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Autore: Victoria93    13/09/2016    6 recensioni
Tratto dalla storia:
-"Sai cosa sei? Una stronza. Una MALEDETTA stronza. Ti piace giocare a fare Dio, ti piace fingere d'essere perfetta, ti piace fingere di odiarmi, ti piace ripetere che ti faccio schifo, ma sono tutte STRONZATE. La verità è che tu non riesci a staccarti da me, non riesci a disprezzarmi come vorresti, non riesci a smettere! Proprio come me, Eliza. IO NON RIESCO A SMETTERE. Chiamala come vuoi; chiamala mania, ossessione, disturbo, non me ne frega niente! Ma smettila di raccontarmi balle, smettila di rendermi le cose ancora più difficili!".
"Che cazzo di problema hai, Mello?!".
"Maledizione, ragazzina, TU sei il mio problema!!".
"Perché?!".
"Perché ti amo!!".
SEGUITO DI 'SUGAR AND PAIN': non leggetela se non avete letto la prima storia.
Vent'anni dopo il caso Kira, Eliza, convocata da Near, si reca in Inghilterra per risolvere un caso di omicidi seriali. Qui fa la conoscenza di un uomo cupo, tormentato, taciturno e irascibile, che le sconvolgerà per sempre la vita.
Riusciranno Eliza e Mello a superare le loro diversità, a combattere per il loro amore e a vincere contro un nuovo, temibile avversario?
Combattere contro un mostro è difficile: combattere contro se stessi è molto peggio.
SOSPESA.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mello, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SUGAR AND PAIN'
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Capitolo 2- Being his daughter
 
Eliza osservò le fotografie per qualche altro istante, prima di alzare nuovamente gli occhi su Near, che nel frattempo non aveva smesso di tormentarsi i capelli, com’era suo solito.
Per la prima volta nella sua vita, non era sicura di quali parole utilizzare per esprimere quello che le vorticava nella mente.
“Near…non puoi crederci sul serio” sospirò infine, tornando a sedersi e guardandolo dritto negli occhi.
“Non posso credere a che cosa, esattamente?” replicò Near, senza smettere di sorridere in modo inquietante.
“Al fatto che questi omicidi abbiano realmente a che fare con Kira” rispose Eliza, aggrottando le sopracciglia.
“Forse, quando vi avrò fornito tutti gli elementi del caso in mio possesso al momento, non sarete più così scettici” assicurò Near, estendendo di nuovo la sua attenzione anche a Mello.
Forse a causa della direzione presa dallo sguardo di Near, forse perché non riusciva a ignorare del tutto la sua presenza al proprio fianco, si decise infine a lanciare un’occhiata in direzione del biondo motociclista. I suoi occhi glaciali erano fissi, immobili, venati da un’ombra più oscura del consueto: prima che potesse rivolgergli la parola, contrariamente alle sue aspettative, Mello si adagiò sulla poltroncina di fianco alla sua, le gambe accavallate e le braccia allargate all’indietro, secondo la sua abituale posa scomposta e irriverente. Non passarono che un paio di secondi prima che accavallasse le gambe sulla scrivania, dove non esitò a gettare le fotografie che stava osservando fino a poco prima, e che estrasse una nuova tavoletta di cioccolato, che morse con il solito fare sprezzante e strafottente.
“E così, mi hai fatto venire fin qui da Los Angeles a causa di una sorta di fanatico devoto? Pensavo che tenessi di più ai tuoi soldi, Near” disse Mello, alzando un sopracciglio con aria di scherno.
“Mi sottovaluti, Mello. Non crederai sul serio che ti abbia convocato solo perché ritengo di aver a che fare con una specie di delirante adepto alla causa di Kira? Se fosse così facile, avrei risolto il caso nel giro di un paio di minuti”.
“E allora, qual è il problema? Hai bisogno di qualcuno che faccia il lavoro sporco al posto tuo, come al solito? Immagino che la bambina qui presente potrebbe benissimo occuparsene da sola”.
“Tu chiamami un’altra volta ‘bambina’, e sarò felice di assicurarmi che in futuro non venga al mondo nessuno che possa chiamarti ‘padre’” lo gelò Eliza, per poi riprendere a ignorare lui e la sua mano sinistra, che nel frattempo era scattata in direzione della pistola “Near, che cos’è questa storia?” domandò poi al diretto interessato, con un sospiro preoccupato “Mi sembra che tu ci stia girando un po’ troppo intorno”.
“Hai detto di conoscere bene i dettagli del caso Kira, Eliza” commentò Near, iniziando lentamente a comporre uno dei suoi puzzle.
“Sì, è così. Ma a quanto mi risulta, Kira è morto più di vent’anni fa” disse lentamente Eliza, accavallando a sua volta le gambe, ma senz’altro in maniera molto più composta di Mello.
“Tuo padre se n’è occupato personalmente. Ancora oggi, tutti concordano sulla conclusione che quello sia stato il suo miglior risultato” proseguì Near “Una vittoria senza precedenti. Light Yagami non ha avuto scampo”.
Sentir pronunciare quel nome le provocò una sensazione di fastidio all’altezza del petto: fin da piccola, era sempre stata abituata a sentir parlare di ‘Kira’ e di ‘Light Yagami’ come di due persone diverse; e, fin da quando aveva memoria, aveva sempre avuto impressa nella mente la tristezza che compariva sul volto dei suoi genitori quando veniva fatto il nome di Light in riferimento alla serie di omicidi di Kira. Conosceva la vicenda nei minimi dettagli: sapeva che i suoi genitori avevano trascorso un periodo con Light, durante il quale lui aveva perduto i ricordi relativi al suo potere omicida, ed era così tornato a essere il ragazzo gentile, buono e altruista di una volta. Sapeva che, in quelle settimane così assurde, fra loro era nata un’amicizia inspiegabile, eppure sincera, nel suo essere fondata su una gigantesca menzogna, di cui il suo stesso autore, in quel preciso istante, non era consapevole.
Ma tutto ciò che i suoi genitori avevano provato non era scomparso nel nulla, insieme all’umanità che Light aveva perduto, nel riacquistare i ricordi di Kira. Quando era diventata un’adulta, sua madre le aveva persino narrato del giorno dell’esecuzione di Yagami, a cui lei e suo padre avevano deciso di essere presenti. Ci aveva messo del tempo a comprendere le ragioni di quella scelta, ma infine aveva capito che cosa intendesse suo padre, quando parlava di una vittoria ‘agrodolce’.
Erano passati più di vent’anni da quel giorno così cupo. Com’era possibile che l’ombra di Kira fosse pronta a profilarsi nuovamente all’orizzonte?
“Appunto, Near. Kira è morto” ribadì Eliza, tamburellando nervosamente sul bracciolo della sedia.
“Su questo non ho dubbi. Quanto al legame fra questi omicidi e il suo potere paranormale, direi che è un’altra storia” affermò il detective, con tono flemmatico.
“Di cosa diavolo parli?” sbottò Mello, vicino a perdere la pazienza.
“Concordo con voi sul fatto che, a prima vista, queste fotografie potrebbero rappresentare nient’altro che il delirio di un folle. In fondo, che cosa ci sarebbe di strano nel commettere omicidi così brutali, limitandosi a lasciare un messaggio anagrammatico su tre cadaveri volto a paventare il ritorno di un serial killer psicopatico deceduto da due decenni? In realtà, assolutamente niente. Non fosse per le modalità in cui questi crimini vengono compiuti”.
“Senti, Near…” fece per iniziare Eliza.
“Negli ultimi quindici giorni, ci sono stati dieci decessi. Cinque di essi hanno avuto luogo a Londra, nel quartiere di Whitechapel. Questo elemento, e la brutalità dell’uccisione, ci hanno fatto pensare a un tentativo di emulazione di Jack lo Squartatore. Gli altri cinque si collocano a Parigi. Vista in questo modo, potrà sembrarvi che il nostro assassino abbia semplicemente preso un aereo per proseguire la sua progressione di morte in un altro Paese, ma non è così semplice. Dall’analisi del coroner, i decessi delle vittime e gli orari corrispondenti ad essi non sono individuabili per area geografica” proseguì Near, con la massima noncuranza.
“Che vuoi dire?” chiese Mello, con espressione impassibile.
“Che l’assassino non ha ucciso cinque vittime a Londra, per poi ucciderne cinque a Parigi. Si è alternato fra le due capitali” affermò Eliza, una mano intenta a tormentarsi il mento e l’altra ancora tesa a tamburellare sul bracciolo della sedia.
“Esatto” annuì Near “E la cosa preoccupante è la vicinanza in linea cronologica fra le morti. In altre parole, questi omicidi vengono eseguiti a brevissima distanza l’uno dall’altro, alternandosi fra due città situate a numerosi chilometri l’una dall’altra”.
“Avrai senza dubbio pensato a un complice” sbuffò Mello, addentando la sua cioccolata.
“Ci ho pensato. Abbiamo anche messo in conto la possibilità che si trattasse di un’organizzazione criminale dedita al ‘culto’ di Kira. Ma l’ipotesi è andata escludendosi da sola, dopo che ci è arrivato il referto del coroner che si è occupato di ciascuna autopsia”.
Mello ed Eliza lo fissarono, in attesa che proseguisse.
“Il punto è che questi omicidi vengono compiuti in maniera del tutto particolare. Vi sarete accorti che i cadaveri sembrano dilaniati in maniera casuale e del tutto bruta”.
“E con questo?” si strinse nelle spalle Mello.
“Un’azione del genere, che porta persino all’esportazione del cuore della vittima prescelta, può essere compiuta in due modi: servendosi di uno strumento particolare, e quindi eseguendo l’operazione in maniera precisa e metodica, oppure con un colpo brutale e impreciso, probabilmente tramite un mezzo di fortuna. Nel primo caso, ci troveremmo di fronte a un potenziale soggetto provvisto di conoscenze anatomiche: un medico o un macellaio, come ipotizzava Scotland Yard per Jack lo Squartatore. Senza dubbio, si tratterebbe di un individuo scaltro, convinto delle proprie motivazioni, mosso da una mente fredda e calcolatrice, piuttosto attento a non farsi cogliere impreparato” spiegò Near.
“Mentre, nel secondo caso, il nostro assassino si meriterebbe di gran lunga di più il titolo di ‘Squartatore’” sospirò Eliza “Direi che la fattispecie è riconducibile alla tua seconda classificazione, Near. L’assassino è senz’altro irrazionale, impulsivo, privo di autocontrollo e con tendenze sadiche. Non vedo cosa ci trovi di così strano”.
Near si pronunciò in un altro sorrisetto di superiorità: quell’espressione sul volto fu in grado di strappare a Mello un ringhio cupo e poco rassicurante.
“Concorderete entrambi sul fatto che, a differenza della prima tipologia di modus operandi, un simile stile non sarebbe perfettamente imitabile ogni volta che si compie un omicidio, non è così? Se davvero l’assassino agisse in maniera irrazionale e impulsiva, limitandosi a sventrare le sue vittime per estrarne il cuore, non compirebbe l’azione nello stesso modo ogni volta, proprio perché non ci penserebbe su così tanto. Agirebbe e basta. Pertanto, ogni cadavere dovrebbe presentare delle differenze rispetto agli altri, nonostante i punti in comune riconducibili al modus operandi di base, come l’estrazione del cuore. Inoltre…l’esame autoptico ci ha dato un altro spunto di riflessione interessante”.
“Sarebbe?” domandò Eliza.
Con discreta sorpresa di Mello, la domanda della ragazza venne seguita dallo schioccare dei suoi denti sulla superficie di una tavoletta di cioccolato appena estratta dalla giacca; diviso fra lo stupore e una strana curiosità, l’osservò addentarla, soffermandosi sulle sue labbra e sul modo in cui gustava il dolce. A differenza di lui, che amava mordere il cioccolato con lo stesso disprezzo con cui si rivolgeva agli altri, Eliza lo faceva in maniera raffinata, come se stesse sorseggiando un bicchiere di champagne o una tazza di the.
Era inglese, su questo non c’erano dubbi. Ma non avrebbe scommesso un dollaro sulla possibilità che avessero qualcosa in comune.
In quell’istante, Eliza si accorse d’essere osservata, e per contro gli lanciò un’occhiata inceneritrice.
“Che problemi hai?” domandò, con tutto il disgusto di cui era capace.
Per tutta risposta, Mello addentò un altro pezzo di cioccolato e le rivolse l’ennesimo ghigno sprezzante, per poi tornare a volgersi verso Near.
“Vieni al punto, Near. Mi hai fatto perdere abbastanza tempo”.
“Il punto è che questi omicidi non sono stati commessi con nessun’arma da taglio”.
Le parole del capo dell’SPK vennero seguite da un silenzio tombale, rotto soltanto dai suoni della sera che iniziavano a provenire dal giardino della scuola.
“Cosa?!” sbottò infine Eliza, battendo una mano sulla scrivania “Questo è impossibile!”.
“Com’era impossibile fermare il cuore di criminali che si trovavano a migliaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro, semplicemente scrivendo il loro nome su un misterioso quaderno” le ricordò Near, senza smettere di giocherellare con i suoi capelli.
Eliza si rilassò contro lo schienale della sedia, rilassandosi pian piano.
“Ma questa volta è diverso. Kira si limitava a provocare alla vittima prescelta un arresto cardiaco. Qui parliamo di cuori strappati letteralmente dal petto…a mani nude, a giudicare da quanto affermi tu” constatò Eliza.
“Sì, questo caso è diverso. Ma le analogie con il potere paranormale di Kira sono incredibilmente sottili e significative. Senza contare il messaggio in codice che il nostro uomo ci ha lasciato”.
“Pensi alla possibilità che in giro ci sia…un altro Death Note?” domandò lentamente Eliza, soppesando le parole.
“Non escluderei nessuna pista” dichiarò Near “Ma in ogni caso, questa serie di omicidi è diversa da qualsiasi fattispecie di cui mi sia mai occupato personalmente. Ecco perché ho richiesto la vostra collaborazione”.
“Se per te è troppo complicato, perché non lasci che se ne occupi Elle?” chiese Mello, con un tono a metà fra il trionfante e il disinteressato.
Quella domanda infastidì Eliza più di qualsiasi cosa detta in precedenza dal biondo. Se c’era una cosa che detestava con tutta l’anima, era che i suoi genitori le subentrassero nei casi che le venivano affidati e in cui veniva richiesta la sua collaborazione.
In realtà, una parte di lei sapeva che sarebbe stato giusto affidare tutto a suo padre e a sua madre. Se davvero quelle morti avevano a che fare con Kira…beh, nessuno più di loro sarebbe stato qualificato al meglio per occuparsene.
“Mi sono già consultato con lui. Poco prima che Eliza tornasse in Inghilterra” ribatté Near, l’espressione contrariata e irritata “Ad ogni modo, l’SPK è la mia mano operativa, non la sua. Ho il massimo rispetto di Elle e mi sono sempre affidato alle sue direttive, ma questo caso è stato affidato a me dall’Interpol”.
“Senza dubbio, è successo prima che venisse fuori qualsiasi collegamento con il caso Kira. Scommetto che di questo l’opinione pubblica non è al corrente” ghignò Mello, mordendo l’ultimo pezzo di cioccolata.
“Questo è irrilevante”.
“Davvero? E allora perché sembra che la cosa ti irriti tanto?” lo punzecchiò ancora Mello.
“Sei tu che mi irriti, Mello” lo avvisò Near, con un lampo di sfida negli occhi.
“Faccio sempre in tempo a tornare a Los Angeles. Almeno, non dovrei più sopportare di vedere la tua insopportabile faccia”.
“Hai detto che ti sei consultato con Elle” riprese Eliza, ignorando deliberatamente Mello “Allora? Che cosa ti ha detto?”.
Near giocherellò per qualche istante con i suoi capelli, prima di risponderle.
“L’idea di lasciarci il caso non è di suo gradimento. In particolar modo, non ha apprezzato che ti coinvolgessi prima di chiedergliene l’autorizzazione”.
“Ah, ma sul serio? È ridicolo! Non può decidere di cosa devo o non devo occuparmi!” sbottò Eliza, balzando in piedi.
“Tecnicamente, può farlo. È Elle” le ricordò Near “Ma l’SPK non ha mai deluso le sue aspettative, pertanto sono riuscito a convincerlo a darci un anno di tempo. Se entro un anno non avremo risultati in grado di condurci alla risoluzione del caso, questo passerà sotto la sua direzione. Pertanto, nell’eventualità in cui decidesse di estrometterti dalle indagini, non avrei più voce in capitolo”.
“Tutto questo è semplicemente pazzesco!” protestò Eliza, del tutto inviperita.
“Paparino non vuole che tu ti sbucci un ginocchio, principessa” sogghignò Mello, con aria di superiorità.
Senza attendere ulteriormente, Eliza estrasse in modo fulmineo la sua pistola, imitata dal ragazzo, ritrovandosi così a confrontarsi con la canna dell’arma di lui, com’era avvenuto poco prima in corridoio.
“Io ti avviso, insopportabile attricetta dei miei stivali: se dici un’altra parola che possa vagamente irritarmi…” ringhiò Eliza.
“Chiami papino e mi fai arrestare? Farei prima a farti un buco in testa, ragazzina dalla lingua biforcuta e insolente! Se ti azzardi a insultarmi di nuovo…!!”.
“Cosa fai, lo scrivi sul tuo diario segreto?!”.
“Smettetela!!! Tutti e due, adesso piantatela!” intervenne Near, alzando la voce per la prima volta “Non arriveremo a niente, se continuate a punzecchiarvi in questo modo. Non dovete piacervi per forza, ma ho bisogno che cerchiate almeno di non spararvi a vicenda, di qui a un anno. Mi farebbe comodo la collaborazione di entrambi, ma è ovvio che posso farne a meno”.
“Ah certo, tu sai sempre tutto, non è vero, Near?” lo schernì Mello, in tono disgustato “Ti servirà più di un discorsetto come questo per convincermi a non uccidere questa ragazzina!!”.
“Dieci milioni di dollari, Mello. Senza contare che, nel caso in cui decidessi di non darmi ascolto, verresti braccato dalla polizia di tutto il mondo a vita”.
“O magari tutto questo non avverrebbe, semplicemente perché non ti darei nemmeno il tempo di premere il grilletto” lo schernì ulteriormente Eliza.
Con sua sorpresa, quell’ennesima provocazione gli strappò un sorriso, inaspettato persino per lui. Di una cosa era sicuro: non aveva mai incontrato una donna dal temperamento così forte. Così calcolatore, così spietato, nel suo essere diretto.
Così dannatamente intenso.
*Se non fossi una stronza, insolente, insopportabile, petulante, irritante, spocchiosa, arrogante, saccente, dannata ragazzina, potresti quasi piacermi. Quasi* si ritrovò a pensare, abbassando lentamente la pistola.  
“Sarà meglio che tu fornisca una valida motivazione anche a me, Near, perché ti assicuro che il mio senso della giustizia o il possibile disappunto di Elle non saranno sufficienti a fermarmi” ringhiò Eliza, il dito ancora sul grilletto.
“So che potrai non credermi, ma ti assicuro che l’aiuto di Mello si rivelerà prezioso nella risoluzione di questo rompicapo. Come ti ho già detto, all’epoca del caso Kira sia io che lui abbiamo provato a fare delle ipotesi sulla sua risoluzione, analizzando le informazioni che Elle accettava di fornirci. Per lui, era una sorta di modo per addestrarci, per testare le nostre capacità e avere più elementi per comprendere chi di noi fosse il migliore. Mello è la persona più indicata per risolvere questo caso insieme a noi, Eliza. E inoltre, di qui a un anno, quando senz’ombra di dubbio avremo consegnato quest’assassino alla giustizia, sarai libera di dimenticarti della sua esistenza. Se sarà questo quello che vorrai, ovviamente”.
Eliza si voltò di scatto verso di lui, abbassando l’arma di colpo e rivolgendogli un’occhiata in tralice: non le era sfuggito lo strano tono in cui aveva pronunciato l’ultima frase.
Prima che potesse chiedergli spiegazioni di qualsiasi sorta, Near si dipinse sulle labbra un sorrisetto vittorioso e tornò a tormentarsi la ciocca di capelli più vicina all’orecchio.
“Bene. Posso interpretare la vostra decisione di darmi ascolto come la volontà implicita di accettare l’incarico che vi sto proponendo?”.
“Dieci milioni di dollari. Non un centesimo in meno” precisò Mello.
“Ed Elle sarà fuori dalle indagini” sottolineò Eliza.
“Questo non posso promettertelo, Eliza. Ma confido che tuo padre sia un uomo di parola, come sempre. Abbiamo tempo un anno; per questo periodo di tempo, il caso è dell’SPK, ergo sono io al comando”.
“Va bene, va bene” bofonchiò la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
“Stai dimenticando un dettaglio, Near” disse Mello, con tono minaccioso.
“Non l’ho dimenticato, Mello. Il tuo anticipo è nella tua vecchia stanza; l’ho fatta preparare per te, spero che non ti dispiaccia. In questo modo, non dovrai spendere un centesimo per la tua sistemazione. A proposito di questo, ogni vostro eventuale spostamento, se ciò dovesse rivelarsi necessario, sarà coperto dai fondi della nostra organizzazione. Non vi costerà assolutamente niente. Quanto al resto del denaro, lo avrai alla fine del lavoro, Mello”.
“Tsk, e sia. C’è dell’altro?” domandò il biondo.
“No, è tutto” affermò Near “La prima riunione operativa si terrà domani pomeriggio alle 15. Vi lascio il tempo che vi serve per studiare tutta la documentazione del caso; ho chiesto a Gevanni di fornirvi una copia di tutto il materiale rilevante”.
Senza pronunciare un’altra parola, Mello si avviò verso la porta, sbattendosela alle spalle.
Eliza indirizzò un’occhiata velenosa verso il punto da cui era appena scomparso, per poi tornare a volgersi verso Near.
“Devo ammettere che ho ricevuto regali di compleanno migliori” sospirò, passandosi una mano nella chioma scura.
“A quello ho già pensato. Gevanni si è occupato di far arrivare dalla Russia la nuova moto che mi sono preso la libertà di ordinarti. Ho pensato che potesse farti piacere” disse il detective, andandosi a sedere a terra e iniziando a giocare con uno dei suoi trenini.
“Che…che cosa?! Near, ma sei impossibile!” sbottò la ragazza, spalancando la bocca “Quante volte devo ripeterti che odio questo genere di regali?!”.
“Credevo che le motociclette ti piacessero. A proposito, questa è un’altra cosa che tu e Mello avete in comune”.
Quell’affermazione la lasciò più spiazzata della precedente, e la rese ancor più furiosa.
“Se stai insinuando qualcosa, Near, sappi che non esiterò a mandare al diavolo anche te. Non ho mai avuto una giornata più assurda in vita mia! E non ho proprio voglia di ascoltare le tue teorie strampalate! Per tornare al nostro discorso, questa è l’ultima volta che ti permetto di farmi un regalo del genere! Sappi che la prossima volta avrai sprecato i tuoi soldi inutilmente!”.
“Ho solo pensato che avessi bisogno di una piccola consolazione, in vista di ciò che stavo per chiederti. Mello non è la persona più facile del mondo con cui avere a che fare” affermò Near, in tono piatto.
“Questo sì che è un eufemismo” borbottò Eliza.
“Ma sono certo che saprai tenerlo a bada. Dopotutto, le abilità che possiedi sono quasi una leggenda, nel nostro ambiente. La tua eredità genetica farà al caso nostro, come al solito”.
Eredità genetica.
In quel preciso istante, si ricordò perché, malgrado la sua apparente cordialità e i suoi modi pacati, in realtà non fosse mai riuscita a considerare Near come un amico.
Lo trovava intelligente, metodico, incredibilmente dotato, ma al tempo stesso provvisto di una freddezza e di un’inespressività che la mettevano a disagio; una volta, sua madre le aveva detto che Near, in qualche modo inquietante, rispecchiava una parte della personalità di suo padre. La stessa personalità cinica, concentrata e inemotiva che lei ci aveva messo tanto a comprendere, ad accettare e ad amare.
Ma dove suo padre aveva qualcos’altro, dove suo padre possedeva ulteriori qualità che lo rendevano umano e che erano riuscite a fargli capire che nella vita non esisteva solamente il raziocinio, Near sembrava freddo, apatico, incapace di farsi scalfire da nulla.
*L’opposto di Mello* si ritrovò a constatare, suo malgrado.
Per contro, malgrado le riconoscesse le sue qualità, finiva sempre per sottolineare il suo vincolo di parentela con Elle, quasi come a voler intendere che l’unica ragione per cui davvero dovesse essere considerata brava, l’unico motivo per cui dovesse sentirsi fiera di essere ciò che era…fosse proprio il fatto d’essere sua figlia. Lui, Near, possedeva quelle doti in maniera del tutto innata.
Lei, invece, aveva avuto la fortuna di nascere sotto una buona stella e si era già ritrovata un percorso spianato di fronte agli occhi, senza che in esso vi fosse un gran merito personale.
Almeno, questo era ciò che sentiva riecheggiare nelle sue parole.  
Eredità genetica. Tutto qui.
La rabbia le si rattrappì in gola, mutandosi in un’espressione cupa e infastidita.
“Se non hai altro da dirmi, ci vediamo domani”.
“Come ti dicevo, è tutto. Buonanotte, Eliza”.
Non appena fu fuori dal suo ufficio, si diresse a passo di carica verso il piano superiore, decisa a chiudersi nella sua stanza e a non uscirne prima del giorno dopo: se non altro, starsene là dentro le avrebbe permesso di evitare qualsiasi membro dell’SPK il più possibile. Soprattutto, le avrebbe permesso di non dover sopportare ulteriormente la vista di Mello.
Ma proprio quando fu giunta di fronte alla porta della sua stanza e si accinse a infilare la chiave nella toppa, un rumore improvviso la fece sobbalzare e trasalire di scatto.
La porta della camera da letto di fianco alla sua si era appena spalancata di colpo: sulla soglia, c’era l’ultima persona che avrebbe voluto come vicino di stanza.
Mello la fissò con espressione esterrefatta, se non inorridita.
“QUESTO È UNO SCHERZO!!!” esclamarono entrambi, all’unisono.
 
Continua…
 
Nota dell’Autrice: Beneeeee, finito anche il secondo!! Di questo passo, potrei abituarvi quasi a un capitolo al giorno!! Ahahaha scherzo, per quello non ce la farò mai, purtroppo…ad ogni modo, farò del mio meglio per non farvi aspettare tanto com’è successo con ‘Sugar and Pain’, in passato. Cosa ve ne pare? In questo capitolo, ho cercato di sottolineare maggiormente l’aspetto più negativo di Near, spero che si sia percepito : ) Contavo di farlo più lungo, ma ci tenevo molto a postarlo entro stasera, soprattutto perché ieri ricorreva il mio sesto anniversario d’iscrizione a EFP e…beh, sì, sono sentimentale XD Spero davvero che vi stia piacendo! Un grazie immenso a MaryYagamy_46 per aver recensito la storia e per averla inseguita fra le preferite, grazie a Always_Potter per aver recensito e per averla inseguita fra le seguite, grazie alla mia SelflessGuard per la recensione e grazie a bananacambogianachiquita per averla inserita fra le preferite. Ringrazio in anticipo anche la mia carissima Lilian Potter in Malfoy, che non ha ancora recensito ma che spero che lo farà presto (lo spero sul serio XD). Un’ultima cosa: non so se ne ho mai fatto parola con voi, ma sono una grandissima fan degli Skillet e dei Three Days Grace. Ergo, dato che molte delle loro canzoni urlano MELLO e molte altre urlano MELLOXELIZA, aspettatevi una colonna sonora a base dei loro testi! Ultimissima precisazione: so che, per il momento, i capitoli non vi sembrano molto lunghi, ma già dal prossimo arriveremo a circa una ventina di pagine :) I primi erano una sorta di antipasto per saggiare un po' il terreno ^^ Al prossimo capitolo! Un bacione, Victoria   
   
 
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