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Autore: Rumenna    11/09/2016    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Sento un bussare insistente. È il rumore di colpi sul vetro.

Ho aperto gli occhi lentamente.

Dall'altra parte del vetro la faccia sorridente di Rosemund mi saluta, agitando la mano inguantata.

Ho affondato la testa tra le braccia incrociate sul tavolo.

Ho sentito il tintinnio del campanello del negozio, e dei passi avvicinarsi.

Dal rumore, deduco che si è messo a sedere davanti a me. Perché quando sei da solo e vai al ristorante, non ti levano la sedia davanti? Non potrebbero far esistere un tavolo da una sedia sola addossato al muro? Sarebbe molto adatto a dei perdenti come me.

«Ciao, Ivan!»

«...Ciao.»

Mi sono sforzato di mettermi a sedere in modo corretto. Rosemund indossa una camicia ed un maglione con cravatta. È sempre molto elegante...lui.

«Sembri un po' giù di morale...Tutto bene?»

L'ho guardato negli occhi. Quel blu è così intenso che fa quasi impressione, sembra un buco nero pronto a risucchiarti dall'interno.

«...Insomma. Ho perso il mio compito e...Beh, niente.» Visto che non ho proprio nulla da perdere. Un perdente non ha nulla fin dall'inizio.

«Problemi di cuore?»

Ho spalancato gli occhi. Si vede così tanto?

«Tina si è comportata male?»

«...No. Si è comportata bene. Sono io che sono sbagliato. Sbagliato per questo mondo.»

Rosemund mi ha guardato pieno di preoccupazione.

*Splash!*

Qualcosa di bollente mi si è appena rovesciato addosso!

«Ehi!!»

«Oh, shcusha! Non l'ho fattho apposhta!»

E' ancora quel tipetto basso e riccioluto col dente di fuori! Ma è una calamità naturale questo ragazzo!

Beh...questa è la dimostrazione suprema che se sei un perdente, un perdente rimani.

«...Visto? Persino la zuppa ce l'ha con me. Forse è un segnale. I segnali non vanno ignorati a lungo.»

Brucia. Ho le lacrime agli occhi, ma non so se è per il dolore fisico.

«Ti fa tanto male?»

Rosemund si è alzato e si è avvicinato, appoggiando la mano sulla mia schiena. Ha le mani grandi, me n'ero accorto anche quella mattina alla fermata dell'autobus.

Ho scosso la testa.

La cameriera si è avvicinata scusandosi e ci ha offerto il pranzo gratis. Faccio pena persino ai camerieri, che si occupano di cose molto più stancanti delle mie.

«Potrebbe essere un'ustione! Devi andare in bagno a sciacquarti subito!»

«Non è nulla.»

La gente ci guarda incuriosita da quello che è successo. Mi sento così imbarazzato in questo momento...

«Ti va di parlarne?»

«...»

Vorrei solo scomparire in uno stanzino piccolo al chiuso per un po'.

«Vuoi andare in un posto più tranquillo?»

Ho annuito silenziosamente. Rosemund ha preso le buste che la cameriera gli ha teso e siamo usciti, diretti al suo negozio, poco lontano.

Siamo entrati nell'ambiente tutto sommato gradevole del negozio d'abbigliamento e, poggiate le buste sul bancone, mi sono guardato la felpa tutta impregnata di zuppa appiccicosa e ancora calda.

«Devi andare subito in bagno!»

Ha appoggiato le mani sulle mie spalle e mi ha portato in uno stanzino adibito a piccola toilette.

«Devi sciacquarti subito e toglierti la felpa, averla ancora appiccicata addosso potrebbe causarti dei problemi!»

Mi sono guardato la felpa.

«Sto bene così, non ho niente da mettermi.»

Ha fatto una smorfia.

«Stai scherzando??Ti ricordo che vendo indumenti!»

«...Non voglio nulla che mi ricordi questo giorno pietoso.»

«E io non voglio sentire scuse! Spogliati prima che mi arrabbi! Ti prendo un cambio d'abiti nel frattempo!»

Se n'è andato.

Mi sono sfilato la felpa e mi sono guardato la pancia: è un po' arrossata, ma non è nulla di serio o vagamente preoccupante. Alzando il capo verso lo specchio, la visione non è delle migliori. Corpo scheletrico, bianco, capelli lunghi incolti, barba orrenda e occhi arrossati e cerchiati di violaceo. La brutta copia di un vichingo.

Rosemund ha bussato alla porta. Ho tirato fuori la testa e ho preso la camicia bianca.

...La taglia è giusta, ma sembra vuota perché sono pelle e ossa. Le maniche sono troppo larghe.

Sono uscito dal bagno con passo incerto. Rosemund mi ha sorriso.

«Mi piace il bianco sulla tua pelle. Ti sta davvero bene. Vieni, vieni qui. Pranziamo.»

Ci siamo seduti al bancone abbiamo aperto le buste che contengono il nostro pranzo.

Rosemund sorride mentre curiosa nelle buste che ci hanno regalato.

«Fish and chips, Ceasar salad, hamburger, milkshake e per dessert...cupcake. Non è il massimo dell'originalità per il mio palato, ma non si rifiuta mai un buon pasto.»

È piacevole il suo accento inglese. Anche se sembra un italiano quando parla, nelle parole come "bus" o "fish and chips" si sente molto distintamente.

«Problemi con la scuola?»

«Uhm...no. Non principalmente. Anche se ho buttato per aria il compito da consegnare.»

«Male, molto male. Non si buttano per aria i compiti.»

Mi prende in giro o cosa?

«Qual è il problema vero e proprio?»

«Tina.»

«Tina e poi...?»

«...Sono troppo fallito per Tina, e stavo per cacciarmi nei guai!»

Ho raccontato a Rosemund quello che è accaduto tra Tina e quel ragazzo.

«Qual è il problema? Se Tina è così poco schizzinosa come dice, tu andrai più che bene per lei!»

«Sì, ma...Questa faccenda mi ha fatto riflettere molto. Non mi merito una singola cosa di quelle che ho, sono un ragazzo che vive sulle spalle dei genitori. Tu per esempio, vivi da solo?»

«Sì.»

«Hai pagato con le tue fatiche questo negozio, no?»

«Abbastanza... Ho dei piccoli debiti con la mia famiglia, ma si tratta di duemila euro al massimo. Sto ripagando tutto centesimo per centesimo.»

«Sì, ma i panni sporchi te li lavi da solo, no?»

«Sì, certo.»

«Io invece tutto questo non ce l'ho! Vivo con mamma e papà, non ho un lavoro, mi pagano loro le tasse e Anna la governante mi lava persino la biancheria! La gente dice sempre "mammone" o "ti fa comodo startene sotto la gonnella di tua madre", ma non sa quanto può essere demotivante per un giovane! Soprattutto per la gente asociale come me!»

«Non hai nemmeno un amico?»

«...»

«...Allora ti sarai annoiato molto in quel locale. E dire che non vedevi l'ora di andare.»

«E tu che ne sai se mi sono annoiato o se non vedevo l'ora di andare?»

«Te lo si leggeva sul viso.»

«Siamo obiettivi. Nemmeno una zanzara per succhiarmi il sangue mi guarderebbe mai. Figuriamoci Tina, che è così bella.»

«Beh, ma se ti fai dei problemi per il tuo aspetto, significa che questa Tina così imparziale non lo è.»

«Al locale un tipo affascinante si è messo a ballare insieme a lei e Tina ha accettato. Sembrava che si divertisse. Effettivamente attorno a lei gironzolano sempre ragazzi belli e molto atletici...»

Ho tirato un sorso al milkshake.

«Forse dovrei mettere su un po' di muscoli.»

«Muscoli? Ti basterebbe mangiare un po'di più, da quello che vedo.»

«Non mi basta. Voglio che Tina si accorga di me. E non per essere lo sfigato astemio che si è ubriacato in quel locale.»

«Capisco.»

Dopo aver parlato del più e del meno ma di nulla di concreto o particolarmente rilevante, mi accingo a lasciare il negozio. Oh, dovrei restituirgli la camicia prima.

«Grazie per la camicia.»

«Ehi, ehi, che stai facendo?»

«Me la tolgo. Ridammi la mia felpa, sarà asciutta ormai.»

«Non se ne parla proprio! Te la regalo!»

«Te lo ripeto ancora una volta, non voglio nulla che mi ricordi questo giorno pietoso, in cui ho commiserato me stesso.»

«Perché invece non fai in modo che questa camicia diventi il modo per ricordarsi di una nuova amicizia?»

Nuova amicizia? Io e lui? Beh...Rosemund è stato gentile ad ascoltare i miei piagnistei.

«Possiamo provare. Ad essere amici.»

«Okay, così va molto meglio!» Mi ha sorriso.

«Ehm...Allora...ci si rivede in giro per la città?»

«Cosa? No, no! Anche se non hai un telefono possiamo tenerci in contatto! Come sarebbe a dire "ci si rivede in giro per la città"? E che amicizia sarebbe altrimenti?»

«Ma io non posso darti il mio numero di cellulare, non ne ho uno.»

«Hai un telefono fisso?»

«Sì.»

«Andrà bene quello.»

«Oh. Okay.»

Ci siamo scambiati i numeri di telefono.

«Ivan, che ne dici se ti facessi da consulente?»

«Consulente di che cosa?»

«Consulente su vestiti, cibo e cuore afflitto, sono davvero esperto.»

Esperto di cuore afflitto lui? Non sembra proprio il tipo.

«Che hai da guardare così?»

«Non sembri uno che ha spesso il cuore afflitto.»

Mi ha sorriso. «Impareremo a conoscerci meglio con il tempo.»

«Oh...Sì.»

A quanto pare Rosemund Smith non è capace di parlare soltanto di economia. In tutta onestà credo di essermi fatto un'idea sbagliata su di lui. Forse è il caso di farsi la barba domani.

   
 
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