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Autore: JKiryu    11/09/2016    1 recensioni
"Ushijima in fin dei conti era solo un sempliciotto così sicuro di sé da far saltare i nervi, un ragazzo normale, con la sola colpa di essere bravo in quel che faceva e di avere incrociato nel peggiore dei modi la strada della persona sbagliata. Ushijima era tutto ciò che Oikawa disprezzava, talento e forza bruta, uniti ad un’arroganza involontaria mal celata da parole di scuse."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Oikawa Tooru non si era mai preoccupato di nascondere l’astio verso chi non gli andava a genio, celando odio e disprezzo dietro a sorrisi di circostanza e parole cosparse di veleno. Si era spesso trovato a parlare di questi sentimenti negativi con svariate persone nella sua vita, e aveva imparato come alle suddette piacesse descriverli come gli opposti – o talvolta anche sinonimi, in casi estremi – di amore e ammirazione.

Ogni volta che queste definizioni raggiungevano le orecchie di Oikawa, quest'ultimo non poteva fare altro che storcere il naso, irritato dalla superficialità con la quale gli altri riuscivano a liquidare l'intero discorso. Non lo accettava, soprattutto se ripensava a coloro a cui aveva sempre rivolto il proprio astio più profondo e la propria rabbia più sincera. La sola idea di ammettere che provasse ammirazione per i bersagli della sua ira lo faceva ridere, ma allo stesso tempo gli faceva trovare una rinnovata certezza, che in fin dei conti aveva ragione a pensarla in un modo tutto suo, e che gli altri erano stupidi a credere davvero che una simile connessione potesse esistere tra due emozioni così distanti tra loro.

Persino a scuola, una settimana prima, qualcuno dei suoi compagni di classe aveva accennato all'argomento durante la pausa pranzo, presi da uno stupido test tratto da una rivista per ragazzi.

 

«Che stupidaggine, l'odio è odio, non somiglia affatto all'amore» aveva risposto Oikawa con un’alzata di spalle, senza neanche pensarci due volte. «Ecco spiegato perché non avete una ragazza!»

 

Non è difficile, pensava ogniqualvolta l'argomento balzava fuori, come se quelle idee fossero un personale attacco alla sua persona.

 

 

Definizione: risoluta ostilità
Sinonimi:
avversione, disprezzo, inimicizia, malevolenza, risentimento, rancore, animosità, astio, acredine, livore

 

 

Non ci voleva un genio per capire quanto i termini odio e amore fossero su piani completamente diversi, anche se l'espressione di Oikawa si contraeva in una smorfia di disappunto quando nel vocabolario, qualche riga più in basso, poteva leggere

 


Contrari: affetto, adorazione, stima

 

 

Odio e amore. Quelle due parole si respingevano nella testa di Oikawa alla pari di due magneti con la stessa polarità. Alla pari del rapporto che aveva con la persona che considerava il suo più acerrimo rivale, Ushijima Wakatoshi.

 

Perché sì, non gli costava niente ammettere che la sua convinzione derivasse principalmente da quel ragazzo, che il solo pensare a provare sentimenti di apprezzamento nei confronti dell'altro gli facesse venire la nausea. Lo odiava, nel senso più viscerale del termine, e mai nessuno gli avrebbe fatto credere che odio significava qualcosa di diverso dall'odio stesso. Non c'erano sinonimi, non c'erano opposti. Per Oikawa il contrario di odio era indifferenza, e nessun sentimento positivo sarebbe stato anche solo accostato all'immagine del capitano della Shiratorizawa.

 

Mai.

 

Oikawa Tooru detestava Ushijima Wakatoshi, e questo non sarebbe cambiato per nessuna ragione al mondo.

 

Aveva imparato ad odiare Ushijima dal loro primo incontro, da quando alle medie quegli occhi intensi che brillavano di sfumature d'oro avevano incrociato per la prima volta i suoi. Da quando quella voce profonda aveva chiamato il suo nome, scandito ogni sillaba di esso come se quelle labbra lo avessero già ripetuto un'infinità di altre volte. Odiava ogni centimetro del suo corpo, ogni suo gesto, ogni sua abitudine, ogni respiro che emetteva dalla sua bocca al punto di maledire la sua stessa esistenza. Più il tempo passava, più le sconfitte si facevano pesanti, e più in Oikawa si accendeva quella fiamma che bruciava e lo consumava dall'interno, fino ad arrivare a considerare Ushijima quasi alla stregua del veleno.

 

 

«Ushiwaka-chan, mi deludi lo sai?» Oikawa ghignò con un sorriso sinistro, mentre la propria mano si stringeva appena sul collo dell'altro. Sentiva sotto alle dita i muscoli tesi, mentre quegli occhi taglienti e penetranti lo fissavano con apparente calma. «Dimostri di essere un autentico idiota anche in questo.»

«Non so cosa io ti aspetti che faccia, Oikawa» rispose invece Ushijima dalla sua posizione, bloccato sotto la presa e il corpo dell'alzatore, ma nonostante tutto senza la minima paura. Anche se Oikawa gli aveva precluso ogni via di fuga, sembrava quasi come se Ushijima lo stesse facendo giocare, come quando si accontenta un bambino capriccioso.

«Sei tedioso.»


 

Era Ushijima la causa delle sue lacrime, della sua rabbia, del suo incessante ardere di antagonismo quando le loro strade si incrociavano. Era la totale indifferenza e sufficienza con cui il capitano della Shiratorizawa affrontava le vittorie, come se ognuna di esse fosse scontata. Era lo sguardo che lanciava ad Oikawa ogni volta che quest'ultimo veniva sconfitto, in un silenzioso giudizio che avrebbe dovuto ricordargli di quanto fossero state sbagliate le sue scelte, di quanto debole era e di quanto forte invece sarebbe potuto essere.


 

«Non capisco.» Ushijima piegò appena la testa su un lato, guardando Oikawa con fare interrogativo – se quell’espressione stoica così poteva essere chiamata.

«Già, non capisci. Non puoi farlo perché sei uno stupido, Ushiwaka-chan.» Di nuovo un altro ghigno da parte di Oikawa, anche se questo saettò sul suo viso solo per un istante, prima che il suo bacino si muovesse contro quello dell'altro. Il respiro di entrambi si smorzò per un flebile attimo, a causa della frizione, ma quando Ushijima provò ad abbassare lo sguardo all'altezza dei loro pantaloncini, Oikawa gli afferrò il mento e lo costrinse di nuovo ad incrociare i suoi occhi. «Non ti permetto di guardarmi in quel modo, non azzardarti a farlo senza il mio permesso.»

«Dovresti esprimere chiaramente ciò che desideri, in questo modo sembri solo molto confuso.»

«Stai zitto, non voglio sentirti fiatare.»

Ushijima lo fissò intensamente, serio, come se stesse cercando di leggerlo come un libro.

«Ti ho recato offesa? Non volevo.»


 

Oikawa aveva sempre detestato la brutale sincerità di Ushijima. Sarebbe stato cento, mille volte meglio se il capitano della Shiratorizawa fosse stato un bastardo senza scrupoli, ma no, non lo era, e Oikawa questo lo sapeva bene. Non c'era mai stato un briciolo di malizia e cattiveria in quelle parole pronunciate con seccante fierezza, visto che Ushijima non ne sarebbe mai stato capace. Le sue erano constatazioni e non provocazioni, ma Oikawa le trovava talmente pungenti per il suo orgoglio da considerarle molto più che insopportabili. Ushijima in fin dei conti era solo un sempliciotto così sicuro di sé da far saltare i nervi, un ragazzo normale, con la sola colpa di essere bravo in quel che faceva e di avere incrociato nel peggiore dei modi la strada della persona sbagliata. Ushijima era tutto ciò che Oikawa disprezzava, talento e forza bruta, uniti ad un’arroganza involontaria mal celata da parole di scuse.

 

 

Oikawa fissò Ushijima con risentimento unico nel suo genere. I suoi occhi marroni si incatenarono a quelli di fronte a sé, per poi scendere ad osservare lungo il collo, la spalla, su ogni linea che i muscoli dell'altro tracciavano sul corpo e che andavano a sparire sotto il colletto della maglietta.

«Non sono scuse sincere le tue e non lo saranno mai» sibilò Oikawa. «La tua cortesia è irritante, specialmente quando ti scusi di qualcosa su cui sai che non cambierai mai parere.»

«Mi scuso se i miei modi sono offensivi, ma ciò non cambia il fatto che neanche tu sai cosa vuoi in questo momento. Non credo di stare mentendo su questo.»

«Ti odio, Ushiwaka.» Oikawa si chinò su Ushijima, stringendo con una mano la presa sul viso che aveva di fronte finché non fu a pochi centimetri da quella bocca, così tanto che poteva quasi soffiare su quelle labbra capaci di sputare sentenze così involontarie. «Odio il modo in cui mi osservi e il modo in cui mi giudichi. Come mi guardi dall'alto in basso come se tu mi conoscessi. Tu non sai niente di me.»

«Sono informazioni di cui non ho bisogno se devo essere sincero.»


 

E se c’era una cosa che Oikawa proprio non sopportava, era quanto invece Ushijima fosse prevedibile per lui, al punto da comprendere ogni suo minimo cambio d’umore soltanto con uno sguardo. Lo aveva osservato, studiato, analizzato. Aveva rivolto così tanto la propria attenzione al di là di quella rete che ormai era a conoscenza di ogni vizio e abitudine a cui Ushijima si lasciava andare durante il gioco. Oikawa avrebbe potuto riconoscere al volo lo sguardo attento e concentrato che l'altro aveva prima di schiacciare, il respiro profondo che gli sfuggiva dopo ogni punto strappato via con la forza. Sapeva come le sue dita si muovevano impercettibilmente attendendo di ricevere un servizio, o come si accendeva quando accoglieva una sfida. Oikawa sapeva più del suo rivale di quanto in realtà non volesse ammettere.

 

 

«Ti avrei reso più forte» sussurrò Ushijima, come se fosse stato un semplice dato di fatto. «E lo sai anche tu, Oikawa.»

«Mi vuoi così tanto dalla tua parte, hm?» Oikawa sorrise in maniera meschina, avvicinandosi ancora di più, sfiorando le labbra dell'altro con le proprie. «Che cosa saresti disposto a fare… eh, Ushiwaka-chan?»


 

Quanto avrebbe voluto per una volta avere la soddisfazione di vedere un'espressione sconfitta su quel viso serio, osservarlo mentre tutta la sua sicurezza si incrinava di fronte alla realtà dei fatti, di fronte alla consapevolezza che ogni cosa in cui aveva creduto fino a quel momento era stata solo una sua autoconvinzione. Oh, quanto avrebbe voluto strappargli di dosso quell’espressione con le proprie mani, essere la causa delle sue nuove instaurate incertezze.

 

 

Oikawa avvertì quelle labbra attaccare le sue con un’irruenza senza pari, che lo costrinse a trasalire per un istante prima di spingere di nuovo indietro Ushijima e prendere le redini del comando. Afferrò il polso della mano del più alto che aveva provato a toccarlo e lo sbattè giù al lato del suo viso, senza premura alcuna.

Quello non era un bacio, era un'autentica lotta. Una battaglia d’orgoglio, di predominio sull'altro, come era sempre stato tra loro.

 

 

Era sul campo di pallavolo il momento peggiore in cui Oikawa doveva appigliarsi a tutto il suo autocontrollo per non cadere preda di quel forte sentimento che provava. Era quando la consapevolezza che la propria squadra era in svantaggio si faceva forte, quando i due capitani erano così vicini da sentire l'elettricità nell'aria, e quando i loro sguardi si incrociavano, divisi da quella rete che marcava i loro territori nella lotta che stavano combattendo. Ogni parola si accavallava a quella precedente in una implicita dichiarazione di guerra, ogni azione diveniva una provocazione che avrebbe potuto innalzare il morale alle stelle o farlo affondare, fino a che uno dei due team non avrebbe ceduto.

 


Quelle mani che Oikawa ormai conosceva come le proprie lo toccavano con possessività, facendolo rabbrividire quando si insinuavano sotto la sua maglia, sfiorando la schiena e scendendo sulla pelle nuda delle gambe divaricate sull'altro. Oikawa giocava a provocare Ushijima, a morderlo prima di concedergli un bacio, a farlo pregare in cerca di quel qualcosa che tanto bramava. Voleva che l'altro pendesse dalle sue labbra, vedere quella sicurezza infrangersi a causa sua, mentre si concedeva ad Ushijima con quella presa ferrea e possessiva che gli stringeva i fianchi. Oikawa non desiderava altro che osservare e godere della vista del ragazzo che sotto di sé capitolava una volta per tutte.

«Oikawa...»

Sì, voleva che Ushijima pronunciasse il suo nome così disperatamente.

«Oikawa-»

Voleva distruggere quell'espressione stoica, rubando un briciolo della sua dignità per ogni ansimo che sfuggiva dalla sua bocca.

«Oikawa!»

L'odio che provava era ormai sinonimo di pura adorazione per quella voce incerta, per quei sospiri di piacere, per quelle spinte che affondavano nel corpo di Oikawa facendolo gemere, causando in Ushijima quella voglia di cui Oikawa si stava inebriando. Amava quell'espressione arresa, amava esserne lui la causa.

Amava così tant-

 

 

«OIKAWA!»
 

Il ragazzo riaprì gli occhi di scatto, guardandosi attorno con espressione confusa. Si sentiva a tratti stordito mentre il suo sguardo vagava assente attorno a sé, fino a che, con sua sorpresa, non si trovò faccia a faccia con Iwaizumi. Per qualche istante Oikawa si ritrovò a fissare quegli occhi verdi che lo scrutavano con una vena di irritazione, poi sbattè un paio di volte le palpebre, cercando di capire che cosa stesse succedendo e dove si trovasse.
 

«Alla buon'ora! La pausa pranzo è quasi finita!!»

«Stavo... dormendo?»

«Oh no, tranquillo.» Un'altra voce si aggiunse a quella di Iwaizumi, seguita poi da un'altra. «Stavi solo per sprofondare con la testa nel riso, non preoccuparti.»

 

Una rapida occhiata e tutto fu un po' più chiaro per Oikawa. Lui, Iwaizumi, Matsukawa e Hanamaki erano seduti attorno a due banchi uniti tra loro, intenti a finire il pranzo. Gli occhi dei tre ragazzi erano fissi sul loro capitano, che molto probabilmente si era addormentato nel bel mezzo di una conversazione.

 

«Perché non mi avete svegliato subito?» chiese Oikawa, portandosi una mano vicino alla bocca per sbadigliare.

«Non volevamo disturbare!» Hanamaki ridacchiò. «E poi c'era meno confusione, perché non dormi più spesso?»

«Effettivamente ho meno mal di testa del solito» aggiunse Matsukawa.

«Siete cattivi!»

«Hey, Oikawa.» Iwaizumi catturò l'attenzione dell'altro in un istante, mentre fissava il proprio migliore amico con un'aria quasi preoccupata. «Hai avuto un incubo? Avevi un'espressione strana mentre dormivi.»

«Senti chi parla» ribattè Matsukawa con tono annoiato, al quale Iwaizumi gridò con quanto fiato aveva in corpo.

«E con questo che vorresti dire?!»

«Ti sei mai visto allo specchio?» Hanamaki nascose a fatica una risatina, e questo non fece altro che aumentare la rabbia di Iwaizumi.

 

Di solito Oikawa avrebbe riso di quello scambio che stava avvenendo tra i suoi amici, cogliendo l'occasione al volo per punzecchiare Iwaizumi, ma la realizzazione di ciò che aveva appena sognato lo travolse come un fiume in piena. Di fronte a sé la discussione continuava, ma la sua testa era altrove, mentre riviveva ogni secondo di ciò che la sua mente aveva partorito in quell'ora di pausa.

All'inizio prese a fissare il vuoto con occhi assenti, ma più i particolari si facevano vividi, e più il fremito che scuoteva le sue spalle si faceva visibile. Non lo accettava, neanche se era stato solo un sogno. Non poteva accettare di aver anche solo immaginato una cosa simile, di aver sognato proprio Ushijima Wakatoshi.
 

«O-Oikawa?»
 

Lo odiava. Lo detestava, non sopportava niente di quel ragazzo, ancor più dopo che l'immagine nella sua mente gli aveva giocato un così brutto tiro. Per colpa di questo, senza neanche accorgersene, Oikawa aveva iniziato a mordersi l'unghia del pollice in un evidente gesto di nervosismo, e forse fu anche per quella sensazione che gli attanagliava il petto che non riuscì neanche ad alzare lo sguardo per incrociare quello dei propri compagni di squadra. Non voleva pensare al motivo per cui le guance avevano iniziato a prendere così tanto fuoco, né al blocco allo stomaco che gli impediva di razionalizzare la faccenda e convincersi che era stato solo un sogno, soltanto questo.


Mai e poi mai avrebbe ammesso che una parte del suo subconscio desiderava quello, non lo avrebbe fatto mai.
 

Odiava Ushijima Wakatoshi. Oikawa Tooru lo odiava con tutto sé stesso.

 

 






NdA: avevo questi appunti sul telefono da una vita e volevo postarli da qualche parte, perdono :^)
 

   
 
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