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Autore: the_scream_of_silence    11/09/2016    0 recensioni
Sono innumerevoli i cambiamenti che Talia deve affrontare negli ultimi tempi: la fuga d'amore della sorella Giulia, il fidanzamento del padre con un'altra donna dopo la scomparsa della mamma anni prima, il trasloco per vivere insieme a lei e suo figlio Alessandro e - quindi - l'abbandono della vecchia casa in cui Talia ha trascorso momenti fondamentali della propria infanzia. E poi, come se non bastasse, ritorna a casa Giulia in compagnia del fidanzato Jacopo, ospiti del suo fratellastro.
Talia non vuole più avere nulla a che fare con lei, la persona più importante della sua vita che l'ha abbandonata all'improvviso, tantomeno con il ragazzo, ideatore della fuga, che disprezza al punto tale da ritenerlo l'unico responsabile di ogni suo problema. Ma tutto cambia quando una sera, per puro caso, i due si incontrano in giardino, sul vecchio dondolo, sfidando le stelle...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Agosto 2003

Giulia se ne stava lì, sul dondolo in giardino, con le gambe penzoloni che non riuscivano a raggiungere il prato sottostante e le lacrime che scendevano copiose sulle sue guance senza che lei se ne accorgesse. Piangeva e basta. Piangeva in silenzio perché non conosceva parola in grado di esprimere quello che provava. Piangeva con la consapevolezza che da quel giorno in poi la sua vita non sarebbe più stata la stessa, e non aveva idea di come affrontare il domani che si era sgretolato davanti ai suoi occhi così, all’improvviso.

Non si aspettava di trovare la nonna in casa al suo ritorno dagli allenamenti di nuoto. Sonnecchiava sul divano, infagottata in una coperta di lino siccome, a suo dire, era particolarmente sensibile al freddo anche in piena estate. Non era stata avvisata del suo arrivo, né ricordava di aver sentito dire che sarebbe venuta a trovarli.

Era decisamente strano.

Dopo aver poggiato il borsone sulla poltrona del soggiorno e controllato l’orologio in cucina per assicurarsi di non essere tornata a casa troppo tardi, si avvicinò a lei e decise di svegliarla con un colpetto di dita alla spalla. Lo strano verso animale che uscì dalla sua bocca fece indietreggiare la bambina, poi, come se fosse stata appena interrotta durante uno dei suoi sonni più profondi, la nonna aprì gli occhi confusa e si tirò a sedere. –Giulia- biascicò, non ancora perfettamente lucida. –Dove sei stata? Non ti ho vista-.

-In piscina, nonna. E tu cosa ci fai qui?- Si guardò intorno, notando che la casa era più silenziosa del solito. –E dove sono la mamma e il papà? E Talia?-

A quelle parole, sembrò quasi colpita da una fitta che la costrinse a poggiare una mano sul petto e a camuffare una smorfia di dolore sul viso. E poi le lacrime che uscivano prepotenti dai suoi occhi serrati, insieme ai singhiozzi che le scuotevano il corpo.

-Nonna, cos’hai?- chiese allarmata lei, con il timore che stesse avendo un attacco cardiaco. –Devo chiamare qualcuno? Ma dove sono finiti tutti?-

-No, tesoro. Io sto bene- cercò di rassicurarla con la voce rotta dal pianto, scostandole una ciocca di capelli dal viso e abbracciandola in maniera impetuosa, così forte che pareva non volesse più lasciarla andare. Le sue mani tremavano mentre le accarezzava ripetutamente la testa. –Io sto bene-.

Giulia non riusciva a capire, c’era qualcosa che continuava a sfuggirle e iniziava ad avere un brutto presentimento. –Cos’è successo?-

La nonna non rispose. Si limitò a stringerla a sé con più vigore e a sussurrarle all’orecchio che sarebbe andato tutto bene.

-Cos’è successo, nonna?- Anzi no, non voleva saperlo. Per l’agitazione crescente, il suo cuore assomigliava ad un martello che batteva incessantemente contro la gabbia toracica per uscirne fuori. L’attesa, il respiro profondo che la nonna prese prima di cominciare a parlare, il ticchettio della lancetta dei minuti in cucina erano laceranti più di ogni altra cosa al mondo: -Ti piacciono le stelle?-

Quella domanda la disorientò. –Cosa?-

-Ti piacciono, sì o no?-

-Sì ma...- Perché?

-Ora, quando le guarderai, ne troverai una tutta per te e per Talia. Una bellissima, meravigliosa, luminosa stella che vi proteggerà sempre anche se tanto lontana da voi. Ed io- Deglutì. –Farò tutto il possibile per aiutarla anche da qui-.

-Nonna...- sussurrò lei implorante, quasi scongiurandola di non rivelarle la verità.

Ma arrivò comunque. E con essa altre lacrime, altri singhiozzi, le grida e le invocazioni di una bambina di nove anni che non accettava di aver perduto per sempre la persona più importante della sua vita. Che non era pronta a quel dolore. Che non poteva esserlo.

E così adesso scrutava il cielo, colorato dalle mille sfumature e luci del tramonto ormai prossimo, alla ricerca di quella stella tra le tante che iniziavano a comparire sullo sfondo bluastro del cielo come minuscoli puntini luminosi. Non ci credeva, eppure ci sperava. Contro le leggi razionali che conosceva sin dalla più tenera età e contro la sua stessa razionalità, sperava di vederla all’improvviso e di riconoscere nel suo bagliore una qualche minima traccia di ciò che sua madre era stata, perché in questo modo avrebbe avuto un appiglio, la certezza che fosse davvero esistita. E forse il dolore non sarebbe stato così difficile da sopportare.

Ma poi si convinse che le stelle erano tutte malvagie, senza eccezioni, e che la sua mamma non avrebbe mai avuto nulla a che fare con loro.

-Giulia-. Una vocina intimorita la richiamò all’improvviso, proveniente da una figura minuta che se ne stava avvolta dalle ombre sul patio. Stringeva a sé l’orsacchiotto di peluche che il papà le aveva regalato per il suo compleanno e continuava a tremare come una foglia.

-Talia- disse sorpresa, asciugandosi le guance con le mani. Pensava che stesse dormendo, e la nonna le aveva raccomandato più volte di non svegliarla perché le avrebbe soltanto reso ogni cosa più difficile da sopportare. –Cosa ci fai qui?-

-Non riuscivo a dormire-.

Provò un improvviso moto di tenerezza nei confronti della sorellina. –Vuoi sederti qui, accanto a me?-

Dopo un cenno di assenso con la testa, Talia scese in fretta le scale, incerta sui suoi passi come qualsiasi altra bambina della sua età, e si accoccolò sul cuscino logoro del dondolo con il pupazzo ben saldo tra le piccole gambe. Rivolse uno sguardo al cielo. –È vero che la mamma se n’è andata?-

-Sì-.

-E tu sai quando tornerà?-

La disperazione che c’era in lei, desiderosa di contagiare altre persone, la supplicava di rispondere che mai e poi mai sarebbe tornata perché era morta. Persa. Irraggiungibile, e nessuno poteva farci niente. Ma nel momento stesso in cui incontrò i suoi occhi grigi, tanto simili a quelli della mamma, che la guardavano in attesa di una rassicurazione, della conferma che almeno lei potesse continuare a sperare, il dolore fu sostituito da qualcos’altro. Un istinto quasi irrefrenabile, primordiale, che la spinse ad abbracciare la sorellina e a coccolarla proprio come una madre con una figlia.

E poi capì. Oh, sì, finalmente capì.

Tutt’ad un tratto i contorni di quel domani così lontano si fecero più chiari, più distinti, più veri, perché aveva appena trovato lo scopo principale della sua vita: proteggere Talia ad ogni costo. Evitare che soffrisse di nuovo in futuro. Comportarsi come la madre che avevano sì perso entrambe, ma di cui aveva bisogno soprattutto lei.

E così, con un sorriso materno che tentava di celare la sofferenza, le disse: -C’è una stella in più nel cielo. Riesci a vederla?-

-No-.

-Sforzati, dài- la incitò. –Non la vedi? È proprio lì...-

E per poco non ricominciò a piangere. In una delle pieghe del cielo che iniziava pian piano ad incupirsi era comparsa una piccola, ma splendente stella davanti ai suoi occhi. Così, all’improvviso. Prima non c’era, e invece adesso... eccola lì.

Non poteva avere la certezza che fosse proprio quella, la stella di cui le aveva parlato sua nonna, né che vi fosse mai stato del vero nelle sue parole, ma di una cosa era sicura: la luce che emetteva, candida come un fiordaliso, pura come la più limpida delle sorgenti, le era tanto familiare, anche se così lontana. L’avvolgeva in un caloroso abbraccio che aveva qualcosa di dolce e, soprattutto, materno. E questo le bastava per credere che esistesse ancora una possibilità.

Fissò Talia. Il suo sguardo vagava ancora nell’immensità verso cui l’aveva rivolto, le labbra dischiuse che lasciavano intravedere i due dentoni da scoiattolo e le mani che torturavano frenetiche una delle zampe dell’orsacchiotto di peluche.

Adesso sapeva esattamente cosa fare.

La strinse ancora più forte a sé e fissò il puntino luminoso senza battere le ciglia, decisa a non perderlo di vista, mentre giurava solennemente a bassa voce: -Avrò cura di lei, mamma. Puoi starne certa-. E per un attimo ebbe l’impressione che la stella avesse avuto un guizzo improvviso.

I fari di una macchina illuminarono il dondolo. Il rombo di un motore riempì il silenzio. E nel momento stesso in cui ne uscì la figura affranta del padre, Giulia comprese che la battaglia del giorno non era ancora terminata.

 

Buonasera, popolo di EFP!

Siete sorpresi che abbia aggiornato prima del solito? Be’, questo capitolo mi ha coinvolta in maniera particolare e mi sono ritrovata con ben quattro pagine battute dopo nemmeno un paio d’ore!

Ecco il primo dei numerosi flashback che scriverò sulla vita precedente delle due sorelle narrati dal punto di vista di Giulia: penso che la sfera emotiva di questo personaggio, probabilmente detestato da molti ma al quale io sono tanto affezionata, debba essere approfondita. Come le sue motivazioni, le sue idee, l’affetto che nutre da sempre nei confronti della “piccola” Talia...

Al prossimo aggiornamento (entro il prossimo lunedì con il 50% delle possibilità),

roses_are_frozen

  
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