Agosto
2003
Giulia
se ne stava lì, sul dondolo in giardino, con le gambe
penzoloni che non
riuscivano a raggiungere il prato sottostante e le lacrime che
scendevano
copiose sulle sue guance senza che lei se ne accorgesse. Piangeva e
basta.
Piangeva in silenzio perché non conosceva parola in grado di
esprimere quello
che provava. Piangeva con la consapevolezza che da quel giorno in poi
la sua
vita non sarebbe più stata la stessa, e non aveva idea di
come affrontare il
domani che si era sgretolato davanti ai suoi occhi così,
all’improvviso.
Non
si aspettava di trovare la nonna in casa al suo ritorno dagli
allenamenti di
nuoto. Sonnecchiava sul divano, infagottata in una coperta di lino
siccome, a
suo dire, era particolarmente sensibile al freddo anche in piena
estate. Non
era stata avvisata del suo arrivo, né ricordava di aver
sentito dire che
sarebbe venuta a trovarli.
Era
decisamente strano.
Dopo
aver poggiato il borsone sulla poltrona del soggiorno e controllato
l’orologio
in cucina per assicurarsi di non essere tornata a casa troppo tardi, si
avvicinò a lei e decise di svegliarla con un colpetto di
dita alla spalla. Lo
strano verso animale che uscì dalla sua bocca fece
indietreggiare la bambina,
poi, come se fosse stata appena interrotta durante uno dei suoi sonni
più
profondi, la nonna aprì gli occhi confusa e si
tirò a sedere. –Giulia-
biascicò, non ancora perfettamente lucida. –Dove
sei stata? Non ti ho vista-.
-In
piscina, nonna. E tu cosa ci fai qui?- Si guardò intorno,
notando che la casa
era più silenziosa del solito. –E dove sono la
mamma e il papà? E Talia?-
A
quelle parole, sembrò quasi colpita da una fitta che la
costrinse a poggiare
una mano sul petto e a camuffare una smorfia di dolore sul viso. E poi
le
lacrime che uscivano prepotenti dai suoi occhi serrati, insieme ai
singhiozzi
che le scuotevano il corpo.
-Nonna,
cos’hai?- chiese allarmata lei, con il timore che stesse
avendo un attacco
cardiaco. –Devo chiamare qualcuno? Ma dove sono finiti tutti?-
-No,
tesoro. Io sto bene- cercò di rassicurarla con la voce rotta
dal pianto, scostandole
una ciocca di capelli dal viso e abbracciandola in maniera impetuosa,
così
forte che pareva non volesse più lasciarla andare. Le sue
mani tremavano mentre
le accarezzava ripetutamente la testa. –Io sto bene-.
Giulia
non riusciva a capire, c’era qualcosa che continuava a
sfuggirle e iniziava ad
avere un brutto presentimento. –Cos’è
successo?-
La
nonna non rispose. Si limitò a stringerla a sé
con più vigore e a sussurrarle
all’orecchio che sarebbe andato tutto bene.
-Cos’è
successo, nonna?- Anzi no, non voleva saperlo. Per
l’agitazione crescente, il
suo cuore assomigliava ad un martello che batteva incessantemente
contro la
gabbia toracica per uscirne fuori. L’attesa, il respiro
profondo che la nonna
prese prima di cominciare a parlare, il ticchettio della lancetta dei
minuti in
cucina erano laceranti più di ogni altra cosa al mondo: -Ti
piacciono le
stelle?-
Quella
domanda la disorientò. –Cosa?-
-Ti
piacciono, sì o no?-
-Sì
ma...- Perché?
-Ora,
quando le guarderai, ne troverai una tutta per te e per Talia. Una
bellissima,
meravigliosa, luminosa stella che vi proteggerà sempre anche
se tanto lontana
da voi. Ed io- Deglutì. –Farò tutto il
possibile per aiutarla anche da qui-.
-Nonna...-
sussurrò lei implorante, quasi scongiurandola di non
rivelarle la verità.
Ma
arrivò comunque. E con essa altre lacrime, altri singhiozzi,
le grida e le
invocazioni di una bambina di nove anni che non accettava di aver
perduto per
sempre la persona più importante della sua vita. Che non era
pronta a quel
dolore. Che non poteva esserlo.
E
così adesso scrutava il cielo, colorato dalle mille
sfumature e luci del
tramonto ormai prossimo, alla ricerca di quella
stella tra le tante che iniziavano a comparire sullo sfondo bluastro
del cielo
come minuscoli puntini luminosi. Non ci credeva, eppure ci sperava.
Contro le
leggi razionali che conosceva sin dalla più tenera
età e contro la sua stessa
razionalità, sperava di vederla all’improvviso e
di riconoscere nel suo bagliore
una qualche minima traccia di ciò che sua madre era stata,
perché in questo
modo avrebbe avuto un appiglio, la certezza che fosse davvero esistita.
E forse
il dolore non sarebbe stato così difficile da sopportare.
Ma
poi si convinse che le stelle erano tutte malvagie, senza eccezioni, e
che la
sua mamma non avrebbe mai avuto nulla a che fare con loro.
-Giulia-.
Una vocina intimorita la richiamò all’improvviso,
proveniente da una figura
minuta che se ne stava avvolta dalle ombre sul patio. Stringeva a
sé l’orsacchiotto
di peluche che il papà le aveva regalato per il suo
compleanno e continuava a
tremare come una foglia.
-Talia-
disse sorpresa, asciugandosi le guance con le mani. Pensava che stesse
dormendo, e la nonna le aveva raccomandato più volte di non
svegliarla perché
le avrebbe soltanto reso ogni cosa più difficile da
sopportare. –Cosa ci fai
qui?-
-Non
riuscivo a dormire-.
Provò
un improvviso moto di tenerezza nei confronti della sorellina.
–Vuoi sederti
qui, accanto a me?-
Dopo
un cenno di assenso con la testa, Talia scese in fretta le scale,
incerta sui
suoi passi come qualsiasi altra bambina della sua età, e si
accoccolò sul
cuscino logoro del dondolo con il pupazzo ben saldo tra le piccole
gambe.
Rivolse uno sguardo al cielo. –È vero che la mamma
se n’è andata?-
-Sì-.
-E
tu sai quando tornerà?-
La
disperazione che c’era in lei, desiderosa di contagiare altre
persone, la
supplicava di rispondere che mai e poi mai sarebbe tornata
perché era morta.
Persa. Irraggiungibile, e nessuno poteva farci niente. Ma nel momento
stesso in
cui incontrò i suoi occhi grigi, tanto simili a quelli della
mamma, che la
guardavano in attesa di una rassicurazione, della conferma che almeno lei potesse continuare a sperare, il
dolore fu sostituito da qualcos’altro. Un istinto quasi
irrefrenabile,
primordiale, che la spinse ad abbracciare la sorellina e a coccolarla
proprio
come una madre con una figlia.
E
poi capì. Oh, sì, finalmente capì.
Tutt’ad
un tratto i contorni di quel domani così lontano si fecero
più chiari, più distinti,
più veri, perché aveva appena trovato lo scopo
principale della sua vita:
proteggere Talia ad ogni costo. Evitare che soffrisse di nuovo in
futuro. Comportarsi
come la madre che avevano sì perso entrambe, ma di cui aveva
bisogno
soprattutto lei.
E
così, con un sorriso materno che tentava di celare la
sofferenza, le disse: -C’è
una stella in più nel cielo. Riesci a vederla?-
-No-.
-Sforzati,
dài- la incitò. –Non la vedi?
È proprio lì...-
E
per poco non ricominciò a piangere. In una delle pieghe del
cielo che iniziava
pian piano ad incupirsi era comparsa una piccola, ma splendente stella
davanti
ai suoi occhi. Così, all’improvviso. Prima non
c’era, e invece adesso... eccola
lì.
Non
poteva avere la certezza che fosse proprio quella, la stella di cui le
aveva
parlato sua nonna, né che vi fosse mai stato del vero nelle
sue parole, ma di
una cosa era sicura: la luce che emetteva, candida come un fiordaliso,
pura
come la più limpida delle sorgenti, le era tanto familiare,
anche se così
lontana. L’avvolgeva in un caloroso abbraccio che aveva
qualcosa di dolce e,
soprattutto, materno. E questo le
bastava per credere che esistesse ancora una possibilità.
Fissò
Talia. Il suo sguardo vagava ancora nell’immensità
verso cui l’aveva rivolto,
le labbra dischiuse che lasciavano intravedere i due dentoni da
scoiattolo e le
mani che torturavano frenetiche una delle zampe
dell’orsacchiotto di peluche.
Adesso
sapeva esattamente cosa fare.
La
strinse ancora più forte a sé e fissò
il puntino luminoso senza battere le
ciglia, decisa a non perderlo di vista, mentre giurava solennemente a
bassa
voce: -Avrò cura di lei, mamma. Puoi starne certa-. E per un
attimo ebbe l’impressione
che la stella avesse avuto un guizzo improvviso.
I
fari di una macchina illuminarono il dondolo. Il rombo di un motore
riempì il
silenzio. E nel momento stesso in cui ne uscì la figura
affranta del padre,
Giulia comprese che la battaglia del giorno non era ancora terminata.
Buonasera,
popolo di EFP!
Siete
sorpresi che abbia aggiornato
prima del solito? Be’, questo capitolo mi ha coinvolta in
maniera particolare e
mi sono ritrovata con ben quattro pagine battute dopo nemmeno un paio
d’ore!
Ecco
il primo dei numerosi
flashback che scriverò sulla vita precedente delle due
sorelle narrati dal
punto di vista di Giulia: penso che la sfera emotiva di questo
personaggio, probabilmente
detestato da molti ma al quale io sono tanto affezionata, debba essere
approfondita. Come le sue motivazioni, le sue idee, l’affetto
che nutre da
sempre nei confronti della “piccola” Talia...
Al
prossimo aggiornamento (entro il prossimo lunedì con il 50%
delle possibilità),
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