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Autore: corvonero83    13/09/2016    3 recensioni
"Analizzò ogni ritratto, ogni immagine.
Quello che lo colpì fu però leggere la gioia di suo padre. L'artista era riuscito a far trasparire tutta l'emozione, l'amore e la felicità che il re aveva provato quel giorno.
Legolas ne fu turbato. Mai, mai aveva visto suo padre così libero di sorridere. Mai lo aveva visto guardare qualcuno in quel modo pieno di amore e felicità."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non mi appartengono e i fatti narrati sono frutto della mia testolina fusa. Ogni critica se costruttiva è ben accetta. Buona lettura! (per l'elfico ci sono le note a piè di pagina e niente: amo Thranduil!)


 


 

Sacrificio


 

Madre tuo figlio è cieco e non lo sai

forti le sue mani ma tu non lasciarle mai

e quando il mio nemico vinto tu vedrai

ti porterò lontano e poi

sarò il tuo amante se lo vuoi…


 

Padre non piangere ora tu sai

che se ti tradiranno ancora, ancora vincerai

e se ti mancherà qualcosa agli anni tuoi

te ne regalo un po' dei miei

prendili tutti se li vuoi...”

(Sacrificio-Timoria)

 

 

 

Doveva aspettarselo.

Come poteva aver pensato che suo padre avrebbe accettato la presenza di un nano a casa sua? Nel suo regno?

Gimli non se l'era presa più di tanto o forse non glielo aveva fatto intuire; dopo tutti i racconti ascoltati il nano doveva aver capito di che pasta era fatto il sovrano del Reame Boscoso.

Ma lui no! Lui non aveva digerito l'ennesimo atteggiamento di stizza da parte di suo padre, soprattutto nei confronti di un suo amico. Un grande amico!

Ed ora lo osservava dall'alto del balcone che dava sul giardino interno, attento a non far percepire la sua presenza mentre il re era intento a consultare dei documenti. Il giardino, già! anche quello era un vezzo del re, un posto privato, vietato a tutti anche a suo figlio.

Gimli era ripartito quasi subito per andare ad Erebor, Legolas gli aveva promesso di raggiungerlo il prima possibile, voleva chiarire alcune cose con il padre una volta per tutte. Questo implicava o abbandonare definitivamente il Reame Boscoso, la sua casa oppure...non sapeva quale potesse essere la seconda opzione.

Thranduil era assorto nella lettura e ogni tanto sorseggiava del vino da un calice di puro cristallo trasparente, sembrava non essersi davvero accorto di essere osservato dal figlio.

Legolas strinse la balaustra con rabbia, alcune volte si trovava ad odiare il padre. Si era ottenuta una pace stabile dopo anni di buio, malvagità ed orrore; non dovevano più esserci odio e repulsione, ma suo padre non ci sentiva, continuava a vedere dall'alto in basso le varie razze, continuava a disprezzare i nani e ritenersi migliore degli uomini. L' aran degli elfi silvani era fatto così.

Legolas vrebbe voluto scendere, invadere quel territorio privato e vietato a tutti, urlargli a muso duro che era stufo dei suoi atteggiamenti di sufficienza verso gli altri e forse, colto dalla rabbia gli avrebbe gettato in faccia quel vino color sangue.

Ma in cuor suo sapeva benissimo che non lo avrebbe mai fatto, che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, lui che di coraggio ne aveva dimostrato fin troppo in quegli ultimi tempi.

Era vero che quando tornava a casa la malinconia di suo padre lo invadeva facendogli perdere ogni serenità e buon umore ma era anche vero che lui amava suo padre più di ogni altra cosa al mondo, era la sua famiglia, unica conosciuta ed rispettata. Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche sopportare i suoi atteggiamenti, solo che ormai era stanco.

Il re cambiò posizione accavallando le gambe sinuose e scostando una ciocca dei lunghi capelli argentati che gli stava ostacolando la lettura, il movimento provocò uno scintillio che attirò l'attenzione di Legolas. Gli occhi dell'elfo videro subito una pietra al collo del padre, una pietra piccola ma lucente, pura luce stellare. Non l'aveva mai vista, almeno non indossata dal re, ma d'altra parte da quanto tempo mancava da casa? da quanto non aveva rapporti con lui?

“Se solo potessimo avere un dialogo...” sospirò.

-Legolas?-

I suoi pensieri furono interrotti da una voce a lui nota e molto amata.

-Draugluin?

Il principe si trovò davanti un elfo, suo simile ma più anziano, per quanto sia possibile ad un elfo dimostrare la sua età. I due si scambiarono un affettuoso abbraccio.

-Mellon!-

-Hir nin! tuo padre mi ha detto che sei arrivato da non molto. Come stai?-

-Bene. Siamo arrivati ieri sera, non sono ancora del tutto in forma ma sto bene, per quanto mi possa far bene tornare a casa!-

-Ho saputo delle tue gesta, mio principe e che hai condotto qui un amico.-

L'elfo era un coetaneo del re, cresciuto con lui ne divenne con il tempo grande amico e consigliere fedele.

Draugluin, lupo azzurro.

Sincero, fedele e valoroso.

-Si, ma mio padre non ha gradito. Gimli è partito subito per Erebor e io credo che lo raggiungerò presto.-

Legolas si voltò di nuovo verso il giardino per osservare il padre ancora assorto nelle sue letture. Aveva preso i suoi colori, argento e blu ma i tratti del viso erano di sua madre. Così gli avevano sempre detto tutti, lui non poteva sapere se era vero, non si ricordava niente di sua madre se non la voce. E suo padre aveva vietato ogni immagine che la ricordasse.

-Non riuscirò mai ad avere un dialogo con lui!-

-Tuo padre, il nostro aran, non è sempre stato così.-

Gli occhi scuri dell'elfo catturarono l'attenzione di Legolas.

-Fatico a crederlo. Mio padre è un muro di ghiaccio, io lo amo e farei tutto per lui ma la sua freddezza mi sta stancando. A volte lo sento come un nemico…-

Draugluin sospirò -Vieni, hir nin. Lascia che ti racconti una storia, credo sia giunto il momento di farti conoscere veramente tuo padre.-

-Cosa vuoi dire?-

-Seguimi. Vorrei farti riposare ma mi sono ripromesso che se fosse toccato a me questo onere non lo avrei rimandato per niente al mondo!-

E Legolas non poté fare altro che seguirlo lungo gli infiniti corridoi del palazzo.

 

 

 

-Legolas, tu non sei solo il mio principe e futuro aran. Ti ho visto nascere e crescere, conosco tuo padre da sempre, come ho conosciuto Bruinen…-

Gli occhi di Legolas a quel nome si spalancarono e il suo cuore cominciò a battere forte per l'emozione.

-Amil!- lo disse a labbra chiuse, in un sussurro, abituato com'era a non doverlo pronunciare alla presenza di nessuno, tanto meno davanti a suo padre.

-Non devi biasimarlo Legolas, tuo padre vuole solo proteggerti. Thranduil è un uomo pieno di ferite e non sto parlando solo dei serpenti del nord. Credimi se ti dico che il re sarebbe disposto a mostrare la sua ferita a tutti se potesse aver evitato quella che gli ha spezzato il cuore. Tu gliela ricordi. Tu sei lei e lui non può non amarti per questo. Il re non è sempre stato così, ed è la verità.-

Erano entrati nella sala della biblioteca del palazzo. I libri li circondavano, riempiendo quasi ogni spazio delle pareti, una finestra dava sul bosco e permetteva alla luce di illuminare i volumi, puliti e immacolati, senza un granello di polvere a testimoniare la perfetta ossessione di Thranduil per l'ordine e la pulizia.

-Voglio raccontarti una storia, Legolas. Vuoi ascoltarla?-

Il principe arciere deglutì a fatica. Sapeva che era giunto il momento della verità. Suo padre lo aveva sempre tenuto lontano dal passato e lui non aveva più chiesto, dopo i primi rifiuti. Ora però, ora doveva sapere per capire Thranduil e non allontanarsi definitivamente da lui.

-Non so niente di lei. Non so niente di loro prima di me. Non so neanche che aspetto avesse. Amil nin. Ho solo il ricordo della sua voce, una voce dolce che mi cullava nella notte.-

-Tua madre era bella. Solo Dama Galadriel dei Boschi la superava in bellezza. Ed era inevitabile che tuo padre si innamorasse di lei. Thranduil, hir nin amato, è sempre stato molto attento alla bellezza, è un edonista ed è sempre stato attirato dalla luce delle gemme stellari. Ma è anche un uomo perbene, gentile e valoroso. Sapeva scherzare e ridere con gli amici. Lui e tua madre i sono conosciuti poco dopo la battaglia di Dagorlad.-

-Dove morì mio nonno!-

-Si!- l'elfo annuì alle parole di Legolas -Tuo padre ne rimase scosso e profondamente ferito. Divenne re presto, molto presto e gli pesava l'assenza dell'uomo che lo aveva cresciuto e amato, che lo aveva istruito per diventare come lui. Quella battaglia segnò la fine dell'alleanza tra elfi ed uomini e segnò l'inizio di tempi strani. Elfi da terre lontane chiesero aiuto e si decise di accoglierli dopo un consiglio tenutosi a Gran Burrone. Erano elfi del sud, provenienti dal mare di Nurnen, dove vissero finché Mordor non divenne terra di male e orrore. Scapparono dopo che molti furono decimati nel vano tentativo di difendere la terra dagli orchetti. Erano guidati dal loro aran, Gaerandir, il Vagabondo del mare che sempre in passato aveva dato aiuto a chi lo chiedeva e che ora necessitava di ospitalità. Stava morendo il Vagabondo del mare, colpito da un incantesimo stregato, Elrond lo accolse e tentò di curarlo ma inutilmente. Fu proprio a Gran Burrone che i tuoi genitori si incontrarono. Successe durante un allenamento di prova per l'esercito degli elfi del sud. Tuo padre fu messo a terra dal capo delle guardie del re Gaerandir, fu la prima ed unica volta che vidi tuo padre sconfitto e messo a terra da qualcuno- Draugluin sorrise dolcemente a quel ricordo -Era una guerriera Bruinen, nata per combattere e difendere il suo popolo, segnata dalla morte che le portò via la madre e i due amati fratelli e ora le stava portando via il padre. Una morte nera, intrisa di malvagità e stregoneria. Quando mostro il viso a Thranduil lui si folgorò. Glielo lessi subito negli occhi che si illuminarono in un modo che non avevo mai visto prima. Iniziarono a stare molto assieme. Quando Gaerandir morì si sostennero a vicenda e lui decise di volerla al suo fianco alla guida del reame Boscoso. Acqua rumorosa, tua madre portava bene il suo nome!-

Legolas lo seguiva attentamente, senza perdersi una parola.

-Nessuno si oppose a quella unione anzi erano tutti ben felici che tuo padre avesse ritrovato un po' di serenità-

Il principe sospirò -Credo di averlo visto felice una o due volte. Felice, forse è esagerato. Un sorriso lieve e sincero sul suo viso, ecco cosa ho avuto modo di vedere. Io ho imparato ad essere felice, Draugluin, grazie a degli amici meravigliosi che ho incontrato in tempi bui. Ma lui, lui ha amici? Tu? Con te sorride?-

-Come ti dicevo, una volta si e molto spesso. Ma c'era tua madre con lui e lei lo rendeva radioso. Ora sorride, impercettibilmente ma lo fa e sempre quando si parla di te, hir nin!- l'elfo lo guardò comprensivo e Legolas si stupì di quella verità -Tu lo hai reso orgoglioso molte volte. Lui si rivede in te, sei bello, un po' arrogante ma anche intelligente e riflessivo. Poi ci sono le caratteristiche che hai preso da tua madre: sei curioso, empatico e testardo come la pietra di Moria!-

-La so la vecchia storia che ho i colori di mio padre e i lineamenti di lei…- si perse nel dirlo, si perse a guardare il suo riflesso proiettato dal tavolo di cristallo -Ma è vero?-

Indugiò nel dirlo, aveva paura della verità.

-Si. È vero, Legolas. Quando lui ti guarda vede tua madre e l'amore che lei provava per te.-

-Lui, lui mi ha detto una cosa una volta. Quando decisi di andarmene da qui, dopo Erebor e Smaug. Mio padre mi disse che lei mi aveva amato più della sua vita. Io questo non l'ho mai messo in dubbio, io so che lei mi amava, il tono della voce che mi ricordo è quello di una persona che stava amando. In compenso non so quanto lui mi ami davvero. Quando ero piccolo si, mi voleva bene e me lo ha dimostrato speso ma crescendo mi sono allontanato da lui e lui da me e non so se è perché gli ricordo mia madre…- Legolas prese coraggio -Non so quello che è successo, non so neanche come sia morta e credo di volerlo sapere…- si bloccò.

Aveva paura di continuare e di dire quello che pensava da tempo, quello che da tempo covava nel cuore.

-Dimmi Legolas, cosa ti tormenta?-

-Mia madre è morta per salvarmi la vita, in qualche modo?- un nodo in gola gli stringeva le parole e lo stava quasi soffocando -È morta per colpa mia?-

Draugluin gli prese una mano e gliela strinse forte.

-No, assolutamente no!mio amato hir! Puoi toglierti questo fardello dal cuore. Bruinen non è morta per salvare te.-

-Davvero?- Legolas era incredulo. Ormai era convinto di avere quella colpa incisa nel suo cuore.

-Tu devi sapere ma devi anche promettermi che non incolperai tuo padre di avertelo tenuto segreto. Lui ti ama e purtroppo è lui a portare la tua stessa pena nel cuore da secoli, solo che per lui è una pena reale, Legolas! Tua madre è morta per salvare il nostro re.-

-Cosa?- non lo urlò. La voce uscì flebile dalle sue dolci labbra da elfo.

-Thranduil ha sempre avuto paura che tu lo avessi potuto odiare sapendo la verità. Lui non ha mai compreso quanto il tuo cure sia puro e saggio.-

-Ad Angmar, vero?-

-Si, durante la battaglia di Fornost contro lo Stregone Negromante. Tuo padre non voleva che lei lo accompagnasse, voleva saperla al sicuro qui, con te. Ma lei era testarda e il suo amore era troppo grande per essere ostacolato. Mai avrebbe lasciato l'uomo che amava solo in battaglia. Ricordati che era una vorth, il miglior arciere mai esistito in queste terre. Partirono e ti lasciarono con Celebrion e Arwen a Gran Burrone e con Elrond loro marciarono guidando gli eserciti elfici contro il nemico. Io ero presente, fedele servitore di tuo padre; li vidi uccidere nemici su nemici, ma poi tuo padre fu preso da un incantamento. Il Negromante sapeva i punti deboli di tutti noi, elfi, uomini, nani ma decise di colpire il nostro re perché sapeva che era forte fisicamente, forse uno dei più forti sul campo. Tuo padre mi ha sempre raccontato poco di quei momenti, mi disse di essersi sentito impotente, aveva davanti a se un grande serpente del nord che però era un frutto partorito dalla sua mente sotto l'influsso dello Stregone. Era immobile, le spade ancora in mano e gli occhi spalancati , pieni di terrore. Poche volte ho letto il terrore negli occhi di tuo padre, quella volta e quando seppe che eri fuggito dietro i nani, diretto ad Erebor da Smaug. Non c'era un drago davanti a Thranduil ma si stava avvicinando un essere mostruoso e deforme, facilmente abbattibile ma non nella mente di tuo padre che continuava a vedere un drago infuocato. Mi disse che cominciò a sentire la guancia bruciargli, la magia smise di fare il suo effetto e per la prima volta potei scorgere l'orrore che infanga la bellezza del nostro re. Ma lui non se ne accorse o meglio, in quel momento non gli diede importanza, in balia di quella visione sentiva solo dolore e impossibilità di reagire. Sarebbe morto, io ero lontano ma tua madre si mise in mezzo e uccise quel mostro abominevole. Tirai un sospiro di sollievo perché la vidi avvicinarsi al re e scuoterlo da quell'incubo nero. Credo ci riuscì perché Thranduil l'abbracciò forte e vidi chiare le lacrime scendergli dal viso. La ferita era ancora visibile ma tua madre conosceva bene quella voragine di dolore e l'amava come amava tutto quello che apparteneva a Thranduil, nell'anima e nel corpo. Mi stavo avvicinando a loro per aiutarli ma all'improvviso una freccia colpì alle spalle Bruinen. Una freccia nera, scagliata dalle stesse mani del Negromante. Le urla si alzarono di dolore e sofferenza. Tuo padre incredulo la stringeva tra le sue braccia, pallido, la bocca deformata da una smorfia di orrore ed impotenza. Mi avvicinai a lui e lo pregai di riprendersi, dovevamo allontanarci da li o combattere. Lui non voleva abbandonarla, Legolas. Non in quel campo insudiciato di sangue e morte. La stringeva a lui, l'aveva amata e protetta fino a quel momento. Mi diede l'ordine di portarla al sicuro, fuori dalla battaglia e lo feci mentre lui raggiungeva Elrond e Glorfindel per uccidere quel demone maledetto….-

-E ci riuscirono…in un certo senso.- Legolas era ancora scosso da quella verità.

-Si. Tuo padre era forte ma mai quanto il sommo Glorfindel. Il nostro re però, Thranduil, ferì lo Stregone, rompendo quell'orrida maschera nera che lo nascondeva e che ora sorvegliamo qui, nelle segrete del Reame Boscoso.-

Legolas fissò il suo vecchio amico. Aveva ancora domande, troppe e forse non avrebbe dovuto neanche farle a lui ma a suo padre.

-Perché non c'è una tomba?una sepoltura?- si stava scaldando -Io accetto tutto, capisco tutto, ma una tomba dove anche io potessi andare ad amarla ancora….-

-In realtà una tomba c'è…-

-Cosa?- vide il volto dell'elfo farsi serio ma voleva una risposta -Dove?-

-Thranduil fece cremare tua madre. Dopo giorni. Credimi ho visto l'inferno in quei gironi e l'ho visto qui, nel Reame Boscoso. Tuo padre era fuori di se. Tu eri ancora a Gran Burrone, lui, vedi lui non ragionava. Non si preoccupava delle sue ferite ne di quella cicatrice sul viso, non mangiava ne si curava della sua persona. Voleva seguire tu madre, ma sapeva che gli era impossibile farlo volontariamente. Ordinò di curare il corpo di Bruinen, mantenerlo pulito e bello nonostante la freccia stesse corrodendo la carne e la bellezza della mia adorata tari. Dovevamo fare qualcosa perché la ferita era intrisa di male che stava conducendo tuo padre alla follia più nera.

Elrond lo aiutò e lo curò convincendolo ad una cerimonia veloce , Dama Galadriel ebbe l'idea di creare un giardino con le ceneri di tua madre, un giardino di rose bianche che Bruinen adorava.-

-Rose bianche…- Legolas soppesò le parole appena ascoltate -Perché non me lo ha mai detto? Aspetta, il giardino di mio padre!-

L'elfo annuì -Thranduil ha creato un suo sepolcro personale. Vedi lui è sempre stato geloso di lei, la vedeva come una cosa sua, solo sua. Non voleva escluderti ma…-

-Ma lo ha fatto.-

Legolas si alzò. Era nervoso, non capiva l'atteggiamento del padre, era arrabbiato con lui ma non sapeva come comportarsi. Capiva quell'amore infinito e forse cominciava a comprendere i meccanismi del cuore di suo padre.

Thranduil e Bruinen.

Quante volte a Gran Burrone aveva sentito parlare di loro, ma sempre in modo inconcludente e senza particolari.

-Ci sono dei ritratti?- era speranzoso -Di mia madre?-

-Cosa?- Draugluin si era perso nei suoi pensieri ma comprese la domanda -Aspetta qui!-

Si alzò e si diresse verso una cassettiera in un angolo della grande sala. Con una delle chiavi del mazzo che portava sempre con se aprì il cassetto centrale e tirò fuori un album. Era rilegato in morbida stoffa argentata, un cervo nero decorava la copertina, impreziosendolo.

-Tieni- l'elfo glielo mise tra le mani -Deve essere tuo. È giusto così.-

-Io…-

-Non devi odiare tuo padre, Legolas! Lui ti ama e amava tua madre tantissimo. La ama ancora tantissimo. Tu non ci sei mai ma io, io la vedo la sua solitudine, il suo dolore. Sai quanti passano di qui, sfilando davanti a lui? Elfi ed elfe lascivi, creature incantate e perverse che bramano solo il potere di tuo padre! Ma lui non prenderà mai nessuno al suo fianco. Li disprezza tutti. Aspetta di poterla ritrovare, legandosi di nuovo a lei. Tu lo hai slavato, il pensiero di te lo ha portato a rifuggire la morte. Tuo padre è cinico e insofferente ma credimi che è una facciata per non subire altro male, altro dolore. Cerca di capirlo.-

Legolas fissò l'album che aveva tra le mani -Posso provarci.-

-Io devo andare. Devo iniziare il turno.-

Il principe annuì con la testa e lo lasciò uscire -Grazie!- lo disse prima di vederlo sparire.

-Era mio dovere, principe!-

 

 

Rimasto solo si sedette di nuovo al tavolo e con delicatezza aprì quel prezioso album che aveva tra le mani. Ebbe un brivido, finalmente avrebbe visto le sembianze di sua madre.

I ritratti erano quasi tutti del matrimonio dei suoi genitori. Era usanza degli elfi immortalare attraverso la bravura di alcuni di loro, momenti importanti con ritratti e disegni. E la bellezza di quella donna che ora vedeva per la prima volta lo lasciò senza fiato. Sapeva che sua madre era castano scuro con occhi verdi, ma non sapeva come era fatta. Ora aveva conferma che quello che dicevano era vero. Si ritrovava in lei, forse anche troppo.

Analizzò ogni ritratto, ogni immagine.

Quello che lo colpì fu però leggere la gioia di suo padre. L'artista era riuscito a far trasparire tutta l'emozione, l'amore e la felicità che il re aveva provato quel giorno.

Legolas ne fu turbato. Mai, mai aveva visto suo padre così libero di sorridere. Mai lo aveva visto guardare qualcuno in quel modo pieno di amore e felicità.

Prese l'album e si precipitò fuori dalla biblioteca, scese correndo le scale ignorando le guardie che lo salutavano ed entrò come un fulmine nel giardino del re. Ma lo trovò vuoto. Suo padre non c'era più.

Si sedette sulla poltrona occupata dal genitore qualche momento prima e si mise a fissare quelle rose bianche, belle e profumate. Aveva il fiatone per la corsa e continuava a stringere tra le mani quell'album.

-Yondo!-

La voce improvvisa del re lo fece tremare.

Si alzò veloce, scattando sull'attenti -Ada!-

Gli occhi freddi di Thranduil scavarono la figura del figlio e si soffermarono sull'album. Ebbe un brivido e si senti cedere il cuore. Voltò il viso tristemente.

-Ada!- Legolas gli si avvicinò preoccupato -State bene?-

Il re era stanco, gli occhi blu cerchiati da piccole occhiaie ne erano una prova. Thranduil non avrebbe mai sopportato di mostrarsi così. Ma era stanco soprattutto di testa.

-Legolas!- fissò il figlio con intensità e decise di rompere il muro di ghiaccio che aveva messo con il mondo. Che aveva messo con lui.

-Perdonami, se puoi- gli strinse una mano.

-Padre?- l'arciere era stupito per quelle parole.

-Perdonami. Io, io non l'ho protetta! Lei…-

-Smettette!- Legolas lo zitti, forse troppo bruscamente, mai avrebbe pensato di rivolgersi al padre in quel modo -Non dire altro!- lo abbracciò, stingendolo a se -Non devi dire niente. Lei ti ha salvato perché ti amava. E tu, tu la ami ancora, vero?-

-Nessun'altra, Legolas! Nessuna potrà mai prendere il suo posto.-

Il re ricambiò l'abbraccio del figlio.

-Ma perché, perché mi hai tenuto nascosto tutto questo? Io non ti avrei mai potuto odiare o accusare di qualcosa. Io ti avrei potuto aiutare a sopportare tutto questo!-

Thranduil sospirò -Siediti qui, con me. Devo darti una cosa.-

Si sedettero l'uno di fronte all'altro e il re prese dal cassetto della scrivania che li divideva un sacchetto di velluto verde.

-Il solo vederti ogni giorno me la ricordava e io sto ancora molto male per averla persa in quel modo- gli prese la mano -Tieni, l'ho fatto fare mentre eri via.-

Legolas guardò il sacchettino.

-Aprilo!-

Un ciondolo molto simile a quello che aveva visto al collo de re era ora tra e sue mani.

-Cristallo di pura luce stellare. Ho tenuto due pietre da quella collana. Una per me- e gli fece vedere il suo ciondolo -E una per te!-

-Ma?-

-Quella collana era di tua madre. Rubata dai nani e maledetta da Smaug ad Erebor. Ne ho ripulite due gemme e il resto l'ho distrutto. Come doveva essere. Era un dono di tuo nonno per la donna che avrei sposato. Tari nin. Bruinen le portò con eleganza il giorno del matrimonio ma non le mise mai più, sapeva il loro valore per me e poi non era donna da fronzoli.-

Legolas sentì bruciare gli occhi. Non voleva piangere davanti al padre ma non gli fu possibile evitarlo.

-Mi dispiace, Legolas! Per tutto!- Thranduil era triste e si sentiva colpevole nei confronti del figlio.

Legolas annuì -Forse non devo perdonarti niente. Forse sei tu a dover perdonare il mio animo ribelle e le mie mancanze. Ma ora, ora posso aiutarti e ascoltarti.-

Si sedette ai piedi del padre mettendo la testa conto una sua gamba in modo tale che la mano del re potesse accarezzargli la testa. Da piccolo assumeva sempre quella posizione la sera, quando si faceva raccontare dal padre storie magiche e di avventure vissute dagli elfi.

Thranduil capì e rimase colpito da quel gesto.

-Vuoi una storia?-

-Si, se ti va di raccontarmela. Una storia dettagliata, la storia di te e mia madre.-

Il re degli elfi silvani strinse la mano che il figlio gli porgeva.

-Sarà una storia lunga, mi impegnerà molto e a volte forse faticherò ad andare avanti...-

-Ho tutto il tempo del mondo, ada! Sono stato via per troppo tempo, ora voglio stare al tuo fianco per recuperare...-

Il re non fece trasparire niente, solo un esile sorriso che gli si formò sul volto. Un sorriso di felicità, troppe volte soffocata.

-Bruinen- quel nome gli costò fatica. Ma appena lo pronunciò per il figlio, si sentì più leggero. Un nome detto piano, sussurrato quasi e non più invocato con rabbia e tormento. Un nome detto con amore.

-Bene, allora cominciamo:

Tua madre si presentò a Gran Burrone….”-

 

 

 

note:

mellon: amico

hir nin: mio signore

aran: re

tari: regina

vorth: guerriero

yondo: figlio

atar/ada: padre

amil: madre

 

 

  
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