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Autore: Kat_188    11/09/2016    0 recensioni
C'è una storia dietro ogni persona. C'è una ragione per sui loro sono come sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali, e alcune volte è impossibile cambiarli.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scappare da quell'uomo di nome Victor, il quale esigeva di essere chiamato da lei zio, anche se era tutt'altro quello che provava lei per lui, non di certo protezione familiare, non era certamente ciò che aveva programmato per il sabato pomeriggio, ma, dopotutto, si suol dire a mali estremi, estremi rimedi.                                                                             Procedette con grande fatica per un po’ per quella stradina di ghiaia abbandonata, che era solita percorrere per andare a scuola da oramai quattro anni. Dopo qualche minuto, si sentì sfinita, non poteva andare avanti così, non ci sarebbe sicuramente riuscita, allora sfinita decise di optare per ciò che le sembrava l'idea più sensata: nascondersi dietro un cespuglio. Quando gli fu dietro quasi cadette in ginocchio, senza più forze. Si sentiva bruciare tutto il corpo che le pulsava al ritmo del sangue. «Crystal, dove sei? Vieni fuori! Lo so che sei qua!» Gridò suo zio, con voce presuntuosa.                                                Era terrorizzata, sapeva per certo che se lui l’avesse trovata l’avrebbe picchiata per punirla per la sua fuga; come era solito fare quando lei faceva qualcosa che non gli andava a genio.          Sentì i passi pesanti di suo zio che si avvicinavano al cespuglio. Le si era formato un nodo in gola, che le impediva di trattenere le lacrime.  Sollevò la sua mano tremante e la portò alla bocca per non emettere alcun rumore, sigillò gli occhi, dai quali iniziavano a scendere lacrime di paura. Pregò più forte che poteva. Pregò che qualcosa la salvasse; l'unica cosa che voleva era conoscere sua madre e che la abbracciasse dicendole che sarebbe andato tutto bene.                              Ogni passo che lui faceva il suo respiro diventava più veloce e più soffocante.                                              Suo zio si avvicinò e si fermarmò poco lontano dal cespuglio che era l'unica sua salvezza in quel momento tremendo. La fronte cominciò a sudarle ancora di più. Le gocce scivolavano sulla pelle e le accarezzavano le guance.           Cercò di inspirare a fondo per calmarsi, ma era inutile, ogni secondo che passava era più agitata e spaventata. Strinse forte il medaglione, sul quale era incisa un'ancora, che portava al collo, unico ricordo che le rimaneva della sua defunta madre.                                                                                Suo zio era lì, fermo, o si era accorto di lei e aspettava che uscisse da sola, o non sapeva ancora niente; d'istinto si spinse di qualche centimetro indietro con un piede per allontanarsi da quell'uomo; brutta decisione: all’improvviso, si sentì precipitare giù per la collinetta che stava dietro di lei.  Rotolò, rotolò, e, rotolò ancora; sembrava non finire mai quella maledetta caduta che la portava verso la sua morte, ma lontana da una fine peggiore. "Sono ormai tre ore che sono in viaggio; secondo i miei calcoli dovrei essere quasi a destinazione." Pensò Jason mentre camminava. Un tonfo lo sviò dai suoi pensieri. «Chi c’è? Venite fuori e combattete.» Esclamò al seguito di quel forte rumore. Si osservò intorno. Si vedevano soltanto molti alberi.        Il vento cantava sfiorando le poche foglie, che erano rimaste, con l’inizio inverno e le faceva suonare a loro volta. Jason, con viso cupo e preoccupato, riprese il suo cammino.                                              Si bloccò impietrito appena vide un piede sbucare dai cespugli; poteva solo aspettarsi il peggio.    Si avvicinò piano, prese il piede e tirò fuori la persona dai  cespugli.                                                       Era una donna. Aveva il viso coperto dai capelli ma s'intravvedeva comunque il sangue e i graffi dai quali era coperto abbassò lo sguardo sul resto del corpo che era ricoperto da lividi viola.              Jason si avvicinò lentamente, si piegò sulle ginocchia, portò la sua mano al viso e sfiorandole la guancia con le dita le spostò i lunghi capelli biondi dal volto. Il suo viso aveva dei lineamenti molto dolci, la bocca socchiusa era rosea e carnosa. Le posò delicatamente una mano su polso per sentire se il suo battito era normale, si sorprese quando lo sentì pulsare. Prese il docile corpo della ragazza in braccio e la portò vicino a un fiume poco distante da dove si trovavano. Crystal si svegliò. Sentiva il corpo a pezzi. Le vene le pulsavano facendola soffrire ogni attimo. Percepiva il gonfiore del suo corpo. Come poteva essere viva. Forse non lo era. Molto lentamente aprì i pesanti occhi. All’inizio vide tutto offuscato, ma, quando potè vedere tutto più chiaramente, vide un bellissimo cielo azzurro e molti alberi. Non riusciva a capire, ne a ricordare come fosse arrivata lì, ma era davvero un bel posto. Si osservò il corpo niente, nessuna botta, nessun taglio; era perfetta. Impossibile. Il vento gelido le sfiorò dolcemente la pelle e le face venire i brividi su tutto il corpo che lei continuava a fissare incredula.                                                                   Cercò di alzarsi ma non riuscì a muoversi, aveva le mani legate dietro la schiena. Iniziò a strisciarle tra di loro per liberarsi; inutile, erano troppo stretti.       «Ti sei svegliata finalmente.» Disse una voce che veniva da dietro di lei, si girò di scatto preoccupata che la voce venisse da suo zio, ma poi vide che era solo un giovane ragazzo.                            «Quindi? Non ho molto tempo ti conviene darmi alla svelta un motivo per non lasciarti qua a morire.» Quando lei sentì le parole del ragazzo si spinse indietro con i piedi fino a scontrare la schiena contro un albero.                                            Il ragazzo la fissava con un espressione così seria, che lei non riusciva a capire se fosse uno scherzo di pessimo gusto o se l’estraneo fosse convinto della sue parole.                        Quando cercò di parlare le uscirono solo soni striduli e acuti.                                                                          Il cuore cominciò a mertellarle nel petto.                             Poi, dopo essersi schiarita la voce, chiese: «Dove sono?» La voce le uscì, comunque, a fatica.                        «Ti ho fatto una domanda prima io.» Esclamò lui schietto.         «Il mio nome è Crystal Hamilton. Non mi ricordo di aver mai visto questo posto, dove diavolo siamo e soprattutto come diavolo ci sono arrivata?»             «Elvenforest. Penso che tu sia caduta dalla Elvenhill e che tu abbia sbattuto la testa su un masso alla base della collina. Non ho idea di come tu sia sopravvissuta» Le spiegò lui. "Fantastico sono impazzita" Pensò lei dopo aver sentito il discorso del ragazzo, "O morta" Aggiunse prima che il ragazzo la sviasse dai suoi pensieri. Le si avvicinò così tanto da poter sentire il suo respiro sulla spalla subito le alzò un ciuffo di capelli che le coprivano un orecchio e lo guardò. Crystal non capì il senso di ciò che aveva appena fatta ma vide subito il viso del ragazzo rilassarsi. Nell'aria risplendette qualcosa che proveniva da lei e il ragazzo ne fu subito attirato. Fissava qualcosa su di lei, ma non riusciva a capire cosa. Allora lei seguì i suoi occhi e vide che il ragazzo si era incupito dopo aver visto il suo medaglione. «Riesci ad alzarti?» Le chiese allontanandosi di scatto da lei e slegandole le mani subito dopo. Ispezionò con lo sguardo i dintorni.         «Si, penso.» Rispose lei. Allora lui allungò una mano verso di lei la tirò su.                          Cominciarono a camminare. Crystal non si fidava di lui ma non poteva certamente rimanere lì nel bosco da sola, allora decise di seguirlo. C’era un paesaggio mozzafiato, doveva, per forza, essere morta.                         Il fiume accanto al quale stavano camminando era in parte ghiacciato, faceva freddo, ma non così tanto da ghiacciare tutta quell'acqua, le sembrò assurdo, ma non ci fece troppo caso.                              Dopo venti minuti di angosciante silenzio Crystal si fece avanti: «Come ti chiami?» Lui rispose sbuffando scocciato.    «Dimmi almeno dove stiamo andando.» Continuò interrogandolo lei irritata. Ma lui continuò per la sua strada tacendo.                                                     «Siamo arrivati.»
  
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