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Autore: KomadoriZ71    13/09/2016    2 recensioni
Ehilà, Xavier torna a scrivere a tema Pokémon, dopo una lunghissima pausa. Questa storia, in realtà, la scrissi nel Marzo del 2015, me la dimenticai e l'ho ritrovata pochi giorni fa, per cui ho deciso finalmente di postarla.
Tratta del rapporto tra Cyrus e Lucinda, di un inaspettato incontro tra i due, in un eventuale post-game di Pokèmon D/P, qualche anno dopo gli eventi del gioco.
Sebbene non ricordi quali fossero le mie intenzioni su questa storia, ho deciso di pubblicare comunque il primo capitolo e, non appena avrò ispirazione e ricorderò ciò che volevo fare, mi metterò a continuarla. Spero possa esser di vostro gradimento e buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cyrus, Lucinda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Videogioco
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cold man 2
Assenzio







Era passato molto tempo dall'ultima volta…



cvs


Erano passati almeno due anni, ne ero certo, dal momento che l'ultimo incontro era avvenuto proprio sulla Vetta Lancia, al cospetto di Palkia e Dialga, le due divinità del tempo e dello spazio soggiogate dalla mia Rossocatena: un ricordo amarissimo, corrosivo, più dell'assenzio lasciato scendere puro in gola. Quello, tuttavia, non era affatto il momento adatto per perdersi in queste reminiscenze, stavo ancora tergiversando con la mano sul pomello e solo un soffio di Weavile mi riportò alla realtà, consentendomi di aprire con un gesto titubante quella dannata porta, messa a dura prova dall'insistente bussare della giovane.
Neanche il tempo di dire "avanti" che la ragazzina mi si slanciò addosso, abbracciandomi in un modo tanto caloroso quanto imbarazzante, tutto sotto gli occhi del Pokémon che si era limitato ad annusarla. Anche lui era cambiato, non era più un attaccabrighe sempre pronto ad aggredire chiunque si avvicinasse, si era acquietato notevolmente e pareva felice di rivederla. Se la scenetta fosse successa un paio di anni prima Weavile le si sarebbe scagliato contro attaccandola con gli affilatissimi artigli, lunghi e robusti, uccidendola all'istante. Per qualche motivo immaginarmi una cosa del genere mi fece provare un profondo senso di orrore e sconforto che quasi mi spinse a ricambiare quell'abbraccio: non ne ricevevo di così stretti da decenni.
"Cosa ti porta qui, ragazzina?" proruppi con voce ferma e possente per mascherare meglio il mio dissidio emozionale, dal momento che non pareva avesse intenzione di staccarsi da me e la situazione si stava facendo scomoda. "Sei forse sorda? Ti ho posto una domanda, rispondi!"
Reclamai ancora e finalmente alzò quel visetto che fino a poco prima affondava nel mio torace, mi guardò sbattendo le palpebre e disse semplicemente: "dovevo dirti una bella cosa, ma se mi tratti così male ti terrò sulle spine fino a domattina".
Solo allora notai che aveva con sé una valigia bella capiente e iniziai a farmi mille paranoie. Che si fosse decisa a venir a vivere qui a Rupepoli o, addirittura, nel mio appartamento? I suoi modi, tutta quella confidenza, mi irritarono un poco, ma si trattava pur sempre di Lucinda, colei che mi aveva salvato, dunque chiusi un occhio ma, se qualcun altro si fosse permesso tanta indiscrezione, l'avrei fatto annientare all'istante da Weavile. Con lei era tutto così diverso
"Non ti sto trattando male, ragazzina, sei tu che dovresti rivedere il tuo concetto di educazione e rispetto. Cosa pretendi? Ci conosciamo appena, abbiamo bruscamente interrotto le nostre strade due anni or sono, prima di far visita a qualcuno bisognerebbe avvisarlo".
Scrollò le spalle come se ciò che avevo detto non avesse alcun peso, sciolse l'abbraccio e si mise a scrutare l'interno di casa mia quasi fosse alla ricerca di qualcosa, con fare investigativo, che diamine temeva che potessi nasconde mai?
Non c'era proprio nulla di compromettente, il mio era un normale appartamento di sei camere adatto ad un uomo solo, arredo semplice e moderno, ciò che volevo era un ambiente pratico e funzionale, anche modesto se necessario. La pulizia non era un problema, mi occupavo personalmente di spolverare il mio studio, ogni giorno, e per le altre camere mi dava sempre una mano Weavile o, quando non potevamo, affidavo il compito a Martes o Saturno, per loro non era un dispiacere staccare gli occhi dai microscopi e brandire scopa e paletta, una tantum.
"Posso sapere cosa stai cercando?"
"Hmm, però! Per essere uno di quegli intellettuali asociali tutti perfettini te la sai cavare con i lavori domestici! Mi hai sorpreso, cucini anche da solo?"
A quel punto capii che non se ne sarebbe andata subito, che quella non era una semplice visita di cortesia, dunque portai il bagaglio all'interno e chiusi la porta alle mie spalle, non volevo che attirasse le attenzioni di qualcuno.
"Qui quello sorpreso sono io, ragazzina. Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, da quando sei entrata qui non mi hai degnato di una singola risposta. Se proprio vuoi intrattenere una discussione con me, evita questi subdoli mezzucci e dimmelo, ti preparerei una tazza di tè e ti ospiterei nel mio studio, in modo ufficiale"- dissi con tono pacato mentre prendevo in braccio il Pokémon buio che, incuriosito dalla valigia, si era messo ad aprirla per vederne il contenuto, me lo posai in spalla onde evitare che la graffiasse ulteriormente e continuai- "così, a salotto concluso, ti riaccompagnerei di sotto e te ne potrai andare felice e soddisfatta di avermi fatto perdere una serata di lavoro".
Al che Lucinda sbuffò e si girò verso di me, puntandomi con l'indice: "certo che non cambi mai! Devi sempre pensar male, anche quando non faccio nulla. Ti metti troppo sulla difensiva, Cyrus. Volevo solo assicurarmi che vivessi in un ambiente adeguato e verificare la salute dei tuoi Pokémon. Dove hai messo gli altri?"
Quelle parole mi spiazzarono e non poco, non capivo il senso di tali attenzioni così apparentemente disinteressate, così cominciai a pensare che volesse qualcosa in cambio, ma cosa? Cosa avrei mai potuto darle, proprio io? Una mano per il Pokedex probabilmente, fu la prima cosa che mi saltò in mente.
"Mi metto sulla difensiva perché con te non potrei fare altrimenti, ogni nostro incontro passato ha determinato un fallimento nei miei piani e anche adesso che non pianifico nulla di losco rimango in all'erta. Se vuoi vedere gli altri Pokémon, Honchkrow e Crobat sono nell'altra stanza a riposarsi, Gyarados non posso tenerlo qui, se ne occupa Giovia".

Terminai di parlare e tornai alla mia scrivania, presi le prime carte che mi capitarono davanti e feci finta di leggerle con attenzione, credetti che se mi avesse visto indaffarato se ne sarebbe andata prima. Altroché. Lucinda si precipitò dagli altri due Pokémon volanti che riposavano su di un trespolo, li svegliò con la sua inconfondibile vocina e rimase per un poco con loro, pronunciando dolci parole e regalando coccole che entrambi parevano gradire con piacere, ci sapeva fare con quelle creature, non ne avevo dubbi. Dopo aver osservato la scena, anche Weavile pareva voglioso di attenzioni, tanto che si mise a tirarmi con forza il braccio con cui reggevo un bicchiere d'assenzio colmato esattamente a metà e per poco non rovesciai tutto sulla cattedra; non che ci avessi messo chissà quale cura nel prepararlo, tuttavia era di ottima qualità e sarebbe stato un peccato sprecarlo e bagnare tutto, così posai il calice sul tavolo e passai più e più volte la mano sul soffice pelo del Lamartigli, massaggiandogli la schiena, cosa che apprezzò assai.
Notai solo allora che l'alcolico aveva raggiunto un perfetto effetto louche, indice della freschezza degli ingredienti utilizzati: estratti di Vitalerba e Baccaracolo essenzialmente e succhi fermentati di Baccajaba e Baccacrela, davvero ottimo.
Weavile si appisolò ben presto sulla mia gamba e io ne approfittai per liberarmi le mani e brandire di nuovo quel bicchiere il cui colore verde opaco m'incantava, lo mettevo controluce e lo osservavo da ogni angolazione finché di nuovo la sua voce acuta non ruppe quel momento magico:
"Cyrus! Cos'è quella roba? Sapevo che mi nascondevi qualcosa! Fermo dove sei!"
Per stare al suo gioco lo appoggiai nuovamente sulla scrivania e alzai le mani in segno di resa: "accidenti, non ti sfugge mai nulla eh? Si chiama assenzio, ragazzina,
non è una bevanda per te, arriva al 70% di alcol, sei troppo giovane per berlo".
"E tu sei un ubriacone! Ecco cosa hai fatto in questi anni, ti sei ubriacato! E speravi di farla franca bevendoti un bicchiere mezzo pieno davanti a me? Non sono stupida!"
Abbassai le mani e lei corse a sedersi sull'altra coscia, accanto a Weavile: "non ho detto che sei stupida e questo bicchiere non è mezzo pieno, sei tu che lo vedi così perché hai una percezione negativa di me che ti fa pensare che io sia un ubriacone, è colmato esattamente a metà. Sei tu quella che pensa sempre male, a questo punto.
"In medio stat virtus" le sussurrai ad un orecchio, prendendo il calice e allineandolo perfettamente con le sue pupille in modo da farle percepire l'esatto livello del liquido che era, esattamente, a metà. Rimase meravigliata nel constatare la verità, dunque glielo tolsi davanti e feci per bere ma ecco che per l'ennesima volta fui bloccato: "voglio assaggiarlo, te ne prego, solo un pochino…"
"Preferirei non lo bevessi, sono un cattivo esempio in tutto e per tutto, non vorrei che iniziassi ad assumere certe sostanze a causa mia".
Ci guardammo intensamente negli occhi, come potevo dirle di no? Ma soprattutto, cosa me ne sarebbe importato se si fosse data all'alcolismo? Non capivo, eppure sentivo che me ne importava eccome.
"All'inizio dovevi dirmi una bella cosa. Se mi dici di cosa si tratta, ti concederò un goccio d'assenzio, mi sembra una proposta lecita, allora?"
" Va bene Cyrus, ne berrò pochissimo e poi ti dirò tutto, lo prometto"
"L'hai promesso e io mi sto fidando. Tieni, bagnati giusto le labbra e lambiscile, se non sei abituata non ti piacerà".
Accompagnai le sue mani con le mie nel gesto di portarsi il bicchiere alla bocca, neppure schiuse le labbra, se le bagnò e basta come avevo detto io e mi lasciò il resto.
"Cosa te ne pare?" chiesi con curiosità e lei mi rispose con una faccia disgustata tirando fuori la lingua
"Cyrus! Questa roba fa schifo! Dove l'hai preso? Non dirmi che butti soldi su queste cose!"
Quant'era adorabile? Feci roteare l'assenzio all'interno del calice per mescerlo meglio e provai a fissarla mirandole gli occhi attraverso il drink, senza riuscirci per merito di quell'eccellente effetto louche: "vedi? Adesso che hai lambito via poche ma non vane stille, questo gotto è ufficialmente mezzo vuoto, il che significa che non sono più un ubriacone come credevi. Scacco matto, ragazzina!"- finalmente lo sorseggiai, piano piano, lasciando che quell'intenso e nobile sapore irrorasse la mia gola secca, era freddo al punto giusto- "tuttavia, non l'ho comprato a mie spese, bensì si tratta di un regalo proveniente dalla regione di Kalos, patria dell'assenzio. È originale, di ottima qualità e mi fa piacere che non tu non abbia gradito, non è difficile cadere nella dipendenza".
Una volta finito, lo abbandonai distrattamente sul davanzale della finestra, mi schiarii la voce e le rivolsi la parola, era rimasta imbambolata ad osservarmi: " adesso tocca a te, dovevi dirmi quella cosa. Di che si tratta?"
Improvvisamente scese dalle mie ginocchia e si precipitò alla valigia, aprendola e frugandoci dentro per cinque minuti abbondanti, doveva essere piena di cianfrusaglie. Una volta tornata si mise di fronte a me, nascondendo le mani dietro la schiena: "prova ad indovinare Cyrus, è qualcosa che sicuramente ti piace!"
"Qualcosa che mi piaccia? Non saprei, mi hai portato della cioccolata?"
"No Cyrus, non sono cose da mangiare anche perché non conosco i tuoi gusti".
La situazione mi stava quasi intrigando, stranamente non ero innervosito da quel comportamento: "e cosa ne sai di ciò che mi aggrada? Mi piace la scienza ma è una cosa troppo generica per poter essere contenuta nelle tue mani".
"Ci sei vicino, sii più specifico Cyrus, è qualcosa di veramente molto raro, unico!"
"Hmm… che sia un meteorite? Vuoi che lo analizzi?"
"Uff, lascia stare non ci arriverai mai, ragioni con i paraocchi tu" bofonchiò e mi si avvicinò facendo il giro della scrivania, dunque mi porse le mani da cui pendevano due biglietti per lo spettacolo delle Litleidi al centro di Verdeazzupoli.
"Li ho vinti, è una rara occasione e così ho deciso di andarci e tu verrai con me. Sbrigati a prepararti!"
Rimasi sbalestrato, sbigottito, mentre parlava e mi sventolava i ticket davanti, era una proposta così a bruciapelo, mi sarebbe servito del tempo per rifletterci e decidere.
"Calma, non puoi scegliere anche per me senza consultarmi, innanzitutto dimmi la data, dovrebbe essere in questi giorni, giusto?"
"Dopodomani, esattamente! Allora verrai vero?"
"Me lo dici solo adesso? Hoenn è lontana, dobbiamo prenotare sia la nave sia l'alloggio…"
"Ho già prenotato tutto, devi solo prepararti!"
"Non correre. Perché proprio io? Non potresti andare con quel tuo amico, Lucas? Ti divertiresti di più, io non sono prettamente un simpatico accompagnatore, come vedi"
"No non si può, uno dei due deve per forza essere un adulto e voglio che quell'adulto sia proprio tu!"
"Santo cielo quanta insistenza, perché non lo chiedi a tuo padre? Non mi conosci neppure, come fai a fidarti di me? Ti ricordo che sono stato un criminale, se ti facessi qualcosa? Tua madre sa di questa tua iniziativa?"
A quel punto tutto il suo entusiasmo si spense in un colpo, abbassò la testa e si voltò: "non fa niente… non ho un padre con cui andare, rinuncerò. Eri tu la mia ultima speranza, ma hai ragione, non posso forzarti a fare una cosa che non vuoi, scusami Cyrus, me ne vado…"
Singhiozzi e lacrime interruppero il suo discorso, corse via, l'avevo ferita, non avevo idea che fosse orfana di padre, sapevo pochissimo sul suo conto e mi stavo sentendo un grandissimo balordo, per la prima volta provai una fitta al torace, talmente forte, talmente intensa, tanto grande era il senso di colpa che mi stava attanagliando, che, improvvisamente, mi alzai in piedi lasciando cadere Weavile e la seguii, prendendole una mano poco prima che se ne uscisse:
"Lucinda, scusami. Sì, ti sto chiedendo scusa, ci ho ripensato e domani partiremo insieme. No, non dire altro, preparati anche tu"- pronunciai tutto d'un fiato senza darle il tempo di rispondermi, poi presi un fazzoletto e le asciugai quelle perlacee stille che scrosciavano sul suo volto arrossato- " non piangere dai, non è successo niente, però la prossima volta gradirei che mi avvisassi molto tempo prima, quando prendi certe decisioni, intesi?" annuì con la testa e si soffiò il nasino, mentre il mio Pokémon, destatosi in modo alquanto brusco, le si avvicinò per consolarla e lei sorrise in un modo talmente grazioso da sciogliermi quel peso che s'era insinuato nel mio petto.
Nel frattempo che lei si tranquillizava io andai a prepararmi il bagaglio: ci misi qualche camicia e dei pantaloni, biancheria in generale, qualche libro e nulla di più dal momento che sarei stato lì per circa due giorni, ancora non riuscivo a capacitarmi di aver accettato una proposta del genere. Mi sembrava una cosa assurda che io, Cyrus, capo dell'ormai ex Team Galassia, terrore per la regione di Sinnoh, mi fossi sciolto di fronte ai capricci di una ragazzina come lei. Ascoltare la sua confessione, accorgermi degli occhi che si facevano via via più lucidi, il suo tono spezzato in singulti, tutto ciò aveva fatto una profonda breccia in me, in una parte di me per meglio dire. La mia parte razionale continuava a ripetermi che avevo fatto una sciocchezza ad accettare, un'altra parte di me più occulta, nascosta, celata in abissi apparentemente irraggiungibili della mia mente, invece, si complimentava con me, ne era fiera e pareva felice. Io sentivo solo di aver fatto la cosa giusta, Lucinda a parte, quella delle stelle sarebbe stata comunque un'esperienza irripetibile, gratis per giunta.
Mi voltai a guardare la ragazza, si era messa a giocare con Weavile e gioiva, quel piccolo quadretto era qualcosa di incredibilmente armonico, erano rari i sorrisi sinceri come i suoi, unici forse. Mi sentivo in qualche modo affine a lei, anche per me quello della famiglia è un tasto dolente di cui non volevo mai discutere. Pensai a suo padre, chissà che tipo era, migliore del mio sperai, bramavo saperne di più a riguardo, cominciavo a provare una strana curiosità nei suoi confronti come mai avessi fatto con qualcun altro. Una curiosità pura e ingenua, niente di malsano. Volevo capire cosa fossero per lei le emozioni, mi domandavo come facesse ad essere così gaudiosa e vivace dopo un trauma simile, la morte del padre appunto, che fosse avvenuta quando lei era troppo piccola per ricordare?
Chiusi la valigia e mi diressi verso di lei, posandola accanto alla sua:
"Ho finito. Vedi di filare a dormire, domani ci alzeremo presto e Martes ci accompagnerà al porto di Arenipoli, da lì salperemo. Ti sveglierai da sola?"
"Già fatto? Perfetto, allora possiamo andare a dormire entrambi" sbadigliò stropicciandosi gli occhi, poi si mise a cercare il pigiama tra le sue cose e, presolo, andò verso la mia camera da letto, seguita dal Lamartigli.
"L'uscita è dall'altra parte, Lucinda. Andiamo, ti troverò un letto libero…" non prestò ascolto alle mie parole, si gettò direttamente sul mio matrimoniale insieme a Weavile. Stava morendo di sonno, si vedeva, per cui non la sgridai: "quello sarebbe il mio letto, comunque…"
"C'è posto per due, non sono così ingombrante, yawn… avanti vieni".
Che imbarazzo. Questo non lo potevo accettare, non avrei mai dormito con una ragazzina in quel modo, si stava prendendo un po' troppa confidenza, non che avessi strane idee per la testa, tuttavia abituato a dormire solo come ero, mi sarei trovato male in quella situazione.
"Sì Lucinda, dammi il tempo di finire alcune carte, poi andrò a dormire anche io".
Mentivo, ovviamente. Rimasi in piedi a verificare alcuni dati su dei documenti per una buona mezzora, poi andai a controllare nella mia camera e vidi i due scompostamente distesi al centro del letto, dormienti, che avevano occupato tutto lo spazio e messo in disordine coperte e lenzuoli. Che disastro, fortunatamente il giorno dopo avrei chiesto a Saturno di sistemare camera, povero ragazzo, quasi quasi provavo dispiacere anche per lui.
Andai a lavarmi i denti e poi mi gettai sul divano, quella serata mi aveva sconvolto la vita, cominciavo a provare emozioni dopo tantissimo tempo, sentivo che qualcosa in me stava cambiando e ne ero terrorizzato ma entusiasta, una sensazione assurda da descrivere. Il vecchio me brancolava in lontananza, non volevo dargli ragione, volevo rinascere, piano piano, e sperimentare finalmente qualcosa di nuovo: la felicità.
   
 
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