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Autore: PattyOnTheRollercoaster    03/05/2009    0 recensioni
Ellen ha perso la memoria e ora vive a Daret. Quando due sconosciuti si presentano nella città lei ha un flashback. Siccome nulla la può convincere a restare a Daret, città devastata e che verrà presto invasa dagli Urgali, li segue. Così Brom ed Eragon si ritrovano appresso questa ragazza, dalla memoria perduta e dalle straordinarie capacità nell'arte della spada. Grazie al suo viaggio Ellen scoprirà il suo passato, legato con un filo sottile, ma indistruttibile, a quello di Eragon e Brom.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato Presente & Futuro'
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Capitolo 2: L’uomo dei ricordi

Erano passati tre anni ormai da quando Ellen era arrivata a Daret. Per qualche tempo era stata felice. Dopo che Monica le disse che era meglio non ricercare il passato lei, semplicemente, lasciò perdere. Arrivò alla conclusione che forse non era così importate. Era stata adottata da Monica e Gellert, che la trattavano come una figlia vera. Per due anni aveva vissuto con loro. Aveva aiutato Monica con le faccende di casa, avevano passato interi pomeriggi a parlare di cose da donne, come diceva Gellert. Aveva sviluppato una sorprendente capacità con le armi, era come se le venisse naturale. Dopo averlo scoperto, Gellert, che era un buon tiratore di scherma, aveva preso ad allenarla ogni sera per circa due anni. Nonostante avesse vissuto a Daret per tanto tempo i cittadini non le davano ancora confidenza. Alcuni avevano paura di lei, altri semplicemente credevano che fosse pericolosa dato il suo arrivo dal nulla.
Ma le cose andavano discretamente bene finché gli Urgali non cominciarono a saccheggiare il villaggio. Passavano a bande di circa cento o duecento e uccidevano e saccheggiavano. In una di queste incursioni Monica e Gellert persero la vita, ed Ellen si ritrovò da sola. Ma adesso, dopo un’ anno dalle prime incursioni, erano molto più organizzati. Trevor, un ex militare, aveva preso il comando della cittadina. Impartiva lezioni a tutti i giovani che potessero combattere, così da poter essere preparati ad affrontare gli Urgali o altri nemici. All’inizio non voleva che Ellen combattesse ma poi, siccome lei aveva battuto uno dei suoi migliori alunni, decise di addestrarla e di permetterle di combattere e difendere il villaggio.
Fu allora, in quel periodo, che due sconosciuti arrivarono a Daret, incoscienti del pericolo che correvano. Ellen li aveva visti entrare in città in sella a due cavalli. Erano arrivati fino ad un certo punto della via principale, poi si erano voltati e avevano deciso di uscire, ma i carri guidati da due uomini li avevano bloccati. Gli stranieri si prepararono alla battaglia, mettendo mani alle armi. Trevor si pose di fronte a loro. Ellen era sistemata, con la spada sguainata e pronta in mano, dietro di loro, nascosta alla vista. Sentì che parlavano e che, infine, raggiungevano un’ accordo.
“Ellen”. La voce di Trevor giunse chiara dalla strada. La ragazza, senza mettere via la spada, uscì allo scoperto. “Vai a prendere del cibo, acqua e dei guanti per il ragazzo”. Lei annuii ed entrò in una delle case ormai disabitate che fungevano da magazzini. Prese diverse carni, qualche frutta e pochi formaggi. Dopodiché cercò dei guanti. Ne trovò alcuni non molto vecchi, la pelle era resistente ma morbida.
Uscì sulla strada e si avvicinò agli stranieri. L’uomo più anziano stava contando delle monete sul palmo della mano. Quando si volse lei gli porse i guanti. Si guardarono negli occhi per un’ istante.
Una bambina teneva in mano una bambola di pezza e correva dentro una casa. Rideva, e la sua voce si mescolava ad una più profonda. Ellen si voltò, la bambola stretta in mano, vide il volto dell’uomo. Quegli occhi neri scintillanti.
Erano state una serie di immagini nella sua mente, che non avevano occupato più di due secondi. Cercò ancora gli occhi dell’uomo, che la guardava con espressione indecifrabile. Quando li trovò rivide gli stessi che aveva visto da bambina, nel ricordo da poco riacquistato. L’uomo prese i guanti e li porse al giovane di fianco a lui. Ellen lo aiutò a mettere la carne nella bisacce, ricevette le monete e se ne andò velocemente.
Aveva bisogno di ragionare in fretta. Aveva appena visto il suo passato? Probabilmente si, decise. Voleva sapere perché quell’uomo era nel suo passato? A questo non sapeva rispondere. Era arrivata, automaticamente, nel dormitorio delle ragazze più giovani. Si erano tutte rinchiuse dentro la casa, alcune guardavano dalle finestre per vedere se succedeva qualcosa. Forse sarebbe finita come loro se non faceva subito qualcosa. Questo di sicuro non lo voleva.
Si voltò di scatto e prese a correre. Andò alla scuderia, dove tenevano i cavalli. Il suo, quello che usava per cacciare le bande di estranei, era legato in fondo alla stalla.
“Vieni qui Dimitri” disse slegando il cavallo e sellandolo.
Dopo mezz’ora era fuori Daret, e seguiva le tracce dei due uomini. Giusto il tempo di prendere degli effetti personali, del cibo e fare un saluto alle tombe di Monica e Gellert. Gli stranieri non erano molto in vantaggio, se andava veloce poteva facilmente raggiungerli. Spronò Dimitri il più possibile e, nel tardo pomeriggio, poté scorgere gli stranieri al trotto. Decise di seguirli senza farsi vedere, compito difficile nelle pianure, ma era abituata a quel luogo, e sapeva come sfruttare le asperità del terreno, i bozzi e gli avvallamenti.
Verso sera, quando i due si fermarono, si fermò anche lei. In quel momento non seppe cosa doveva fare. Doveva andare lì e presentarsi? Salve! Io sono quella che vi ha dato i guanti, vi ho seguiti! Decisamente no. Per ancora alcuni minuti restò lì, indecisa, poi qualcun altro decise per lei.
Ellen vide il ragazzo alzarsi e salire in groppa al cavallo, per poi venire verso il punto dove c’era lei. Si accorse troppo tardi di essere stata scoperta. Salì su Dimitri e cominciò a galoppare più in fretta che poté. Si girò a guardare a quale distanza fosse dallo sconosciuto. Quando tornò a guardare avanti vide qualcosa di enorme che si parava di fronte a lei, bloccandole la strada. Dimitri si impennò e lei cadde a terra dalla sorpresa. Il cavallo corse via ed Ellen rimase lì a fissare l’animale più grande che avesse mai visto. Era persino più alto di un’ orso messo in piedi. Aveva un corpo simile a quello di una lucertola, delle ali che stava ripiegando sul corpo e un muso che la osservava con severità. Riconobbe un drago, dalle leggende che venivano narrate a Daret. L’animale lanciò un ringhio che terrorizzò Ellen, la fece indietreggiare sulla sabbia, allontanandosi dalla creatura. Tremante, continuando ad indietreggiare, mise mano alla spada.
“Le sue zanne ti raggiungerebbero ancor prima che tu possa toccarla”. Ellen si voltò di scatto e vide il ragazzo di quel pomeriggio a cavallo, con una freccia incoccata nell’arco.
Eragon troneggiava su di lei, ma non gli sembrava di essere molto eroico, piuttosto crudele e abbastanza inquietante. La ragazza che aveva davanti doveva avere la sua stessa età, ma sembrava così minuta e leggera che Eragon dubitava che potesse farle qualcosa di male. Aveva dei capelli neri e lisci che ricadevano sulle spalle, non riusciva a distinguere il colore degli occhi perché era troppo buio ma poteva vedere che aveva un profilo elegante e il corpo era quello di una giovane donna.  
“No per favore” si affettò a rispondere allontanandosi dall’animale, ma senza dargli le spalle. Si mise in ginocchio. “No ti prego. Non dirò niente a nessuno, voglio solo parlare con l’uomo che sta con te”.
Il ragazzo sembrò stupito, ma non accennò ad abbassare l’arco. Ellen si avvicinò a lui, sempre camminando sulle ginocchia. Sentì il drago dietro di lei ringhiare sommessamente. “Farò tutto quello che vuoi” sussurrò. Il ragazzo la osservò per un altro secondo, poi abbassò l’arma.
Ellen si alzò di scatto tirando fuori la spada, muovendola con velocità. L’arco del ragazzo cadde e lei lo prese per la camicia, facendolo cadere da cavallo. Il drago si era avvicinato ruggendo ma si fermò vedendo che Ellen aveva immobilizzato il suo compagno e gli teneva la spada alla gola.
“Tu capisci quello che dico vero?” disse rivolta al drago. “Se fai un passo lui muore”.
In quel momento un rumore di zoccoli di cavallo interruppe il momento di tensione.
“Lascialo andare! Il drago non ti farà niente!”. Ellen vide l’uomo dagli occhi neri. “Glielo dico io”. Il drago si ritirò pochi secondi dopo. Ellen lasciò andare lentamente il ragazzo. Questo tossì un po’ e si asciugò un filo di sangue che la spada di Ellen aveva causato, come avvertimento, sulla clavicola. Poi si allontanò velocemente da lei, recuperando il suo arco.
“Hey calma, ragazzo” disse l’uomo. “Ora mettiamo tutti giù le armi d’accordo?”. Buttò a terra la spada, lontano, e scese da cavallo. Ellen ed Eragon li imitarono. “Il mio nome è Brom” disse l’uomo porgendo la mano.
Ellen si avvicinò e la strinse. La stretta era forte, e la sua mano era ruvida. Ellen si sentì inspiegabilmente al sicuro, sentiva di potersi fidare di lui. Almeno più di quanto poteva fare con il ragazzo.
“Io sono Ellen”.
“Bene. Lui è Eragon” disse indicando il ragazzo “e lei Saphira”. Ellen fece un cenno verso di loro e il ragazzo  rispose con un grugnito. “Perché non ci appostiamo qui? Stavamo per mangiare”.
Ellen notò con la coda dell’occhio che il ragazzo di nome Eragon guardava esterrefatto Brom e gli faceva segno di no con le mani.
“Va bene” disse.
Accesero un fuoco e iniziarono a cucinare due conigli, mentre Brom andava a riprendere Dimitri, che si era allontanato un po’.
“Lo stai facendo nel modo sbagliato” disse Ellen rivolta ad Eragon, vedendo come scuoiava l’animale.
“Io dico di no” sbuffò lui.
“Invece si, dammi qua”. Ellen prese il coniglio dalle sue mani e, nel giro di qualche minuto, era già a bollire. Eragon fece una finta faccia ammirata.
“Vuoi un’ applauso?”.
“Simpatico”.
Mangiarono in silenzio e alla fine Brom decise che era ora di dormire.
“Ma … io dovevo dirti una cosa” obbiettò Ellen.
“E’ tardi. Avrai tutto il tempo domani”.
“Co … ok”. Ellen, rassegnata, si stiracchiò e prese una coperta dalla borsa. La distese a terra e si sdraiò.
Non ricordò bene quando si era addormentata. Stava guardando le stelle.




Salve a tutti! Mi dispiace che nessuno abbia lasciato nemmeno un commentino, nemmeno uno piccolo, nemmeno per dire : "Vergognati a scrivere una roba del genere!". Ma non fa niente, continuerò imperterrita a postare capitoli. Però mi rendo conto che una prefazione corta come quella della volta scorsa sia ben poco materiale per commentare ... vabè, bando alle ciance (chissà da dove shifo è uscito questo modo di dire)! Ci vediamo al prosismo capitolo e spero che questo abbia un po' più di successo. A proposito, ringrazio chi ha messo in preferiti la fic. Patty
   
 
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