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Autore: EmmaStarr    12/09/2016    2 recensioni
Oikawa ci mise un po' a rispondere. «Sì» disse alla fine. «Ma, Iwa-chan...» il labbro gli tremava leggermente, ma riuscì comunque a formulare a bassa voce: «Sarei voluto essere Grifondoro anche io.»
* * *
Kenma si strinse nelle spalle. «Tanto, da settembre non sarai più in circolazione» si limitò a constatare, gli occhi puntati sul suo game-boy. Doveva aver fatto qualche magia inconsapevole anche su quello, ragionò Kuroo, perché non si scaricava
mai.
* * *
Tsukishima sollevò un sopracciglio, disgustato: quella scena gli stava facendo venire il voltastomaco. «Patetico» commentò. [...]
Il Tassorosso sollevò gli occhi gonfi di lacrime verso di lui, l'espressione sorpresa.

* * *
Hogwarts!AU
* * *
IwaOi, KuroKenma, TsukkiYama, KageHina, BokuAka
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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* * *

 

«Ottimo lavoro, Oikawa, Iwaizumi. Dieci punti a Serpeverde e dieci punti a Grifondoro» si complimentò il professore dopo aver dato un'occhiata alla pozione che ribolliva nel calderone.

Oikawa gongolò. «Tutto merito mio! Iwa-chan dovrebbe essere grato di essere il mio compagno: riesco sempre a fargli guadagnare punti senza fare fatica!»

Per tutta risposta Iwaizumi gli sferrò un pugno nelle costole. «Chi è che stava confondendo le radici di margherita con quelle di mandragola?» domandò.

Oikawa mise il broncio. «Sono radici, Iwa-chan! Radici! Com'è possibile distinguerle?»

Iwaizumi lo gelò con un'occhiataccia. «Magari leggendo le etichette» sibilò.

Oikawa sorrise spensierato mentre iniziavano a sistemare le cose per poi andare a pranzo. «Massì, cosa importa? Quello che conta è che abbia capito il concetto, Iwa-chan, il concetto» ribadì. «Per i M.A.G.O. basta questo!»

Iwaizumi voleva ribattere che non era sicuro che fosse proprio così, ma desistette in fretta: dopotutto, Oikawa era davvero bravo. Non solo in Pozioni, ma in tutte le materie. Lo avevano chiamato genio, e non per niente.

«Cosa ci sarà per pranzo?» si chiese Oikawa mentre camminavano fianco a fianco lungo i corridoi che portavano alla Sala Grande.

Iwaizumi si grattò la testa. «Credo l'arrosto.»

Oikawa annuì e rimasero in silenzio per un po', finché Iwaizumi non sospirò. «E va bene, dimmi: che succede?»

Oikawa alzò la testa di scatto. «Di cosa parli?»

«Andiamo, non credere che non me ne sia accorto» ribatté Iwaizumi scuotendo la testa. «È tutto il giorno che ti comporti in modo strano. Prima ti alzi tardi, poi fai confusione a Pozioni, e hai quell'espressione addosso. Dimmi che succede» ordinò, le braccia incrociate.

Oikawa parve sorpreso per un istante, poi chiuse gli occhi e sorrise. «Non ti posso proprio nascondere niente, eh?» lo prese in giro. «Ho messo il mio nome nel Calice di Fuoco» confessò allora, calmo.

Iwaizumi sgranò gli occhi, a corto di parole. «Tu hai... cosa?» balbettò alla fine.

«Lo sapevo che ti saresti arrabbiato!» piagnucolò Oikawa incrociando le braccia.

Iwaizumi scosse la testa, incredulo. «Non sono arrabbiato, sono... sei sicuro?» domandò, preoccupato.

C'era qualcosa, in Oikawa, che lo aveva sempre fatto preoccupare. Lui era sempre allegro, sempre spensierato, e dall'esterno poteva sembrare una persona senza pensieri, ma Iwaizumi sapeva che non era così: Oikawa nascondeva una grande fragilità, un bisogno di sentirsi il migliore, in ogni circostanza. E quando questo non succedeva... beh, per quello c'era Iwaizumi. Ma a volte neanche lui era abbastanza. E se Oikawa non fosse stato scelto? Peggio ancora, se fosse stato scelto e poi avesse perso?

«Sì, sono sicuro» rispose però Oikawa, lo sguardo duro come il diamante. Osservando quegli occhi, Iwaizumi si rilassò un pochino.

«Beh, comunque la prossima volta avvisami, prima di fare tutto di testa tua!» ordinò tirandogli un pugno in testa, tanto per mettere bene in chiaro le cose.

Oikawa rise, massaggiandosi la testa. «Sì, sì. Tanto tu non hai ancora diciassette anni, non avresti potuto partecipare neanche se avessi voluto!» lo prese in giro.

Iwaizumi scosse la testa. «A me non interessano queste cose» rispose, ed era la verità.

Oikawa lasciò vagare lo sguardo fuori dalla finestra. «E poi, potrebbe essere la mia occasione di dimostrare di essere più bravo di Tobio-chan!» aggiunse con noncuranza.

Iwaizumi trattenne bruscamente il fiato. «Dimmi che non l'hai fatto per questo» ringhiò.

«Cosa? Eh? Ma no! Iwa-chan, per chi mi hai preso?» rispose subito Oikawa, gonfiando le guance. «Però, beh, non posso negare che non abbia aiutato» aggiunse dopo un po'. «Voglio dire, hai visto quello che riesce a fare? Mi ha persino battuto a Quidditch! Alla sua età io...» attaccò con foga, ma Iwaizumi non gli permise di continuare.

«Non ricominciare» lo zittì. «Te l'ho già detto milioni di volte: se il vostro talento è diverso, non significa che lui sia migliore di te. E tra parentesi, se Grifondoro ha battuto Serpeverde a Quidditch il merito è soprattutto mio» ghignò, guadagnandosi un'occhiata oltraggiata. «Tu sei forte. E inoltre» aggiunse sollevando la voce, avendo visto che l'altro apriva la bocca per ribattere, «non devi dimostrare niente a nessuno. Studi con più impegno di chiunque altro, in questa scuola. Passi più tempo in biblioteca che sul campo da Quidditch!» lo accusò. Ed era vero: Iwaizumi ricorda ancora quella volta che si era ritrovato davanti alla Sala Comune dei Serpeverde alle tre del mattino a sbraitare finché Oikawa non era uscito, gli occhi appannati dal sonno e un libro sotto braccio, e Iwaizumi l'aveva letteralmente costretto a forza ad andare a letto. E ancora credeva di non essere all'altezza di un ragazzino che, va bene, avrà avuto un talento speciale, ma non sapeva nulla degli sforzi e dell'impegno di Oikawa? «Sei troppo duro con te stesso. Vuoi partecipare al Torneo Tremaghi? Liberissimo. Ma non venirmi a dire che lo fai per qualcun altro. Fallo per te stesso» concluse, serio.

Oikawa lo fissò stupito per un istante, poi sorrise. «Iwa-chan è sempre così buono con me» canticchiò, saltandogli addosso da dietro. Iwaizumi lo spinse via con rabbia, ma questo non impedì ad Oikawa di essere allegro per tutto il resto della giornata.

 

* * *

 

«A questo punto, per favore, mettetevi a coppie: un telescopio ogni due persone.»

Akaashi sospirò: i corsi di Hogwarts gli piacevano, per carità, anche se sentiva un po' la nostalgia di Beauxbatons. Era solo che, beh, era difficile relazionarsi con così tanta gente nuova, tutto d'un tratto. Aveva conosciuto molte persone, alcune delle quali abbastanza simpatiche, ma anche adesso che erano passati già diversi mesi e si avvicinava Natale, Akaashi non poteva dire di aver legato particolarmente con nessuno.

Fu per questo che, quando il professore diede l'annuncio, Akaashi si sentì un po' a disagio nel lasciar scorrere lo sguardo per la Torre di Astronomia alla ricerca di qualcuno con cui fare coppia. Alla fine lo sguardo gli cadde su un ragazzo dall'aria smarrita poco lontano da lui: aveva dei capelli assurdi, tutti sparati in aria e molto probabilmente tinti. «Hai già un compagno?» gli chiese, avvicinandosi.

Quello sobbalzò. «Ah! No, scusami, uhm, non ero attento mentre il professore parlava e non capivo perché tutti si fossero alzati» ridacchiò, grattandosi la testa. «Però, uhm, va benissimo. Cioè, se vuoi fare coppia con me- non nel senso di fare coppia coppia, ma per il telescopio, anche se io sono un po' una frana in questo genere di cose, e-» iniziò a blaterare il ragazzo, partito per la tangente.

Akaashi sorrise, sentendosi un po' più tranquillo. «Non preoccuparti, ho capito» lo rassicurò. «In verità non sapevo a chi chiedere, visto che non conosco molta gente.»

Il ragazzo sgranò gli occhi. «Io credevo che uno come te avesse già fiumi di amici! Voglio dire, sei così...» esitò, come alla ricerca della parola giusta. «Oh, non importa. Io sono Bokuto Koutarou, molto piacere!» sorrise.

Akaashi non poté evitare di sorridere a sua volta: era contagiosa, l'energia che quel ragazzo sprigionava. «Akaashi Keiji. Piacere di conoscerti, Bokuto-san» rispose.

«Sì, lo so come ti chiami» disse subito Bokuto. «Ci siamo visti ogni tanto nei corridoi, e a lezione, se non sbaglio. Allora, cosa dobbiamo fare?» domandò Bokuto, prendendo posto.

«Una mappa sul movimento di Urano» spiegò Akaashi, srotolando una pergamena. «A Dicembre si vede molto bene, lo sapevi?»

Bokuto si imbronciò. «Non ci capisco molto, di Astrologia» sbuffò. «È tutto così complicato! I moti, i nomi, i numeri...» gemette.

Akaashi abbozzò un sorriso. «È complicato, è vero, ma... è anche bello, non trovi?» domandò. «Voglio dire, le stelle. Sono belle, giusto?»

Bokuto incrociò le braccia come un bambino piccolo, ma sollevò lo sguardo verso Akaashi. «Tu dici?»

Quello annuì. «Dipende tutto dall'approccio che usi. E questo vale per ogni materia» cercò di spiegare. «Devi cercare di fare in modo che la cosa ti piaccia, così ti verrà voglia di studiarla.»

Bokuto sembrava scettico. «Cosa c'è di interessante in Urano?» si lamentò.

Akaashi ci pensò su. «Per esempio, lo sai che un giorno, su Urano, dura ottantaquattro anni?» sorrise.

Bokuto sgranò gli occhi. «Davvero?»

Akaashi annuì. «E a causa della sua inclinazione, i poli Nord e Sud sono i punti più caldi del pianeta, mentre all'Equatore ci sono i punti più freddi» proseguì.

Gli occhi di Bokuto brillavano. «Sul serio? Akaashi, ma è davvero interessante! Perché nessuno me le spiega mai così, le cose?» si imbronciò.

Akaashi stava cominciando a comprendere un po' il soggetto. Aveva intravisto Bokuto altre volte, in giro per Hogwarts o a cena, e l'aveva sempre trovato circondato di persone. Ma non c'era nessuno con cui fosse davvero in confidenza, fatta eccezione per un paio di ragazzi di altre Case, un Serpeverde e un Corvonero che sembravano incollati insieme. Probabilmente Bokuto era un tipo che si eccitava facilmente, così come si abbatteva facilmente se qualcosa lo disturbava. Di norma un comportamento del genere lo avrebbe tenuto alla larga: Akaashi preferiva starsene per conto suo, o in alternativa circondarsi di persone silenziose. Eppure c'era qualcosa, in Bokuto, che gli faceva venire voglia di conoscerlo meglio, di passare del tempo insieme.

«Adesso facciamo questa mappa, Bokuto-san» propose Akaashi. «Dopodiché, se vorrai, potremmo trovarci a studiare insieme, qualche volta» azzardò.

Bokuto sgranò gli occhi, incredulo. «D-dici davvero?» balbettò. «Ma certo che mi va! Sai, ti ho visto spesso in giro, e- Akaashi, non vedo l'ora di studiare con te!» esclamò, un sorriso che quasi usciva dal volto quanto era ampio.

Akaashi abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente.

La lezione proseguì senza problemi, Bokuto che parlava del più e del meno e Akaashi che ascoltava. Il chiacchiericcio di Bokuto era qualcosa di rassicurante, specialmente per uno come lui che non si trovava troppo a suo agio a fare lunghi discorsi. Il giorno seguente si trovarono per studiare come stabilito, e Bokuto si sorprese di quante cose Akaashi sapesse. «Ma sei una specie di genio?» domandò, sconfortato, dopo che Akaashi gli ebbe risolto un esercizio di Artimanzia particolarmente complicato.

«No, Bokuto-san, è che queste cose a Beauxbatons si fanno al quinto anno» spiegò Akaashi. «Avendole fatte l'anno scorso, ce le ho ancora in mente, ecco tutto.»

Bokuto rizzò la testa. «Aspetta, quanti anni hai?»

«Sedici» rispose Akaashi. «A Beauxbatons ci hanno permesso di tentare per il Torneo Tremaghi a partire dai sedici anni. Io però sono stato l'unico minorenne ad aver superato la prova di ammissione insieme a Kiyoko-san e gli altri, così mi fanno partecipare alle loro stesse lezioni» spiegò, scrollando le spalle.

Quando alzò lo sguardo su Bokuto, lo trovò che sorrideva. «Sono contento che tu sia venuto ad Hogwarts, Akaashi!»

Tentando in tutti i modi di non arrossire troppo, Akaashi replicò: «Anche io sono contento di essere venuto.» E per la prima volta da quando era arrivato, lo intendeva davvero.

 

* * *

 

Hinata saltellava impaziente. «Kageyama! Muoviti, muoviti, muoviti! Dobbiamo allenarci!» strillò, la scopa tra le mani.

Finalmente la testa del ragazzo spuntò dalla porta del dormitorio. «Eccomi! Ma ti sembra il caso di urlare tanto?» sbraitò, urlando ancora più forte.

I due si guardarono fisso per qualche istante, poi Hinata scattò. «Chi arriva primo!» gridò, già a metà della Sala Comune. «Ehi, non vale!» ruggì Kageyama, accelerando bruscamente.

Raggiunsero il campo di Quidditch entrambi grondanti di sudore.

«Siete in ritardo» li ammonì Sawamura Daichi, inarcando un sopracciglio.

«Scusa, Capitano» ridacchiò Hinata mentre cercava di recuperare il fiato. «È questo idiota che ha fatto tardi!»

«Perché tu hai occupato il bagno per due ore!» reagì subito Kageyama.

Era sempre così, tra loro due: non facevano che litigare dalla mattina alla sera, anche per i motivi più stupidi. Ma tutto sommato, a Hinata la cosa non dispiaceva più di tanto. Anzi, nonostante tutto, se qualcuno gli avesse chiesto chi fosse il suo migliore amico, avrebbe risposto Kageyama senza pensarci due volte.

Perché loro due si capivano, si capivano davvero. Kageyama era un genio, e questo era stato ovvio fin dal primo giorno di scuola. Non che Hinata fosse un incapace, ma Kageyama era semplicemente un livello superiore. Hinata comunque non si era fatto problemi a sfidarlo, fin dal primo giorno, sull'Espresso per Hogwarts. E da quel momento erano sempre stati fianco a fianco, non importa cosa.

«Okay, non fa niente. Coraggio, possiamo cominciare! Stracceremo anche Corvonero e Tassorosso e vinceremo la Coppa di Quidditch!»

Hinata catturò lo sguardo di Kageyama e sorrise. «Andiamo!»

Dagli spalti, Oikawa stava fissando l'allenamento con la bocca stretta in una linea dritta. Iwaizumi stava segnando punti su punti, lanciandogli un'occhiata di vago rimprovero di tanto in tanto, ma Oikawa non ci faceva caso: aveva occhi solo per Tobio-chan.

Era così evidente. Come faceva il gamberetto a non accorgersi del modo in cui l'altro lo guardava? Povero Tobio-chan, si ritrovò a pensare con un verso di scherno. Siamo nella stessa barca, a quanto pare. Eppure faceva male lo stesso, perché Tobio-chan era nella stessa Casa del suo amichetto, lo vedeva tutte le mattine appena sveglio, giocavano a Quidditch nella stessa squadra. Anche questo, giusto, universo? Ci mancava solo.

La famiglia Kageyama e quella Oikawa si conoscevano da tempo, e infatti loro due si erano già incontrati varie volte prima di andare ad Hogwarts. E quell'idiota, con la sua aria da finto ingenuo e il suo dannato talento innato, gli era persino venuto a chiedere qualche consiglio. Oikawa non riusciva proprio a sopportarlo. Accorgendosi del suo interesse per il gamberetto, all'inizio, aveva provato un senso di euforia quasi impossibile da spiegare. Finalmente, qualcosa che non va come vuole lui.

Ma si stava illudendo, e lo sapeva. Per quanto idiota e tardo fosse quell'Hinata Shouyou, prima o poi avrebbe capito i sentimenti di Tobio-chan. E li avrebbe accettati, ovviamente: chi non l'avrebbe fatto? Un povero ragazzino incompreso che è finito nella Casa sbagliata ma va avanti a testa alta sfidando il mondo intero, un diamante grezzo, un germoglio che sta sbocciando, il mago più potente dell'ultimo secolo, il giocatore più brillante, il pozionista più abile... Oikawa si sentiva perso.

Certo, c'era Iwa-chan. Ogni volta che Oikawa si sentiva sull'orlo della rottura, ecco che arrivava lui a rimettere insieme i pezzi. Sei forte. Non devi paragonarti a lui. Sei diverso. (Sei abbastanza). Ma non sarebbe bastato. Non finché Tobio-chan continuava a superarlo in tutto. E non finché il gamberetto gli sorrideva così, e Tobio-chan sorrideva di rimando, mentre Iwa-chan non si sarebbe mai neanche sognato di pensare a lui in quel modo.

Oikawa si alzò di scatto, non riuscendo più a sopportare quella vista.

Comunque, non aveva tempo da perdere. Doveva allenarsi: alla prima prova mancava solo una settimana.

 

* * *

 

«Kuroo! Non ci crederai mai, è meraviglioso!» gridò Bokuto facendo irruzione nella Sala Grande.

Il Serpeverde sollevò subito lo sguardo. «Akaashi?»

Bokuto annuì con entusiasmo. «Sì! Non ci crederai mai: ero in Guferia come al solito e l'ho incontrato, tutto, solo, mentre accarezzava un gufo! Ti rendi conto?»

Kuro ghignò appena. «Ma dai.» L'esorbitante attrazione che provava Bokuto nei confronti dei gufi non era un mistero per nessuno: ecco un altra voce che andava ad aggiungersi nella lista di Bokuto sul perché Akaashi fosse la perfezione fatta persona.

«Non potevo crederci! E poi, oh, non ti ho ancora detto la parte migliore! Mi ha chiesto come stavo andando in Pozioni, e io gli ho detto la verità, cioè che con il suo aiuto sono riuscito persino a prendere una A piena, il che è assurdo, e lui ha sorriso! Ha sorriso, capisci? E non mi ha detto che parlo troppo, mi ha ascoltato, mi ha fatto delle domande e oddio, ha detto che pensa che potrei persino prendere un M.A.G.O. in Pozioni se mi impegno, e comunque poi abbiamo parlato dei gufi e mi ha spiegato che stava scrivendo a casa perché sai com'è, visto che Beauxbatons è così lontana sente un po' la nostalgia di casa, ma mi ha detto che quando sta con me sente un po' meno nostalgia e-» Kuro inarcò un sopracciglio e fece per interromperlo, ma Bokuto chiuse gli occhi e gridò: «emihachiestodiandareconluialBallodelCeppoeglihodettodisì!»

Kuroo sbatté due volte le palpebre, sorpreso. «Come, scusa?» chiese, nel caso in cui non avesse sentito bene.

«Mi ha chiesto di andare con lui al Ballo del Ceppo, e gli ho detto di sì» ripeté Bokuto, gli occhi che brillavano. «E stava anche arrossendo! Cioè, sai che è una settimana che cerco di chiederglielo, ma col fatto che lui è sempre insieme a quegli altri di Beauxbatons non c'ero mai riuscito, e invece adesso...» lasciò cadere la frase con gli occhi sognanti.

Kuroo annuì, sorridendo incoraggiante. «Beh, congratulazioni!» gli batté una mano sulla spalla.

Bokuto gli sorrise di rimando. «Grazie, amico! Ora devo andare, tra pochissimo ho lezione di Cura delle Creature Magiche! Ci vediamo!» lo salutò, correndo via.

Kuroo sollevò la mano in segno di saluto, e osservò la figura del Grifondoro sparire oltre il portone.

«Perché quella faccia?»

Kuroo sobbalzò, voltandosi di scatto. «Kenma! Oddio, piantala di farmi prendere certi spaventi!»

L'altro si strinse nelle spalle. «Non è colpa mia se eri distratto» si limitò a commentare. «E comunque, non mi hai risposto» riprese, fissandolo dritto negli occhi con quelle sue pupille da gatto. «Perché quella faccia?»

Kuroo si grattò la testa, a disagio. «Ma a voi Corvonero non si può proprio nascondere niente?»

Kenma lo fissò, scettico. «Solo ai Corvonero che conosci da quando avevi sei anni» ribatté. «Allora? È per quell'Akaashi, vero?»

Kuroo sospirò, un sorriso colpevole in volto. «È così evidente?»

«Non per Bokuto» lo rassicurò velocemente Kenma. «Per lui è impossibile che qualcuno veda Akaashi in cattiva luce.» Gli scoccò un'occhiata di vago rimprovero.

«Non dico che lo odio» si difese Kuroo. «È che... andiamo, quante volte hai visto Bokuto andare fuori di testa per un ragazzo? E com'è andata a finire ogni volta?» domandò, incrociando le braccia. «Con un Bokuto distrutto, e io lì a raccogliere i pezzi!»

Kenma non si scompose. «E chi ti dice che con Akaashi non sarà diverso?» rilanciò.

Kuroo inarcò un sopracciglio. «Ma l'hai visto? Tutto composto, freddo, educato...» rabbrividì. «E l'accento francese, Kenma! Non fidarti mai di qualcuno che ha l'accento francese!» proseguì, disperato, gettandogli un braccio intorno alle spalle.

«A parte il fatto che il suo accento praticamente non si nota» ribatté Kenma scostando il braccio di Kuroo. «Non lo chiamerei un parametro di valutazione che si rispetti. A me invece Akaashi sembra una brava persona. Non è un difetto essere educati, sai.»

Kuroo sospirò. «Lo so, è solo... Ho una brutta sensazione.»

Kenma scosse la testa. «Allora fattela passare. Bokuto ha bisogno del tuo supporto, specialmente ora che le cose stanno per farsi serie. Come credi che la prenderebbe sapendo che il suo quasi-ragazzo e il suo migliore amico non si sopportano?»

Kuroo sollevò le braccia in segno di resa. «E va bene, mi hai convinto. Sempre così ragionevole» sputò, come se fosse un insulto.

Kenma si lasciò sfuggire l'ombra di un sorriso. «Sì, me l'hanno detto» scherzò. «Ora va' a lezione, non puoi saltare Artimanzia.»

Kuroo piagnucolò un “perché no”, ma fu prontamente zittito da un'occhiataccia: certo che Kenma sapeva essere davvero spaventoso, quando ci si metteva.

Kuroo ricordava quando lo aveva conosciuto, ancora da bambini: provenivano entrambi da famiglie Purosangue e i genitori li portavano spesso a giocare insieme. Kenma non parlava mai con nessuno, ai tempi, e Kuroo si era sentito terribilmente orgoglioso del fatto di essere l'unico in grado di farlo sentire a suo agio, l'unico che il ragazzino chiamasse “amico”. Quando era dovuto andare ad Hogwarts senza Kenma era stata davvero dura per lui: certo, si erano scritti molto, ma non era la stessa cosa. Senza contare che Kenma non era di molte parole, nemmeno quando scriveva. L'anno successivo, poi, quando Kenma era finalmente arrivato ad Hogwarts, ecco che non veniva Smistato in Serpeverde, ma in Corvonero! Kuroo aveva come l'impressione che il destino ce l'avesse a morte con lui. Ma era stato a quel punto che Kenma lo aveva sorpreso. Infatti, quando Kuroo era stato sul punto di spedire una Strillettera al Preside per imporgli di farlo cambiare Casa, Kenma si era stretto nelle spalle e gli aveva detto: «E che problema c'è? Possiamo essere amici lo stesso, no?» E aveva mantenuto la parola. I due si vedevano tutti i giorni in giardino o in Sala Grande, studiavano insieme e andavano ad Hogsmeade insieme. Il loro rapporto negli anni si era fatto sempre più solido, e questo era qualcosa per cui Kuroo sarebbe sempre stato grato.

Persino se implicava il fatto che no, non poteva assolutamente saltare Artimanzia.

Anche perché, altrimenti, con chi avrebbe potuto passare il tempo, tra i suoi compagni di Casa? Oikawa?

 

* * *

 

«Iwa-chaaaan!»

Poteva far finta di non averlo sentito. Poteva fare così, e sarebbe andato tutto bene.

«Iwa-chaaaan, lo so che mi hai sentito!»

Iwaizumi sospirò, voltandosi a guardare il ragazzo che veniva di corsa verso di lui. «Che cosa vuoi, Shittykawa?» sbottò. «Non dovresti allenarti con quell'incantesimo per respirare sott'acqua o quello che era?»

Oikawa lo raggiunse strizzandogli l'occhio. «Ma grazie a Iwa-chan ormai lo so fare alla perfezione!» proclamò, sollevando il pollice alzato. «Allora, come ci si sente a camminare di fianco a una celebrità?» domandò poi, iniziando a camminare.

Iwaizumi gli rifilò un pugno nel fianco. «Ma che celebrità!» lo prese in giro. «Ci mancava solo questa storia del Torneo Tremaghi per alimentare il tuo ego» gemette.

«Ah, quindi questo è il tuo modo per ammettere che mi sei vicino non per il mio status di celebrità indiscussa, ma semplicemente perché non puoi fare a meno della mia presenza?» chiese Oikawa, malizioso.

«Ma sei tu che sei venuto a darmi fastidio!» sbottò Iwaizumi, esasperato. Poi però il suo sguardo si addolcì un po'. «Sei sicuro di essere pronto? Manca poco alla seconda prova.»

Oikawa annuì. «Porterò onore e gloria alla grande Casa dei Serpeverde. Tsukki-chan sarà fiero del suo senpai» canticchiò.

Iwaizumi non riuscì a trattenere una risata. «È quello che ti ha chiamato “patetico” l'altro giorno a pranzo?»

Oikawa mise il broncio. «Iwa-chan è cattivo» borbottò. «A proposito, ci vieni...»

«No» lo bloccò subito Iwaizumi.

«Ma dai, non sai neanche cosa volevo chiederti!» si offese Oikawa.

«Non ci vengo al Ballo del Ceppo con te, Trashikawa» lo liquidò Iwaizumi senza battere ciglio.

Oikawa si portò drammaticamente una mano sulla fronte. «Sono il campione di Hogwarts! Il campione!» gemette. «E poi, sono bellissimo! Ventisette ragazze mi hanno già chiesto di essere il loro accompagnatore, e io le ho rifiutate tutte dicendo che ero già occupato!»

Iwaizumi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Stamattina erano ventotto. Che è successo, una si è ritirata?»

Oikawa mise il broncio. «Non è colpa mia se sono così tante che non me le ricordo nemmeno» ribatté facendogli la linguaccia. «E me l'hanno chiesto anche tanti ragazzi, sai? Scommetto che a Iwa-chan non l'ha ancora chiesto nessuno!»

Iwaizumi si grattò la testa. «In realtà stamattina una Grifondoro del quarto anno è venuta a chiedermi se andavo già al Ballo del Ceppo con qualcuno…» buttò lì, giusto per godersi la faccia drammaticamente tradita di Oikawa.

«Voglio sperare che tu le abbia detto di no» annaspò il ragazzo, visibilmente nel panico. «Cioè, io e te siamo... Voglio dire...» Iwaizumi non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere. Anche per lui era difficile parlare di quella cosa senza imbarazzarsi -erano passate già due settimane, ma faceva ancora fatica a crederci-, ma vedere Oikawa che balbettava, incapace di dire cosa esattamente fossero loro due, era troppo esilarante. «Le ho detto di no» lo informò alla fine.

Gli occhi di Oikawa si illuminarono. «Quindi ci vieni con me?» domandò.

«Mmm... Vedrò» rispose alla fine.

Oikawa gli saltò letteralmente in braccio, rischiando di farli cadere tutti e due a terra. «Grazie! Graziegraziegraziegrazie! Sabato andiamo a Hogsmeade per vedere se troviamo dei vestiti che si intonano, è deciso!»

«Ma io- Io non ho detto-» annaspò, nel disperato tentativo di non rovinare a terra.

Poi però intercettò lo sguardo tanto entusiasta di Oikawa, così genuinamente felice, che non ebbe cuore di dire niente di diverso da: «… Okay.»

Dopotutto, Iwaizumi non lo aveva visto così felice da quella volta sul Lago Nero. Era stato dopo la prima prova: Ushijima, il campione di Durmstrang, lo aveva stracciato in un duello di magia, battendo anche la campionessa di Beauxbatons, Kiyoko. Curiosamente, le cose da quel momento erano andate così bene che Iwiazumi aveva quasi pensato di andare a ringraziare personalmente Ushijima.

Oikawa stava piangendo seduto su una roccia quando l'aveva trovato (Iwaizumi lo trovava sempre, non importava dove si andasse a nascondere). «Ehi.»

Oikawa alzò la testa, la scia delle lacrime ancora ben impressa sulle guance. «Iwa-chan...»

Non c'era molto da dire, quindi Iwaizumi si sedette semplicemente vicino a lui. Era stato un combattimento molto emozionante, e Oikawa aveva combattuto bene. Ma questo gliel'avevano già detto tutti, e Iwaizumi sapeva che ripeterlo sarebbe stato inutile.

«Non sono stato abbastanza forte» sussurrò Oikawa dopo un po', lo sguardo perso nel Lago Nero. «Se solo fossi stato più veloce con quell'Incantesimo Scudo… S-sono sicuro che Tobio-chan sarebbe riuscito a farlo in molto meno tem-» iniziò, la voce tremante, ma Iwaizumi lo interruppe sferrandogli una testata sul naso che prese a sanguinare, sbattendolo a terra da quanto era forte. «Adesso basta!» gridò. «Sono stufo di sentirtelo ripetere. Non sono abbastanza forte, non sono abbastanza veloce, non sono abbastanza... Smettila! È vero, hai perso. Beh, sai che roba, non si può vincere sempre. Questo non fa di te una persona peggiore, ci siamo intesi? Né significa che sei meno… degno… del rispetto della gente, dell'approvazione degli altri o qualsiasi altra cosa tu stia pensando.» Oikawa lo fissava con gli occhi sgranati, la mano che teneva il naso sanguinante. «Non sei solo, Oikawa. Non devi affrontare tutto questo da solo. Da quando sei stato scelto come Campione di Hogwarts mi hai a malapena rivolto la parola, tutto preso dai tuoi “devo studiare di più” e “devo farcela da solo”. Beh, d'ora in poi ti farai aiutare, che ti piaccia o no.» Il suo tono si addolcì leggermente. «Tu sei forte. E non sei da solo» ripeté con ancora più enfasi.

Oikawa rimase in silenzio per un po', poi il suo volto si sciolse in un sorriso incredulo. «Sai, tutto d'un tratto mi sento invincibile» disse solo.

Iwaizumi borbottò qualcosa di incomprensibile, arrossendo leggermente, e Oikawa ridacchiò. «Vuoi sapere una cosa?»

«Dimmi.»

«Potrei essermi innamorato di te, Iwa-chan» disse Oikawa con aria scanzonata.

Iwaizumi, che si era alzato in piedi nella foga del discorso, fece un balzo per la sorpresa e scivolò all'indietro, sulla roccia di prima. «Io- tu- cioè, cos-» balbettò, rosso come un peperone. Poi si voltò a fissare di nuovo l'espressione di Oikawa, e nei suoi occhi lesse una determinazione fortissima, mista però a qualcos'altro: una specie di paura, e di esitazione. Il pensiero di essere lui la causa di tutto quello gli smosse qualcosa di caldo nello stomaco.

E improvvisamente non c'era più il lago, o il prato, o le rocce o le stelle. C'erano solo le mani di Oikawa, e le sue labbra, e il suo sapore e il suo profumo e i suoi capelli e i suoi occhi, oh, i suoi occhi. C'era una galassia intera, in quegli occhi.

Iwaizumi sorrise e approfondì il bacio, sentendo sotto la pelle il calore di tutte le stelle del firmamento.

 

* * *

 














Angolo autrice:
Eccomi di nuovo qua col secondo capitolo! Finalmente abbiamo introdotto tutti i personaggi di questa fanfiction, spero che nessuna coppia finora vi abbia delusi! ^^
C'è stato anche un bel salto temporale, spero che questo non vi abbia eccessivamente delusi: avrei amato parlare della crescita di tutti i nostri cosini, ma ho voluto saltare direttamente -quanti, quattro anni?- per potermi focalizzare sulla vicenda che avverrà durante quest'anno, l'ultimo per Oikawa, Iwa-chan, Kuroo e Bokuto, sesto per Kenma e Akaashi, quinto per Tsukki, Yama, Hinata e Kageyama.
Alla fine ho deciso di mettere Akaashi a Beauxbatons. Non tanto perché fossi indecisa su una Casa (se avessi dovuto scegliere, l'avrei messo  Corvonero senza sbattere ciglio), ma... mi piaceva l'idea di lui e Bokuto che si conoscono tardi, non da bambini ma nell'adolescenza. E per mantenere questa parte di canon ho dovuto fare in modo che appartenesse ad un'altra scuola di magia, eheheh. Oltretutto, quale occasione migliore per smistare il buon vecchio Ushijima? Durmstrang. Ditemi che non gli si addice, coraggio!
E così è stato introdotto anche l'argomento Torneo Tremaghi: non crediate che l'abbia messo lì solo per poter accoppiare i miei pargoli al Ballo del Ceppo, eh? ... ok, beccata, è per quello. Cioè, soprattutto per quello, ma anche per un'altra cosa... Ehi, non posso mica farvi spoiler!
Che altro? (giuro che ho sempre un sacco di cose da dire, poi quando è il momento di buttare giù questo angolo me le dimentico tutte dalla prima all'ultima).
Ah, beh, ovviamente la IwaOi è la prima a fare touchdown perché non mi piace quando in una storia tutte le benedette coppie si mettono insieme nell'ultimissimo capitolo. Questo non vuol dire che i due non soffriranno come dei dannati nei prossimi capitoli, sia chiaro: volevo almeno concedergli il conforto di una relazione stabile.
Kuroo protettivo nei confronti di Bokuto è una delle mie ragioni di vita, comunque, giusto perché lo sappiate. Così come Kenma che lo capisce al volo senza bisogno di dire nulla. Sono cose di cui scriverei fino alla nausea.
Okay, ora ho davvero finito.
Grazie davvero di tutto cuore a quelle anime sante che hanno recensito, e grazie mille a tutti i seguiti (ma siete tantissimi!), i ricordati e i preferiti!
A presto, un bacione, vostra
Emma <3
  
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