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Autore: mikimac    11/09/2016    5 recensioni
Un cavaliere, due medici ed una ladra, alleati per salvare un amore e spezzare una maledizione.
Ladyhawke in chiave Johnlock.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ombre dal passato
Ombre dal passato


Mary si era seduta al tavolo, con le spalle al focolare, in cui brillava un allegro fuoco, ed il viso concentrato sulla porta chiusa. Voleva delle risposte e non avrebbe permesso a Mike Stamford di eludere le sue domande. La notte era diventata molto silenziosa. Anche il lupo aveva smesso di ululare. La torre era piena di scricchiolii, ma Mary riconobbe ugualmente i passi, lenti e stanchi, di Mike. La ragazza si irrigidì sulla sedia, pronta a correre fuori, se l’uomo non l’avesse raggiunta.
La porta, invece, si aprì. Mike entrò e si diresse al tavolo, lasciandosi pesantemente cadere sulla sedia di fronte a Mary: “Immagino che tu abbia molte domande, per me.”
“Mi risponderai sinceramente?”
“Non ho motivo per non dire la verità, ragazzina. Cosa vuoi sapere.”
“Tutto. Di Sherlock e John. Perché non sono mai insieme? Cosa hanno a che fare con loro il lupo ed il falco?”
Mike sospirò. Spostò lo sguardo verso il fuoco, come se vi scorgesse qualcosa di doloroso, incrociando le dita sul tavolo: “Ricordo ancora il giorno in cui John e Sherlock si conobbero. Andarono subito d’accordo. E questo fu un vero miracolo, considerando il carattere difficile di Sherlock…


… È una mattina di novembre.
I soldati della Guardia Privata del Re si trovano nel piccolo cortile usato per l’addestramento.
Sherlock Holmes è il loro Comandante. I soldati provano sentimenti contrastanti, nei suoi confronti. C’è chi lo rispetta profondamente e si getterebbe nel fuoco, ad un suo segnale, e chi lo odia implacabilmente. Questo è Sherlock Holmes. O lo ami o lo detesti. Ovunque passi, lui lascia il segno. Non c’è pericolo che resti inosservato. Non è nella sua natura. Pretende il massimo dai suoi uomini e non tutti sono disposti a sopportare i suoi metodi, ma nessuno osa lamentarsi a voce alta. È  pur sempre il fratello minore del Primo Consigliere del Re, Mycroft Holmes.
I fratelli Holmes, così diversi, così uguali. Più intelligenti di tutti gli altri, consapevoli della loro superiorità. Affascinanti, con quella bellezza algida e regale, che li contraddistingue. I loro occhi sembrano sempre guardare tutto e tutti dall’alto in basso, arrivando al centro della tua anima con una facilità, che spiazza, intimorisce ed infastidisce. Davanti a loro sei nudo e vulnerabile. Gli Holmes conoscono i tuoi punti deboli e devi sperare che non decidano di usarli contro di te.
Mycroft è affabile e cordiale, ma è la facciata dietro cui nasconde i suoi veri pensieri. Se anche le sue labbra ti sorridono, devi osservare i suoi occhi. Spesso questi sono gelidi e duri come il ghiaccio.
Sherlock è molto più introverso, quasi intrattabile. Non gli importa quello che pensano gli altri di lui, sorride pochissimo, almeno fino all’arrivo di John.
Quella mattina, Sherlock sta chiamando i soldati uno alla volta, affrontandoli in duello, con le spade da allenamento. Li sta umiliando, uno alla volta, rimproverandoli con commenti sprezzanti e taglienti.
John è stato assegnato come medico alla Guardia Privata del Re da poco tempo ed è arrivato a Londra solo da alcuni giorni. È il primo allenamento a cui assiste, pronto ad intervenire nel caso in cui qualcuno si ferisca. John ha un carattere solare ed affabile. È sempre pronto a sorridere, disponibile, premuroso e comprensivo, anche se non è adulatore o compiacente. Io sono l’altro medico della Guardia e lavoro a Palazzo da qualche anno. Ho accompagnato John, per presentarlo e spiegargli quali siano le regole. Inoltre, quando a condurre l’addestramento è Sherlock, è sempre meglio essere in due. Lui non è mai tenero con i suoi uomini.
Quel giorno non fa eccezione. Sherlock ha disarmato ed atterrato Phillip Anderson in pochi secondi: “Se vuoi fare parte della Guardia Privata del Re, devi imparare a stare in piedi. Se non ne sei capace, torna ad essere carne da macello. Potrebbe essere l’unica cosa per cui tu sia utile,” lo ha liquidato in tono sarcastico.
Anderson si è procurato un piccolo taglio e si dirige verso John: “Maledetto bastardo arrogante. – sibila fra i denti, in tono basso, ma non abbastanza da non essere sentito – Un giorno qualcuno ti farà mangiare la polvere. Spero di essere presente. Vedrai quanto sarà divertente.”
L’espressione sul viso di John è severa, come il tono che usa: “Dovrebbe essergli grato, soldato. Il suo comandante la sta addestrando per sopravvivere alla guerra. Quando starà combattendo, crede di poter chiedere al nemico di fermarsi perché ha commesso uno sbaglio e le hanno fatto la bua? Dalle sue sconfitte, durante l’addestramento, può capire gli errori che commette e migliorare. Questo le salverà la vita, quando si batterà contro qualcuno che la vuole veramente morto.”
Anderson guarda John con ira, ma non osa ribattere. Ha notato Sherlock, alle spalle del dottore. Sa che il comandante ha sentito tutto e teme la sua punizione. Invece, Holmes non interviene. Aspetta che John finisca la medicazione e che Anderson se ne vada, poi si avvicina al dottore. È la prima volta che lo vedo perplesso: “Perché mi ha difeso? Sa chi io sia, ma non sta cercando di rendersi simpatico per ottenere qualche piacere o raccomandazione. Lei non si è accorto che stessi ascoltando.”
“Ho detto a quel soldato quello che penso. Sono così tanti quelli che la adulano per ottenere favori da lei?”
“Non da me. Da mio fratello. Tutti pensano che io possa intercedere presso di lui, in modo che possano ottenere una piccola parte del suo potere. Nessuno capisce che Mycroft non si lascia certo influenzare da quello che potrei o non potrei dire su qualcuno. E nella maggior parte dei casi, questo è un vantaggio per chi è in cerca di favori.”
“Davvero pensa che tutti la avvicinino solo per ottenere dei piaceri da suo fratello e non perché vogliano instaurare un qualche tipo di rapporto con lei?”
“Non lo penso. Lo so. È un dato di fatto. Questa è Londra. È il centro del potere e l’uomo lo ricerca da sempre, per desiderio di tiranneggiare e prevaricare gli altri. Le belle maniere dietro cui la gente si nasconde, sono solo la manifestazione dell’ipocrisia dell’umanità, che non ammetterà mai di essere egoista, invidiosa, crudele e sadica. Mio fratello è un uomo potente. C’è chi ucciderebbe, per essere al suo posto. O per poter vivere nella sua ombra, per risplendere della luce riflessa del suo potere.”
“Non ha una bella opinione dell’umanità,” sorride John, con le labbra e con gli occhi.
Ed è qui che accade qualcosa di strano. Sherlock ricambia il sorriso. Un sorriso vero e sincero, non quella smorfia sarcastica o di derisione, che di solito stira la sua labbra. Siamo in molti a fissarli straniti. Praticamente nessuno ha mai visto Sherlock sorridere sinceramente.
“Sono solo realista. – Sherlock scuote la testa – Mi baso su quello che vedo accadere ogni giorno sotto i miei occhi. Rimanga qui per un paio di mesi e non potrà che darmi ragione.”
Smettono di sorridere. Si guardano negli occhi. Studiandosi.
L’aria sembra quasi crepitare elettrica, fra loro. Si potrebbe evocare la magia, ma non è questo. Anzi. È la massima espressione della parte migliore dell’umanità. Due persone che si trovano, si capiscono, si completano. Due anime che trovano l’altra parte di se stessa.
È John a riprendere a parlare: “Potrei esercitarmi con lei? Sono un po’ arrugginito con la spada e mi farebbe piacere riprendere ad allenarmi. Se per lei non è un disturbo.”
“Sarebbe un onore ed un piacere, dottor Watson.”
“Io sono John… come fa a sapere chi io sia? Non siamo stati presentati!” la sorpresa è palese.
“Lei non può che essere il dottor John Watson, il nuovo medico, arrivato la scorsa settimana dal Sussex, per prendere il posto del dottor Miller, che si è ritirato dalla vita militare. Il modo in cui ha medicato Anderson, professionale e competente, la qualifica come medico. Il fatto che sia interessato alle armi ed abbia imparato ad usarle, indica che è attratto dalla vita militare e dall’avventura, anche se preferisce salvare qualcuno, piuttosto che ucciderlo. Quindi, lei è il nuovo medico. John Watson.”
“Brillante deduzione!” Sorride John, ammirato.
“Ho solo unito alcune informazioni, che avevo ricevuto, con quello che ho osservato con i miei occhi e ho tratto delle semplici deduzioni logiche. Non è una cosa difficile. Si chiama usare il cervello.”
“Giusto. – John è veramente affascinato dalle capacità di Sherlock e non è infastidito dalle sue maniere brusche, a differenza di tante altre persone, che le trovano irritanti – Cominciamo?”
Sherlock gli fa cenno con il braccio di andare verso il centro del campo, mentre inclina leggermente il capo, come se stesse invitando John a battersi con lui. Incrociano le spade. Inizia la danza. Sherlock saggia le capacità di John, che risponde colpo su colpo. Il medico non è certo elegante e fluido nei movimenti, come il comandante, ma sa tenergli testa. Non si lascia sconfiggere facilmente. Non si rendono conto del tempo che passa. Si divertono. Si conoscono. Imparano a provare rispetto l’uno per l’altro. È un piacere osservarli.
In breve, John diventa un avversario difficile da battere, per Sherlock. Hanno tacitamente instaurato una ruotine quotidiana, che permette loro di trascorrere molto tempo insieme. Una volta terminato l’addestramento della truppa, Sherlock e John si allenano per ore. Nessuno si lamenta. Nessuno disapprova. John, così paziente ed empatico, addolcisce leggermente il carattere spigoloso e scontroso di Sherlock. Non trascorre molto tempo, prima che la loro amicizia si trasformi in qualcosa di diverso e profondo…


“COSA?!” La voce di Mary, che interruppe il racconto di Mike, era più alta di quasi due ottave. Il medico alzò uno sguardo infastidito sulla ragazza: “Che c’è?”
“Loro… Sherlock e John… SONO DUE UOMINI!!” il tono era scandalizzato.
“E con ciò?”
“Cosa vuole dire ‘E con ciò?’ Tu stai dicendo che loro… Sherlock e John si sono… si sono… insomma, si sono innamorati. Giusto?”
“E allora? Cosa c’è di male?”
“Come sarebbe a dire ‘cosa c’è di male?’ Due uomini non possono innamorarsi!”
“Davvero? Cosa fanno di sbagliato? A chi fanno del male? Si amano. Vuoi dire che nell’amore c’è qualcosa di errato?”
“No… nell’amore non c’è nulla di sbagliato, ma… due uomini… andiamo!… Loro non possono amarsi!”
“Chi sei tu per dire che due uomini non possano amarsi?”
“Non lo dico io! – ribatté Mary, in tono difensivo, irrigidendosi sulla sedia  – Lo dicono tutti. Lo sanno tutti. Non avrebbero dovuto andare contro natura. Se sono stati puniti…”
“Sciocchezze! – sbuffò Mike, interrompendola, in tono secco – Qualsiasi cosa si pensi dell’amore fra due uomini, nessuno merita ciò che è capitato a loro. Non sono stati colpiti da una punizione divina. Anzi…


… All’inizio cercano di lottare contro il sentimento che sta nascendo fra di loro. È soprattutto John ad opporre resistenza.
Sherlock è un uomo razionale, che analizza tutto in modo spietato e che non crede nelle convenzioni sociali. Pensa che siano solo regole imposte in modo ipocrita, usate per tarpare le ali dell’intelletto e per far sentire importanti piccoli uomini, che, altrimenti, sarebbero nullità. Arrivato alla conclusione che si sia innamorato di John, non ci vede nulla di male. Se non lo sbandiera impunemente ai quattro venti, è solo perché capisce che John soffre per quella situazione. Sherlock non farebbe mai nulla che ferisse John. Anche a costo di strapparsi il cuore dal petto, per non provare i sentimenti che sente.
Per John è più difficile accettare di essersi innamorato di qualcuno del proprio sesso. Lui è stato cresciuto nel rispetto di quelle regole che Sherlock biasima tanto. John pensa che siano la base del vivere civile. Andarci contro, per lui, equivale a tradire i propri genitori e tutto ciò che gli hanno insegnato. Malgrado ciò, John si deve arrendere all’evidenza di quello che prova il suo cuore, che accelera i battiti, in presenza di Sherlock.  Iniziano a vedersi di nascosto. Ad avere rapporti sessuali. Devono stare attenti, però. Se qualcuno li scoprisse, sarebbe la fine, per loro. Li potrebbero imprigionare, torturare, costringere a prendere i voti. Sarebbe comunque il meno. Li separerebbero per sempre. Questo sarebbe peggio della morte.


Ed è a questo punto che entro in gioco io, purtroppo…
È un pomeriggio piovoso. Londra non vede il sole da giorni, quasi stesse presagendo ciò che si abbatterà sui due giovani amanti.
Siamo nello studio medico. John ed io. Da soli. Non può allenarsi con Sherlock, a causa della pioggia. Lui è davanti alla finestra, rigata di gocce fredde ed indifferenti agli avvenimenti degli uomini. Lo osservo e mi chiedo a cosa stia pensando. I suoi occhi hanno una strana luce malinconica, quasi triste. Distolgo lo sguardo, sentendomi invadente ed inopportuno.
“Sai che ti considero un amico, vero, Mike?”
La sua domanda mi coglie di sorpresa ed impreparato. Alzo lo sguardo. Gli occhi azzurri di John si ancorano nei miei. Sono così disperati. Mi tolgono il fiato.
“Anche io ti considero un amico, John. Uno dei più cari. Puoi contare su di me, per qualsiasi cosa. Non ti tradirei mai.” Non ho mai pronunciato parole più false, in vita mia. A mia parziale discolpa, posso dire che allora lo pensavo veramente. Non potevo prevedere… non potevo sapere… che idiota io fossi…
John mi sorride. Lo hai mai visto sorridere, ragazzina? I lineamenti del suo viso si distendono. Ai lati degli occhi si formano piccole rughe gioiose. Sembra che una luce lo illumini e, con lui, la stanza intera.
“Inoltre, sei un medico. – continua, quasi imbarazzato – Il mio medico. Sei tenuto a mantenere segreto ciò che il paziente ti confida, come se tu fossi un prete confessore.”
Annuisco. Non capisco… non so cosa voglia arrivare a dire. Non posso lontanamente immaginare quale sia il suo segreto.
“Sono innamorato, Mike,” sussurra, sedendosi davanti a me, con un sorriso dolce sulle labbra.
Il mio cuore salta un battito: “Chi è lei?” Domando, mentre la bocca si secca e mi sembra difficile parlare.
L’espressione sul viso di John si fa seria, quasi preoccupata, come se temesse la mia reazione: “Non lei. Lui.”
Rimango interdetto dalla risposta. Non capisco il senso di quello che ha detto.
“Si tratta di un uomo,” chiarisce John, vedendo il mio sconcerto.
Per un attimo, solo per un attimo, il mio cuore spera, ma ricordo in fretta che mi ha definito ‘amico’. Non definisci amico la persona che ami. Non inizi il discorso come ha fatto John, ricordandoti che sta mettendo la propria salvezza nelle tue mani, rivelandoti un segreto, che potrebbe distruggerlo.
“Mi sono innamorato di Sherlock.”
Un lampo illumina la stanza.
“E lui ama me,” conclude, in un mormorio.
Un tuono squarcia il silenzio, facendo vibrare i vetri delle finestre.
“Sherlock…” Ripeto, quasi non credessi alle mie orecchie.
“Sherlock,” conferma.
“Non devi. È pericoloso. Se ti scoprissero…”
“Non possiamo farci nulla. Abbiamo provato a resistere, Mike, ma non è servito a niente. Ho bisogno del tuo aiuto.”
“Ti ha fatto del male?” il mio è un sibilo rabbioso.
“NO! Sherlock non mi farebbe mai del male. Noi ci amiamo, Mike. Sherlock è dolce, attento, tenero, premuroso. Non potrei desiderare un amante migliore di lui.”
“Sono felice per te. – cerco di sorridere, ma non so cosa ne esca – In cosa posso esserti utile?”
“Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti ad incontrarci, senza destare sospetti. Non oso pensare a cosa ci farebbero, se ci scoprissero. Non voglio metterti in difficoltà. Se non te la senti, puoi dirmelo chiaramente ed io non ti biasimerò. So che ti sto chiedendo molto.”
“Lo farò,” ribatto velocemente, prima di riflettere. Mi sorprendo io stesso della mia disponibilità.
Il suo sorriso felice mi ricompensa di tutto.
Ora che li osservo insieme e so cosa ci sia fra loro, noto i loro sguardi complici, i lievi tocchi fugaci, i sorrisi appena accennati. È tutto così romantico, così speciale. Sono felici. Sono belli. Quasi luminosi. Io li aiuto. Faccio credere che John sia da me, mentre è con Sherlock.
Io sono così orgoglioso del fatto che mi abbiano concesso la loro fiducia, che mi dimentico della stretta che ho provato al cuore, quando John mi ha confessato il suo amore per Sherlock. Non avrebbero dovuto credere in me. Ciò che è accaduto è solo colpa mia.


La fine della felicità e l’inizio della tragedia hanno un nome e cognome. La regina ha una dama di compagnia. Una donna molto bella, sensuale. E potente. Irene Adler sa sempre come ottenere ciò che vuole. Il suo interesse per Sherlock è palese. Forse se ne è invaghita. Forse se ne è davvero innamorata. Forse è una sfida, una scommessa, un capriccio. Forse vuole arrivare a Mycroft, attraverso il fratello minore, per aumentare ulteriormente il proprio potere. Chi lo sa? Nessuno capisce cosa passi veramente per la mente di quella donna. Persino gli Holmes si trovano in difficoltà, quando si tratta di prevenire le sue mosse. Lei fa di tutto per arrivare a Sherlock, che la ignora. Lui ama John. Irene gli è indifferente.
Un giorno, Irene ferma John, mentre stiamo andando all’addestramento: “Dottor Watson avrei bisogno del suo aiuto.”
“Cosa posso fare per lei, Lady Irene?”
“Mi sveli come posso arrivare al cuore di Sherlock. Lui mi ignora, eppure non può essere così insensibile, come vuole far credere. Sono sicura che sotto tutto quel ghiaccio si nasconda un cuore caldo ed un amante passionale. Io lo amo e so che potrei renderlo felice, se me ne concedesse l’opportunità. Mi insegni a superare quei muri, dietro cui si nasconde. Potrei farla diventare un uomo ricco… molto ricco.”
“Non posso aiutarla. – ribatte John, in tono teso – Sherlock è un mio amico e non tradirei mai la sua fiducia, per tutto l’oro del mondo. Deve trovare da sola la strada per conquistare il suo cuore.”
“Ho qualche speranza, secondo lei, oppure il cuore di Sherlock batte già per qualcuno?”
“Non vorrei sembrare scortese, Lady Irene, ma non è mia abitudine parlare dei sentimenti dei miei amici, con persone che non siano loro stessi. Ora mi scusi, ma mi stanno aspettando al campo di addestramento.”
John fa un piccolo inchino e si allontana da lei.
Io lo seguo, voltandomi per osservare Lady Irene, il cui viso è una maschera, che non esprime sentimenti.
“Devi stare attento a lei, John. – mormoro preoccupato – Lo sai cosa si sussurri su Irene Adler!”
John trattiene a stento una risata: “Oh, Mike, non essere assurdo! Quella donna non è una strega. Tutte le voci maligne, che girano su di lei, sono state messe in giro da gente che la invidia per la posizione di prestigio e potere, che ha raggiunto. Le maledizioni ed i sortilegi non esistono. Sono leggende che servono a spaventare chi non sappia nulla di scienza.”
“Non ne sarei così sicuro,” ribatto, piccato.
John si ferma e mi osserva, sorpreso: “Veramente pensi che lei sia una strega?”
Mi sento stupido. Non voglio che John pensi che io sia stupido: “Stai attento. Non sarà una strega, ma è pericolosa. Se scoprisse che il cuore di Sherlock batte per te, potrebbe fare qualsiasi cosa, per vendicarsi.”
“Su questo hai ragione. Dovremo stare ancora più attenti, da ora in poi.”
Sospiro di sollievo. Se non altro ho convinto John che debbano essere più prudenti. Ancora non so che lui e Sherlock si siano fidati della persona sbagliata. Hanno riposto il loro segreto nelle mie mani, credendo di essere al sicuro. Sarebbe stato meglio che mi avessero tagliato la gola. Ora non sarebbero in questa situazione.


Irene non si arrende. Quella donna non sa cosa significhi perdere. Quando si mette in testa di raggiungere un obbiettivo, nulla la può fermare. Sa essere paziente. Molto paziente. Stende la sua ragnatela intorno alla vittima e ve la fa cadere dentro, senza che questa possa fare nulla per evitarlo.
Lascia credere a tutti che abbia rinunciato a conquistare Sherlock e si concede qualche piccolo flirt, innocuo e senza importanza. Tutti si lasciano irretire volentieri da lei. L’altra voce che gira per i corridoi della reggia è che lei sappia essere un’amante piena di fantasia e passione. Molti vorrebbero scoprire quanto ci sia di vero in questi sussurri, ma lei sceglie con cura la persona a cui concedere i propri favori. E nessuno dei prescelti va in giro a raccontare cosa accada tra le lenzuola con Irene Adler.
Una sera mi invita a casa sua. Io mi sento lusingato. Non posso credere che una donna così bella sia attratta da me. Che stupido! Sono giorni che mi corteggia, con discrezione. Io non ho detto nulla a John, perché non posso credere nella mia fortuna e non voglio rompere l’incantesimo, rivelando a voce alta quello che sta accadendo. Non penso più che voglia arrivare a Sherlock. Ho dimenticato gli avvertimenti che io stesso ho dato a John. Mi fa bere… non che questo giustifichi il mio tradimento… mi porta nel suo letto. E io perdo ogni inibizione. Ogni restrizione. Ogni ricordo delle promesse che ho fatto. Le dico tutto. Di John e Sherlock. Lei sembra indifferente. Sono felice. Forse ho trovato la mia metà.
Che idiota…


Una settimana dopo, è stata pianificata una esercitazione poco dopo l’alba. John e Sherlock sono fra i primi ad arrivare. Io li raggiungo assonnato. All’apparire del primo raggio di sole, John si trasforma in un falco, sotto gli occhi attoniti dei presenti.
“Stregoneria! – urlano i soldati – Dobbiamo uccidere il falco. È un stregone! Ci maledirà tutti!”
I più reattivi prendono le balestre e le caricano, pronti a colpire il falco.
“NO!” L’urlo di Sherlock è disperato e rabbioso. Colpisce un paio di uomini con un pugno, poi corre al cavallo ed insegue il falco. Non so come io ci riesca, ma li seguo. Forse posso aiutare John. Non che sappia come spezzare un incantesimo, ma sono pur sempre un uomo di scienza. Loro sono miei amici, devo aiutarli.
È molto presto e lasciamo Londra senza che nessuno ci fermi. Sherlock insegue il falco, instancabile. Io riesco a stargli dietro con grande fatica. È quasi il tramonto, quando finalmente il rapace… John… si ferma. Plana verso Sherlock, appoggiandosi al suo avambraccio. Scendiamo da cavallo. Il petto del falco si alza e si abbassa velocemente, come se facesse fatica a respirare. È agitato e spaventato. Se volasse via, non sono sicuro che riusciremmo a raggiungerlo, ancora. I cavalli sono stanchi.
“Calmati, John. – gli sussurra Sherlock, in tono dolce e rassicurante, mentre lo accarezza – Andrà tutto bene. Capirò che cosa stia succedendo e ti farò tornare come prima. Hai la mia parola.”
“Hai un cappuccio? Devi metterglielo, così non fuggirà.”
“Non accecherò John!” La risposta di Sherlock è come un ringhio feroce.
Il sole si abbassa sempre più all’orizzonte. Quando l’ultimo raggio lascia il cielo, sono l’unico ad assistere all’atto finale della tragedia. John torna umano, certo, ma Sherlock si trasforma in lupo…


Mike ha finito il suo racconto, lo sguardo perso in memorie lontane e dolorose.
“Stai dicendo che John di giorno è il falco e Sherlock di notte il lupo?” domandò Mary, incredula.
“Sì. Da allora, ogni giorno la maledizione li trasforma. Sai che sia i falchi che i lupi si accoppiano con lo stesso compagno per tutta la loro vita? Nemmeno questo ha concesso loro quella strega. Li ha separati per sempre, anche se loro continuano a  stare insieme.”
“Quello che è capitato a John e Sherlock è terribile, ma come fai a dire che sia colpa di quella Irene Adler? Quali prove hai che lei abbia lanciato una maledizione su loro due, per vendicarsi del fatto che Sherlock non la abbia ricambiata? John potrebbe avere ragione. Forse sono voci messe in giro da persone invidiose e il vero colpevole è qualcun altro.”
Mike scosse la testa: “Io sono sicuro che la strega sia lei…


… John si è trasformato in falco davanti ai miei occhi. Sono sconvolto. Non riesco a credere a quello che ho visto. Forse sto ancora dormendo. E sto sognando. Quando mi sveglierò, racconterò questo strano incubo a John e ne rideremo insieme. Però, non sono nel mio letto. Un soldato mi spintona, per avere una buona visuale e mirare al falco, con la sua balestra. Senza riflettere, lo colpisco alla testa con la cassetta del pronto soccorso, che porto con me agli addestramenti. L’uomo cade a terra, senza un lamento. Alzo lo sguardo per seguire il volo del rapace e la vedo.
Irene Adler.
In tutta la sua straordinaria bellezza.
È ad una delle finestre di uno dei corridoi del primo piano, uno dei pochi che abbiano una perfetta visuale sul cortile adibito all’addestramento della truppa. La osservo. Lei non è sorpresa. Inorridita. Incredula. No. Nulla di tutto ciò. Le sue labbra, rosse come il sangue, sono leggermente piegate in un sorriso soddisfatto e crudele. I suoi occhi brillano di una gioia malsana e spietata…


… Ti posso assicurare che sia stata lei. Non aveva motivo per essere in quel corridoio a quell’ora del giorno, se non per assistere a ciò che è accaduto. E poteva sapere ciò che sarebbe successo, solo se lei ne fosse stata l’artefice. Lei è la strega che ha lanciato la maledizione. Lei è il nostro avversario. Un nemico scaltro, senza scrupoli e disumano. Pronto a qualsiasi mossa, ad usare tutto ciò che ritenga utile, per ottenere ciò che vuole. Non le importa nulla degli altri. A lei interessa solo di se stessa e di raggiungere i propri fini. ”
“Ti hanno cacciato da Londra quando hanno scoperto che li avevi traditi?”
“No. Persino Sherlock ha pensato che lasciarmi vivere, con il rimorso di ciò che avevo fatto, fosse la giusta punizione per il mio peccato. Io sono venuto qui, in questo luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, per tentare di porre rimedio ai miei errori. Sto cercando un modo per spezzare la maledizione, affinché John e Sherlock possano tornare insieme.”
“Il fratello di Sherlock è ancora il Primo Consigliere del re?”
“Sì. Questa storia non ha scalfito il potere di Mycroft. Tutti pensano che la maledizione sia stata scagliata da John, perché non poteva avere Sherlock. Ritengono che il giovane Holmes sia solo la vittima di un amore malato. Per quanto possa essere indisponente ed irritante, tutti sanno che Sherlock non si è mai interessato di stregoneria. Il re sa che la vera responsabile di tutto è Irene Adler, ma non esistono prove. Quella strega tiene in pugno la regina, chissà come. Il re non può farle nulla, per non correre il rischio che lo scandalo coinvolga la sua stessa famiglia. Ha troppi nemici che aspettano una buona occasione per detronizzarlo.”
“Se è così, perché le guardie del re danno la caccia a Sherlock e John?”
“Non sono soldati mandati dal re. Sono uomini pagati da Irene. Lei pensava che Sherlock sarebbe andato a chiederle di rompere l’incantesimo, accettando di diventare il suo amante, o qualsiasi cosa lei avesse voluto, pur di mettere fine alla maledizione. Sherlock non lo ha fatto. Ora, Irene sta cercando di catturarli, forse persino di ucciderli. Come ti ho detto, nessuno sa davvero cosa passi per la testa di quella strega.”
“Il fratello di Sherlock non sta facendo nulla, per salvarli?”
“Non pensare che il maggiore degli Holmes sia indifferente alla loro sorte. Mycroft può non approvare la scelta di Sherlock, ma ama profondamente il fratello e farebbe di tutto, pur di saperlo al sicuro e felice. Anche lui, però, si deve muovere nell’ombra. Sta cercando di raccogliere prove contro Irene, ma deve stare attento a non essere scoperto. Potrebbero accusarlo di voler proteggere uno stregone, per riavere il fratello, e sarebbe la fine del suo potere a corte. Persino il re dovrebbe abbandonarlo al proprio destino, malgrado abbia piena fiducia in Mycroft. I giochi di potere sono complessi e difficili da capire, per chi non ne sia coinvolto. È stato Mycroft che ha fatto credere a tutti che il dolore per la triste sorte dei miei amici ed il tradimento di John mi abbiano fatto impazzire, facendomi scappare da Londra. In questo modo, nessuno sospetta cosa io stia facendo, veramente. Mycroft stesso mi ha consigliato questo posto, per i miei studi. Mi procura ogni tomo che trova, che pensi mi possa aiutare, ed il cibo con cui mi sostengo.”
“Hai scoperto qualcosa?”
Un sorriso sornione illuminò il volto del medico: “Forse. Devo solo convincere Sherlock a darmi fiducia.”
Mary lo fissò. Pensava che non sarebbe stato semplice convincere il cavaliere a fidarsi di qualcuno, soprattutto perché quel qualcuno lo aveva già tradito. Il lupo ululò di nuovo. Era sempre più vicino.
“Questo è lui.” Mike si alzò ed andò alla finestra, ma fuori era buio. La luna era nascosta da fitte nubi nere.
“Sta venendo da John. – mormorò Mary – Sempre insieme, ma eternamente separati.”
Il nodo alla gola si rifiutava di andare giù, mentre gli occhi pizzicavano fastidiosamente. Il silenzio che invase la stanza e la notte scura era opprimente. L’alba del giorno dopo avrebbe visto il ripetersi della maledizione. In una ripetizione senza fine e senza speranza.


Angolo dell’autrice

Come ho anticipato nel capitolo precedente, Mike Stamford “interpreta” la parte di Imperius, il prete confessore che tradisce il segreto di Isabeau ed Etienne, rivelando il loro amore al Vescovo, che lancerà la maledizione sui due giovani amanti.
Avendo deciso di dare ad Irene Adler la parte del Vescovo, ho pensato che andasse bene lo stesso che Imperius non fosse un prete, ma un medico. In fin dei conti, i medici sono tenuti al segreto professionale. Forse io anticipo questo concetto un po’ troppo, ma il giuramento di Ippocrate non è recente, quindi potrebbe anche starci che il segreto professionale fosse previsto già nel Medioevo. Se così non fosse, concedetemelo come “licenza poetica”. Inoltre, Mike è amico di John e Sherlock nella serie, come Imperius lo è nel film di Isabeau ed Etienne, quindi la parte del traditore spettava proprio a lui. Credo che vi siate accorti che Mike lasci quasi intendere di essere invaghito di John anche lui, proprio come l’Imperius del film lo è di Isabeau.
Altro cambiamento decisamente rilevante è l’attribuzione ad Irene Adler della parte del Vescovo ed il fatto che lei cerchi di conquistare Sherlock e non John.
Quando si è trattato di decidere a chi dare la parte del Vescovo, avevo pensato ai tre personaggi maschili “cattivi” più gettonati: Moriarty, Magnussen e Moran. Per quanto nel fandom siano state scritte tantissimi racconti in cui uno dei tre abbia una attrazione e/o relazione con John o con Sherlock (ne ho scritte anche io), in questo caso non mi convincevano, anche se Magnussen mi sembrava quello più papabile.
Avendo eliminato Mary dalla lista dei “cattivi”, l’unico altro personaggio adatto alla parte era Irene Adler. Questo presupponeva uno scambio di ossessione da John a Sherlock, ma la storia, nella mia testa, scorreva ugualmente in modo lineare. Così Irene Adler ha vinto la parte. Naturalmente, non poteva più essere un Vescovo, dato che la storia si svolge nel Medioevo, ma la potente Dama di Compagnia della regina, sì.

Spero che la storia continui a piacervi, anche se ci sono delle differenze, rispetto all’originale.
Aspetto i vostri commenti, se vorrete lasciarne.

Per il prossimo capitolo, l’appuntamento è per domenica.

Ciao! 😊
   
 
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