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Autore: Aoboshi    09/09/2016    2 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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Nervoso, era tremendamente nervoso da giorni: il piano stava andando a rilento e quella sciocca damina non aveva alcuna intenzione di collaborare. 
Maledetta principessina!
Il mago era appoggiato al pesante banco di faggio, dette un pugno risentito sul piano, facendolo tremare sino ai piedi. Erano passati almeno tre giorni dalla loro cena: lo spocchioso avanzo di Daguerrero aveva osato insultarlo, usando la sua scontatissima retorica da saccente. Un brivido gli percorse la schiena, lo sguardo penetrante e severo di Cassandra gli ricomparve, vivido, nella mente.
"Siete l'ultima persona... che può mostrarsi per quella che è"
La rabbia gli divampò dentro, nello scatto d'ira, Kuja scaraventò contro il muro una sfera di energia.  Cosa ne poteva sapere lei? Un'insulsa umana, anzi, peggio: un'insulsa terana. 
Lei e i suoi erano la maledetta radice dei suoi problemi.  Kuja aveva cominciato ad odiare i terani già da un po', grazie all'avvoltoio in nero, e il padre della sua prigioniera non aveva, certo, migliorato la situazione, come la figlia, del resto. 
Ma Cassandra non era solo una stramaledetta terana, no, era anche una mezza umana, una sciocca, mezza umana, sul perenne precipizio della follia.
Come me...
Kuja si bloccò, quel pensiero era apparso nella sua mente dal nulla. Il jenoma boccheggiò come se fosse a corto di aria. No, lui era unico, inimitabile, il connubio perfetto tra la bellezza e la sciagura. Non aveva neppure finito di pensare, immediatamente gli tornarono in mente Cassandra e Zalera. Kuja sbuffò irritato: quella sciocca non faceva che sfidarlo, nella totale inconsapevolezza, come nella più violenta volontà, di fargli saltare i nervi. 
Quella donna era un problema, lo era stato dal primo istante in cui aveva messo piede in quel posto e la sua influenza stava solo aumentando. La parassita scorrazzava liberamente nel palazzo: distruggeva porte, occupava stanze, una piaga, una piaga senza il benché minimo gusto nell'abbigliarsi, vista la fine degli squisiti modelli che lui le aveva, gentilmente, fornito.  L'aveva sottovalutata, l'infida creatura, da prigioniera, era diventata una scomoda inquilina, pronta a mettere bocca su tutto, persino sul suo modo di agire.
Deve andarsene!
Probabilmente avrebbe fatto solo meglio ad ucciderla, i suoi poteri sarebbero stati solo un pericolo, se non gli fossero stati asserviti. Già la vedeva correre da Gidan ad offrirgli il suo aiuto contro il mago cattivo. Un basso ringhio gli emerse dal fondo della gola. 
Non avrebbe mai messo le mani su di lei, suo fratello non gli avrebbe tolto, anche, lei. 
Mia.
La violenza di quel pensiero gli fece pulsare le tempie, Kuja si massaggiò gli occhi. Si chiese in quale dramma si fosse invischiato e, soprattutto, come poteva uscirne. 
Si sentiva estraneo nella sua stessa reggia e questo non andava bene, ma non poteva certo fare fuori quell'odioso peso, non prima di aver capito come ottenere da lei quei dannati eidolon.
Se la uccidi, in qualche modo li potresti ottenere...
Kuja scosse la testa, e se uccidendola rischiava di danneggiarli!? Inoltre, la paura di vederla bloccata in un incubo senza fine era stata un'esperienza angosciosa  e, riviverla, era completamente fuori discussione. 
No, non era un pericolo che era disposto a correre, già aveva temuto di perderla... 
 Scosse ancora la testa, ovviamente, intendeva, di perdere gli straordinari poteri della giovane, non lei in sè. Per quanto lo riguardava la fanciulla poteva anche rimanere consumata dal suo potere, purché lui fosse riuscito a mettervi sopra le mani. 
Tutto per distruggerti, Garland!
Eppure si sentiva lo stesso inquieto, sarebbe stato molto meglio se la fanciulla non avesse corso rischi, o che anzi avesse collaborato, affrontando Garland insieme a lui e conquistando, insieme, ogni centimetro di Gaya e di Tera. L'avrebbe riportata nella sua vera casa e lei gliene sarebbe stata grata. Già la vedeva sorridere estasiata davanti ai meravigliosi e ameni scenari terani, nulla, certamente l'avrebbe resa più felice. 
Per un istante Kuja osservò il suo riflesso sul tavolo marmoreo: stava sorridendo.
Immediatamente si riscosse. Qualsiasi cosa stesse accadendo in quella maledettissima reggia, doveva finire all'istante. Non era più concentrato, e il suo piano aveva bisogno della massima attenzione e dedizione per essere realizzato e portato al termine, non poteva permettersi di sbagliare, neanche a costo di perdere Cassandra. 
Le unghie gli entrarono nel palmo della mano, se avesse stretto di più, certamente si sarebbe ferito, e certo, non poteva tollerare di sprecare il suo sangue per quella damina. 
Si alzò dal tavolo e prese a percorrere lo studio, il cigolare dei suoi stivali era forse più fastidioso dello scoppiettare della brace. Niente, la sua tolleranza non riusciva a raggiungere un punto, stava impazzendo, qualsiasi cosa lo avrebbe portato ad incenerire il mondo, solo per quella sciocca donneta. Si avvicinò al mappamondo, rigirandoselo tra le mani. Doveva essere suo, tutto il pianeta, e anche Tera e anche...
L'occhi gli cadde sull'indicazione di Madain Sari. Possibile che fossero morti tutti, che non fosse sopravvissuto neppure un maledettissimo sciamano, oltre la sua mutaforma?
Picchiettò, impaziente, le dita sul mare del continente della Nebbia, passò i suoi occhi acqua marina sui nomi di tutte le città che avrebbe potuto conquistare.
Partiva da Alexandria, poi Lindburg, la piovosa Burmecia...
"Quando la trovammo, fu dopo una tempesta..."
Kuja sgranò gli occhi, non tanto per aver ricordato il tono pachidermico della grassa sovrana di Alexandria, quanto per quel dettaglio: "la trovammo".
-La...- ripeté, accarezzò la cittadina di Alexandria, in un istante gli tornò in mente anche il ciondolo luminoso della piccola passerottina.
E immediatamente ebbe la sua epifania. La damina di Daguerrero sarebbe stata al sicuro, nella reggia, sveglia e pimpante come la piaga che era, ma lontana dalla battaglia e da Garland. Qualsiasi cosa fosse accaduta, avrebbe potuto dare in pasto al vecchio il pulcino di Alxandria e non il suo fiore del deserto. 
Davanti agli occhi del mago si aprivano nuovi orizzonti, era stato tutto davanti a lui per così tanto tempo ed era stato talmente occupato dal non accorgersene.
Per via del piano ovviamente...
Immediatamente  chiamò a gran voce i maghi neri, c'erano moltissimi affari da predisporre e intrighi da creare, proprio come amava. Alexandria lo stava richiamando, sarebbe partito l'indomani mattina, al sorgere del sole. Il mago uscì trafelato dal suo studio, attraversò gli squisiti corridoi, i suoi piedi lo condussero passo dopo passo sino alle celle.
Si ritrovò davanti a quella della sua prigioniera, la pesante porta metallica gli restituì il suo riflesso. Il metallo freddo accolse il palmo della sua mano, ne accarezzò lentamente la superficie, la dama di Oeilvert era lì, a cantare, a pensare, forse a leggere o ricordare. Sarebbe stato via a lungo, forse troppo, magari era solo un bene, qualsiasi cosa gli stesse facendo quell'essere, cominciava a sfuggire al suo controllo.
Un fruscio caracollante lo riportò alla realtà, Kuja si voltò verso l'inserviente di paglia e magia. 
-E' mia volontà che la prigioniera rimanga tale, ogni uscita non prevista, sarà vostra responsabilità... Quando torneranno i giullari, sarà loro compito continuare le estrazioni...!-
-Si PAdrON kUjA!-
Il mago fissò con disprezzo prima il suo fantoccio, poi si voltò verso la porta, la mano ne sfiorava ancora la superficie. Per un istante si chiese se mai, la sua prigioniera, avrebbe sentito la sua mancanza. Quel pensiero lo fulminò. 
-A presto, fiore del deserto!- Kuja si allontanò velocemente dalle prigioni, lasciò lì il suo sottoposto. In poco tempo si ritrovò nell'atrio della reggia, guardò la sublime scalinata marmorea, si sentiva stranamente pesante. Chiuse gli occhi ed emise un respiro profondo, forse volare sul suo drago gli avrebbe fatto bene. Dette le spalle alla grande scalinata:
il clangore degli stivali echeggiò lugubre nei corridoi.

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NdA: Ciao a tutti,, dopo la pausa estiva sono tornata alla carica, per ora è un capitoletto breve in cui, ancora una volta, Kuja si ritrova a lottare un po' per l'egemonia domestica, . Presto arriveremo alla conclusione, per cui, signori, rallegratevi, questa luuunga caduta, sta arrivando ad un termine, dunque, preparatevi un bel paracadute, perchè appunto, già si vede terra e non vorrei che finiste spiaccicati! Sciocchezze a parte, spero vi piaccia il capitolo e al prossimo aggiornamento, un bacio grande
Boshi 

   
 
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