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Autore: Letizia25    10/09/2016    2 recensioni
A volte, la discesa verso l’inferno comincia senza rendersene conto, fino a che non è troppo tardi.
Troppo tardi per tornare indietro, per cambiare le cose, per salvare qualcosa di ciò ch’è rimasto.
O almeno, la nostra è iniziata così.
Si cerca una luce per salvarsi, o anche solo per non perdere del tutto la speranza.
Eppure ogni sforzo sembra comunque vano, perché le cose non cambiano, mai.
Restano immutabili, almeno fino a che due universi opposti non si scontrano.
Perché quando due universi opposti si incontrano all’improvviso, cambia tutto, radicalmente.
Le certezze che c’erano prima svaniscono, sommerse da quel qualcosa che accomuna quei mondi.
Tutto scompare; dubbi, paure, sogni, maschere, muri. Resta una sola certezza: quella di non cadere.
*
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=evr4rKlJ1RA
*
ATTENZIONE: La storia tende al rating rosso e contiene alcune scene descritte in maniera molto approfondita (guardare trailer per capire). Quindi, se siete deboli di cuore o se potrebbe darvi fastidio in qualsiasi caso, non leggete, dato che l’ultima cosa che voglio è far star male qualcuno.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
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Ventotto
 
 
 
Eppure, a volte la paura del passato è forte più di tutto il resto.
Così forte da bloccare ogni cosa ed imprigionare il cuore nel ghiaccio.
Così forte da non lasciare alcuna via d’uscita per sentirsi liberi fino in fondo.
 
 
 
È uscito di casa da ormai un buon quarto d’ora, Luke. E ancora si domanda che cosa gli sia saltato in testa così all’improvviso, non appena aveva visto quella vecchia foto tra i quaderni di scuola. Una foto che credeva di aver perso da tempo, che pensava di aver buttato via in un momento di disattenzione. Una foto scattata in quel periodo della vita in cui non si sa niente dei problemi, del dolore, della solitudine. Ritrovarsela tra le mani, con tutti i ricordi ad essa connessi, ha sbloccato qualcosa dentro di lui; qualcosa rimasto sepolto per troppo tempo; qualcosa che il biondo sapeva che avrebbe dovuto fare molto prima.
Ed ora eccolo lì, in quel pomeriggio di fine febbraio, con il caldo dell’estate che ancora si fa sentire, a camminare veloce per le strade di quel quartiere in cui non metteva piede da mesi; un quartiere che, durante la sua infanzia, è stato il posto in cui sono nati alcuni dei suoi ricordi più belli; ricordi che Luke custodisce gelosamente nel cuore, come un cimelio che non deve andare perduto per niente al mondo.
Osserva tutto con attenzione, curioso; ogni cosa gli sembra così familiare eppure diversa al tempo stesso: i colori delle insegne un po’ più sbiaditi, le persone alle finestre un po’ più anziane, i mattoncini delle case un po’ più consumati. Cammina per quelle strade che ancora ricorda alla perfezione e che ad ogni angolo riescono a fargli spuntare un sorriso di nostalgia sulle labbra.
Si sistema gli occhiali da sole sul naso prima di fermarsi un attimo ad osservare il cielo azzurro e limpido sopra di sé. Poi sospira. È nervoso per ciò che succederà a breve e non sa se si sente pronto abbastanza per affrontare quella persona che non vede da troppo tempo a causa di forze più grandi di entrambi. Quella persona con cui non ha mai smesso di parlare, nonostante ciò che è accaduto.
Riprende a camminare; la musica nelle orecchie e il cuore che batte un po' più forte del normale, facendolo rabbrividire, scuotendo ogni sua cellula. Respira piano, cercando di non perdere la calma. Spera solo che quel pomeriggio vada tutto bene; che il rimpianto ed il rimorso non prendano campo per nessun motivo; che il passato non cerchi di rovinare tutto ancora una volta. Perché non sa se sarà in grado di resistere di nuovo.
Svolta l'angolo. E subito la casa che cercava si fa vedere, bianca e tranquilla come sempre, con il giardino che, rispetto al passato, è meno sgargiante, meno vivo. Al notare le persiane chiuse, il cuore gli fa un balzo nel petto, seguito da brividi sulla pelle e da una brutta sensazione che non riesce a mandar via neppure quando suona il campanello. Neppure quando il suo migliore amico gli apre la porta con un sorriso che Luke non gli aveva mai visto addosso prima di quel momento.
 
Quel pomeriggio, Michael non aveva programmi di alcun tipo: avrebbe semplicemente giocato a qualche videogioco fino a sera tardi, dopo aver studiato gli appunti che i suoi compagni di corso all’università gli avevano gentilmente prestato per aiutarlo a rimettersi in pari. Avrebbe fatto le cose di sempre, rispondendo ai messaggi di Ashton che si erano fatti più preoccupati e più esilaranti del solito.
Invece, poco dopo pranzo aveva ricevuto un messaggio da una persona con cui non aveva parlato spesso in quegli ultimi mesi. Una persona che, in passato, gli era stata accanto durante i suoi periodi più neri, senza abbandonarlo, nonostante il peso che si portava sulle spalle. Un peso che Michael non era mai stato in grado di alleviare.
Un messaggio che il ragazzo ricorda anche adesso, a distanza di due ore.
 
Verrò a farti visita più tardi, superstite. Vedi di farti trovare.
Luke
 
Un messaggio capace di strappargli un sorriso e migliorargli la giornata  nella frazione di un secondo. E no, non gli importa del passato, delle cicatrici ormai sanate. Non gli importa dei ricordi, di chi ha perso, di cosa deve ancora rimettere in sesto. Gli importa sapere che le poche persone a cui vuole bene siano rimaste e stiano bene, com’è giusto che meritino, dopo tutto quello che hanno vissuto.
Si alza dal letto e si mette a cercare qualcosa in mezzo ai pochi libri che ha in camera. Qualcosa che non apriva da anni e che col tempo ha accumulato un leggero strato di polvere. Qualcosa a cui ha sempre tenuto tanto. Lo trova sotto il nuovo libro che Letizia gli ha prestato – La storia infinita – e che lui ha ormai finito. E si ritrova a sorridere, nel rivedere quell’album fotografico dopo tutto quel tempo.
Un album in cui sono custoditi i suoi ricordi più belli, condivisi con quelle persone che non se ne sono mai andate davvero, anche se si sono allontanate da lui per forze più grandi di loro. Lo apre; e subito le risate dell’infanzia gli tornano in mente, con le feste fatte in giardino o in casa a seconda della stagione, seguite dagli anni delle medie e poi delle superiori, ognuno con i suoi ricordi e le sue emozioni. Anni che Michael vive sempre a metà tra la rabbia e la riconoscenza, a causa di tutto quello che ha passato, che gli è stato tolto e dato senza che lui potesse far niente per cambiare le cose. Anni che lo hanno reso la persona che è adesso, capace di resistere, e non solo per se stesso; capace di guardare oltre il passato e più deciso che mai a fare la stessa cosa con gli altri.
Sospira, mentre accarezza una delle poche foto in cui il gruppo era al completo. Poi il campanello suona.
 
«Ehi, Luke!» esclama il padrone di casa, facendolo entrare.
«Ciao, Mike.» lo saluta il minore, sorridendogli pacatamente e battendogli una pacca sulla spalla.
«Ce ne hai messo di tempo per arrivare.» commenta l'altro avviandosi in camera sua salendo i gradini a due a due come suo solito, facendo scuotere la testa all’altro che non riesce a stupirsi nel notare che Michael non è cambiato di una virgola in tutti quei mesi: è rimasto il bambino di sempre; quel bambino che, ogni tanto, parla della vita in un modo così profondo eppure così semplice allo stesso tempo, da lasciare spesso completamente senza parole.
Luke entra nella stanza piano, senza fare rumore, sistemandosi sul tappeto morbido al centro, il posto in cui si è sempre seduto fin da quando erano bambini e non dovevano pensare al peso della vita. Si guarda attorno; e non riesce a non sorridere nel vedere che la camera è come se la ricordava: la porta dipinta di bianco alla sua sinistra, mentre alla sua destra la finestra aperta e sotto ad essa la scrivania piena di cianfrusaglie di tutti i tipi; dietro di lui il letto sempre da rifare, con le coperte tutte messe alla rinfusa; davanti a lui l’armadio in legno chiaro, dalle cui ante lasciate aperte riesce ad intravedere una chitarra che ha tanti anni quanti quelli del suo migliore amico. La stessa chitarra che ha accompagnato la loro infanzia ed i primi anni della loro adolescenza, giorno dopo giorno.
«Come… Come stai, Luke?»
È titubante, Michael, nel fare quella domanda, mentre osserva l’altro di sfuggita, cercando di nascondersi un po’ da quelle iridi azzurre che sono sempre riuscito a leggerlo con facilità; occhi perspicaci che il ragazzo non si sente in grado di fronteggiare, non ancora, non dopo tutto quel tempo. È titubante perché purtroppo conosce il tasto che ha appena toccato, e non ha sa se le cose sono cambiate dall’ultima volta che lui ed il suo migliore amico hanno parlato dell’argomento.
Luke sospira piano e si passa nervosamente una mano tra i capelli spettinati, mentre cerca di trovare le parole giuste da dire. Parole che riescano ad esprimere la sua situazione che, purtroppo, non è migliorata neppure di una virgola da quando Madison è andata a casa sua ormai qualche mese prima. E rimane basito nel notare che parole sufficienti, adatte a descrivere il tutto, non esistono.
«Potrei stare meglio… Ma non mi lamento… Tra alti e bassi riesco a stare in piedi. E per adesso mi basta.»
L’altro sospira, in silenzio, senza sapere cosa dire, come rispondere a quelle poche parole che gli sono arrivate fin dentro l’anima, fin dentro le ossa. Parole cariche di talmente tante cose, che ancora lui non riesce a capire come il biondo sia in grado di sopportare tutto quanto da solo.
Si passa una mano sul viso stanco, segnato da occhiaie poco marcate. Avrebbe voluto esserci quando i suoi migliori amici si erano ritrovati ad aver bisogno di una mano. Invece si era ritrovato in un fottutissimo ospedale, fermo su un letto a causa di uno stupido che, per una sera, aveva deciso di divertirsi più del solito.
«Tu, invece, come te la passi?» gli chiede l’altro, attirando la sua attenzione in un attimo, come al solito.
Il maggiore sospira e mette a posto il cubo di Rubik che aveva preso per tenere la mente occupata, per non dover pensare alla sorpresa che uno dei suoi più cari amici gli ha fatto quel giorno; una sorpresa che lui ha paura di non essere in grado di gestire, anche se è riuscito a superare ciò che è successo.
«Diciamo che rimettersi dopo sette mesi passati all’ospedale non è tanto semplice come credevo.» ammette ridendo forte, rompendo il ghiaccio come ha sempre fatto nelle situazioni in cui si sentiva in difficoltà.
Luke lo nota, ma non dice niente; sa che, dopo tutto quel tempo, la reazione di entrambi è comprensibile. Si limita a cambiare argomento, conscio che, così facendo, l’atmosfera potrà soltanto migliorare.
«Che mi dici di te e di Ash?» domanda allora; un sorriso malizioso sulle labbra e la curiosità di sapere che Madison durante tutti quei mesi è riuscita a trasmettergli.
L’altro ridacchia nervoso, prima di distogliere lo sguardo da quello dell’amico, mentre le guance gli si tingono lievemente di una tonalità più rosea, più scura del solito. «Non credo tu debba chiederlo.»
Il minore sorride, più tranquillo, mentre nota con piacere che la brutta sensazione che sentiva dentro sta lentamente scomparendo. «Volevo vedere se stai bene davvero.»
«Ma io sto bene!» ribatte l’altro, tornando a puntare i suoi occhi in quelli del biondo e restando senza parole nel vedere in quell’azzurro una sicurezza ed una profondità tali che mai prima di quel momento era riuscito a scorgervi; forse perché era ancora troppo presto.
«Non mentire.» asserisce Luke, senza dividere il sottile filo che pian piano li sta portando in un campo minato, nel quale nessuno dei due vuole arrivare davvero. «Sai meglio di me che sei un pessimo attore.»
Michael sorride debolmente, senza rispondere. Si limita a guardare fuori dalla finestra, perdendosi nell’osservare il giardino di casa sua incolto, secco, senza più quei fiori colorati che un tempo davano allegria e di cui sua mamma si occupava personalmente, amante del giardinaggio com’era sempre stata, prima che Rachel decidesse da sola di stravolgere tutto quanto nella frazione di un istante. Sospira; un lungo brivido gli corre sulla pelle, mentre i denti vanno a torturare il labbro inferiore, mentre le lacrime iniziano a pungergli gli occhi solo un po’. Lacrime che il ragazzo caccia subito indietro, senza farsi vedere. Perché non vuole piangere, lui, non quel giorno.
«Sono solo preoccupato, tutto qui.»
Il biondo abbassa gli occhi verso il pavimento alle parole dell’amico; parole che condivide pienamente e che sente dentro come un macigno talmente pesante che neppure due persone insieme riuscirebbero a portare.
«Lo siamo tutti, Mike.»
L’altro sospira, prima di poggiare la fronte al vetro fresco e sospirare, creando un alone di condensa che sparisce subito dopo. «Ho paura di vedere quante persone ci rimetteranno, se le cose dovessero andare a rotoli.»
«Non succederà, non stavolta.»
Michael si volta, puntando i suoi occhi vitrei in quelli azzurri dell’amico. «Come fai ad esserne così sicuro?»
Luke sorride. «Basta vedere come Calum guarda Letizia per capire che le cose sono completamente diverse.»
Michael annuisce. «Per lei è lo stesso.»
Il minore non si sorprende a quelle parole. Sa che la mora ed il suo migliore amico si conoscono; glielo ha detto lei dopo poco essersi conosciuti. Se deve essere sincero, è contento che le persone più importanti della sua vita siano in qualche modo legate le une alle altre, con un filo che ha qualcosa di magico dentro di sé; un filo che probabilmente ha tutta l’intenzione di stravolgere nuovamente ogni cosa.
«Secondo te ce la faranno?» chiede il ragazzo dai capelli colorati.
«Ne sono sicuro. Si amano troppo per mandare all’aria tutto quanto.»
Michael ride allegro, rincuorato. Sa di potersi fidare di Luke. E sa anche che l’amico ha ragione da vendere, sotto ogni punto di vista. Spera solo che le cose non cambino all’improvviso com’è già accaduto una volta.
«Tu invece?» gli chiede poi, curioso.
Il biondo lo guarda senza capire. «Io cosa?»
«Se ti dico “Madison”, a cosa pensi?»
Luke non risponde. Si limita a spostare lo sguardo su un altro punto della stanza.
Il maggiore sorride lievemente; non è poi così difficile intuire la risposta. In fondo, gli occhi dell’altro sono rimasti gli stessi di quando erano piccoli. Ed entrambi ormai sanno che, in un’amicizia come la loro, alcune domande non hanno bisogno di essere poste.
 
«Non posso crederci, l’ho trovato!» esclama Letizia a voce più alta del solito, catturando l’attenzione della bionda – affaccendata nel reparto di musica del negozio in cui lei e la sua migliore amica sono ormai da quasi tutto il pomeriggio – e facendola voltare verso di lei.
«Un nuovo libro?» domanda Madison non appena l’altra le si avvicina con un piccolo volume in mano.
«Non un libro qualsiasi, Maddie. Questo è il libro, lo cercavo da una vita!» le spiega la mora, mostrandole entusiasta cos’ha in mano: Momo di Michael Ende, dalla copertina rossa e semplice.
«Sai che io conosco a malapena un millesimo di tutti i libri che hai letto e che leggerai, cara Lewis.» ammette l’altra sorridendo divertita e tornando a cercare il CD che sperava di trovare.
Letizia scuote la testa e va alla cassa per pagare. Lei e Madison hanno sempre avuto gusti ed interessi molto diversi tra loro. Gusti ed interessi che, per quel pomeriggio, entrambe hanno deciso di rispolverare dopo mesi di silenzio. Ecco perché sono in quel negozio da ore ormai. Sono tornate alle vecchie abitudini, a quando si nascondevano in quel posto in cui hanno sempre trovato una parte di loro stesse, in cui hanno trascorso talmente tanto tempo che ormai i proprietari le riconoscono e le trattano sempre con un occhio di riguardo. Un posto in cui Letizia si sente a casa, circondata da tutti quei libri in cui adora perdersi, in cui ritrova sempre almeno un aspetto della sua vita.
Accarezza distrattamente la copertina del suo nuovo acquisto, mentre ritorna dall’amica. E, involontariamente, si ritrova a pensare all’unica storia che sta portando avanti davvero; l’unica che non ha smesso di scrivere dopo la prima pagina; la sola che gli sta dando molto più di quanto avrebbe mai immaginato. Quella storia che, nel suo piccolo, la sta aiutando a veder meglio, a volte più lucidamente, il mondo attorno a lei; la sta aiutando a mettere pian piano dei punti fermi nella sua vita, da cui partire seguendo il suo ritmo. Quella storia che le sta aprendo gli occhi su parte dei sentimenti che da due mesi e mezzo prova nel cuore, a causa di un ragazzo che lentamente si sta prendendo la parte migliore di lei. Un ragazzo che le riempie ogni singola giornata; la fa sentire bene, amata;  le fa vedere il mondo con quei colori che la mora aveva creduto di aver perso. E lei non potrebbe esserne più felice.
«Hai trovato quello che cercavi?» domanda alla bionda, osservandola spostare diverse pile di CD.
«Ancora no.» risponde l’altra; il tono sconsolato di chi non è riuscito ad ottenere quel poco che stava cercando. Il tono di chi, anche, sta facendo di tutto pur di non far vedere niente, pur di tenere ogni segreto nascosto sotto maniche lunghe e sorrisi sempre più falsi, sempre meno luminosi. Il tono di chi, come Madison, si sta tenendo nuovamente il dolore dentro al petto senza lasciarlo sfogare neppure una volta. Il tono di chi si sente sconfitto, schiacciato di nuovo dal peso della vita, strattonato dal buio verso un pozzo nero senza ritorno. Il tono di chi vorrebbe tanto un aiuto, un aiuto che però non ha il coraggio di chiedere, per paura di sembrare ancora più debole, ancora più incapace, ancora più insignificante.
Perché Madison sa che adesso ha davvero bisogno di aiuto, perché da sola non ha più la benché minima idea di come rimettersi in piedi. Però è difficile; è difficile ammettere di non essere in grado di cavarsela con le proprie forze, di non sapere da che parte andare per trovare quella luce che serve per stare bene. È difficile avere paura e sentirsi bloccata, paralizzata da un terrore che non sa come gestire, come sfar scomparire una volta per tutte. È difficile sentirsi ai margini, messa in disparte, non compresa da chi cerca di farlo ma non riesce a vedere fino in fondo. È difficile cercare un aiuto nella propria migliore amica e trovare un muro di cecità.
Madison non è arrabbiata con Letizia, non potrebbe; non dopo tutto quello che hanno vissuto e cercato di combattere insieme, giorno dopo giorno. Non potrebbe essere arrabbiata con l’unica persona che, nonostante gli sbagli, le cadute, i silenzi ostinati, è sempre rimasta al suo fianco, senza mai farle pesare niente. Non potrebbe avercela con chi non riesce a vedere davvero. Perché la bionda, ormai, è diventata un’attrice esperta nel nascondere le proprie emozioni agli altri. E sa che non può prendersela con nessuno, se nessuno nota il dolore che ha dentro.
Sospira. Avrebbe bisogno di un istante di coraggio, uno soltanto, per fare quel salto che potrebbe cambiare tutto; quel salto che potrebbe darle la forza che le manca per riprendere in mano la sua vita e farla tornare a risplendere come prima. Un prima che a Madison sembra troppo lontano, perduto nei meandri del tempo, quasi come un sogno a cui agogna ma che non riesce più a raggiungere.
«Come si chiama l’album?» le domanda la mora, riscuotendola dai suoi pensieri.
«All killer no filler. È dei–» ma non riesce a finire la frase, che subito la mora la precede.
«Sum 41. Guarda che so bene che tu per loro attraverseresti il mondo a piedi se potessi.»
La ragazza non dice niente. In fondo, c’è un motivo se proprio Letizia è diventata la sua migliore amica: la conosce meglio di quanto Madison conosca se stessa; la capisce anche senza bisogno di parole, sa leggerla come nessuno – neppure Luke – è mai riuscito a fare. Però… Perché non si accorge di quello che sta succedendo di nuovo?
Letizia si mette a cercare nel reparto Punk e, poco dopo mostra il CD all’altra. E la bionda non riesce a non reprimere un sorriso di gioia, nel rendersi conto che adesso ha davvero tutti gli album di quella band che l’ha accompagnata per tutti quegli anni, dandole un motivo per continuare a restare a galla. Una band di cui, ne è assolutamente certa, prima o poi andrà ad un concerto. E Letizia sarà la persona che avrà il posto accanto al suo.
«Grazie, Lewis.»
L’altra ridacchia e, dopo averla presa a braccetto, la accompagna alla cassa. «Non c’è di che, King.»
Madison scuote piano la testa, divertita. Può star sicura che Letizia non la tradirebbe mai. E anche se fa male rendersi conto che ci sono cose che la sua migliore amica non riesce a vedere, le va bene così. Se lo fa andare bene, se lo fa bastare, anche se non sarà mai abbastanza per curare tutto quanto. Si fa bastare l’affetto che la mora le dà giorno dopo giorno, trattandola senza quella pietà che Madison non ha mai sopportato negli occhi di nessuno. Si fa bastare quell’amicizia senza la quale non sarebbe dov’è adesso, sotto quel cielo azzurro e senza nuvole con accanto ad una delle persone più importanti di tutta la sua vita. Si fa bastare ciò che ha. Perché ha imparato che, a chiedere troppo, si perde sempre molto più di quanto si era desiderato.
Letizia intanto la guarda, la osserva attenta. E, nonostante lo sguardo della sua amica sia tranquillo, sereno, non riesce a mandar via quella brutta sensazione che da giorni sente dentro al petto. Una sensazione strana, che la rende tesa, nervosa, che non la fa stare tranquilla e la tiene costantemente all’erta, come se dovesse succedere qualcosa di davvero spiacevole in un futuro non troppo lontano. Una sensazione che le riporta alla mente ricordi che la mora preferirebbe tenere il più lontano possibile per non doverli vivere ancora una volta.
Sospira e scuote piano la testa. Deve smetterla di pensare sempre in negativo, di ancorarsi costantemente al passato. Ormai le cose stanno cambiando, stanno migliorando passo dopo passo. Non può permettere che il suo irrefrenabile sesto senso rovini ogni cosa. Deve sperare che tutto vada bene; che finalmente lei e Madison saranno davvero felici, senza più la paura di quel passato che le ha rese le persone che sono adesso. Deve sperare che la sua migliore amica stia di nuovo bene. Perché sa che, se dovesse succedere di nuovo qualcosa di simile a ciò che hanno già vissuto, nessuna delle due sarebbe pronta per reggere il colpo ancora una volta.
La bionda si volta. La mora le sorride, mascherando le sue preoccupazioni.
Ed entrambe sanno che, nonostante tutto, niente potrà nuovamente mandarle nel buio. Non fin quando saranno l’una il sostegno dell’altra. Non fin quando saranno sempre pronte ad aiutarsi a vicenda e a tirarsi su dalle macerie delle loro ferite. Non fin quando si vorranno bene come sorelle
.





Letizia
Ma ciao a tutti tesori miei! <3
Spero stiate bene e che il pensiero dell'inizio della scuola non vi rattristi troppo ;).
Passando alla storia, che capitolo dolcino che abbiamo qui!!!!
I Muke che si ritrovano dopo tanto tempo, dimostrando che la loro amicizia non è cambiata nonostante tutto. Sono dei topini dolciosi questi due *^* (sì, lo ammetto, anche se non sono una Muke shipper, mi sono emozionata a scrivere la loro scena :3).
E poi abbiamo le nostre giovani donzelle: Maddie e Leti che stanno passando un sano pomeriggio tra amiche. Eppure, tanto sano non lo è, se entrambe pensano al fatto che c'è qualcosa che non va :/. Secondo voi, riusciranno a ricucire per bene il loro rapporto?
Fatemi sapere che ne pensate, ci conto! <3
Ci sentiamo presto! Come sempre, grazie per tutto, vi adoro! <3 *^*
Un bacione, Letizia <3
   
 
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