Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |      
Autore: Httpsofiy    10/09/2016    1 recensioni
[ HiroMido ] [ Arancione ] [ Ambientato nella Londra Ottocentesca ] [ AU ]
~
It's been raining since you left me
Now I'm drowning in the flood
You see I've always been a fighter
But without you I give up
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aldebaran (colui che segue)

Il ragazzo correva e correva per le buie vie londinesi. Il fumo emesso dalle innumerevoli industrie cittadine, gli irritava i polmoni, ma nonostante  ciò, continuava a correre. Dietro di sè, sentiva ancora il vociare della folla inferocita, a una decina di metri di distanza.
D’un tratto, nella penombra, scorse una galleria, che non ricordava di aver mai percorso; riscosso dai suoi pensieri, dal sempre più vicino rumore di passi e imprecazioni, imboccò quel tunnel maleodorante, coprendosi bocca e naso con la giacca sbrindellata.
Procedeva a tentoni, quel passaggio era dannatamente stretto e buio; per di più la calce, staccatasi dai muri scrostati, si depositava sui capelli cremisi e sui vestiti del ragazzo che, pur ansando e starnutendo, riusciva comunque a spiccicare qualche imprecazione contro il mondo in generale. Pian piano, il viottolo cominiciava a diventare sempre più largo e spazioso, fino a sboccare sulla facciata di una grande piazza, nel cui centro spiccava una fontana, ormai secca, adornata da decorazioni in stile Rococò.
L’esile figura, illuminata soltanto dalla luce fioca dei pochi lampioni ancora accesi, procedette a passo spedito, fino ad arrivare dinnanzi a quella, che si poteva dedurre fosse una drogheria. Il ragazzo battè due o tre volte le nocche sul pesante portone di legno, e, dopo aver udito un roco e annoiato ‘Avanti’, entrò nella bottega. Il locale era scarsamente illuminato dalle tremolanti fiammelle di alcuni mozziconi di candela,  l’aria era pregna dell’alone emanato dal gin e del fumo del tabacco; le finestre, coperte da tende striminzite, erano sudice e appannate, e, per finire, il pavimento scricchiolava sotto i passi del giovane.
-Hunter, finalmente sei arrivato. Pensavo ti fossi perso.- ghignò una voce, molto probabilmente la stessa che aveva fatto entrare pochi istanti prima il ragazzo dai curiosi capelli di fuoco.
-C’è stato un piccolo contrattempo, nulla di più, nulla di meno.- rispose seccamente l’ospite.
-Mi hai portato quello che ti ho chiesto?- il proprietario di quella voce si fece avanti; era un vecchio sulla sessantina, basso e tozzo, con la faccia tonda e due piccoli occhi da topo che scintillavano maligni e spiccavano sul volto pallido e rugoso.
Xavier, così si chiamava il ragazzo, frugò per qualche secondo nelle tasche, tirandone fuori una busta spiegazzata e ingiallita, che porse al vecchio.
Quest’ultimo, dopo aver esaminato per bene il plico, aprì un cassetto della scrivania e vi poggiò con cura quella che doveva essere una lettera, contemporaneamente prendendo da un doppio fondo cinque sterline, che porse noncurante al ragazzo di fronte a lui.
-Bravo, vedo che sei affidabile. Magari ti troverò qualche altro lavoretto.- detto questo, il proprietario della drogheria sparì nel retrobottega, sghignazzando e tossendo.
Il fulvo tirò un sospiro di sollievo appena uscì da quell’orribile locale: aveva fatto il suo lavoro e ci aveva anche guadagnato più del previsto. Sicuramente ne era valsa la pena.
In quel mentre scorse un bagliore alla propria sinistra; pensò che doveva trattarsi di una carrozza, e ne ebbe la conferma quando udì distintamente uno scalpiccio di zoccoli. Non doveva assolutamente farsi vedere, lo avrebbero sicuramente messo in prigione, o peggio, impiccato. Non poteva correre, no, avrebbe sicuramente dato nell’occhio; ma restare lì imbambolato come una statua, non era certo una grande idea. Intanto il cocchio si avvicinava sempre di più, e al ragazzo parve perfino di sentire delle voci provenire da esso; oramai era chiaro che non poteva più fuggire. Guidato dalla paura, fece finta di ammirare un vaso lurido e, per di più, crepato, che giaceva nella vetrina della drogheria da cui era uscito un paio di minuti fa. Il sangue gli batteva forte nei timpani, non permettendogli di sentire null’altro; nemmeno quando il calesse si fermò, proprio dietro di lui, diede segno di non udire più il rumore provocato dal trottare del cavallo sulle mattonelle sconnesse del viale. Sentendo una mano poggiarsi sulla sua spalla, trasalì di paura; non riusciva più a muovere un muscolo; finalmente, dopo interminabili secondi, lentamente, si girò e fu sorpreso del fatto che il propietario di quella mano gli sorrideva amabilmente. Accennò un timido inchino e, solo quando sentì la frangia solleticargli la fronte, capì di non essersi coperto i capelli. Il berretto lasciava intravedere qualche ciocca cremisi, ma la cosa non sembrava turbare per nulla lo sconosciuto. Quest’ultimo dopo aver osservato per bene il giovane, sospirò sconsolato e, dopo essersi riscosso dai suoi pensieri, si rivolse a Xavier, chiedendogli come si chiamasse; dopo aver sentito la risposta parve molto stupito e lo fu ancor di più, quando, dopo che il ragazzo alzò la testa, ne intravide gli occhi penetranti. Il gentiluomo allora disse:
-Scusami se ti ho disturbato, mi ricordi molto una persona. Ce l’hai un posto dove dormire?-
Il fulvo bofonchiò un qualcosa che l’interlocutore intepretò come un ‘magari’ o ‘mi piacerebbe’; non se la sentiva di lasciarlo per strada, così, voltatosi verso la carrozza, gli fece cenno di salire.
Xavier boccheggiò per qualche istante, incredulo; il suo cervello non concepiva una cosa del genere. Lui, un ragazzo di strada, invitato da un uomo rispettabile nella sua carrozza, una vera carrozza.
Il misterioso sir parve notare il suo imbarazzo e, gentilmente, gli chiese se qualcosa lo turbava; per tutta risposta il giovane scosse energicamente il capo, facendo cadere il sudicio basco. Appena si accorse dell’accaduto, si affrettò a balbettare qualche scusa, convinto che il gentiluomo avrebbe provato, se non altro, ribrezzo alla vista di un colore così inusuale per dei capelli.
Invece, contro tutte le sue aspettative, quel signore che ogni secondo lo stupiva sempre più, rise. Non con cattiveria, no, non c’era traccia di malizia nella sua voce; rideva di cuore, divertito dal comportamento così ossequioso e impacciato del ragazzo.
-Dai su, non aver così tanta paura del parere di persone sciocche e superstiziose.- gli disse il bizzarro mister.
Xavier non si vergognava del suo aspetto fisico: ma la paura di venir appeso alla forca aveva sempre avuto la meglio; nei suoi 8 anni di vagabondaggio ebbe modo di sperimentare le più strampalate tecniche per coprire i suoi capelli di fuoco. Provò anche a tagliarseli, con scarso successo; alla fine decise di nasconderli, non si ricordava l’ultima volta che aveva passeggiato per Londra senza copricapo.
Il neo-conoscente, come colpito da un’illuminazione, si battè la mano sulla fronte ed esclamò:
-Perbacco, non mi sono nemmeno presentato! Che sbadato; mi chiamo Lord Astram Schiller.- e porse la mano allo stupefatto ragazzo davanti a sè. Un lord! Questa era proprio bella, pensò Xavier mentre saliva sulla carrozza, seguito subito dopo dal suo benefattore.
Il salone del cocchio era spazioso, ornato da pizzi dorati e tende di broccato. I sedili erano graziose poltroncine foderate di velluto, con incise le lettere ‘AS’ in eleganti caratteri. Soltanto in quel momento, il rosso notò una presenza seduta vicino alla finestra, troppo appannata per riuscire a scorgere qualcosa all’infuori di essa; a prima vista la figura sembrava una ragazza, a causa dei lunghi capelli verdi e dai tratti muliebri, ma notando l’abbigliamento tipico dei signori dell’alta società di Londra, il poverino arrossì dall’imbarazzo.
-Jordan, questo è un ospite, si chiama Xavier.- disse con tono solenne il signor Schiller.
Il ragazzo che pochi istanti prima sembrava assorto in chissà quali fantasie, posò lo sguardo sul nuovo arrivato e sorrise.
-Piacere, Jordan. Sono contento che tu sia con noi.-
-Grazie per l’ospitalità.- rispose con evidente impaccio il suo interlocutore.
-Bene, cocchiere, ci porti a Saint-Mary street, per favore.- il magro ometto seduto alla guida della carrozza non se lo fece ripetere due volte, e, con uno schiocco di frusta, i cavalli ricominciarono a trottare per le umide e buie vie della periferia londinese.

NOTE DI UNO PSICOTICO SNOOPY
Macciao gente! Mi chiedo perche` mi metto a scrivere all'una di notte, povera me. Dovete davvero pedonarmi se inizio centomila fic e non le finisco, ma, tesori miei, ormai dovete abituarvi al fatto che la Snoopy sia psicotica ehm, stramba. Spero vi piaccia, mi sono impegnata come una mula per scriverlo*-*
Susu recensite che mi fa sempre piacere lol.
Ora evaporoh, buonanotte^^
Snoopy


 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Httpsofiy