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Autore: BardOwl    13/09/2016    1 recensioni
Conoscete palazzo Dario a Venezia? Conoscete la maledizione che lo circonda? Si? BABBANI!
Esatto, non è che l'ennesimo incantesimo di protezione per un accesso al Mondo Magico.
Chiara Albori è una ragazzina affermata, con passioni molto pronunciate e diverse prospettive per il suo futuro. Da sempre è affascinata dai misteri, dalle cose incomprensibili e sogna di diventare una giornalista di cronaca nera, o forse una criminologa. All'improvviso però, una lettera le dice che è una Strega e che deve andare nella Scuola di Magia per proseguire i suoi studi rinunciando a tutto il resto.
Ben presto comincerà ad abituarsi all'idea e apprezzare quell'occasione, senza però rinunciare alla propria identità. Del resto, misteri e crimini esistono anche per i Maghi, no?
Questa è la storia di una ragazza che non è così sicura di voler essere una Strega, questa è la storia tutta originale di una ragazza reale catapultata di peso nel Mondo della Magia.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Più contesti
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I
Pergamena e ceralacca

 
 
 Per tutto il giorno le cicale avevano frinito testimoniando quanto facesse caldo, ora avevano lasciato il posto ai grilli. Ora i grilli raccontavano quanto fosse stato caldo durante il giorno.
La giovane ragazza si era rigirata nel letto, da dove non si era mossa per tutto il pomeriggio. Il caldo la atterriva. Letteralmente. Aveva provato ad alzarsi un paio di volte, ma l’afa le aveva tolto il respiro ed era finita inesorabilmente ad accarezzare il pavimento. Se non altro, era soffice. Non aveva starnutito nemmeno una volta, persino la sua allergia agli acari della polvere se n’era andata in vacanza.
La scuola era finita da un paio di settimane, lei aveva già dimenticato come si fa a svegliarsi alle sette di mattina e cosa volesse dire avere amici. Se n’erano andati tutti quanti al mare o in montagna, lasciandola lì, sola con i suoi libri.
Erano le otto di sera e Chiara Albori non aveva ancora cenato.
L’orario di lavoro dei suoi genitori era la seconda grande incognita della sua vita. La prima era Simone, suo fratello maggiore di cinque anni, che da altrettanto tempo aveva iniziato a frequentare chissà quale liceo, sparendo per diversi mesi all’anno con il benestare della famiglia. Ogni volta che Chiara aveva chiesto al fratello cosa studiasse, lui aveva fatto il vago, sviando la conversazione con tempestivi interventi dei suoi genitori.

Il telefono squillò rompendo il silenzio dell’appartamento, il frinire degli insetti si placò.
<< Pronto? >>
<< Ciao mostro. >> fece una voce cavernosa dall’altro capo del telefono, ci provava, ma non ci riusciva a sembrare seria << La mamma e io stiamo tornando adesso. Sai che ci vorrà più o meno un’ora… sperando che non ci sia traffico. >>
<< Ma io presumo di avere fame entro i prossimi venticinque, ventisei minuti al massimo. >> sancì Chiara perentoria << Come la risolviamo? >>
<< Hmmm. Cibo d’asporto dal take away “nonna Ada”? Come ti suona? >>
<< Mi suona improbabile in questo momento. Dubito di avere una patente entro la prossima mezz’ora. >>
Suo padre allora si prese un istante, per creare la giusta pausa d’effetto prima di rilanciare << Guarda nel secondo ripiano del freezer, cerca un vassoio chiuso di carta stagnola, quello con la scritta “polpette al sugo”. Mangia pure come se non ci fosse un domani, ma almeno prepara la tavola. >>
Non se lo fece ripetere due volte. Riattaccò e corse in cucina.
Nonostante la sua giovane età, Chiara era piuttosto alta, era magra, ma costantemente afflitta dal morbo della fame. Se non avesse avuto dei lineamenti aggraziati decisamente femminili, se avesse avuto una voce più grave e qualche accenno di barba, sarebbe passata tranquillamente per un giovane ragazzo nel pieno dello sviluppo. I suoi genitori avevano pensato più volte di comprare una pala per darle da mangiare più efficacemente.
Lei dal canto suo non aveva grandi pretese, si godeva il momento, conscia che un giorno si sarebbe svegliata e invece di camminare, avrebbe cominciato a rotolare. Il che non era neanche male, era un tantino stufa di dover sempre star lì a mettere un piede dietro l’altro per spostarsi.
Per il cibo aveva trovato la forza di spostarsi e rovistare dove aveva indicato papà. Aveva saccheggiato il freezer e aveva messo la refurtiva a scongelare nel microonde. Mangiò in fretta come al solito, sola come un cane, stravaccata sulla sedia mentre faceva zapping. Alla solitudine era abituata, alle trasmissioni inutili alla tv proprio no, sperava sempre che quelli là capissero i suoi gusti. Niente da fare, non trasmettevano nulla per cui valesse la pena appiccicarsi al divano e fargli una trasfusione di sudore.
Se ne tornò in camera, finalmente la temperatura si era fatta sopportabile e Chiara finalmente aveva le forze di fare qualcosa. Lanciò un’occhiata alla mensola dei libri da leggere, tre grossi tomi le sorrisero in coro: un saggio di antropologia forense, un testo di psicologia criminale e un grosso fantasy nel quale tuffarsi senza remore.
Scelse il libro sulla psicologia criminale. Era moto difficile da leggere per una ragazzina della sua età, procedeva a rilento da mesi, ma i casi di cronaca l’affascinavano da sempre e ogni tanto le piaceva perdersi in ipotesi misteriose e supposizioni agghiaccianti. Gustava il macabro un po’ come assaporava il brasato.
Da qualche settimana stava lavorando su un caso di scomparsa irrisolto dall’82 e non aveva intenzione di mollare l’osso. Ne aveva sentito parlare per sbaglio alla tele, era subito corsa su internet e ora ne sapeva più dei PM che si erano occupati del caso. Contava di risolverlo presto e allora i magistrati avrebbero dovuto stare a sentirla, passando sopra alla sua età.
Il carattere irruento e spontaneo di Chiara bilanciava facilmente l’iniziale distacco che le sue passioni potevano suscitare in un suo qualsiasi coetaneo. Aveva molti amici, per lo più maschi, ma non era del tutto onesto dire che non si fosse mai sentita esclusa, o un filino diversa dagli altri. Era normale, o almeno questo è quello che si raccontava. Le era capitato più volte, puntualmente quando qualcuno le aveva rovinato l’umore.
La prima situazione inspiegabile che ricordava le era successa quando era piccolina, il giorno in cui aveva portato all’asilo Fuffy, il suo agnello peluche, per mostrarlo ai suoi amichetti. Inutile dire che nemmeno due ore dopo Fuffy si era ritrovato con due zampette stracciate e senza metà dell’imbottitura per colpa di qualche bambino invidioso.
Chiara non aveva pianto. Si era ritirata da sola in un angolino ad accudire il caduto, accarezzandolo mortificata. Si era sentita stupida per non averci pensato, era colpa sua se Fuffy aveva subito quelle cose.
<< Sei stata brava! >> aveva detto Claudia, la mamma, quando quel pomeriggio era andata a prenderla. << Ero convinta che il tuo peluche non sarebbe arrivato intero a fine giornata. >>
Chiara non aveva capito, all’improvviso mamma era diventata sadica? Si, già allora conosceva quella parola. Aveva un fratello più grande.
Poi aveva guardato Fuffy e aveva capito.
Il suo peluche era miracolosamente intatto e le sue lacerazioni sparite, erano solo un brutto ricordo.

<< Siamo a casa! >> esclamò la voce della mamma e presto anche papà fece eco.
Claudia fece un salto nella cameretta della figlia, le diede un bacio sui capelli lisci e chiari, ottenendo in risposta qualche affettuoso improperio.
<< Allora, hai mangiato bene? >> era il turno di papà Massimo di invadere il suo reame.
<< Abbastanza. >> commentò sfogliando la pagina del libro con sufficienza << Non ci saranno sempre i pasti surgelati della nonna a salvarti. Prima o poi dovrai smetterla con gli straordinari e cominciare a essere a casa a orari decenti. >>
<< Faccio il possibile mostro, ma sia io che la mamma abbiamo delle responsabilità, diverse persone dipendono da noi in azienda. Purtroppo noi non possiamo fare magie. >>
<< “Noi”? >> lo scimmiottò la figlia << Perché qualcuno può? >>
Claudia si riaffacciò sull’uscio della stanza, si stava togliendo gli orecchini, fulminò il marito con lo sguardo e tornò in bagno a struccarsi.
<< Si, qualcuno c’è. La nonna, quando fa seppie e piselli. >>
<< Spazzolate la settimana scorsa. >> ammise Chiara colpevole << Vedi? Devi lavorare di meno e goderti la vita. E i molluschi. I piselli non so cosa siano. >>
<< Legumi. >>
<< Cosa? >> lasciò cadere il tomo sul materasso per lo sconcerto << Tipo i fagioli e le fave? Ma non si somigliano nemmeno! >> quella scoperta l’aveva sconvolta.
Mauro alzò il braccio per provare a calmarla << A momenti anche Simone sarà a casa, lo aspettiamo assieme? Potresti farmi compagnia mentre cucino per la mamma e me, dubito che questi libri se ne andranno via se vieni di là con noi. >>
Chiara sorrise non molto convinta. Avrebbe potuto giurare che una volta invece fosse successo. Era infuriata con qualcuno, ricordava solo il feroce desiderio di scaraventare qualcosa dalla finestra e spappolarlo in mille pezzi, il suo sguardo allora aveva scansionato rapidamente la stanza per cercare qualcosa da lanciare e si era soffermato sulla mensola dei libri. Fu in quel momento che il libro che stava leggendo si era mosso. Aveva fluttuato a mezz’aria per un istante, il tanto che bastava per farle evaporare la rabbia e far salire lo sconcerto. Quella sera stessa era stata contenta di non aver distrutto quel libro, perché le era venuta una voglia matta di leggere l’ultimo capitolo che le mancava.
Si alzò seguendo il papà in cucina << Credevo che Simone volesse dormire dai suoi amici. >>
<< Ci ha ripensato. A quanto pare, qualcuno in questa famiglia ha il vizio di compiere gli anni il tre luglio e lui non voleva perdersi l’attesa di mezzanotte. Staremo tutti svegli, qui con te, ti va? >>
I suoi occhi s’illuminarono. Aspettare tutti assieme la mezzanotte del due luglio era una tradizione di famiglia, ma da quando Simone era alle superiori, quell’abitudine aveva assunto un sapore ancora più dolce per la festeggiata.
<< Ci sto! >>

Il resto della serata si perse in frittura. Per necessità di tempo, Massimo finiva con il mangiare qualcosa di cotto in padella quasi ogni sera e si vedeva. Aveva messo su una discreta pancetta, ma Claudia non si lamentava. Senza troppi giri di parole aveva detto di preferire uno stomaco gonfio per cotoletta e patatine a un fegato ingrossato dalle birre.
Chiara non era sicura che quella fosse l’ottica giusta con cui guardare la propria salute, aveva sentito brutte voci sul colesterolo. Prese le difese del pancreas.
Simone era rincasato poco dopo cena, aveva ricoperto la sorellina delle solite frecciatine per il gusto di irritarla e si era piazzato sul divano, unendosi al pubblico di un vecchio classico con Jack Lemmon.
La mezzanotte arrivò e tutti si buttarono addosso alla ragazzina che si ritrovò sommersa di auguri e figure umane confuse. La mamma scomparve per andare a recuperare i regali dal loro nascondiglio.
<< Tieni. >> fece Simone, prendendola alla sprovvista << Non è un gran che, ma volevo comunque prenderti un pensierino… >> era visibilmente imbarazzato. Le porse un bigliettino fatto a mano, non era male a disegnare, allegato c’era un pacchetto di caramelle di una marca mai vista.
Chiara ringraziò con un enorme sorriso spontaneo e prese una caramella.
<< Chi è Bertie Bott? Qualcuno imparentato con il tizio dei corn-flakes? >> ma non attese la risposta perché in bocca le stava succedendo qualcosa << Ok, la pasta al ragù non mi dispiace, ma non vedo perché insaporirci le caramelle… >>
Claudia tornò in quell’istante << Questi sono da parte mia e di papà, speriamo ti piacciano! >> era commossa, come se la sua bambina dovesse partire per il servizio militare. Le mise in grembo un paio di pacchetti ben incartati.
Scartò il primo, era un set di trucchi semi professionale e conteneva tutto quello che potesse immaginare. Mamma sapeva il fatto suo. Il secondo pacco era leggermente più pesante. La carta venne via con un colpo deciso delle unghie ben curate e rivelò un raffinatissimo set di inchiostro, penna stilografica e quadernino con i fogli bianchi.
<< Abbiamo pensato che potesse piacerti. >> fece il papà cercando di scusarsi << Leggi di continuo e magari ti è venuta voglia di scrivere qualcosa per conto tuo… Insomma puoi farci quello che vuoi. >>
Chiara era su di giri. Adorava quei regali e vedere tutta la famiglia lì, assieme a lei, faceva il resto.
Un gufo entrò planando dalla finestra spalancata per l’afa.
La ragazza ringraziò i genitori per i pensieri stupendi che aveva ricevuto. Li abbracciò e si rese conto che, in effetti, c’era un gufo appollaiato su di una sedia del salotto, quella di papà. Il rapace sembrava osservare compiaciuto quel felice quadretto familiare.
<< Papà? Perché c’è un gufo sulla sedia? >>
Massimo non rispose. Lanciò un’occhiata verso gli altri due membri della famiglia, questi ricambiarono in silenzio.
<< Guard! Ha fatto cadere una busta vera, di quelle che vi scrivevate ai vostri tempi! >> aveva notato una piccola lettera ingiallita sul pavimento, proprio sotto le zampe del volatile e le era sembrata una buona occasione di rimarcare la vecchiaia dei suoi genitori.
<< Raccoglila. >> Claudia si era fatta seria.
Chiara si chinò lentamente, quel rapace le metteva soggezione e aveva paura di un suo movimento brusco senza preavviso. Eppure non era la prima volta che ne vedeva uno girovagare vicino a casa.
<< Non ci credo, c’è su scritto il mio nome… >> scattò con gli occhi verdi e vispi verso la madre << Non occorreva ammaestrare un gufo, chissà quanto vi è costato! Mi sarei accontentata di un bigliettino. Davvero ragazzi, questa cosa è inquietante. >> si rigirò la busta tra le mani, uno strano stemma era stato inciso nella ceralacca che la sigillava. La aprì.
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DORSODURO
Direttore: Agata Reticenti
 
(Ordine di Morgana, Seconda Classe; Grande Trasfiguratore;
Premio Shimpling per la Trasfigurazione.)
 
 Cara Signora Albori,
 siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Dorsoduro. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i  libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
 
Con ossequi
Alfredo Manente Sesterzi
Vicedirettore
 
Alzò lo sguardo seccata << Potevate inventare una storia migliore. Una scuola che comincia il 1° di settembre non mi fa ridere. >>
 
   
 
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