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Autore: winchestersimpala    12/09/2016    2 recensioni
Aprii leggermente la porta e mi trovai davanti quattro ragazzi vestiti normalmente ed un uomo sulla cinquantina in giacca e cravatta. Rimasi a fissare per alcuni interminabili secondi il ragazzo che si trovava al centro del gruppo. Era tremendamente affascinante. Capelli biondi, occhi blu, un braccio completamente tatuato e l’altro lo era per metà e una cicatrice che copriva la maggior parte del suo gomito sinistro. Sentii le mie guance avvampare quando quest’ultimo mi rivolse un sorriso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2.

 

Mi diressi verso la mia aiuto dove trovai un Taylor impaziente di ritornare a casa.

“Era ora, dov’eri finita Williams?” Disse strofinandosi le braccia come se stesse per morire di freddo da un momento all’altro.

“Te lo dico in macchina perché per ora devo cercare di contenermi” Risposi cercando di restare il più seria possibile sapendo che i membri dell’altra band erano solo a qualche metro di distanza da noi. “E comunque l’escursione termica non è così forte Taylor, come sei melodrammatico”. Conclusi ridendo.

Una volta saliti in macchina la misi in moto e mi girai verso Taylor.

“Il motivo per cui non mi hai più vista è che sono stata trattenuta da Trevor che mi ha chiesto di prendere un caffè insieme domani mattina”. Spiegai mettendo un braccio dietro al mio poggiatesta. 

“Che cosa? E me lo dici solo adesso?” Sbottò. Era incredulo quanto me, quello era poco ma sicuro. “Beh, non potevo correre a dirtelo subito dopo essermi messa d’accordo con lui. Sai, non voglio ancora fargli capire quanto io possa essere pazza”. Entrambi scoppiammo a ridere e  prima di cominciare a guidare verso l’autostrada per riaccompagnare Taylor a casa salutai i quattro ragazzi, i quali sembravano nel bel mezzo di una discussione parecchio accesa.

Dopo circa venti minuti arrivai davanti alla casa di Taylor, parcheggiai e parlammo qualche minuto.

“Allora in bocca al lupo per domani mattina” iniziò a dire, sembrava quasi che volesse farmi il classico discorso che i genitori fanno ai propri figli quando stanno per uscire per la prima volta con il proprio ragazzo o con la propria ragazza. Lo ringraziai, ridendo all’immagine che mi si era appena formata in mente. “E Hayley…” Aggiunse. “Divertiti. Sembra davvero un bravo ragazzo, goditelo. Ovviamente nei limiti della decenza, ricordatevi che sarete in un luogo pubblico in cui ci saranno sicuramente dei bambini, non vorrei dover venire a pagare la tua cauzione perché sei stata sbattuta in galera per atti osceni in luogo pubblico”. Scoppiai a ridere per la sua affermazione, ma quello che la rendeva ancora più divertente era il fatto che era tremendamente serio mentre pronunciava quell’avvertimento. “Va bene mamma” dissi divertita “farò la brava, te lo prometto”.

Ci abbracciammo e dopo esserci augurati la buonanotte Taylor scese dalla macchina. Stavo per ripartire quando sentii quel pazzo urlare: “E se proprio non ce la fate, usate il preservativo!” Scoppiai nuovamente a ridere, tanto che sentivo un paio di lacrime scivolare sul mio volto   e finalmente mi diressi verso casa mia.

 

Ah, casa dolce casa. 

Dopo essere entrata appoggiai le chiavi dell’auto su un tavolino di legno vicino all’ingresso, sul quale avevo posizionato una lampada che mio padre mi aveva regalato quando avevo comprato la casa, la accesi e dopo aver chiuso a chiave la porta mi diressi verso la mia camera da letto sbuffando e trascinando i piedi dalla stanchezza. 

Inutile dire che la prima cosa che feci fu togliermi le scarpe e lasciarmi cadere sul mio fantastico letto matrimoniale e mi lasciai trasportare dai miei pensieri. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era Trevor. Il suo sorriso, la sua voce, il modo impacciato in cui mi ha chiesto di uscire. Non avevo mai creduto al colpo di fulmine, ma forse per lui potevo fare un’eccezione. E forse Taylor aveva ragione, era ora che io mi lasciassi andare per chiudere e soprattutto dimenticare per una buona volta il mio passato. Fu proprio in quel momento che venni assalita dal panico. E se Trevor dovesse scoprire cose che io non voglio che lui scopra? O se dovesse scoprirle nel momento in cui io non sono ancora pronta a parlarne? Forse mi stavo preoccupando troppo, magari non succederà nulla tra noi due e non avrò nulla di cui preoccuparmi, ma quei pensieri continuavano ad assillarmi, quindi cercai di rilassarmi con una doccia calda seguita da una bella dormita.

Mi alzai dal letto e sfilai il mio pigiama da sotto il cuscino, poi decisi di prepararmi i vestiti per la mattina seguente. Optai per un paio di jeans strappati, un top nero abbastanza aderente ed un golfino nero, visto che alla mattina, nella zona di Los Angeles in cui si trovava il mio studio, la temperatura era sempre piuttosto bassa. Appoggiai tutto su una sedia vicina al mio armadio, presi il mio pigiama, la biancheria pulita e poi mi avviai verso il bagno. Feci scorrere l’acqua per farla diventare calda e fu in quel momento che mi accorsi di quanto fossi pallida, così mi sciacquai il viso con dell’acqua fresca, sperando fosse abbastanza.

 

Avevo ancora i capelli bagnati quando ritornai in camera, così misi un asciugamano sopra il cuscino per evitare che i miei capelli rossi lasciassero macchie sulle lenzuola bianche. Decisi anche di puntare la sveglia alle 8.00 per la mattina seguente, in modo da potermi preparare con calma.

Finalmente mi infilai sotto alle coperte e dopo aver spento la luce caddi in un sonno profondo.

 

 

La mattina seguente

 

Mi svegliai di soprassalto e sentii la sveglia che stava suonando, così mi rigirai nel letto per vedere che ore fossero e vidi che erano le 8.30.

“Cazzo!” Esclamai alzandomi e correndo in bagno per preparami. Vidi che i miei capelli erano un disastro, così li pettinai il più possibile per poi raccoglierli in uno chignon fatto alla bell’e meglio, dopodiché mi lavai i denti e mi vestii in fretta e furia.

Erano le 8.40. “Se mi trucco in cinque minuti posso farcela”. Dissi tra me e me, e così feci. Decisi di non andarci pesante con il trucco, mi accontentai di due linee semplici di eyeliner e un po’ di blush per sembrare meno cadaverica.

Ritornai in camera, indossai le mie amate vans nere e dopo aver afferrato la mia borsa e le chiavi della macchina mi precipitai alla mia auto per poi dirigermi allo studio. Fortunatamente a quell’ora Los Angeles non era molto trafficata, tutte le persone che lavoravano negli uffici erano usciti di casa da un bel pezzo, così in soli dieci minuti arrivai davanti all’edificio con ben cinque minuti di anticipo.

Mi parcheggiai e notai la Jeep nera di Trevor, così scesi dalla mia auto e mi avvicinai. Fu in quel momento che lo vidi. Mi sembrava ancora più bello di quando ci eravamo visti l’ultima volta. Sentivo i suoi occhi su di me ed allo stesso tempo sentivo le mie guance in fiamme. Gli rivolsi un sorriso e lui cominciò a camminare verso di me.

 

“Buongiorno Hayley” Disse sorridendomi, uno di quei sorrisi che ti fanno sentire in pace con il mondo.

“Buongiorno Trevor” Risposi io cercando di sembrare il più calma possibile. Purtroppo questo rapido scambio di battute venne seguito da un imbarazzantissimo silenzio che io non sapevo come rompere, per fortuna Trevor iniziò a parlare, forse perché aveva capito quanto fosse sconveniente per me quella situazione.

“Allora, dove ti va di andare per fare colazione?” Chiese allungando le braccia per stiracchiarsi.

“Conosco un posto qui vicino che è davvero fantastico, è un po’ appartato ma fanno un caffè buonissimo, per non parlare dei dolci. Che ne pensi?” Dissi io mettendomi le mani in tasca dei jeans, non sapendo bene dove metterle a causa dell’agitazione che mi faceva provare quel ragazzo, maledicendo me stessa per aver dimenticato a casa il golfino che mi ero preparata

“Dico che mi hai convinto, mi fai strada?” Chiese ancora lui, indicando la mia auto.

“Certo!” Risposi io, sorridendogli ancora una volta. Dio, doveva pensare che avessi una qualche paralisi facciale. 

Entrambi ci dirigemmo verso le nostre vetture ed io uscii per prima dal parcheggio, assicurandomi grazie allo specchietto che Trevor fosse dietro di me. 

Dopo circa dieci minuti di guida raggiungemmo il locale in cui avremmo fatto colazione, parcheggiammo ed entrambi scendemmo dalle auto.

 

“Che te ne pare?” Chiesi dopo essermi avvicinata a lui.

“Mi piace molto, sembra molto accogliente” Rispose lui per poi girarsi verso di me, notando il fatto che io stessi gelando. “Hai freddo?” Mi chiese ancora. “Un po’” Risposi io stringendomi nelle spalle. “Ho dimenticato il mio golfino a casa perché ero estremamente in ritardo…” Continuai. Non appena finii di parlare vidi che lui si stava sfilando la giacca di pelle, per poi appoggiarmela sulle spalle.

“Grazie, ma non ce n’era bisogno. Adesso mi sento in colpa perché faccio morire te di freddo”. Ribattei io, mentre cercavo di restituirgli la giacca. Come risposta Trevor appoggiò le mani sulle mie spalle e mi disse di tenere la giacca fino a quando non mi sarei scaldata. Sentire il calore delle sue mani su di me mi faceva sentire vicina ad un infarto, ma non potevo negare che non mi piacesse la sensazione. Dopo aver infilato le braccia nelle maniche della giacca entrammo e fummo accolti da un ragazzo, il quale ci fece vedere dove avremmo potuto sederci.

 

“Cosa mi consigli di prendere Hayley?” Disse Trevor rompendo il silenzio che si era creato mentre entrambi osservavamo il menù.

“Vediamo… Se ti piace il caffè qui fanno un espresso fantastico. Altrimenti se non sei un tipo da caffè hanno moltissimi tipi di tè che sono davvero molto buoni”. Risposi appoggiando il mio menù sul tavolo dato che sapevo già cosa prendere. “Vada per l’espresso allora, mi hai convinto”. Concluse lui soddisfatto.

Ordinammo e cominciammo a parlare. Avrei potuto parlare con lui per ore, cambiavamo argomento di continuo, a volte non ricordavo nemmeno che cosa avesse dato origine ad un determinato discorso da quanto i vari argomenti fossero privi di collegamenti logici. 

Dopo qualche minuto arrivò una ragazza, avrà avuto all’incirca diciassette anni, con la nostra ordinazione.

“Ecco qua il vostro espresso ed il tè alla vaniglia”. Disse porgendoci le tazze, entrambi la ringraziammo e quando lei sollevò lo sguardo per ringraziarci a sua volta rimase senza parole. Né io né Trevor riuscivamo a capire cosa stesse succedendo fino a quando la ragazza riuscì a dire: “Tu, tu sei Hayley Williams” e mi indicò, per poi girarsi verso Trevor “e tu sei Trevor Wentworth. Oddio voi due siete i miei cantanti preferiti, non voglio trattenervi, ma posso avere un vostro autografo?” Entrambi scoppiammo a ridere e dopo aver scritto una dedica su un foglio che la ragazza ci aveva allungato le dissi che se voleva poteva anche farsi una foto con noi, così si allontanò dal tavolo qualche istante per poi ritornare con il suo cellulare per scattare la fotografia e dopo averci ringraziati ritornò al suo lavoro.

 

“Non mi succede spesso di essere riconosciuto in luoghi pubblici” Disse Trevor sorridendo “tu invece ci sarai abituata”. Continuò lui.

“In realtà solo in questo ultimo periodo comincio ad essere riconosciuta in giro, ma credo sia merito di un paio di collaborazioni che ho fatto in questo periodo con artisti piuttosto famosi”. Dissi io stringendomi nella giacca di Trevor. “Sai, potrei pensare di tenermela, è comoda”. Affermai cercando di rimanere seria il più possibile, Trevor scoppiò a ridere e disse che avrei potuto tenerla per quanto tempo desideravo. Lo ringraziai e lo informai del fatto che avrei tenuto in considerazione la sua offerta.

 

“Voglio chiederti una cosa”. Dissi sistemandomi sulla sedia per poi guardare Trevor dritto negli occhi. “Chiedi pure”. Rispose lui appoggiando un braccio sul tavolo. “Da quanto tempo sei nella band con tuo fratello?” Chiesi. “Da circa dodici anni. Mio fratello ha deciso di fondarla quando io avevo dieci anni e lui ne aveva quindici. All’inizio io suonavo la batteria e Matt suonava la chitarra e cantava mentre Woody suonava il basso, poi io ho iniziato a cantare insieme a Matt, anche se io più che altro urlavo, sai, ero in quella fase in cui odiavo tutto e tutti e quello ero l’unico sfogo che avevo, ed ora eccomi qui, seduto al tavolo con la cantante che ho ammirato per anni e che ho sempre considerato un modello da seguire”. Rispose lui facendomi arrossire per quella che poteva essere la decima volta quel giorno. Mentre rispondeva alla mia domanda mi ritrovai ad annuire, ero talmente concentrata sulle sue parole che non mi accorsi nemmeno del mio telefono che squillava. “Tu invece? Com’è cominciata la tua avventura con i Paramore?” Mi chiese lui a sua volta. Decisi di ignorare il cellulare e risposi alla sua domanda. “Avevo sedici anni quando ho cominciato la mia carriera con i Paramore, avevo appena lasciato la scuola perché venivo continuamente presa di mira dai classici bulletti che non avevano niente di meglio da fare che rovinare la vita agli altri, così trovai rifugio nella musica e cominciai a comporre con i paramore. Inutile dire che considero quella band come la mia salvezza”. “Ho un’altra domanda per te, poi ho finito di farti il terzo grado”. Continuò Trevor, facendomi scoppiare a ridere per l’ennesima volta. “Vai pure” dissi io. “Com’è possibile che una ragazza come te non abbia un ragazzo?” Eccola qui, servita su un piatto d’argento, la domanda che speravo non mi chiedesse, almeno non oggi. “Potrei chiedere lo stesso a te, Trevor”. Risposi sorridendo. “Il motivo è che la mia ultima relazione non è finita nel migliore dei modi, soprattutto per me, quindi ho cercato di prendere un po’ le distanze da queste cose, anche se a volte sento il bisogno di avere qualcuno al mio fianco che mi sostenga. Non mi fraintendere, ho Taylor che mi supporta in tutto quello che faccio, ma a volte sento che non è abbastanza”. Continuai seguendo con il mio indice il bordo della tazza e lanciando qualche occhiata ogni tanto a Trevor per vedere come reagiva a quello che dicevo. Potevo vedere il dispiacere nei suoi occhi ed allo stesso tempo potevo capire che lui voleva che io andassi avanti a parlargli di questa situazione. “Il punto è che sono davvero una persona problematica Trevor…” Tagliai corto. Lo sentii stringermi la mano tra le sue, così lo guardai negli occhi, confusa da quello che stava succedendo. “Non credo tu sia una persona problematica Hayley” “Come puoi dirlo? Tutto sommato non mi conosci così bene”. Ribattei io. “So che non ti conosco bene, ma davvero non credo che tu sia quello che dici di essere. Credo che tu sia solo una persona a cui sono successe delle cose spiacevoli che io sarò pronto ad ascoltare quando vorrai parlarmene”. Disse lui, stringendo ancora di più la mia mano. Il nostro piccolo momento di intimità venne interrotto dal mio telefono, il quale mi avvisò del fatto che mi era arrivato un messaggio, così con la mano libera lo presi dalla mia borsa e lo sbloccai per leggere il testo.

 

“Eri così sconvolta dalla fine della nostra relazione che ora sei già mano nella mano con un altro uomo. Fossi in te d’ora in poi mi guarderei le spalle perché ti tengo d’occhio. Sei solo una puttana, mi fai schifo.” 

 

Il messaggio era del mio ex, il quale doveva essere nello stesso locale in cui eravamo noi per sapere che ero con Trevor, e dopo averlo letto sentii la mia testa diventare pesante e la mia vista cominciò ad offuscarsi. Avevo bisogno di aria fresca, subito. Trevor si era reso conto della mia reazione e cercava di farmi riprendere, ma i suoi tentativi non funzionavano. L’unica cosa che riuscii a fare fu lanciargli addosso il mio cellulare per poi prendere la mia borsa ed uscire il più in fretta dal locale. Mi appoggiai alla sua Jeep cercando di ristabilizzare il mio respiro, ormai era chiaro che io fossi in preda ad un attacco di panico. Nel frattempo Trevor aveva letto il messaggio che avevo ricevuto e dopo aver pagato il conto mi raggiunse fuori.

“Era lì, mi stava tenendo d’occhio”. Fu l’unica cosa che riuscii a dire quando vidi Trevor uscire dal negozio. Sentivo che stavo per crollare, ma non volevo farlo davanti a lui, così gli dissi che dovevo andare e feci per avviarmi verso la mia macchina, quando lui mi prese per un braccio e mi tirò verso di sé per stringermi in un abbraccio. “Dove pensi di andare in questo stato? Non voglio che tu abbia un incidente per colpa di quello che quello stronzo ti ha scritto”. Disse stringendomi tra le sue braccia, solo in quel momento mi sentii al sicuro, protetta e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Sentivo Trevor accarezzarmi i capelli e la schiena mentre mi diceva di buttare tutto fuori, di sfogarmi quanto volevo. Dopo qualche istante mi allontanò da sé e dopo aver preso il mio volto tra le sue mani mi sfiorò le guance con i pollici per eliminare le lacrime e mi disse: “Matt abita qui vicino, se vuoi posso chiamarlo e dirgli di venire a prendere la tua macchina, così stai un po’ con noi, okay?” Per rispondere annuii, avevo paura di sentire il suono che le mie corde vocali avrebbero prodotto. Sentivo che da un momento all’altro avrei avuto un’altra crisi, così abbracciai di nuovo Trevor, il quale non esitò a stringermi di nuovo.

“Grazie Trevor” fu l’unica cosa che riuscii a bofonchiare.

“Non devi ringraziarmi Hayls. D’ora in poi non dovrai preoccuparti, ci sono io qui con te”. Disse lui, appoggiandosi con la schiena alla sua macchina dopo aver chiamato Matt e riprendendo ad accarezzarmi la schiena. Annuii alla sua affermazione, sperando con tutta me stessa che fosse vero.

 

 

Nota dell’autrice: Spero che anche questo capitolo vi piaccia e come avrete intuito mi piacciono le cose drammatiche, quindi preparatevi psicologicamente ai prossimi capitoli. Detto ciò, spero lascerete una recensione. Alla prossima!

   
 
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