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Autore: Little_Lotte    11/09/2016    7 recensioni
Atene, 1995.
Dopo lunghi anni di pace e di silenzio, le antiche armature di Bronzo si risvegliano, in cerca di nuovi Cavalieri ai quali affidare il proprio potere, e spetterà proprio ai neo cavalieri d'Oro - Shun di Virgo, Hyoga di Acquarius, Shiryu della Bilancia, Seiya di Sagitter, Ikki del Leone e Marin dei Pesci - addestrarli ed infondere loro tutta la propria conoscenza.
Ma il tempo è trascorso per tutti e molte cose sono cambiate, laggiù al Grande Tempio: I nuovi Maestri saranno in grado di adempiere il compito affidatogli da Athena?
Ed i nuovi allievi sapranno essere all'altezza di chi li ha preceduti?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per Marin non era mai stato un peso dover viaggiare da sola.

Era abituata a vivere in solitudine e non la spaventava affatto l'idea di doversi allontanare da casa per affrontare una qualche missione per conto della dea Athena.

Del resto, era stata addestrata proprio per questo.

Non era mai stato un problema, per lei, partire di punto in bianco senza sapere se e quando avrebbe fatto ritorno, ma adesso il suo animo appariva inquieto e turbato; non erano i chilometri a turbarla, ma la consapevolezza di dover star via troppo a lungo, senza contare – inoltre – l'importanza e l'innegabile difficoltà della missione affidatale da Athena.

Si trattava di una situazione estremamente delicata, Marin lo sapeva bene: Le armature di Bronzo si erano risvegliate e fremevano al desiderio di conoscere i loro nuovi proprietari; Athena aveva chiaramente percepito i loro Cosmi e sebbene essi non fossero ancora a conoscenza della propria sorte, era giunto il momento che Marin andasse a prenderli e li portasse ad Atene, per dare inizio agli addestramenti.

Certo, non sarebbe stato facile.

Marin sapeva che nessuno di quei ragazzini avrebbe mai accettato un simile destino: Si trattava di bambini di poco più di dieci anni (così aveva detto Athena), orfani e chiaramente spaventati dalla vita; sarebbe stata una fortuna se non le avessero dato della pazza e non fossero fuggiti via urlando.

Tuttavia, Marin sapeva anche quanto fosse importante che quei ragazzini imparassero a fidarsi di lei il più presto possibile: le armature di Bronzo non potevano restare a lungo senza un nuovo proprietario e se davvero Athena aveva sentito i loro Cosmi risvegliarsi, allora era giusto che quei fanciulli iniziassero al più presto il loro addestramento.

Marin sospirò profondamente, per farsi coraggio.

“Mamma?”

Marin si voltò di scatto, sorridendo di fronte ai due occhioni azzurri ed assonnati che la fissavano curiosamente.

“Tesoro, che cosa ci fai in piedi? Dovresti essere a letto.”

Marin si chinò all'altezza del bimbo e gli carezzò dolcemente il viso, sorridendo con fare amorevole.

Il piccolo tirò su col naso.

“Dovevo fare pipì.” disse “Dove vai, mamma? Devi partire?”

Marin si morse con forza il labbro inferiore.

Non era la prima volta che si allontanava da casa, lasciando suo figlio alle cure dei suoi compagni, eppure ogni volta si sentiva come se qualcuno la stesse pugnalando al cuore; era già abbastanza difficile doverlo crescere senza un padre e doversi allontanare così spesso da casa rendeva tutto molto più complicato.

“Non starò via molto, tesoro.” rispose Marin, con voce morbida “Nel frattempo, ci penseranno zio Seiya e zia Shaina ad occuparsi di te.”

“Zio Seiya mi fa mangiare il gelato dopo che mi sono lavato i denti.” dichiarò il bimbo, con una leggera smorfia “Questo non va bene, mamma.”

Marin rise.

“Non importa, per questa volta faremo finta di niente.” gli rispose “Lo zio Seiya ti vuole molto bene, Aiolia. Gli ricordi il tuo papà.”

Il piccolo Aiolia sorrise ampiamente.

“Il mio papà era un Cavaliere forte e coraggioso.” dichiarò “Non è vero, mamma?”

Marin tirò su col naso, sforzandosi di trattenere le lacrime.

Il ricordo di Aiolia, che non la smetteva mai di consumarla, si fece in quel momento più forte che mai, e per un attimo quasi le sembrò di rivedere i suoi stessi occhi, riflessi in quelli del bimbo che con il Cavaliere condivideva ben più del singolo nome.

“Sì, amore mio.”confermò “Tuo padre era un Cavaliere potentissimo.”

Aiolia sorrise: “E io, un giorno, diventerò forte come lui. Giusto?”

Marin ampliò ulteriormente il proprio sorriso, poi si chinò sul bambino e posò sulle sue tempie un lungo e tenero bacio.

“Giusto.” affermò “Ben presto daremo inizio ai tuoi addestramenti e nel giro di pochi anche anche tu diventerai un Cavaliere di Athena.”

“Sììì!” esultò il piccolo “Così potrò punire quei cattivoni che hanno fatto male al mio papà!”

Marin soffocò un singulto.

Faceva ancora molta fatica ad accettare la scomparsa del suo amato Aiolia e a volte si domandava come fosse possibile che una creaturina di appena sei anni fosse così matura e coraggiosa nell'affrontare la morte di suo padre; che suo figlio fosse un bambino davvero speciale e diverso da tutti i suoi coetanei, era cosa assolutamente certa ed innegabile.

“Va bene, tesoro... E' ora di tornare a letto!” esclamò la donna, con voce incrinata; sollevò il piccolo e se lo strinse fra le braccia, strofinando il proprio naso contro il suo “Mi raccomando, non ti alzare fino a quando non vedrai sorgere il sole.”

“E se zio Seiya non si è ancora svegliato?”

Marin sorrise: “Vorrà dire che dovrai essere tu a svegliare lui. Non preoccuparti, Seiya è abituato alle maniere forti.”

“Va bene, mamma!”

Aiolia rise e si strinse con forza al collo della madre, baciandola sulla guancia e facendo risuonare il proprio bacio con un rumoroso schiocco.

“Mi mancherai tanto.” le disse, con voce lacrimosa “Torna presto, mammina.”

Gli occhi di Marin si riempirono di lacrime.

“Mi mancherai anche tu, pulcino.” mormorò “E non temere, tornerò prima di quanto tu possa pensare. Adesso fila a dormire, da bravo.”

Aiolia saltò giù e corse in camera sua, salutando Marin a gran voce. La donna lo guardò in silenzio mentre si allontanava, sorridendo con fare malinconico.

“A presto, tesoro mio.” pronunciò con voce mesta e tremante “Mi mancherai da morire.”

Infine raccolse i propri bagagli e sospirò per farsi coraggio, finalmente pronta alla partenza.

*

“Ecco a te, Shaina: Idromele caldo, come piace a te.”

Shaina si voltò velocemente verso Shun e sorrise, distogliendosi momentaneamente dai propri pensieri.

“Grazie, che gentile!” esclamò la ragazza, accettando l'omaggio del Cavaliere “Non dovevi scomodarti tanto, Shun... Non era davvero il caso.”

“Beh, ci sei piombata in casa senza neanche avvertire.” le rispose Hyoga, facendo una smorfia “Il minimo che potessimo fare era fingere una cortese ospitalità.”

“Hyoga!”lo ammonì Shun, guardandolo malamente “Che diamine stai dicendo? Non essere scortese, sai che non si nega mai una cortesia ad un ospite, anche se questi arriva senza essersi prima annunciato.”

“E poi” aggiunse Shaina, con un sorrisino beffardo “Mi risulta che neanche tu sia a casa tua. Sbaglio, o dovresti trovarti nella Dodicesima Casa, Cavaliere di Acquarius?”

Hyoga arrossì di colpo, chinando il capo con fare imbarazzato.

Shun ridacchiò sotto i baffi.

“E' vero, in effetti Hyoga trascorse quasi tutto il proprio tempo qui, nella Sesta Casa.” disse “Così come tu, mia cara Shaina, trascorri quasi tutto il tuo tempo nella Casa del Sagittario.”

Shaina, in risposta a quell'affermazione, s'incupì bruscamente e sospirò con fare laconico, quasi disperato. Shun – al quale la cosa non passò certamente inosservata – la guardò curiosamente e chiese: “Shaina, va tutto bene? Che ti prende?”

Lei sospirò nuovamente, sempre più desolata.

“Non lo so, io... E' da un po' di tempo che Seiya mi da da pensare.” rispose.

Hyoga inarcò un sopracciglio.

“Da un po' di tempo, dici? A me ha sempre dato da pensare.”

“Idiota.” lo ammonì l'Ofiuco, in tono rabbioso “E' una faccenda seria, non c'è niente su cui scherzare!”

“Ma che sta succedendo, Shaina?” intervenne Shun, non potendo nascondere la propria preoccupazione “E' forse accaduto qualcosa di grave? Uno di voi sta male, oppure...”

“No, non si tratta di questo.” lo rassicurò Shaina “A dire il vero, non credo neanche che vi sia qualcosa che non va. Non lo so, sono confusa! La verità è che non vi è davvero qualcosa di cui lamentarmi, Seiya non mi fa mancare niente e mi ama da morire, però...”

“Però?” la incitò Shun.

Lei sospirò per farsi coraggio: “Però da quando Athena ha profetizzato l'arrivo dei nuovi Cavalieri, lui trascorre praticamente tutto il suo tempo libero assieme a lei! Lo so che è il suo Cavaliere prediletto ed il suo consigliere, ma non posso mettere a tacere la mia rabbia e la mia gelosia.”

“Cosa? Dopo tutti questi anni?” domandò Hyoga, incredulo.

“Beh, non posso farci niente!”sbraitò Shaina, ponendosi sulla difensiva “Non è certo qualcosa che riesco a controllare, non posso tenere a bada le mie emozioni.”

“Eppure dovresti tentare.” rilanciò Shun, con voce morbida “Soprattutto per il tuo bene, Shaina: Non puoi trascorrere tutta la tua vita a struggerti per Seiya e poi, non ne hai alcun motivo: Sai bene quanto egli sia innamorato di te.”

“Sì, certo che lo so!” replicò astiosamente Shaina, per poi tornare ad incupirsi “Eppure non riesco a non sentirmi minacciata da lei, vivo nel terrore che un giorno o l'altro lui mi abbandonerà per correre fra le sue braccia.”

“No, questo non accadrà mai.”le rispose immediatamente Shun “Puoi starne certa.”

“Già, ormai sarebbe già accaduto da un pezzo!” esclamò Hyoga, sghignazzando.

Shaina e Shun lo fulminarono con lo sguardo.

“Non accadrà.” ripeté Shun, a denti stretti “Perché Seiya ti ama, Shaina, e su questo non nutro il minimo dubbio.”

Shaina si morse il labbro inferiore, con fare pensieroso.

“Lo so, hai ragione.” tartagliò “Ma come vi ho già detto, la mia gelosia è del tutto irrazionale e non so davvero come tenerla sotto controllo. Inoltre...”

Si bloccò per pochi istanti, chinando il capo e mordendosi in silenzio il labbro inferiore.

“Inoltre?”

La fanciulla sospirò nuovamente e si posò una mano sul ventre, carezzandolo con fare allusivo.

Hyoga e Shun sussultarono.

“Shaina... Tu...”

“Sì, è così.” tagliò corto lei, con voce mesta e cupa “L'ho scoperto poche settimane fa.”

“Ma questa è una notizia fantastica!” trillò Shun, con incontenibile entusiasmo “Oh, Shaina... E' così bello, stai per diventare madre! Insomma, tu e Seiya diventerete genitori... Avrete un bambino!”

“E tu non ne sembri affatto felice.” intervenne Hyoga, scrutando con la massima attenzione l'espressione che si era dipinta sul volto della fanciulla “Che ti prende, Shaina? Qualunque altra donna farebbe i salti di gioia al tuo posto, eppure sembra che tu stia per essere condotta al patibolo! Vuoi dirci che cosa sta succedendo?”

Shaina, a quel punto, sollevò nuovamente il capo e tornò a guardare in faccia i suoi interlocutori, gli occhi ricolmi di lacrime e preoccupazione.

“Non lo so, Hyoga.” rispose “Una parte di me è davvero felice della notizia, eppure... Beh, credo di esserne anche spaventata a morte.”

“Spaventata?” ripeté incredulo Shun “Perché mai?”

“Oh, andiamo!” rilanciò lei, guardando il Cavaliere con aria di biasimo “Riesci davvero ad immaginarti Seiya come padre? E' ancora così sciocco ed immaturo, finirei col ritrovarmi a dover badare a due bambini!”

“Non essere così dura con lui.” l'ammonì Shun “E' vero, Seiya non è la persona più adulta e matura che io conosca, ma la paternità potrebbe cambiarlo e renderlo una persona migliore!”

Shaina fece una smorfia.

“Sì, certo... Come no!” bubbolò “Lo sai anche tu, Shun, Seiya è un caso disperato... Neppure l'investitura a Cavaliere di Sagittario è servita a renderlo più maturo e responsabile.”

“Ed io credevo che fosse proprio questo il motivo per cui tu lo ami così tanto.” obiettò Hyoga “Non hai sempre detto di adorare il suo spirito selvaggio e fanciullesco?”

Shaina si morse il labbro inferiore.

“Sì, questo è vero.” ammise “Però non ho mai pensato a lui come ad un padre... Non adesso, almeno! Certo, non che non ci abbia mai sperato...”

“E allora, qual è il problema?” la interruppe Shun, sempre più confuso “Insomma, se davvero ami Seiya come tu dici ed il tuo desiderio è costruire una famiglia insieme a lui...”

“Come posso pensare di costruire una famiglia insieme a Seiya, se ancora lui non ha occhi che per Saori?” tuonò a quel punto l'Ofiuco, al culmine della rabbia “Come faccio a progettare insieme a lui, se lei continua ad essere nei suoi pensieri?”

Lei sarebbe Athena.” puntualizzò Hyoga, visibilmente seccato “E' la nostra dea e dovresti rivolgerti a lei con un po' più di rispetto.”

Shaina lo guardò di traverso.

“Non fa molta differenza.” rilanciò con insolenza “Io sento che Seiya non è pronto, che non è fatto per essere padre. O almeno, non lo è adesso. Inoltre, non sono del tutto certa che sia possibile, per due cavalieri di Athena, costruire una vera famiglia ed essere genitori.”

“Marin ci è riuscita.” osservò Shun, cercando di rassicurare l'amica “E per lei è ancora più difficile, dal momento che deve crescere suo figlio da sola.”

Shaina si adombrò: “Immagino che Marin sia molto più forte di me.”

“Non dire sciocchezze.” le rispose Shun, afferrandole le mani con fare di conforto “Tu sei altrettanto forte e coraggiosa... E poi hai Seiya con te, non dimenticarlo. Vedi, lui...”

“Lui non deve sapere niente del bambino.” lo interruppe bruscamente Shaina, balzando in piedi con agitazione “Vi prego, giuratemi che non gliene farete mai parola.”

“Cosa? Ma Shaina, io...”

Nessuna parola.” ripeté la fanciulla in tono minaccioso “Dico sul serio, il fatto di essere incinta non mi fermerà dal farvi male, se necessario.”

Hyoga e Shun si scambiarono un lungo e silenzioso sguardo.

“D'accordo, come desideri.” disse infine il Cavaliere di Virgo, rassegnato “Tuttavia, se mi è concesso dirti ciò che penso...”

“Tanto lo faresti comunque, anche se ti dicessi che non ne hai la facoltà.” bofonchiò Shaina, storcendo il naso “Avanti, parla pure.”

Shun sospirò profondamente.

“Se mi è concesso dirti ciò che penso” ripeté “Non reputo affatto giusto tenere Seiya all'oscuro di tutta la faccenda: E' il padre del tuo bambino e se davvero hai intenzione di tenerlo...”

“Certo che voglio tenero!” rilanciò rabbiosamente Shaina, indignata da quell'affermazione “E' mio figlio, Shun!”

“Ed è anche il figlio di Seiya, Shaina.” insistette Shun, tentando di persuadere la ragazza “Perciò non hai il diritto di tenerlo all'oscuro della cosa, dovrai dirglielo prima o poi!”

Shaina, allora, chinò nuovamente il capo ed arricciò le labbra in un'espressione mortificata.

“Sì, lo so.” bisbigliò con voce affranta “Però non voglio farlo. Non ancora, almeno.”

Sollevò nuovamente il capo, lanciando ai due cavalieri un lungo e sentito sguardo d'incertezza.

“Vi prego, cercate di capirmi.” aggiunse “Ho solo bisogno di tempo, ancora non me la sento.”

Shun le sorrise dolcemente e poi le si avvicinò per abbracciarla.

“Lo capiamo, Shaina.” le rispose teneramente “Capiamo il tuo timore e le tue preoccupazioni... E non credere che ti siamo contro, al contrario! Se ci rivolgiamo a te così duramente, è solo perché ti vogliamo bene e ci preoccupiamo per te.”

“Già, nessuno di noi vuole che tu soffra.” aggiunse Hyoga.

Shaina rivolse loro uno sguardo di sollievo e sorrise debolmente.

“Sì, questo lo so.” rispose, per poi aggiungere “E credetemi, non voglio neanche se sia Seiya a soffrire a causa mia.”

“Lo sappiamo benissimo, Shaina.” le rispose pacatamente Shun “E siamo certi che con il tempo anche tu ti renderai conto di quanto sia sciocco tenere nascosta la tua gravidanza e troverai dentro al tuo cuore il coraggio di confessare a Seiya la verità.”

“E fino ad allora, noi resteremo al tuo fianco e ti saremo di supporto.” aggiunse Hyoga, sorridendo ampiamente.

Shaina ridacchiò.

“Davvero? Anche tu, Cavaliere di Acquarius?”

Hyoga sospirò profondamente: “Che posso dirti, a quanto pare gli anni devono avermi reso più tenero e gentile! Non riesco più a negare il mio aiuto a nessuno, specialmente se si tratta di una persona amica.”

Shun lo guardò con adorazione e gli si avvicinò dolcemente, posando una mano sulla sua spalla.

“Non che tu lo abbia mai fatto.” mormorò con voce morbida “Sei sempre stato una delle persone più generose ed altruiste che io abbia mai conosciuto.”

Hyoga ricambiò lo sguardo di Shun con altrettanta tenerezza e Shaina, a quel punto, alzò sconsolata le braccia al cielo e sbuffò con tutto il fiato che aveva in corpo.

“Va bene, va bene... Messaggio ricevuto, è arrivato il momento che io me ne vada!” esclamò la fanciulla, avviandosi verso l'uscita “Non disturbatevi, conosco la strada.”

Hyoga e Shun ridacchiarono soffusamente.

“Sei certo di non voler restare?” le domandò Shun “Lo sai, a Hyoga piace scherzare ma non credo che per lui sarebbe veramente un problema se tu...”

“… Io posso cavarmela da sola, state tranquilli!” rilanciò fieramente Shaina, appropinquandosi alla porta “L'ho fatto per una vita intera, sono piuttosto certa di poter resistere ancora per qualche giorno. Non preoccupatevi per me, io riesco sempre a tirarmi fuori dai guai.”

“Già, ma adesso siete in due.”

Shaina si accarezzò dolcemente il ventre e sorrise, gli occhi traboccanti di un amorevole pianto.

“Bene.” bisbigliò “Vorrà dire che ci faremo forza a vicenda.”

Infine, senza aggiungere altro, s'infilò il proprio mantello ed uscì dalla Sesta Casa, per dirigersi verso la propria dimora. Una volta uscita sollevò lo sguardo al cielo e sospirò beatamente, osservando le stelle del cielo: Quella notte, la costellazione del Sagittario sembrava brillare più del solito e Shaina, forse preda della malinconia o di uno strano romanticismo che sin dal giorno della svelata gravidanza sembrava essersi impadronito di lei, vide in essa un benevolo presagio di fortuna.

Forse, pensò fra sé e sé, tutto sarebbe andato per il meglio.

*

Quando era piccola, Cleo aveva sempre pensato che un bel giorno qualcuno sarebbe venuto a reclamarla e l'avrebbe portata via da quell'inferno, offrendole una vita migliore, in un luogo da sogno come quelli delle fiabe che lei tanto adorava.

I suoi compagni di orfanotrofio la prendevano sempre in giro e non facevano che darle della stupida, ingenua e visionaria. Nessuno di loro pensava che la propria vita sarebbe mai cambiata, eppure Cleo non aveva mai perso la speranza, certa del fatto che prima o poi qualcuno l'avrebbe davvero salvata da quella vita tanto triste ed ingiusta.

Con gli anni, tuttavia, la piccola dovette affrontare ben più di una delusione e dopo essere stata rifiutata da ben tre famiglie di seguito, incominciò a pensare che forse, dopo tutto, i suoi desideri non si sarebbero mai realmente realizzati. Incominciò ad isolarsi (non che fosse mai stata, in ogni caso, una bambina particolarmente socievole), a non parlare con nessuno se non interpellata e a vivere di sogni, di favole ed immaginazione. La maggior parte dei suoi compagni la fissava dall'alto in basso e la chiamava “stramba”, ma a lei non importava.

O meglio, continuava a ripetere a se stessa che non dovesse importarle.

Era diventata molto brava a stare da sola, ma non altrettanto a nascondere le lacrime, lacrime che fin troppo spesso erano solite mostrarsi di fronte ad un'offesa, una parole di troppo uno sguardo di disprezzo.

“Hey, Cleo? Tesoro, va tutto bene? Ti ho chiamato almeno cinque volte!”

Cleo, sdraiata sul proprio letto, sobbalzò e si voltò di scatto; era talmente assorta nella lettura da non essersi accorta dell'ingresso della direttrice nella sua stanza.

“Oh... Mi scusi, signorina Hudson!” esclamò la bambina “N-non l'avevo sentita entrare.”

La signorina Hudson rise.

“Non ne avevo dubbi, Cleo.” rispose “Quando leggi i tuoi libri di fiabe, perdi completamente la connessione con il resto del mondo.”

Cleo fece una smorfia.

“Leggere mi piace.” disse “E alcuni libri sono migliori delle persone. Ovviamente non di lei, signorina Hudson.”

La direttrice sorrise.

“Non preoccuparti, tesoro, so a cosa ti riferisci.” la rassicurò “Purtroppo non hai legato molto con i tuoi compagni e di questo mi dispiaccio molto.”

La bimba sospirò tristemente e tirò su col naso.

“Non importa.” bisbigliò “Davvero, non fa niente.”

La direttrice la fissò tristemente, avvertendo una dolorosa morsa di compassione all'altezza del petto.

“I-in ogni caso, sono venuta qui per dirti una cosa importante.” farfugliò la direttrice, cercando di tirare su la bambina “C'è una visita per te, mia cara.”

“Cosa? Per me?” ripeté Cleo, con stupore “Non è possibile, io non ricevo mai visite!”

“Posso assicurarti che stanno cercando proprio te.” rilanciò la signorina Hudson, distendendo le labbra in un ampio sorriso “Si tratta di una ragazza, una certa Marin.”

“Marin?” echeggiò Cleo, sempre più stupida “Questo nome non mi dice proprio niente.”

“Beh, lei ha detto che si tratta di una questione molto importante. Vuoi che la faccia entrare?”

Cleo fece segno di sì con la testa e la signorina Hudson si congedò in fretta. Pochi istanti più tardi, ecco comparire al suo posto una splendida donna dai capelli ramati, con occhi scuri e profondi ed un sorriso serafico ad adornare il suo bel volto segnato dal tempo; si vedeva molto chiaramente che fosse ancora molto giovane, ma nonostante ciò era piuttosto evidente che gli eventi l'avessero provata ben più di quanto il trascorrere degli anni potesse mai fare.

“Ciao, Cleo.” mormorò la donna, con voce morbida e gentile “E' un vero piacere fare la tua conoscenza. Io mi chiamo Marin.”

Cleo continuava a fissare la ragazza con occhi e bocca spalancati, semplicemente estasiata da quella visione. Non aveva mai visto una fanciulla tanto bella, le ricordava quasi una delle principesse delle sue fiabe preferite.

Persino la sua voce era cristallina e delicata, come una ninna nanna; avrebbe potuto restare ad ascoltarla per ore ed ore.

“Cleo? Va tutto bene?”

“S-sì!” Cleo uscì di colpo dal suo stato di torpore “Sì, io... Va tutto bene. Sono io, sì. Cleo.”

Marin ridacchiò sommessamente.

“Sì, questo lo so bene.” rispose “Ed io sono venuta qui apposta per te. Ci ho un messo un bel po' a trovarti, non sapevo che in questa città esistessero così tante Case Famiglia.”

Cleo abbozzò un sorrisetto impacciato.

“Vieni, siediti vicino a me.” Marin si accomodò sul bordo del materasso di Cleo e fece segno alla piccola di accomodarsi al suo fianco “Dobbiamo parlare di una cosa molto importante.”

Cleo si accovacciò al fianco di Marin, continuando a fissarla con curiosità ed interesse.

“Dunque, allora... Immagino che tu conosca la mitologia greca.” dedusse Marin “Ho ragione?”

Cleo assentì.

“A scuola ci insegnano la letteratura classica.” rispose “Ed io sono la migliore del mio corso.”

“Oh, non lo metto certo in dubbio!” esclamò Marin, mostrandosi compiaciuta “Dunque sai anche chi è la dea Athena, non è vero?”

“Certamente.” replicò Cleo “E' la dea della Sapienza e della Giustizia, figlia di Zeus e maestra nelle arti tecniche e manuali. Era anche una bravissima stratega militare e per questo viene spesso definita come dea della Guerra, anche se invece il dio della Guerra era Ares.”

Marin ridacchiò soddisfatta.

“Capisco per quale motivo sei la migliore del tuo corso!” esclamò divertita “Sì, è proprio come dici tu... Ma c'è qualcosa riguardo alla dea Athena che certamente tu non sai, qualcosa che non si legge nei libri di scuola e della quale solamente alcune persone sono a conoscenza.”

Il volto di Cleo s'illuminò di colpo ed i suoi occhi si spalancarono in un'espressione di meraviglia ed entusiasmo.

“Davvero?” domandò estasiata “E di che si tratta? Me lo puoi dire?”

“Oh, certamente!”

Marin sospirò profondamente e si ravvivò i capelli, prima di parlare.

“Sai, Cleo, la dea Athena non si occupa solamente di strategie di guerra ed arti tecniche.” spiegò la fanciulla “In effetti, è lei ad intervenire nei momenti in cui la Terra si trova in pericolo, il che purtroppo avviene abbastanza di frequente, a causa dell'invidia e della bramosia degli dei dell'Olimpo.”

“Cosa... No, aspetta un attimo!” la interruppe Cleo, fissandola con aria sospettosa “Questo significa che la dea Athena esiste veramente? Non si tratta solamente di mitologia?”

Marin le sorrise dolcemente.

“Mi crederesti se ti dicessi che è esattamente come dici tu?”

Cleo chinò leggermente il capo, mordendosi il labbro.

“Sarei disposta a credere a qualsiasi cosa, se solo potesse portarmi via di qua.” disse, con voce mesta e cupa.

Marin sospirò tristemente, fissando la bimba con espressione malinconica.

“Forse questo potrebbe essere il tuo caso.” disse “Ma tu dovrai ascoltare attentamente le mie parole e promettermi di fare esattamente tutto ciò che ti dirò. Me lo prometti?”

“Lo prometto!”

“Benissimo, allora...” Marin sospirò profondamente, prima di decidersi a vuotare il sacco “… Posso dirti che le antiche leggende della mitologia greca sono tutt'altro che semplici leggende. Gli dei, infatti, esistono da sempre ed essendo immortali, ancora regnano sulla Terra e sul monte Olimpo, e sono responsabili di tutte le gioie e delle sventure alle quali va spesso incontro il genere umano.”

“Veramente?” echeggiò Cleo “Quindi tutti gli dei esistono veramente? Anche la dea Athena?”

Marin sorrise: “Sì, anche la dea Athena. Infatti, io sono proprio al suo servizio.”

Cleo sollevò un sopracciglio, con fare perplesso.

“Al suo servizio?” ripeté “Che cosa significa?”

“Beh, che sono una guerriera che combatte per il bene della Terra e per la Giustizia, una guerriera che ha giurato eterna fedeltà ad Athena e che agisce solamente per la salvezza dell'umanità.”

“Come una specie di supereroe?” domandò Cleo, sempre più entusiasta “Proprio come Wonder Woman?”

Marin rise: “Sì, all'incirca. Ovviamente non combatto da sola, ma assieme a molti altri coraggiosi Cavalieri che hanno prestato giuramento alla dea Athena.”

“Hai detto Cavalieri!” esclamò allegramente Cleo, battendo le mani per manifestare la propria euforia “Proprio come quelli delle mie favole! Ed hanno anche delle armature?”

“Oh, sì!” confermò Marin, ampliando notevolmente il proprio sorriso “E ti dirò di più, Cleo: Ognuna di quelle armature ha un potere speciale.”

Gli occhi di Cleo brillavano come la luce del sole riflessa su di uno specchio d'acqua.

“Wow.” bisbigliò estasiata “Continua ti prego!”

“Beh, ogni armatura è legata ad una differente Costellazione. Esse... Tu sai che cosa sono le costellazioni, non è vero? Bene, queste costellazioni conferiscono alle armature che ne portano il nome speciali poteri ed ogni cavaliere che ne indossa deve superare numerose e difficilissime prove pur di ottenere le proprie sacre vestigia.”

“E la tua armatura a quale Costellazione appartiene?”

“Oh, io sono stata da poco promossa!” il petto di Marin, nel rispondere, si gonfiò in un immediato moto di orgoglio “Adesso sono un Cavaliere d'Oro e la mia armatura appartiene alla costellazione dell'Ariete, che è anche il mio segno zodiacale.”

Gli occhi e la bocca di Cleo si spalancarono ulteriormente.

“Forte!” esclamò “Ma che cosa significa Cavaliere d'Oro? Esistono anche i Cavalieri di Bronzo e quelli di Argento?”

“Oh, certo che sì!” esclamò Marin “Si tratta di differenti classi di Cavalieri, alcuni più potenti di altri, ma tutti ugualmente fedeli alla dea Athena.”

“E tutti loro combattono per il bene della Terra e della dea Athena?”

“Sì, esattamente.”

Cleo si soffermò per qualche istante a pensare, rimuginando in silenzio su quanto Marin le aveva appena detto; erano così tante informazioni da dover elaborare e lei era solamente una bambina, per quanto sveglia, e non era del tutto certa di aver capito fino in fondo come stessero le cose.

“C'è solo una cosa che mi sfugge.” disse infine la piccola “Che c'entra tutto questo con me?”

Marin sospirò profondamente e sorrise.

“Tu forse non ci crederai, Cleo, ma un giorno anche tu potresti diventare uno di questi cavalieri.”

“Cosa?” Cleo strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca, incredula “C-come è possibile?”

“E' difficile da spiegare, Cleo, ma posso assicurarti che quanto ti sto dicendo è la verità.” rilanciò Marin, rivolgendosi alla bambina con tono di voce calmo e rassicurante, per non spaventarla “Noi Cavalieri d'Oro stiamo cercando di riformare il nostro esercito e a quanto pare tu sei una possibile aspirante ad una delle armature di bronzo. Sai, sono anni ormai che esse attendono di essere risvegliate dai loro nuovi portatori.”

“Risvegliate?” ripeté Cleo, sempre più confusa “Perchè, stavano dormendo?”

Marin rise.

“In un certo senso, sì.” disse “I loro antichi proprietari sono diventati Cavalieri d'Oro e così nessuno le ha più indossate, esse sono rimaste sopite per molti anni, senza dare alcun segno di vita. Ma adesso la dea Athena ha nuovamente percepito le loro energie, il che significa che sta per arrivare il momento di riportarle a nuova vita.”

Cleo la guardò di sottecchi.

“Non ne sono certa, a dire il vero.” spiegò “Diciamo che Athena ha percepito in te ed in altri giovani fanciulli la stessa energia sprigionata dalle stelle e questo significa che tu – come loro – dovrai essere sottoposta ad un addestramento.”

“Addestramento?”

Cloe impallidì di colpo, visibilmente spaventata all'idea di dover essere sottoposta ad un qualche genere di addestramento. Marin posò una mano sulla sua spalla e la carezzò dolcemente, rassicurandola.

“Non devi aver paura, tesoro... Tutto verrà a tempo debito.” mormorò dolcemente “Per adesso, tutto ciò che hai bisogno di sapere è che c'è un aereo in partenza per Atene fra circa un'ora e sta aspettando solo te.”

Gli occhi di Cleo si spalancarono nuovamente.

“Questo significa che mi porterai via da questo posto?” domandò speranzosa.

Marin sorrise.

“E' questo ciò che desideri?”

Cleo si guardò attentamente intorno, soffermandosi su ogni minuscolo particolare di quella cupa, angusta camera da letto: osservò le pareti scrostate, la polvere annidata negli angoli, le mattonelle ingiallite e i letti sfatti, molti dei quali avevano ormai i materassi quasi completamente distrutti.

Sentì l'odore di chiuso penetrare profondamente fin dentro le sue narici e questo le diede la nausea, tanto che dovette mordersi con forza il labbro inferiore per trattenere il voltastomaco.

Se solo avesse potuto, non sarebbe rimasta in quel luogo un solo minuto di più.

“Sì.” dichiarò fermamente la bambina “Sì, lo desidero più di ogni altra cosa.”

“Benissimo, allora!” il sorriso di Marin si ampliò enormemente “Prendi le tue cose e seguimi, non abbiamo poi molto tempo.”

Si alzò di scatto dal letto e questo fece dondolare eccessivamente le molle del materasso, che quasi cedette sotto il peso della piccola Cleo. La bambina rise e poi, senza pensarci troppo su, tirò fuori un enorme borsone da sotto il proprio letto ed iniziò a riempirlo a casaccio, ammassando disordinatamente abiti, pochi giocattoli, una spazzola logora ed un vecchio spazzolino da denti di colore rosa.

“Allora, sei pronta?”

“Sì... Oh no, aspetta!” Cleo corse fino al proprio comodino ed tento di afferrare, maldestra, una grossa pila di libri polverosi “Non posso andarmene senza di questi.”

Marin rise: “Cleo, non puoi portare con te tutta quella roba! Non entrerà mai in valigia e per quanto grande possa essere il Jed privato di Lady Saori, dubito proprio che riusciremmo a trovare il posto per tutti quei libri.”

Il volto di Cleo si rivestì di delusione.

“Oh... Ma io non posso andarmene senza i miei libri.” bubbolò mestamente.

Marin osservò teneramente la bimba e nel vederla così cupa e sconsolata, non poté impedirsi di provare nei suoi confronti un profondo sentimento di affetto e compassione. Le si avvicinò lentamente, si chinò alla sua altezza e con voce bassa e gentile le disse: “Ascoltami, Cleo: Ti prometto che quando saremo ad Atene ti comprerò tutti i libri che vorrai, persino quelli che hai già letto! Ma se davvero non riesci a stare senza di loro, allora ti permetto di portarne con te almeno uno... Il tuo preferito, se lo desideri!”

“Oh, sì!” esclamò allegramente Cloe “Allora... Allora prendo questo!”

Scelse fra i vari volumi un grosso tomo con una copertina rigida e raffigurante un castello situato in un grazioso paesaggio verdeggiante, se lo strinse fra le braccia e poi sospirò felicemente.

“D'accordo, sono pronta! Adesso possiamo andare.”

Marin soffocò un'ennesima risata.

“Fantastico! Oh, aspetta... Non vuoi prima salutare i tuoi compagni? Probabilmente questa sarà l'ultima volta che li vedrai.”

Cleo affondò gli incisivi nel labbro inferiore e gettò lo sguardo a terra, malinconica.

“No.” rispose con fermezza “No, voglio solo andarmene via da qui.”

Marin annuì in silenzio, senza domandare altro.

Poi sollevò la borsa di Cleo e se la caricò sulla spalla, afferrò la mano della bimba e l'accompagnò gentilmente fuori dalla stanza, poi giù per le scale fino a raggiungere la porta di ingresso dell'istituto. Cleo salutò affettuosamente la signorina Hudson – glielo doveva, era stata praticamente l'unica persona ad averla mai trattata bene sin da quando aveva messo piede nella Casa Famiglia – e prima di andarsene, si voltò un'ultima volta a guardare con aria sprezzante quanto si stava lasciando alle spalle.

Chiuse gli occhi e tirò un lento sospirò profondo, poi senza più parlare mosse gli ultimi passi oltre la soglia e richiuse con forza la porta dietro di sé; si sentì immediatamente riavere, come se il peso di sette anni trascorsi in quell'inferno fosse svanito tutto d'un colpo.

Si sentiva libera e, per la prima volta dopo troppo tempo, felice.

E poco importava di quel che avrebbe dovuto sopportare di lì a breve: Niente sarebbe stato mai peggio che vivere da sola in quel terribile inferno.





N.d.A: Rieccoci qua, per il secondo aggiornamento di questa long! Immagino che per questo nuovo capitolo siano necessarie alcune delucidazioni, per cui partiamo dal principio:

  • Come potete intuire Aiolia è il figlio di Marin e del Cavaliere del Leone, nella mia testa concepito dai due poco prima che il Cavaliere morisse durante la guerra contro Hades. Per il momento non sto ad annoiarvi con i dettagli, dal momento che fra qualche capitolo sarà la stessa Marin a parlarne, ma posso comunque dire che , facendo un calcolo approssimativo, il piccolo Aiolia avrebbe all'incirca 7 anni - la mia scelta di non fargli iniziare gli addestramenti prima dei 10 anni sta nel fatto che, a mio avviso, è abbastanza ridicolo far diventare Cavaliere d'Argento una creatura non ancora adolescente.
  • Le coppie che verranno introdotte nella storia sono, chiaramente, di mio gusto personale e non abbiatene a male se la mia scelta è ricaduta sulla Hyoga/Shun e Seiya/Shaina. Del resto sono le mie otp, che posso farci. Prometto, invece, che almeno per quanto riguarda Athena cercherò di essere più obiettiva e meno di parte - quindi non la renderò così odiosa come sono solita vederla. 
  • Cleo è chiaramente una delle protagoniste, ma non per questo gli altri ragazzini saranno messi da parte, anzi! Ho intenzione di approfondire presto anche le loro personalità e di scavare un po' più a fondo nel passato di tutti.
​Grazie ancora per avermi seguito e ci risentiamo fra due settimane! :D
  
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