stupito: << Ma, non ti ricordi? >>
<< Cosa dovrei ricordarmi? >> chiese il ragazzo meraviglia, sempre più confuso.
BB stava per rispondergli, quando Cyborg lo interruppe: << Sai da quanto tempo sei qui? >>
<< Eh? No. Da ieri? >>
<< Sei qui da tre giorni... >>
<< C-cosa... >>
<< ... Slado ti ha colpito tremendamente forte. Hai delle costole rotte ed un polmone perforato. Se non ti avessimo medicato in tempo saresti morto. >>
<< COME TRE GIORNI?! >> esplose Robin cercando di alzarsi. Si fermò quando sentì un dolore tremendo al petto e delle corde che lo legavano, tenendolo bloccato sul lettino.
I due compagni gli furono subito accanto, cercando di tenerlo fermo mentre si dibatteva, il viso contorto in una smorfia di dolore: << Fermo! Sta fermo! >> ripetevano.
Piano piano si calmò e smise di agitarsi.
<< Non ti muovere, rischi di farti solo del male. >> lo ammonì Cyborg.
<< Cos’è successo in questi tre giorni? >> chiese Robin quando riuscì parlare di nuovo lucidamente.
<< L’abbiamo cercata in lungo e in largo, ma non l’abbiamo trovata. Neanche un indizio. >>
Un dubbio atroce si inoltrò nella mente di Robin, che con voce tremante chiese: << D-di chi state parlando? >> sperando di sbagliare.
Sperando che non fosse lei.
<< Non l’abbiamo trovata. Non abbiamo trovato Stella. >>
Il ragazzo ricoverato sentì il mondo intero cadergli addosso. Non poteva essere vero.
Non poteva!
Poi i ricordi lo assalirono violentemente; rivide Slado che la colpiva e lei che crollava a terra, Slado che lo scartavetrava contro la parete della caverna, che portava via Stella.
La sua Stella. La sua luce.
Sentì le lacrime scorre di nuovo.
Stella.
STELLA!
<< DOBBIAMO CERCARLA! >> gridò il leader cercando di alzarsi, tremante.
I suoi amici si precipitarono a bloccarlo di nuovo.
<< Scusaci Robin... >> disse Cyborg infelice: << ... ma non puoi uscire da qui finché non ti rimetterai, hai tre costole rotte e se esci non farai che peggiorare la tua situazione! >>
<< DEVO TROVARLA! DEVO SALVARLA! >> urlò lui disperato.
<< No! Uscirai solo quando sarai guarito! >> gli rispose Beast Boy.
<< Ma... >> il leader tentò di replicare ma BB lo fermò: << Non c’è ma che tenga, resterai qui finché non guarirai, dovessimo narcotizzarti. >>
Robin guardò i suoi compagni con uno sguardo disperato sotto la maschera: << Ma è Stella. >>
<< Lo sappiamo amico... >> lo rincuorò il mezzo robot: << ... ma non la salverai ridotto così. Lascia a noi la ricerca, la troveremo. >>
Robin a malincuore si arrese: << Avete ragione, resterò qui a guarire. Fate il possibile per trovarla, poi vi aiuterò quando starò meglio. >>
Dentro però era comunque distrutto, e il pensiero dei suoi amici che la cercavano non lo aiutò molto.
I due si guardarono ed una specie di sorriso attraversò i loro volti, poi slegarono il loro leader.
<< Bene, qui ci sono dei sonniferi... >> Cyborg gli porse un flacone ed un bicchiere d’acqua: << ... cerca di dormire. >>
Robin fissò i medicinali, sicuramente non sarebbe riuscito a dormire senza di essi.
Allungò la mano e li prese.
<< Grazie >>
BB e Cyborg lasciarono la stanza, lasciandosi dietro il loro leader con il flacone ed il bicchiere ancora in mano, con la mente che correva verso Stella.
Nel corridoio vennero raggiunti da Corvina: << Come sta? >>
<< Fuori sta bene, le ferite stanno guarendo, ma dentro è distrutto. >> le rispose Cyborg.
<< Posso parlargli? >>
<< Sì, ma potrebbe aver già preso i sonniferi che gli ho dato. Se non li ha presi allora non stressarlo troppo. >>
<< Ok, grazie. >>
Fece per entrare, ma BB la fermò: << Aspetta, prima devo parlarti. Amico, ci lasci soli? >>
Cyborg si stupì del comportamento dell’amico, ma acconsentì a lasciarli soli.
Il mutaforma prese parola: << Allora, come ti senti? >>
La ragazza fece una faccia stizzita: << Mi sento bene. >>
Il ragazzo non sembrò convinto: << Davvero? Cioè, mediti tutto il giorno. Va bene che Stella è scomparsa e stai usando i tuoi poteri per cercarla, ma dovresti riposare... >>
Corvina lo interruppe: << Riposerò quando Stella sarà salva, fino ad allora continuerò a cercarla. >> disse in uno scatto d’ira.
BB indietreggiò allarmato: << Ok, ok. Mi stavo solo preoccupando per te. >>
<< Beh, puoi anche smetterla. >> ed entrò in infermeria, lasciandosi dietro un ragazzo triste e sfibrato. Ormai in quella torre le persone senza ossessioni si contano sulle punte delle dota.
Intanto, in infermeria...
Corvina trovò Robin che teneva ancora un flacone di sonniferi in mano ed un bicchiere nell’altra. Non sapeva che fare, sapeva solo che voleva essere lì, accanto a lui.
Percepì ancora una volta le sue emozioni, erano un vortice di tristezza, rabbia e rimorso, ma con qualcosa di nuovo, di nero.
Odio.
Si avvicinò, cercando di aiutarlo: << Robin... Come stai? >> anche se era ovvio che stava malissimo.
Il leader sollevò appena lo sguardo e biascicò un: << Ciao Corvina >> le sue parole uscivano lente, cariche di una tristezza infinita: << Sto bene. >> disse.
Restarono in silenzio per un minuto buono, poi Robin cominciò a farle delle domande: << Cos’è successo dopo che ci siamo separati? >>
La ragazza ci mise un po' a capire di cosa stesse parlando, però quando ricordò che nella montagna si erano separati ad un bivio rispose: << C’erano delle bombe, decine di bombe nelle gallerie sotto la montagna. Abbiamo provato a chiamarti ma non c’era campo, quindi abbiamo provato a disinnescarne il più possibile, però quando eravamo a buon punto sulle bombe rimanenti si è attivato un timer, e siamo corsi via. Siamo arrivati da te un momento prima che la montagna ci crollasse addosso. Cyborg ti ha sollevato e siamo usciti, poi siamo corsi qui e ti abbiamo medicato.
<< Sei rimasto svenuto per qualche giorno, ma immagino che tu lo sappia. Cyborg e BB hanno cercato Stella dappertutto, fino a ieri avevamo una buona pista ma adesso siamo in un vicolo cieco.
Io l’ho cercata usando i miei poteri divinatori, ma niente.
Non ho trovato ne lei ne Slado.
Mi spiace. >>
Durante tutto il racconto Robin non si mosse, quasi fosse in trance. L’unica reazione la ebbe quando Corvina si scusò, finendo di parlare.
Lui si mise a fissarla intensamente da sotto la maschera, tenendole lo sguardo incollato addosso.
La maga cominciò a sudare freddo. Aveva paura, tanta paura. E la causa di quella paura era in quella stanza, sul lettino davanti a lei.
Sentiva che si era rotto qualcosa dentro di lui, in profondità. Qualcosa che tutti i traumi che aveva subito nella vita non avevano ancora attaccato.
Robin smise di fissarla, poi prese a parlare con tono freddo e duro: << Grazie >> disse: << Per favore lasciami solo, devo dormire. >>
<< O-ok, rimettiti. Ciao >> Corvina uscì, però era inquieta.
“Robin, che ti sta succedendo?”
In contemporanea nella stanza da dove era uscita, il ragazzo sul lettino stava per prendere i sonniferi, ma la sua mente non era lì con lui.
“Dove sei Stella?”
Non riusciva a smettere di pensare a lei. Si sentiva vuoto. Solo.
Gli venne in mente una notte di qualche mese fa.
Si erano scontrati con Megablok e lui era stato colpito in pieno da un enorme pugno di pietra. I suoi amici lo avevano trasportato alla torre per curarlo.
Si era svegliato nello stesso lettino in cui stava adesso, solo che quella volta accanto a lui c’era Stella. Gli era rimasta vicina tutta la notte.
Se la ricordava benissimo: la testa era appoggiata accanto alla sua gamba, i bellissimi capelli vermigli erano sparsi sul letto, la bocca socchiusa in una piccola e tenera smorfia.
Per un secondo pensò di essere in paradiso e che lei fosse un bellissimo angelo, il più bello del cielo.
Poi tornò con i piedi per terra, ma non smise di fissarla.
Non seppe mai quanto tempo passarono, ma lei cominciò ad agitarsi, a sussurrare: << N-no, Robin, no. >>
Un incubo.
La ragazza continuava ad agitarsi in preda a brutti sogni e Robin voleva aiutarla, così alzò una mano e la posò sulla testa di Stella in una goffa carezza.
Non sapeva che altro fare per lei ma per fortuna la ragazza sembrò calmarsi, e le si formò un piccolo sorriso.
Fu in quel momento che il ragazzo meraviglia, il leader dei Teen Titans, Richard Grayson alias Robin, si accorse di quanto amasse quella stupenda ragazza aliena piovuta dal cielo, e promise a se stesso che mai le sarebbe successo qualcosa di male, mai.
Ma adesso Stella non era accanto a lui, era stata rapita e lui non era riuscito ad impedirlo.
Maledisse la sua debolezza, avrebbe dovuto proteggerla ma non l’aveva fatto.
Non l’aveva fatto!
Qualsiasi cosa Slado le stesse facendo l’avrebbe pagata cara!
Ma non sarebbe servito a niente se non fosse stato al massimo della forma, questo lo sapeva bene.
Prese i sonniferi, conscio che altrimenti non sarebbe mai riuscito a dormire e, mentre quelli stavano facendo effetto, pensò a Stella, la sua Stella.
Ed a quanto l’amava.







Spero che il capitolo vi sia piaciuto, perché dopo questo punto le cose cambieranno.
Il prossimo capitolo sarà molto controverso ed alcuni di voi fans dei Titans, se non tutti, forse mi odieranno.
Ma la mia storia deve andare così.
È licenza d’autore 😈

   
 
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