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Autore: Momo92    12/09/2016    0 recensioni
[Uprising]
[Uprising] FF sul Uprising
Gli sfilai i pantaloni e li lanciai a terra, facendo lo stesso con il resto degli indumenti. La sua pelle era di un bianco accecante, come la neve, come Selene. Rimasi abbagliato dalla sua bellezza e lui se ne accorse, perché sorrise beffardo.
«Ti piaccio, eh? Avanti, Isaac, fammi un po’ vedere quello che vorresti farmi.»

Isaac desidera Cyril da quando lo ha conosciuto e, quando questo torna all'ambasciata ed entra nel suo salotto, riesce finalmente ad averlo.
Questa storia è ispirata a un romanzo steampunk scritto da una mia amica.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The taste of his lips

 

 

Isaac pov

 

La vita all’ambasciata, nell’attesa dell’assemblea, era di una noia assurda.

Non sapevo bene che cosa fare o dove andare, dovendo restare all’interno dei cancelli di quell’edificio fin troppo enorme per i miei gusti. Una volta finiti i miei esercizi mattutini rimanevano poche cose a cui dedicarmi, mentre il tempo per annoiarmi sembrava avanzare. Non credo di aver mai letto così tanti manuali di guerra e di storia in vita mia come in quelle due settimane.

Per l’appunto, anche quella sera, osservando la libreria del salotto che dividevo con D4n3, decisi di dedicarmi alla lettura. Il mio temporaneo coinquilino era andato a letto da almeno un’ora, sostenendo che dovesse dormire almeno otto ore a notte per avere una vita sana e duratura e mi suggerì di fare lo stesso. Non lo ascoltai, ovviamente, e me ne restai lì a godermi la solitudine. Sfortuna volle che avessi già letto i titoli a cui ero interessato e che sugli scaffali non restassero altro che un paio di romanzi che trattavano d’amore. Quelli me li aveva portati Leilah, consigliandomeli vivamente perché in uno di questi il protagonista mi assomigliava. Stupida ragazzina… Il solo pensiero di posare gli occhi su certe letture mi faceva venire i brividi, eppure non avevo intenzione di mettermi sotto le coperte così presto, senza essere nemmeno stanco.

Presi allora un di quei volumetti dalla copertina che sembrava un dipinto ad acquerello e aprii la prima pagina. Senza nemmeno accorgermi, con mio grande stupore, mi ritrovai a pagina trenta in un batter d’occhio. Lo stile della scrittrice era così vivace che non faceva risultare pesante l’insensatezza della trama. Eppure dovetti interrompermi quando la situazione fra i protagonisti si fece più accesa e in scena entrò un terzo personaggio: un giovanotto affascinante dai capelli color dell’avorio. Non mi fermai perché trovai le sue battute imbarazzanti e le risposte della protagonista femminile un po’ sciocche, bensì perché fui spaventato dall’immagine prodotta dalla mia fantasia. Mentre leggevo, infatti, tutto ciò che riuscii a immaginare fu Cyril in tutta la sua sfacciata eleganza.

Come una ragazzina, mi ritrovai a divorare pagine e pagine, aspettando che quel giovane tornasse e che baciasse la protagonista. Volevo sapere che sapore avessero le labbra di Cyril… E fu proprio mentre assaggiavo la descrizione dettagliata che l’autrice aveva fatto del corpo di lui, a torso nudo sotto i pallidi raggi del sole, e un’erezione si faceva sentire nei miei pantaloni, che qualcuno bussò alla finestra del balcone. Sobbalzai, colpevole, guardandomi attorno alla ricerca del disturbatore, intanto che le orecchie iniziavano a scottarmi per l’imbarazzo. Mi alzai e presi in mano uno dei ferri accanto al caminetto, avvicinandomi alle tende, dietro cui era apparsa un’esile sagoma scura.

Quando scostai i leggeri veli dei tendaggi, mi ritrovai davanti il volto di Peart, illuminato dalla luce della Terra. Sorrideva, con quel suo modo furbesco e impertinente, e i suoi occhi scintillavano come quelli di un predatore notturno.

«Mi fai entrare?» Mi disse, lanciando per un secondo uno sguardo alle sue spalle. «La mia camera è chiusa dall’interno.»

«Non avresti dovuto uscire…»

Gli risposi, ma aprii senza esitare, facendolo entrare in salotto. Lui guardò l’asta in ferro che tenevo in mano e ridacchiò, per poi dirigersi con nonchalance al tavolo dove erano stati lasciati dei biscotti e della frutta. Prese una fragolanoce e la addentò, appoggiando poi i fianchi al ripiano in marmo.

«Fai come se fossi a casa tua…»

«Non lo è?» Ribatté, impudente, senza staccarmi gli occhi di dosso. «Che ci fai sveglio nel cuore della notte?»

«Stavo leggendo per prendere sonno e tu mi hai interrotto.» Mormorai, chiudendo l’anta e rimettendo il ferro nel contenitore accanto al camino. «Tu, invece, dove sei stato? Non dovresti lasciare l’ambasciata… Se tuo padre-»

«Non se ne accorgerà nemmeno!» Sbottò, prima di andare a gettarsi sul divano, afferrando il romanzo che avevo abbandonato. «Che leggevi di bello? “Un amore per tre”?»

Scoppiò in una risata divertita, agitandosi come un’anguilla fra i cuscini in piume. Mi avvicinai a grandi passi per strappargli dalle mani quel libro, imbarazzato come non mai, sentendomi un idiota per aver sfogliato quelle pagine. Lui lo strinse a sé, rotolando a pancia ingiù per impedirmi di riprendermelo.

«Seriamente Is?!» Mi domandò, fra i risolini. «Stai cercando di conquistare mia sorella leggendo i suoi romanzetti da due soldi?»

«Niente affatto!! Ridammelo subito!»

Tentai di afferrare il romanzo, ma era schiacciato sotto la sua pancia, così iniziai a fargli il solletico ai fianchi per farlo spostare. Ciò servì solamente a farlo ridere ancora di più, fino alle lacrime. Avrei potuto alzarlo di forza anche solo con un braccio, se avessi voluto… Avrei potuto lanciarlo sul pavimento. Avrei anche potuto tirargli un pugno in testa e fargli perdere i sensi, se è per questo. Il punto è che non volevo affatto che quel gioco finisse. Che sapore avevano le labbra di Cyril? Erano morbide come quelle del personaggio della storia che stavo leggendo? Com’era la sua pelle, sotto quella larga maglia nera?

«L’hai voluto tu, stupido moccioso…» Sussurrai, arrotolandomi le maniche della camicia. «Ora che non sono responsabile della tua vita, non devo più preoccuparmi della tua incolumità.»

Continuando a fargli il solletico, mi misi a cavalcioni sopra di lui e lo osservai mentre si dimenava sui cuscini. Cercai di infilargli la mano sotto la pancia e finii per accarezzare la sua pelle calda e sudata, avvertendo i suoi addominali tesi, appena percettibili. L’eccitazione tornò a farsi sentire nei miei pantaloni e non riuscii a fermarmi, continuando ad approfittare di quel gioco per studiare il suo corpo, per immaginare di poterlo avere per me.

Fu davvero un colpo quando si voltò e, senza un minimo di esitazione, afferrò il colletto della mia camicia con entrambe le mani. Vidi i suoi occhi bruciare nel riflettere la luce della lampada, solo per un attimo, prima che il suo volto si avvicinasse e le sue labbra sfiorassero le mie. Sentivano di fragolanoce e champagne… Cyril non ha mai disdegnato lo champagne e quella sera doveva averne bevuto molto.

Agguantai le sue braccia e le strinsi per evitare che si allontanasse da me, lo catturai in una morsa disperata, bramosa, quasi delirante. Per settimane avevo sognato di averlo, di possederlo; avevo desiderato che cercasse attenzioni da parte mia e che io divenissi vittima dei suoi capricci. Volevo che avesse bisogno di me, del mio aiuto, che avesse la necessità di avermi al suo fianco, di avvertire il calore del mio corpo. E, in quel momento, forse disinibito per colpa dell’alcool, fremeva per avermi.

Le mie mani scivolarono giù, svelte, verso i suoi fianchi scheletrici che strinsi forte. Lui gemette, sobbalzò, si aggrappò alle mie spalle. Mi voleva, lo potevo capire benissimo dall’erezione ben visibile nei sui pantaloni. Non ci pensai due volte. Gli sfilai i pantaloni e li lanciai a terra, facendo lo stesso con il resto degli indumenti. La sua pelle era di un bianco accecante, come la neve, come Selene. Rimasi abbagliato dalla sua bellezza e lui se ne accorse, perché sorrise beffardo.

«Ti piaccio, eh?» Sogghignò, passandosi una mano sull’addome, verso l’inguine. «Avanti, Isaac, fammi un po’ vedere quello che vorresti farmi. L’ho notato, sai, come mi guardi!»

«Sta zitto, moccioso…»

Il mio sembrò solo un grugnito, mentre afferravo la mia erezione e iniziavo a strofinarla. Prima lentamente, poi più veloce. Lui restò immobile a fissarmi con i suoi occhi selvatici, senza mai smettere di sorridere in quel suo modo impertinente. Solo quando la punta iniziò a bagnarsi, lui si mosse e si mise a carponi davanti a me per accarezzarla con la sua lingua. Era calda. Mi fece fremere. Mi ritrovai a desiderare che lo prendesse in bocca e che ingoiasse ogni goccia. La mia fantasia stava già degenerando… Eppure lui sembrò capire ciò che mi frullava in testa e le sue labbra avvolsero il mio membro, accarezzandolo, spingendosi il più possibile verso l’inguine. Mi scappò un gemito, quasi un ruggito, e dovetti aggrapparmi ai suoi capelli e al divano per mantenere la calma. I ciuffi bianchi scivolavano fra le mie dita in sèlas e li strinsi forte, mantenendo il ritmo costante dell’oscillare della sua testa.

«Te la cavi proprio bene marmocchio…» Sospirai, chiudendo le palpebre. «Chi l’avrebbe mai detto.»

Lui non rispose, sogghignò appena sulla punta, prima di avvolgerlo completamente in bocca, fino alla gola. Per l’amor di Nightingale… Gemetti, abbassando il volto. Avevo sognato così a lungo quel momento che faticavo a trattenermi. Mossi i bacino, di scatto, violentemente. Glielo volevo ficcare il più a fondo possibile, fino a fargli male. Eppure questo mio impeto non fece nient’altro che farlo eccitare. Iniziò a masturbarsi mentre succhiava, come se anche lui mi desiderasse.

A quel punto non capii più nulla e non fui più responsabile delle mie azioni. Invocai il suo nome e spinsi avanti e indietro la sua testa. Pensavo solo al mio membro che si muoveva nella sua bocca, alla sua saliva che colava lungo il mio inguine, finché l’orgasmo non mi colse con violenza. Non mi preoccupai nemmeno di avvisarlo e la sua bocca si colmò del mio seme. Lo ingoiò con avidità e non si staccò finché non ebbe inghiottito l’ultima goccia.

Solo allora incrociai i suoi occhi languidi e notai il suo volto eccitato. Lo spinsi sul divano e bloccai entrambi i suoi polsi sopra la sua testa. Fremette non appena a masturbarlo.

«Isaac… Cosa stai…?»

«Voglio vederti godere.»

Lui sorrise appena, prima di gemere e buttare la testa all’indietro. Il suo membro si bagnò e mi portai  l’indice alla bocca per assaggiarne il sapore. Cyril era dolce, era buono. Iniziò ad ansimare e mi venne ancora duro. Vederlo cedere alle mie attenzioni mi fece impazzire.

Mi sputai sulla mano e lubrificai la mia erezione, prima di infilarla fra le sue natiche. Era stretto, ancora inviolato. Dovevo essere io il primo a possederlo… Dovevo essere il primo a entrargli dentro. Spinsi piano e lui strizzò le palpebre, inarcandosi appena. Lo sentivo stretto attorno al mio membro e con una spinta più impetuosa mi feci spazio. Dalle sue labbra sfuggì un urlo e gli tappai la bocca con un bacio, prima di staccarmi e osservare le lacrime che riempirono i suoi occhi.

«Non vorrai svegliare Dane?»

«Vaffanculo.» Mormorò, stringendo i denti. «Kopròs…»

«Nemmeno scopandoti riesco a farti perdere quell’impertinenza, moccioso?» Ridacchiai, muovendo in avanti il bacino per ficcarglielo più a fondo. «Cosa devo fare per avere un po’ di rispetto? Vuoi che spinga più forte?»

Non rispose, intento a mordersi le guance e a strizzare le palpebre. Eppure il suo volto era arrossato e dalla punta della sua erezione stava di nuovo colando del liquido. Era proprio come avevo spesso sognato: Cyril Peart voleva essere mio.

Presi a spingere sempre più energicamente, facendolo entrare tutto, nonostante credevo non fosse nemmeno possibile. Pian piano i suoi lamenti diventarono gemiti e l’espressione sul suo volto si rasserenò fino a che le sue labbra si piegarono in un sorriso. Il suo seme si riversò sulla mia camicia e il verso di piacere che gli scappò dalle labbra risuonò nella stanza, forte. Afferrai le sue cosce e ci infilai i polpastrelli, dando ancora qualche spinta veloce, godendomi la sensazione di sentirlo così stretto attorno al mio membro. Venni dentro di lui e mi staccai piano, prima di sedermi a terra, sul gelido pavimento in marmo.

Cyril restò sul divano con gli occhi chiusi, con il sorriso stampato sulle labbra. Illuminato dalla fioca luce della lampada era davvero bellissimo. Rimasi ad osservarlo per qualche minuto, prima di alzarmi e rimettermi i pantaloni. Lui schiuse le palpebre e si stiracchiò, calcolando ogni movimento per farmi impazzire. Solo in quel momento notò il libro che stavo leggendo e lo afferrò nuovamente.

«Queste letture ti fanno davvero bene, Isaac.» Ridacchiò, alzandosi in piedi. «Se l’effetto sarà sempre questo, potrei regalartene abbastanza per riempire la biblioteca dell’ambasciata.»

«Chiudi la bocca, moccioso.» Scossi la testa e sogghignai, guardandolo mentre si rivestiva. «La colpa è tua, non del libro.»

«Lo so…»

Si abbassò per lasciarmi un bacio sulle labbra e avvertii il suo profumo. La sola cosa che mi trattenne dal trascinarmelo addosso e violarlo nuovamente, fu la porta della stanza di D4n3 che si aprì.

«Che succede? State bene?» Domandò il computer organico, stretto nella divisa anche a quell’ora di notte. «Cyril, ti ho sentito urlare. E –oh!- le tue guance sono arrossate!»

«Stavamo leggendo un libro proibito!» Il selenico sventolò il romanzo e, non appena lo vide, Dane s’immobilizzò e arrossì. «Siamo davvero sconvolti!»

«Oh! …capisco. Io –hic- lo so che è proibito.» La sua palpebra iniziò a sbattere. «Ci sono delle… delle ragazze strane, in quel libro. La protagonista… Hic. Lei è proprio strana.»

Lo guardai stranito, prima che il moccioso lasciasse cadere il libro sul divano e si avviasse verso la porta. Allora mi voltai verso di lui e notai il sorriso impertinente che stava mostrando solo per me.

«…leggerlo è pericoloso.» Disse, sfiorando la maniglia. «Mi raccomando, Dane! Stai attento… Questo romanzo fa fare cose veramente strane alle persone.»

«Hai ragione! Non… Non lo leggerò più.»

Cyril sparì in corridoio e restai fermo sul pavimento, ancora incapace di comprendere quel che era accaduto. A quel punto Dane mi si avvicinò e mi fissò preoccupato.

«Sei sudato e il tuo cuore batte veloce. Sei sicuro di non aver bisogno di un medico? Chiamo la servitù?»

«Sto benissimo.» Mi alzai di scatto e lo allontanai. «Torna a dormire, o domattina il tuo sistema ne risentirà.»

«Okay… Però, prima…» Alzò l’indice verso la mia camicia e indicò un bottone. «Hai i bottoni allacciati storti e c’è pure una macchia. Dovresti avere più cura dei tuoi vestiti, Isaac. Proprio come Cyril.»

«Vai a dormire, D4n3!»

Ringhiai arrossendo, facendolo scappare nella sua stanza. Guardai ancora il libro, prima di rimetterlo a posto e avviarmi verso la stanza. Non avevo più bisogno di arrovellarmi con simili stupidaggini per passare il tempo, ormai.

 

 

 

 

 

 

 

Questa è la prima ff che pubblico!! Ciao a tutti!

Uprising è un romanzo scritto da una mia amica e pubblicato da poco con una casa editrice! 

Non ho potuto far altro che shippare due dei protagonisti! D’altronde, devo ammetterlo, la ship è servita su un piatto d’argento! :P

 

Spero che la storia vi sia piaciuta e che possa incuriosirvi!

La mia amica è davvero brava…

 

Se dovesse piacervi non esitate a farmelo sapere! I commenti sono sempre graditi… Ma soprattutto se siete interessati alla storia originale, non abbiate problemi e chiedete, così vi dirò dove leggerla!!

 

 

 

   
 
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