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Autore: _MartyK_    13/09/2016    2 recensioni
Min Yoongi è stanco della sua vita monotona e frenetica e una notte, assieme a tutti i Bangtan Boys, fugge dal dormitorio scorrazzando per le vie di Seoul, imbrattando muri con la vernice e procurando danni ad alcune auto parcheggiate. Per scampare al carcere, è costretto a fare un mese di 'volontariato'.
Isabel lavora come cuoca in un ristorante molto vicino al fallimento. Come si incroceranno le loro vite?
Dal capitolo 1:
- Sei in arresto per atti di vandalismo- lo prese per il polso e lo sbattè contro l'auto della polizia, allacciandogli le manette.
- Che?!- Jungkook era così sbalordito che non si trattenne dall'esclamare qualcosa di insensato, come era solito fare.
- Ma noi siamo Idol! Non possiamo permetterci di fare carcere!- a lui si unì Hoseok, il labbro inferiore che tremolava.
[...]
- Min Yoongi, ho un messaggino per te!-
Il ragazzo era tranquillo, con le braccia conserte e un sorriso strafottente a dipingere la sua sfacciataggine. Sicuramente si sarebbe complimentato con lui per aver infondato fiducia nei cuori dei poliziotti... in qualche modo.
- Lavorerai come garzone in un ristorante per un mese intero-
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Isabel non aveva idea del casino che si sarebbe venuto a creare di lì a poco. Quelli che stava vivendo erano i suoi ultimi cinque minuti di pace.
Poi la guerra. Anzi no, la terza guerra mondiale.
Tutto incominciò quando si sentirono strani ed assordanti rumori provenire dalla sala del ristorante. Erano urla.
Yoo Jin alzò lo sguardo e voltò il capo a destra e a manca, alla ricerca di spiegazioni. Myung Jae era l'unica che se ne stava tranquilla, seduta su una minuscola sediolina delle scuole elementari a smanettare quasi con violenza sul cellulare. Solo Yoongi sembrò individuare il problema.
Sgranò gli occhi all'inverosimile e dischiuse la bocca in un gemito muto. Lasciò cadere la scopa a terra e si avvicinò alla porta della cucina di nascosto, a passo felpato. Spiò dall'oblò e perse un battito. Non poteva essere. Non era vero.
Pregò Dio e tutti i santi che quelle non fossero fan schizzate.
Strizzò gli occhi e dopo un paio di secondi li riaprì, sperando che fosse tutto un incubo.
L'incubo era la realtà.
Il capo era assalito da nane adolescenti in piena ed evidente crisi ormonale, con tanto di urla e schiamazzi.
Le uniche frasi che riuscì a capire in tutto quel frastuono furono 'dove tenete rinchiuso Suga oppa?' e 'fateci vedere la faccia di quella sgualdrina'.
L'uomo urlava a sua volta e minacciò le altre dicendo che avrebbe chiamato la polizia. Ma fu tutto inutile, quelle non volevano fermarsi.
Alcune, confondendosi nella mischia, provarono ad entrare in cucina. Provarono, appunto. Perchè per fortuna vennero beccate.
Così fu costretto a telefonare e in meno di tre minuti il locale era circondato da quelle insulse auto con la sirena accesa. I poliziotti tentarono di mandare via le fan e dopo molti tentativi riuscirono nell'impresa. I clienti erano a dir poco scioccati da ciò a cui avevano assistito, inutile dire che se ne andarono tutti.

Era incredibile come il silenzio fosse così opprimente dopo aver sentito solo urla per più di quindici minuti.
Lo squillo di un telefono rimbombò per tutto il locale, il capo andò a rispondere. Era il manager di Yoongi.




- Perchè cavolo hai pubblicato quel video sulla pagina ufficiale dei BTS?!- sbraitò la testa azzurra contro Isabel.
La mora non ci stava capendo niente, credeva di aver assistito ad una rapina, non ad un assalto dei fan.

- Ho fatto cosa?- fece confusa. Yoongi incominciò a ridere nervoso, ed era fottutamente inquietante. Si teneva la pancia ed emetteva ultrasuoni isterici.
Yoo Jin provò a calmarlo, ma con scarsi risultati.

- Non venirmi a dire che non l'hai fatto apposta- disse mantenendo quella strana risata.

- Yoongi, io davvero non so di cosa tu stia parlando- ammise la mora.
E fu a quel puntò che la rabbia del ragazzo si accese e divenne peggio di una bomba ad orologeria.
Si avvicinò pericolosamente alla ragazza e poggiò la testa contro la sua, guardandola in modo minaccioso.

- Senti, se ti sei messa con me per avere i riflettori puntati dimmelo prima, perchè non ho voglia di rovinarmi la carriera per una come te- sibilò a denti stretti.
Isabel era un tantino preoccupata dal suo comportamento. Sgranò gli occhi e li sbattè velocemente. Il suo corpo iniziò a tremare senza un motivo preciso.
D'un tratto la porta della stanza si spalancò e sull'uscio comparve il loro capo. Tutti si voltarono verso di lui.

- Min Yoongi, il tuo manager è qui e vuole parlarti- borbottò imbarazzato. Il ragazzo gli rivolse un'occhiata interrogativa e quello scrollò le spalle.
Si scostò dalla ragazza e abbandonò la cucina, non prima di averle lanciato un'occhiata intimidatoria.






* * *






Erano appena entrati all'interno della BigHit, ritrovandosi di fronte ad un mucchio di segretari e altri assistenti super indaffarati.
La maggior parte portava con sè una pila lunghissima di fogli e borbottava mugugni incomprensibili.
L'uomo condusse Yoongi nel suo ufficio, dopo aver preso l'ascensore.

- Mi spieghi che cazzo significa questa storia?- sbattè le mani sulla sua scrivania e parlò a bassa voce. Il ragazzo sobbalzò per lo spavento.
Era seduto di fronte a lui e si sentiva peggio di uno che sta per essere giustiziato.

- Questo come me lo spieghi, eh?!- urlò sbattendogli davanti agli occhi il video di lui e Isabel. Deglutì rumorosamente.
Dire che se la stava facendo addosso era troppo poco.

- I patti non erano questi. Non ti ho mica detto di farti una vita sociale e trovarti una ragazza, tu dovevi solo lavorare e basta- continuò, stavolta con più calma.
Sospirò e tornò a sedersi, esaminando alcuni fogli. Yoongi provò a parlare.

- Era un video personale, volevo mandarlo ai ragazzi e...- venne bloccato prima ancora che finisse il discorso.

- Quella ne ha approfittato per postarlo sui social e magari vantarsi di avere una relazione con Suga dei Bangtan Boys- continuò l'altro.
Yoongi dischiuse la bocca, facendo per dire qualcosa. In realtà non era sicuro al cento per cento che fosse stata Isabel, insomma, che motivo aveva?
Però restava il fatto che doveva essere per forza l'unica a conoscere la password del suo cellulare.

- Non è così?- gli domandò poi il manager.
La testa azzurra trattenne il respiro, voleva fermare il tempo e tornare indietro. Dio, se odiava avere responsabilità e roba simile.
Non lo sapeva, ecco la verità, ma come dirlo ad uno che sta quasi per licenziarti?!
A malincuore scelse di fare l'unica cosa che un Idol avrebbe potuto fare: annuire.
L'uomo sospirò e si mise a telefonare alcuni assistenti che, dopo neanche due secondi, si ritrovarono belli e pronti al suo servizio.
Sussurrò qualcosa al loro orecchio e li mandò via, aspettando il verdetto finale. Ritornarono con dei fogli perfetti e spillati e se ne andarono, togliendo il disturbo.

- Faremo così: continuerai a lavorare fino al tardo pomeriggio, poi stasera organizzeremo una conferenza stampa in cui spiegherai il malinteso dicendo che la ragazza era una tua amica d'infanzia, nulla di più. Va bene?- esordì, non distogliendo lo sguardo da quei preziosi fogli. Yoongi annuì sofferente, si sentiva in trappola.
Si alzò dalla poltroncina e s'inchinò in segno di saluto. Fece per abbandonare lo studio, quando l'uomo lo chiamò un'ultima volta.

- Yoongi, assicurami una cosa- disse.
Il ragazzo era impaziente di sentire cosa volesse ancora blaterare il signor Satana.

- Smettila di frequentare quella ragazza-
Se pensava di morire alla vista delle fan nel ristorante, in quel momento il suo cuore sembrò cessare di battere sul serio.






* * *







Appena uscito dall'agenzia, la testa azzurra si tirò su il cappuccio della felpa e abbassò lo sguardo, sperando che la frangia coprisse i suoi occhi arrossati.
Sì, strano a dirsi, ma aveva pianto.
Corse letteralmente verso l'uscita della struttura, scontrandosi contro qualche povera anima dannata e mormorando inutili scuse.
Mise le mani in tasca e proseguì, ignorando i paparazzi appostati lì e i flash delle fotocamere.
Non era stato licenziato, era ancora un Idol e il suo sogno continuava ad andare avanti, eppure si sentiva una nullità. Come se avesse sbagliato tutto nella vita.
Chiamò un taxi e si fece portare verso quell'orrendo locale da quattro soldi. Un attimo prima era triste, ora era incazzato nero.
Maledetta la notte in cui ebbe la brillante idea di fare il coglione per la città, maledetto il giorno in cui mise piede in quel posto e maledetto attimo in cui si rese conto di essersi invaghito della persona più cinica, apatica, inespressiva, sarcastica e odiosa al mondo.
Ma anche simpatica, dolce, timida, accogliente e disponibile.
Nonostante tutto non ce la faceva ad odiarla completamente. A meno che quella non fosse la vera Isabel.



Quando entrò nel locale, si accorse che per la prima volta era vuoto, spoglio. I tavoli erano al loro posto, belli pronti e ordinati.
Dei clienti (abituali e non) non c'era manco l'ombra. Tolse il cappuccio e alzò lo sguardo, proseguendo verso la cucina.
Tutto immaginava tranne che vedere la sua ragazza piangere ed essere consolata da Yoo Jin. Di Myung Jae nessuna traccia.
Provò a chiedere informazioni e ricevette un'occhiata gelida da parte del corvino e un 'è andata a fare in culo' come risposta alla domanda.
Andò verso il lavandino e lavò i pochi piatti sporchi nei quali avevano mangiato gli ultimi clienti della giornata, prima della tragedia. Ormai era una cosa che faceva quando si sentiva incolpa, trovarsi qualcosa da fare e starsene in un angolo ad annoiarsi il meno possibile.
L'acqua che scorreva e i piatti che si scontravano fra di loro erano gli unici suoni che si sentivano in tutta la stanza. Ed essendo gli unici, sembravano anche più rumorosi della realtà.
Non proferì parola per tutto il pomeriggio, non gli succedeva dai tempi del liceo, quando era ancora troppo timido e impacciato per farsi degli amici e scoprire il mondo.
Il suo stomaco brontolava senza pietà, e non era per la fame, sebbene non avesse toccato cibo dalla mattina.
Continuava a ripetersi in quella mente bacata che si ritrovava che Isabel non aveva fatto niente, che forse si trattava di un qualche hacker e roba del genere.
Sì, poteva essere, molti Idol sono vittime di furto d'identità. Cavolo, doveva dirlo al manager, mannaggia a lui che non ci aveva pensato.
La sera arrivò prima del previsto e in cucina irruppe una sua assistente.

- Yoongi, fila dritto all'agenzia. Tra meno di un'ora hai l'intervista- l'avvisò, per poi inchinarsi in segno di rispetto e abbandonare la cucina.
Isabel e Yoo Jin lo guardarono tristemente e lui si sentiva ancora più frustrato.
Si asciugò le mani su un panno e camminò a passi decisi verso l'uscita di quella prigione, quando si sentì chiamare da una voce piuttosto familiare.

- Yoongi aspetta!- urlò quella che si rivelò essere Myung Jae. Venne dal retro della stanza e si aggrappò al braccio della testa azzurra per evitare di inciampare.
Aveva il fiatone, d'altronde aveva corso da casa sua fino al ristorante soltanto per avvisare il suo oppa.
Era pronta. Pronta a dirgli la verità.

- Sono stata io- ammise e abbassò la testa, un'espressione triste e affranta a dipingerle il viso. Il ragazzo sgranò gli occhi assieme a tutti i presenti.

- Che cosa?!-

- Sono stata io... a caricare quel video. E sono io che ho scoperto la tua password- biascicò riprendendo fiato.
Prima che Yoongi potesse dire qualcosa, Myung Jae alzò l'indice.

- Ero... ero gelosa. Volevo vendicarmi e così ho postato quel video. Perchè beh, tu te la spassavi con Isabel e io ero qui a correre da una parte all'altra e sorbirmi gli ordini di quell'altro fannullone di Yoo Jin. Spero non sia successo nulla con i ragazzi e spero anche di non averti rovinato la vita. Quello era di certo il mio ultimo pensiero- concluse.
Aveva ancora la testa abbassata, non se la sentiva di alzare lo sguardo. Non quando era in torto marcio.

- Yoongi muoviti!- nel frattempo l'altra ragazza lo prese per il braccio e lo trascinò fuori di lì, borbottando qualcosa riguardo al fatto che fossero in tremendo ritardo.
Lo sbattè dentro il taxi e sfrecciarono per le strade di Seoul. Myung Jae si precipitò fuori dal locale e seguì con gli occhi l'auto allontanarsi sempre di più, farsi sempre più piccola.






* * *






Si trovava in camerino, seduto su una poltrona rossa, davanti al suo riflesso allo specchio. Le parrucchiere stavano strattonando i suoi poveri capelli con phon, pettini e piastra. Faceva un caldo tremendo nonostante fosse inverno. Quegli aggeggi rovina-capelli sputavano un sacco di fumo.
Non si meravigliava se ci mettevano un bel po' di tempo a crescere.
Durante l'intervista la sua mente era altrove, non stava veramente lì. Il suo sguardo era perso, se i giornalisti gli facevano domande di qualsiasi genere lui rispondeva con una scrollata di spalle e un sospiro.
Perlomeno si concentrò nelle domande riguardanti Isabel e lo scandalo.
Non vedeva l'ora di andare a dormire, quella giornata era durata pure troppo. Non seppe per quanto tempo durò l'interrogatorio, a lui sembrò poco, mentre il manager gli disse che aveva parlato per più di due ore e mezza.
Prima di andare a chiedere scusa alla sua ragazza (perchè era ovvio che volesse farlo) chiese se fosse possibile incontrare quei sei nanetti, ma purtroppo la risposta non fu positiva.
Così pensò bene di farsi una doccia, cambiarsi e sgattaiolare via dalla BigHit, di tempo ne aveva sprecato pure troppo.
Non si curò di chiamare taxi, fece tutto il tragitto a piedi. La strada la conosceva a memoria.
Era stato un emerito cretino a non fidarsi di Isabel, l'unica speranza era il suo perdono.
E sapeva che non era facile con una come lei. Lo sapeva fin dall'inizio.


***
annyeong! Se dovessi dare un titolo a questo capitolo, io lo chiamerei 'ansia' ahahah XD bel casino, lo so. Isabel lo perdonerà? Aspettate fino a domani, lol XD baciii _MartyK_ <3
   
 
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