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Autore: Alexiochan    10/09/2016    2 recensioni
ATTENZIONE!
Questa fanfiction è ispirata al film Paradise Beach di Jaume Collet-Serra. Io l'ho revisionata ambientandola in Giappone, ad Okinawa, ed utilizzando i personaggi di IE Go. Chiunque volesse vedere questo film senza ricevere spoiler di alcun tipo, è pregato di non leggere. Grazie.
È Estate. Kirino e Kariya sono andati in vacanza nel mar di Okinawa per surfare qualche bella onda tipica di quelle spiagge. I loro amici li raggiungeranno due giorni dopo la partenza per lasciare un po' di intimità alla coppia. Peccato solo che la spiaggia dove sono andati non sia propriamente un paradiso...
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Kirino stava finendo di sistemarsi il laccio della sua tavola da surf alla caviglia destra, quando quell'insopportabile ragazzino di nome Kariya Masaki gli lanciò una bella alga puzzolente dritta sulla faccia. 
-Kariya, questa è la volta buona che ti uccido!- gli urlò liberandosi il viso da quella massa viscida e color vomito. In tutta risposta il turchese rise sadicamente, tuffandosi in acqua con la propria tavola un attimo prima che Kirino riuscisse ad afferrarlo. 
-Forza senpai, lotta contro la vecchiaia e vieni in acqua anche tu!- gli urlò Kariya mentre si dirigeva al largo per prendere le onde piú belle. Il rosa l'avrebbe raggiunto, eccome se l'avrebbe fatto, ma solo per poterlo annegare. 
-Confetto, guarda là!- 
Kariya stava indicando un'enorme massa scura che galleggiava ad una decina di metri da dove erano loro. Kirino aguzzò la vista senza riuscire a distinguere bene di cosa si trattasse. 
-Che cos'è?- domandò il maggiore. 
-Non ne ho idea.- 
-Dai, andiamo a vedere.- 
-Non se ne parla!-
-Cos'è, per caso hai paura?- 
Kariya incassò il colpo stando fermo qualche secondo, poi cominciò a spostarsi verso la massa scura con la sua tavola, usando le braccia come remi. Il rosa lo imitò subito dopo e quando furono abbastanza vicini riuscirono a capire di cosa si trattava. 
-Oh Dio, che schifo.- commentò il kohai tappandosi il naso per il puzzo di marcio che proveniva dalla carcassa di balena che avevano davanti. Non era rimasto quasi niente, gli organi galleggiavano distanti qualche metro dal ventre squartato. 
-È una megattera.- specificò Kirino.
Subito un senso di inquietudine si appropriò del suo corpo. Che creatura poteva aver ridotto in quel modo una balena? Non voleva sapere la risposta, dovevano uscire dall'acqua immediatamente.
-Kariya, andiamocene via. Qua non è sicuro.-
Il turchese lo guardò e annuì concorde. Entrambi presero a nuotare per tornare sulla spiaggia in perfetto silenzio. 
-Kirino, cos'è stato?- domandò ad un certo punto il minore.
-Hm?- 
-Ho visto qualcosa muoversi sott'acqua.-
Kirino esitò. 
-Probabilmente sono dei pesci, siamo in un mare tropicale, ricordi?- 
-Sì, ma...- la sua frase rimase a metà perchè fu rovesciato dalla sua tavola. 
-Che cazzo...?!- il rosa aveva gli occhi sgranati. Vide un movimento fulmineo dentro all'acqua e stava per avvertire il fidanzato, ma quest'ultimo fu trascinato qualche metro sotto l'acqua. 
-Kariya!- il rosa era pronto a tuffarsi, quando il turchese riemerse dall'acqua gridando di dolore, attorno a lui uno strano liquido rosso.
-Squalo! C'è uno squalo!- 
Kirino lo prese per un braccio, si sganciò dalla tavola e assieme cominciarono a nuotare più veloce che potevano verso la carcassa della megattera, l'unico riparo piú vicino. Ci si arrampicarono sopra affondando le mani nei buchi di carne per non scivolare giú. 
-No, no...oh Dio...- gemette il turchese, la sua coscia destra sanguinava copiosamente. 
-Ehi, resisti, okay?- gli disse Kirino, la paura nella voce. Il minore si limitò ad annuire senza trattenere piccoli gemiti soffocati di dolore, gli sembrava di avere un ferro bollente che scavava dentro la sua carne, lentamente e inesorabilmente. Kirino vide una pinna uscire dall'acqua in lontananza per poi immergersi e sparire. Si voltò nel panico piú totale e avvistò un piccolo arcipelago di scogli ad una decina di metri da dove erano ora, ma le rocce erano troppo sopraelevate e Kariya non era in condizioni di poterle scalare. Poi scorse un altro arcipelago di scogli in direzione della riva. Si fiondò sul compagno che si reggeva convulsamente alla carcassa di balena. 
-Kariya, Kariya! Ascoltami! Laggiù ci sono degli scogli, li vedi? Dobbiamo andarci. Al mio via, okay?- parlò concitatamente. Il turchese scosse il capo, il viso fradicio sia di lacrime che di acqua. 
-Kariya, sta arrivando! Dobbiamo saltare!- insisté il maggiore, aiutando Kariya ad alzarsi. Il turchese gridò di dolore quando spostò di pochi centimetri la gamba, ma Kirino lo sostenne e guardò indietro. 
-Salta!- urlò il rosa un attimo prima che lo squalo colpisse dal basso la carcassa su cui erano aggrappati rovesciandola a pancia in su. 
Entrambi affondarono in acqua e nuotarono disperatamente verso l'arcipelago di scogli. Kirino vi arrivò per primo e aiutò il turchese ad issarsi sopra. Caddero ansanti su quella superficie ruvida e dura; lo squalo aveva cominciato a girar loro attorno in un cerchio perfetto di raggio dieci metri. Il silenzio fu interrotto solo da un forte gemito carico di dolore da parte di Kariya. L'acqua salata dentro la ferita lo stava facendo impazzire da quanto bruciava. Kirino scattò subito e lo aiutò a mettersi seduto. 
-Ora ci diamo un'occhiata, va bene?- disse al fidanzato. Quando vide la ferita i suoi occhi si inumidirono di lacrime dalla paura. 
-Quanto sangue...- singhiozzò appena Kariya. 
-È molto profonda. Dobbiamo fermare l'emorragia.- disse il rosa imponendosi di rimanere calmo e mettendosi subito alla ricerca di qualcosa che potesse essere utile. Poi vide il laccio della tavola da surf del turchese che era ancora attaccato alla sua caviglia, anche se il filo era spezzato. Lo tolse delicatamente e con la stessa delicatezza lo avvolse attorno alla coscia, poco sopra la ferita. 
-Ora devo stringere, farà male. Pronto?- 
Kariya liberò un urlo straziante dalla gola, rovesciando la testa all'indietro e mordendosi l'avambraccio coperto dalla mezza tuta da sub che indossava per soffocare in minima parte i suoi versi di dolore. 
-Shhh, ho fatto, ho fatto.- sussurrò il Kirino mentre lo abbracciava stretto a sè. Kariya mugolò sofferente, affondando il viso nel petto del rosa. 
-Ehi, Kariya. Adesso ci mettiamo qualcosa attorno per coprirla, okay?- gli chiese Kirino, sapeva che non potevano permettersi di perdere tempo con una ferita del genere. Il turchese annuì lentamente e si sdraiò di schiena sugli scogli, le palpebre socchiuse mentre osservava il fidanzato levarsi la mezza muta che usavano per surfare e strofinarla con forza contro un pezzo di scoglio appuntito per scucire una manica. Quando ci riuscì, iniziò ad infilargli il tessuto elastico partendo dal piede sulla gamba ferita di Kariya. 
-No...aspetta, fermo...oh Dio...!- gemette nuovamente il turchese. 
Una volta finita l'operazione, Kirino tolse il laccio emostatico improvvisato dalla gamba del piú piccolo e si sdraiò vicino a lui, stringendolo forte. 
-Abbiamo finito, è finita.- gli sussurrò dolcemente. Kariya non sarebbe resistito piú di due giorni in quelle condizioni e lo sapeva, ma almeno per il momento l'emorragia era stata bloccata e non correva il rischio di morte per dissanguamento. 

Rimasero abbracciati in quel modo fino al primo pomeriggio. Kirino controllò il proprio orologio acquatico: le 14:12 esatte. Esaminò la gamba del compagno e per fortuna non stava sanguinando. Si guardò attorno senza riuscire a scorgere la pinna dello squalo che lo aveva aggrediti e pensò di raggiungere la riva. Era ad una sessantina di metri di distanza, ce la potevano fare a nuoto. Poi vide riaffiorare una pinna scura e deglutì spaventato. 
-Perchè non ci lascia in pace? Non può mangiarsi la balena?- mormorò Kariya ad occhi chiusi, il viso pallido sotto la frangia sbarazzina.
-Perchè siamo entrati nel suo territorio di caccia e crede che siamo una minaccia.- rispose Kirino carezzandogli dolcemente la testa accaldata dal sole. Era asfissiante quel calore, avevano sete e fame ma non c'era niente per rinfrescarsi la gola o da mettere sotto i denti, né avevano un posto all'ombra dove rifugiarsi. 
-Pensi che arriverà qualcuno?- domandò flebilmente. 
-Certo! Vedrai che Shindou e gli altri ci staranno già cercando.-
-Ma se loro arriveranno domani.-
-Sì, ma ti ricordo che Shindou è la persona più ansiosa che esista, conoscendolo ci avrà già chiamato almeno sei volte.- 
Kariya fece una smorfia per la fitta alla gamba che lo aveva colpito in quel momento. 
-Ehi, andrà tutto bene. Tenma lo dice sempre ed ha ragione.- sorrise Kirino mentre raccoglieva un pò d'acqua con le mani e la rovesciava delicatamente sopra la testa del piú piccolo per non fargli prendere un colpo di calore. Degli schiamazzi in lontananza attirarono l'attenzione dei due ragazzi sugli scogli. Scattarono in piedi tutti e due, Kariya sorretto dal rosa. 
-Eeeeeeehi! Siamo qui!! Eeeeehiiii!!- gridarono agitando le braccia come due galline che tentano di volare. I ragazzi sulla spiaggia li videro e si accinsero a raggiungerli con le proprie tavole da surf. 
-Ma cosa fanno...?- sussurrò appena il rosa, gli occhi sgranati. 
-Uscite dall'acqua! C'è uno squalo!! Squalo!!- urlò Kariya sbracciandosi nel tentativo di avvisarli. 
-Non ci sono squali, amico!- gli gridò di rimando uno dei ragazzi sulla tavola. E appena terminò la frase sparì sott'acqua. Kirino e Kariya rimasero inermi ad osservare, le mani a coprire la bocca dai singhiozzi rumorosi che fuoriuscivano da essa, le lacrime che scendevano come pioggia dai loro occhi mentre il suono che produce la carne lacerata e le grida disperate dei surfisti riempivano l'aria. Si accasciarono sugli scogli, piangendo e gemendo dalla tristezza e dalla paura che avevano preso il possesso delle loro menti. 

Era calato il sole da piú di due ore, eppure nessuno dei due ragazzi dormiva, anzi, tenevano gli occhi sgranati, vigili. Tremavano per il freddo e la paura, stretti l'uno all'altro. Dopo ciò che era successo quel pomeriggio non avevano piú spiccicato parola, troppo traumatizzati per poterci anche solo pensare. Il problema era l'alta marea che tra pochi minuti avrebbe sommerso completamente gli scogli su cui si erano rifugiati, lasciandoli in balia del predatore. Due lacrime scivolarono lungo le guance di Kirino, la consapevolezza della morte imminente era un macigno nel petto. Si ritrovò a pregare semplicemente per una morte veloce ma sapeva che la bestia con cui avevano a che fare era di una razza bastarda che dissangua le prede prima di mangiarle: lo squalo bianco. Perché proprio uno squalo bianco? Perchè non uno squalo balena o uno squalo volpe, che erano piú pacifici? La vera domanda era: perchè c'era uno squalo in una spiaggia per surfisti protetta e costantemente sorvegliata? Persino quei ragazzi avevano detto che non c'erano squali, prima di morire a causa di uno di questi. Scosse la testa per cancellare il ricordo, facendo cadere le lacrime sulla guancia di Kariya. 
-Ran?- mormorò quest'ultimo allungando una mano tremante al viso del rosa. Kirino fece un sorriso triste senza riuscire piú a trattenere lo sconforto. 
-Mi dispiace Mas, moriremo qui.- sussurrò con voce spezzata stringendo la mano del turchese. 
-Questi scogli saranno sommersi completamente dall'alta marea e noi non avremo piú riparo.- gli sfuggì un singhiozzo mentre si stringeva al corpo del compagno. Kariya lo strinse forte, passando le dita sottili tra i capelli rosa spettinati del ragazzo. 
-P-Possiamo tornare dal cadavere della balena...- balbettò il piú piccolo trattenendo a stento le lacrime di sconforto e rassegnazione. Poi sussultò e allontanò Kirino da sè per poterlo vedere in viso. 
-Ran! C'erano degli scogli vicino a questi!- 
Il rosa sgranò gli occhi, il cuore prese a battere piú veloce mentre la speranza tornava a dargli vita. 
-Sì, mi ricordo! Erano troppo alti e non potevamo raggiungerli.-
-Ma con l'alta marea sì!- 
Kirino scoppiò a piangere di gioia, abbracciando il suo meraviglioso ed intelligentissimo fidanzato. 
-Ma...come faremo a raggiungerli? C'è lo squalo...- mormorò Kariya, gli occhi ambrati sembravano oro fuso alla luce lunare. Kirino alzò lo sguardo e riuscì a distinguere una massa nera spigolosa ad una decina scarsa di metri da dove si trovavano in quel momento. Scoppiò a ridere per l'adrenalina che gli scorreva nelle vene. 
-Ce la possiamo fare. Ascolta: lo squalo ci gira attorno a circa dieci metri ed è piú o meno la stessa distanza che ci separa dagli scogli alti. Adesso cronometriamo quanto impiega a fare un giro intero e, appena si trova all'estremo piú lontano, ci buttiamo in acqua e nuotiamo. Capito?- 
Kariya lo guardava incerto, con quella ferita non sarebbe riuscito a nuotare alla stessa velocità del maggiore, ma preferiva morire provando a salvarsi che attendendo la morte. 
-Tutto chiaro.- 
-Bene.- Kirino sorrise e guardò prima la pinna nera in lontananza, poi il suo orologio da polso subacqueo. 
-Abbiamo mezzo minuto per coprire dieci metri a nuoto.-
-Direi che è fattibile.- commentò il turchese con un piccolo sorriso. Kirino gli fece una carezza sul viso. 
-Io ti sarò appiccicato.- promise rubandogli un bacio che nessuno dei due voleva considerare l'ultimo. 
-Prepariamoci.- 
Quando si sporsero in acqua videro un "piccolo" imprevisto che poteva mandare in fumo il loro piano: un branco di meduse. E non meduse qualunque, si trattava delle meduse di Nomura, le piú grandi del mondo con i loro due metri di diametro. Guarda caso si trovano solo in Giappone e in Cina. Kirino stava per mettersi a piangere dalla disperazione. 
-No...- la voce spezzata dalla tristezza di Kariya lo fece tornare alla realtà.
-Ehi, ce la faremo, vedrai. Sono grandi perciò sará piú semplice evitarle e poi lo squalo non si avvicinerà per paura di essere punto.- tentò di rincuorarlo, stringendoselo al petto e coccolandolo un pò. Il turchese lo lasciò fare godendosi le carezze e i baci per quei pochi minuti. 
-Dobbiamo andare.- gli disse Kirino con un piccolo sorriso incoraggiante. Dopodiché entrambi si tuffarono nell'acqua gelida in mezzo al branco di meduse giganti. Kirino ci mise qualche secondo di troppo ad abituarsi alla temperatura dell'acqua; annaspò per tornare a galla e riprendere aria, battendo i denti per il freddo. Subito cercò il corpo del compagno accanto a sè, aiutandolo a riemergere. Kariya gemette sofferente, una piccola nuvoletta di condensa gli usciva dalla bocca mentre tremava visibilmente, l'acqua salata nella ferita come ferro fuso. 
-Andiamo!- disse Kirino avviandosi sott'acqua, le cellule fosforescenti delle meduse donavano un pò di illuminazione in quell'ambiente buio. Si fermò per aiutare Kariya ad oltrepassare uno scoglio sommerso; non riusciva a vedere lo squalo e la paura gli stava chiudendo la gola. Erano quasi arrivati a destinazione quando non sentì piú il turchese vicino. Si voltò con gli occhi sgranati e tornò indietro velocemente per cercarlo, il cuore che batteva come un tamburo impazzito e del tutto privo di intonazione. Riuscì a distinguere una sostanza rossa nell'acqua e la figura di Kariya che si divincolava dai tentacoli di una medusa enorme a bocca spalancata, migliaia di bollicine d'ossigeno uscivano fuori. Il rosa lo liberò dalla presa velenosa con le mani, urlando a sua volta per il dolore dato dai tentacoli urticanti ma senza emettere un suono, solo una miriade di bolle. Nuotarono indietro con la vista sfocata dal dolore e dall'acqua, i polmoni che chiedevano pietà e reclamavano aria. Kirino urlò sordamente di nuovo quando dei tentacoli gli ferirono la schiena nuda in una carezza mortale. Si issarono sopra gli scogli boccheggianti, gemendo sommessamente. Kariya ansimò mentre tutto diventava spaventosamente sbiadito, poi chiuse gli occhi e sprofondò nel buio dell'incoscienza assieme al rosa.

Quando Kirino si risvegliò era già mattino. Tossì con la gola che bruciava, non si sentiva piú le mani, le braccia e la schiena e la sua testa sembrava schiacciata da un macigno. I suoi pensieri vennero subito catturati dalla piccola pozza di sangue che si era formata attorno al corpo esile del compagno. L'adrenalina e la paura fecero il loro effetto e Kirino si fiondò letteralmente sul turchese.
-Kariya! Kariya! Svegliati!- gridò con voce stridula, era come se avesse un ferro rovente calato nella trachea. Kariya socchiuse appena gli occhi, aveva le labbra dello stesso colore cadaverico della pelle. 
-Ehi...no, resisti ancora un pò, solo un pò.- mormorò il rosa mentre le lacrime inumidivano la pelle scottata del suo viso. Kariya richiuse gli occhi ed annuì debolmente. 
-Bravissimo. Fammi dare un'occhiata.- 
Kirino scostò il tessuto elastico che copriva la gamba del turchese e si paralizzò. La pelle attorno al taglio era di un'innaturale colore violaceo e continuava a sanguinare senza freno. Con una pressione maggiore lo squalo gli avrebbe staccato mezza coscia. Singhiozzò disperato, cosa poteva fare? La persona che amava di piú al mondo stava morendo dissanguata davanti ai suoi occhi! 
-Ran...-
Kirino si chinò fino a posare la fronte contro quella del turchese e chiuse gli occhi.
-Ran, sei bollente...hai la febbre.- sussurrò Kariya con voce affaticata e tremante. 
-Shhh, non ti preoccupare.- 
-Sono le meduse...tu eri scoperto-- Kariya si interruppe per la voce spezzata dalla tristezza. -È colpa mia, mi...mi dispiace.- 
-Non è colpa tua, per niente! Non potevamo sapere che sarebbe successo tutto questo.- 
-Guarda le tue mani...e le tue braccia...oh Dio.- singhiozzò il piú piccolo e sembrava che anche piangere gli costasse fatica. Kirino si osservò i punti indicati e rabbrividì: era messo davvero molto male. La sua pelle sembrava ustionata e dei solchi piú o meno profondi la percorrevano come tagli.
-Non pensiamoci.- disse solo con voce roca mente si sdraiava a pancia in giú e stringeva forte Kariya al petto. Lo squalo nuotava paziente attorno a loro. 

-Eh dai, Taku! Finiscila di chiamarli!- gli gridò Ibuki sfilandosi la maglietta e rimanendo in costume, pronto a farsi una bella nuotata. 
-Sono due giorni che non mi rispondono...- tentò di giustificarsi il moro. Il maggiore gli si avvicinò e poggiò le sue mani sulle spalle esili del ragazzo. 
-Shindou, ascolta: Kirino e Kariya sono nostri cari amici e siamo molto uniti, ma sono pur sempre due fidanzati, è normale che cerchino un pò di intimità tra loro! Vedrai che stanno benissimo.- lo rassicurò Ibuki con un sorriso spavaldo dei suoi. Shindou sospirò rassegnato.
-E va bene, hai ragione.- si arrese riponendo il cellulare nella borsa da mare. 
-Ragazzi! Guardate! Ci sono Kirino senpai e Kariyakun!- urlò improvvisamente Tenma, i piedi immersi in acqua e il suo tipico sorriso spensierato dipinto sul volto. Shindou corse subito accanto al ragazzo e aguzzò la vista, riuscendo a scorgere le figure abbracciate dei suoi amici sopra a degli scogli. 
-Kirinooooo!!!- gridò con le mani ad imbuto davanti alla bocca. -Kirino!- 
-Magari vogliono stare un pò da soli.- commentò Tsurugi vedendo che non accennavano a muoversi. 
-Due giorni non gli sono bastati?!- domandò il moro, che stava seriamente iniziando a preoccuparsi. 
-Beh, quando si è in fase ormonale...- Hamano lasciò la frase sospesa nell'aria perchè la figura snella di Kirino si stava alzando faticosamente in piedi. Il rosa rimase fermo qualche istante, come per accertarsi che quella voce non era solo nella sua testa e non stava avendo delle allucinazioni. Cominciò a sbracciarsi e a urlare parole che i suoi amici non riuscivano a sentire. Tenma, Hamano e Ibuki si sbracciarono a loro volta per salutarlo. 
-Ciaoooo!- 
-Ehilaaaaà!-
-Ciaoooo!- 
Shindou aguzzò di piú la vista, Kirino aveva delle strane sfumature rossastre nelle braccia. Dopo qualche minuto che continuava così, peró, fu chiaro a tutti che il rosa non li stava salutando. 
-Che cosa sta dicendo?- domandò Tsurugi con una nota di tensione nella voce. Kirino aveva congiunto le mani sopra la testa come se stesse pregando e continuava ad urlare la stessa parola. La sua voce giungeva come un eco lontano. Shindou stette ad ascoltare con scarsi risultati, erano troppo lontani per poterlo sentire. Poi Kirino si voltò alla sua sinistra e indicò disperatamente qualcosa nell'acqua continuando ad urlare quella parola a ripetizione, fino a sgolarsi. Tsurugi fece un passo avanti e spalancò gli occhi.
-Squalo! Sta urlando "squalo"!- disse e subito Tenma corse fuori dall'acqua della riva con espressione terrorizzata.
-Oh mio Dio, c'è uno squalo!- urlò Shindou con le lacrime agli occhi. 
-Chiamiamo la guardia costiera!- Ibuki prese il telefono che gli aveva prontamente passato Hamano e digitò il numero in fretta e furia. 

Vedere i loro amici in quelle condizioni era doloroso quanto una pugnalata al ventre. Kariya sembrava piú morto che vivo, era pallidissimo e tremava per la febbre. I medici gli scoprirono la ferita alla coscia e Hayami ebbe un conato di vomito nel vederla, terrorizzato come tutti gli altri ragazzi, del resto. Kirino sembrava essere stato investito da un treno, il viso era pallido tranne sulle guance che erano rosse fuoco dopo essere state scottate dal sole. La schiena e le braccia erano in condizioni gravi, i medici della navetta dissero che erano ustioni di secondo grado e il veleno delle meduse lo stava uccidendo lentamente. 
-Oh Dio, Ran.- singhiozzò Shindou inginocchiandosi accanto al rosa. L'amico gli sorrise debolmente. 
-Ti ricordi quando da piccolo ti dissi che adoravo gli squali? Beh, ritiro tutto.- mormorò, facendo una smorfia di dolore quando i medici gli iniettarono l'antidoto al veleno delle meduse con un ago dritto nel collo. Un urlo da parte di Kariya attirò l'attenzione dei vacanzieri. 
-Vi prego, tagliatela!- supplicò il turchese, inarcando la schiena per il dolore insopportabile dei disinfettanti dentro la ferita, preferiva perdere la gamba che soffrire ancora quell'agonia. Tenma non fu piú in grado di trattenersi e scoppiò a piangere assieme ad Hayami, Hamano e Shindou. 
-Gli fa così male...- singhiozzò il castano mentre si rifugiava tra le braccia del suo ragazzo. Kirino si voltò a fatica di lato e allungò una mano verso il fidanzato. Kariya la afferrò a fatica ed intrecciarono le loro dita, stringendosi con la poca forza che gli rimaneva. Si sorrisero con gli occhi, prima di chiuderli e lasciare che le onde del mare li cullassero nel loro tanto desiderato rientro a casa.

                  -un anno dopo-

Kirino Ranmaru si stava godendo il sole estivo sdraiato sulla sabbia sopra il suo asciugamano, quando una secchiata d'acqua marina dritta in faccia lo fece sobbalzare. Sgranò gli occhi e scatto seduto guardandosi attorno con aria stralunata. Accanto a lui Kariya gli scattò una foto mentre rideva come un matto, in mano un secchiello "sequestrato" a qualche bambino della spiaggia. 
-Tu...- sibilò il rosa mentre si alzava in piedi e guardava il proprio fidanzato come un serial killer pronto all'azione. 
-Guarda come sei venuto bene! Credo che la posterò su Instagram.- ghignò Kariya sventolando davanti alla faccia del ragazzo il proprio cellulare sul cui schermo campeggiava una foto di Kirino con espressione stordita e babbea. 
-KARIYAAAAAAAAA!!!- 
Shindou scoppiò a ridere assieme agli altri amici vedendo il turchese correre quasi a pelo d'acqua per sfuggire alla furia del fidanzato adirato. 
-Quei due non cambieranno mai.- scosse la testa Tsurugi, anche se stava sorridendo divertito pure lui. 
-Beh, meglio così.- affermò Shindou mentre Ibuki gli passava un braccio attorno alla vita e lo stringeva a sè. Ad un certo punto Kirino si tuffò in avanti e placcò il turchese, facendolo cadere sulla sabbia di faccia. 
-Puah!- sputacchiò Kariya. 
-Dammi il telefono!- il rosa lo stava schiacciando per tenerlo fermo, allungandosi con le braccia per acciuffare il telefono che il ragazzo tentava di tenere il piú lontano possibile. 
-Mai!- 
Kirino sfiorò con il ginocchio la profonda cicatrice sulla coscia e il turchese cessò ogni ribellione. Abbassò lo sguardo sulla sabbia con aria persa. Kirino se ne accorse e si levò subito da sopra la sua schiena, sdraiandosi accanto a lui. 
-Ehi. Ti fa ancora male?- chiese dolcemente. Kariya sospirò chiudendo gli occhi e scosse leggermente la testa. Il rosa portò la mano sopra la cicatrice e la accarezzò delicatamente, come se volesse cancellarla in quel modo. Kariya sorrise grato e si sporse per dargli un bacio. Il rumore tipico di un cellulare quando scatta una foto fece staccare improvvisamente Kirino. 
-Ma cosa...?- 
-Questa foto è piú bella da postare su Instagram.- Kariya gli strizzò l'occhio. -Perlomeno non sembri un drogato. E poi io sono venuto benissimo~.- 
Kirino rise e lo abbracciò, spettinandolo tutto con la mano chiusa a pugno sulla testa. 
-Non mi provocare, Barbie! Posso ancora pubblicare la tua foto con la faccia da baccalà!- 



Tana del disagio 

Allora, allora, allora. Premetto che è tutta colpa di mia sorella e di sua madre che mi hanno trascinato al cinema a vedere Paradise Beach (inglishish forevah), un film che a me, personalmente, non è piaciuto. Ma il mio cervello (mannaggia a te) mi ha fatto sognare tutta la storia con la Ranmasa come protagonista e alla fine ho DOVUTO scrivere questa fic perchè non riuscivo a levarmela dalla testa. Sono ben accette tutte le critiche e/o minacce qui sotto nei commenti, perciò...alla prossima!

Alexiochan 


P.s. 
Le meduse del film sono molto piú piccole, io ho utilizzato quelle di Nomura perchè vivono nel mare giapponese (e cinese) e sono le piú grandi al mondo, un invito che non potevo rifiutare ;)
   
 
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