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Autore: Mirokia    03/05/2009    3 recensioni
Passato remoto, passato prossimo e presente.
I 3 capitoli della vita di Mello, una vita dove non esiste Kira, Elle non muore e Near non prende il suo posto. [Pairing MelloxNear]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Matt, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9,14,21

9 , 14 , 21

 

Ho 21 anni.

Non pensavo che avrei mai iniziato a fumare.

Ero sempre stato contrario, era una cosa che odiavo.

Eppure è diventato l’unica cosa, oltre alla cioccolata, che aiuta a rilassarmi.

Perché, con questo mio stile di vita, non si può fare altro che essere nervosi.

Ed i rimedi sono sigarette e dolci…e anche Near, a dirla tutta, aiuta a sfogarmi.

Sembra avere un sesto senso per queste cose. Percepisce a distanza il mio nervoso e la mia voglia di spaccare tutto che sale alle stelle e si presenta nell’appartamento che condividiamo io e Matt, come afflitto dalle sue responsabilità.

Poi lo prendo per mano, parliamo poco e diamo molto peso al linguaggio del corpo.

Ora ricordare l’orfanotrofio, le grandi sale, le vetrate colorate della chiesa, i vecchi compagno e la mia piccola camera da letto è così difficile. I ricordi più vividi sono pochi e quei tempi sembrano lontanissimi, come appartenenti ad un’altra vita.

Mi rigiro la sigaretta tra le dita e mi sistemo meglio il cuscino dietro la schiena. Poi guardo alla mia sinistra: Near dorme tranquillo, con le lenzuola alzate fino alle spalle e i suoi soliti brividi di freddo sul collo. Mi piego e glielo bacio dolcemente, facendo attenzione a non svegliarlo: è così bello quando dorme.

Schiaccio il mozzicone sul comodino e scuoto la testa, come per volermi scrollare un peso di dosso.

Penso a come sono mutati i miei sentimenti per il bimbo cadaverico di tanto tempo fa.

Dall’amicizia all’astio.

Dall’astio all’odio.

Dall’odio all’infatuazione.

Dall’infatuazione all’amore.

Amore? Io? E’ un pensiero crudele per me, ma non vedo altre alternative.

Io, innamorato del mio eterno rivale Potrei farci un film…Ehi, niente male come idea.

Lo squillo del cellulare mi distoglie improvvisamente dai miei pensieri.

 

-Pronto?-

 

-Pronto, Mello!- dice la voce all’altro capo.

 

-Ehi, Matt. Cosa c’è?-

 

-Come va? Tutto bene?......Aspetta, non vedi che ci sto parlando?- Solo adesso faccio caso alle voci poco rassicuranti di sottofondo che gli intimano di saltare i convenevoli.

 

-Che succede ancora, Matt? Si tratta delle questioni che mi avevi detto di avere in sospeso?- gli chiedo.

 

-Beh, in effetti ci hai azzeccato…Credo che qui qualcuno sia incazzato.- mi dice con tranquillità assoluta.

 

-Dove sei?- chiedo iniziando a preoccuparmi.

 

-Sotto casa.-

 

-Sto arrivando, aspettami!-

 

-Sì sì, e chi si muove.- detto questo, chiude la comunicazione.

“Si sarà cacciato in uno dei suoi soliti guai” penso mentre mi rivesto velocemente e stringo il crocifisso che non oso togliermi mai. Bacio frettolosamente sulle labbra Near, che sembra destarsi, ed esco di casa.

Il nostro non è un bel quartiere, non lo è per niente. E’ isolato dagli altri e ci abitano delinquenti, truffatori, drogati o persone di questo genere. E parecchie famiglie o clan sono spesso in lotta fra loro. Ancora non mi capacito di come sia entrato in questi giri mafiosi senza capo né coda e di come, nonostante le continue sparatorie, la polizia non si sia mai accorta di niente.

Finge di non sapere, è chiaro.

Come mi aspettavo, accanto a Matt, che sta appoggiato tranquillamente alla sua moto, vi sono tre omacci che si possono definire loschi, tutti girati verso di me. Nascondo il crocifisso sotto la giacca e cerco di darmi un tono.

 

-Ehi, ehi, che succede qui?-

 

-Questo cafone è amico tuo?- dice uno dei tre uomini indicando Matt.

 

-Diciamo.-

 

-Sai cosa ha fatto il tuo amico cafone?- ogni volta che dice “cafone” sputa saliva dappertutto e io sono costretto a pulirmi.

 

-No. Sentiamo.- La sua era una domanda retorica, ma evidentemente si aspettava lo stesso una risposta.

 

-L’ho beccato a casa con MIA figlia!- dice con più rabbia, ruggendo alla fine della frase.

 

-A fare?- chiedo con fare indifferente.

 

-A fare sesso, idiota! Sesso! Mia figlia ha 15 anni!-

 

-Senti, non esageriamo, a me ha detto di averne diciassette…- interviene Matt facendo un passo avanti, ma io lo blocco con una mano e mi metto davanti a lui, come per proteggerlo.

 

-Sali in moto e vai via. Non ti conviene trattare con questa gente Me ne occuperò io, ma tu allontanati.- gli bisbiglio con discrezione.

 

-Ma così non è peggio?-

 

-No, fa come ti dico. Questo è un cane che abbaia ma non morde. Idem i suoi compagni. Non ci farà niente vedrai.- cerco di rassicurarlo.

 

-Bah…Sta di fatto che le tue supposizioni hanno sempre fatto un buco nell’acqua…ma mi fido di te. Dici che posso andare?-

 

-Và, và.- detto questo, vedo che si gira di scatto e sale sulla moto, cercando di farla partire il prima possibile. Non mi sarei mai aspettato una scena del genere. Non appena vede che il profanatore di sua figlia sta per tagliare la corda, il gangster pelato tira fuori una pistola, che aveva nascosto chissà dove.

 

-Aspetta, capo…!- gli altri due cercano di fermarlo, ma sembra inutile.

 

-Capo un corno! Quello non lo lascio scappare, questo è certo!- urla, poi…spara. Spara alle ruote. Spara alla sella, spara al motore…spara a lui. Entro in confusione, mi volto verso Matt…Lui non c’è più. Dov’è?! Abbasso lo sguardo, è per terra. Cento metri più avanti, la moto distrutta. Il borbottare degli uomini rimbomba nella mia testa, vedo appannato, la testa mi gira, tanto che sono costretto a tenermela con le mani.

Anche io ho una pistola. Cosa diavolo ci fa nei miei pantaloni? Chi ce l’ha messa? Io?

Cosa sto facendo? L’afferro.

Non vedo più niente, solo il sangue di Matt che scorre sul cemento e il suo viso martoriato dall’incidente con la moto. Non posso sopportarlo.

No, è impossibile. Cosa gli hanno fatto?!

Vado alla cieca, alzo l’arma, sparo anch’io.

Un uomo cade a terra.

Chiudo forte gli occhi, poi li riapro. Il ganster pelato di prima giace al suolo, raggiunto dal mio colpo di pistola. Poi un suono insistente, quello di una sirena, rimbomba nell’aria pesante.

 

-Cazzo, la polizia! Via, via, che quelli ci sbattono in gattabuia e non abbiamo fatto niente! Da questa parte!- urla un altro dei due rimasti, trascinando il compagno con sé in un vicolo buio.

Finalmente mi rendo conto di cosa è successo.

Ho ucciso.

Non era mai successo prima e adesso…ho ucciso.

Le mani mi tremano, lasciano cadere la pistola. Anche le gambe tremano e non riesco a controllarle. In preda all’angoscia urlo, più forte che posso, grido finchè ho fiato e con una mano mi strappo il crocifisso dal collo. Che senso avrebbe indossarlo ancora? No, non mi serve più. Me ne libero gettandolo nella polvere. Sconsolato più che mai, sento voci che si avvicinano.

Il mio ego si divide in due parti: una parte di me vuole essere catturato dalla polizia, per scontare in carcere il mio peccato, l’omicidio appena compiuto; l’altra parte mi suggerisce la fuga, consiglia di nascondermi, perché non voglio finire i miei giorni rinchiuso in una cella buia…Senza contare che ho ancora qualcosa, o meglio qualcuno, per cui vivere.

Scelgo in fretta la seconda alternativa.

Torno verso il portone di casa e mi nascondo dietro un muro, perché sarei visto se entrassi in casa.

I poliziotti accorrono sul posto. Per la prima volta. Il loro volto è segnato dallo sgomento per la vista dei due corpi accasciati al suolo. Uno di loro sente il polso del delinquente, gli altri due corrono verso Matt.

 

-Questo è morto…..- dice il primo poliziotto. –Il vostro…?-

 

-…Anche questo. Sono morti tutti e due. Peccato, era così giovane…-

A quelle parole mi sento morire. Non riesco a piangere. Non ho mai pianto e non lo farò nemmeno adesso, ma è come se mi sia stata tolta una parte della vita. E’ morto. Il mio compagno d’infanzia, di giochi, di scherzi…non c’è più.

La polizia si allontana per chiamare qualcuno che possa trasportare quei corpi lontano da questo posto. La prima ipotesi e’ stata quella dell’uccisione a vicenda. Erano solo loro due e, per qualche faccenda di quartiere, si sono uccisi nello stesso istante. Tipico pensiero superficiale.

Con le membra deboli e stanche entro nel portone di casa. La percorro sentendomi un criminale, guardando tutto con occhi nuovi, fissando ogni cosa come se dovesse sparire all’improvviso, come è successo con Matt.

Poi mi ricordo. Ma non mi sono mai scordato del tutto. Inconsciamente pensavo sempre a lui.

Apro la porta della camera da letto. Near è ancora sul letto, con le coperte arrotolate in grembo. Mi fissa, piange. Deve aver visto tutto dalla finestra. Cosa gli dirò adesso?

 

-Near…io…non avrei voluto che…so cosa pensi di me, ma…ecco…- balbetto e incespico nelle parole. Lui scuote la testa.

-Non vuoi avere più niente a che fare con me…non è così?- gli chiedo con più autocontrollo. Mi fissa e non risponde. Diamine, dì qualcosa!

-Se è così, allora dovrei…-

 

-E’ pericoloso…- sussurra.

 

-Che cosa è pericoloso?-

 

-Restare qui.-

 

-Lo so…Hai paura?- chiedo, provando tenerezza.

 

-Sì. Per te. Non ti voglio perdere. Abbiamo già perso Matt. Non dovrà succedere mai più.- singhiozza e si asciuga le lacrime. Non avrei voluto farlo soffrire così. Se non la smette, di qui a poco mi metterò a piangere anche io…

 

-Lo sai che io rischio di finire in prigione per quello che ho fatto, vero?- domanda retorica.

 

-Sì..ma non per via della pistola, dato che indossi sempre i guanti e non avresti potuto lasciare impronte digitali. Il problema è la croce che hai lasciato a terra, se si venisse a sapere che il proprietario sei tu, verrà fuori che c’eri anche tu in quella zuffa. E automaticamente verrai sospettato.- La sua passione per le indagini salta fuori anche in momenti del genere.

 

-Perciò quale sarebbe la soluzione migliore?-

 

-Fuggire.- mi dice, guardandomi serio.

Non resisto più. Lo raggiungo velocemente e mi butto fra le sue braccia, singhiozzando, ma incapace di versare una sola lacrima.

 

-Sì…Fuggiamo insieme, Nate!- lo supplico.

Fuggiremo domani mattina presto, appena prima che la polizia passi per gli interrogatori. Porteremo con noi solo lo stretto necessario e andremo via, più lontano che possiamo.

Il mio prossimo capitolo dovrebbe essere il futuro.

Un futuro ancora pallido, offuscato, torbido, pieno di insidie. Ma finchè lui è al mio fianco, sento di avere sempre una marcia in più. Andremo avanti e staremo insieme fino alla fine. Io e lui. Io e Near.

Il futuro può attendere.

 

§

 

Il capitolo finale ^^. Che ve ne pare? Forse è un po’ triste, ma mi piace descrivere situazioni tristi! Anche se l’ho fatto in modo un po’ confusionario, ma pazienza ^^.

Beh, se vi è piaciuto, aspetto qualche commentino in più almeno per il finale :D

CIAO! ALLA PROSSIMA!

 

Mirokia

   
 
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