Anime & Manga > Akagami no Shirayukihime
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Autore: Cioccolasha    13/09/2016    1 recensioni
"Zen non sei lucido! Dimmi che è successo."
"E' tutto finito Mitsuhide."
"Che cosa intendi?"
"Che non c'è più speranza. Lei ha deciso di andarsene."
-
Fanfiction a quattro mani scritta con Hope4thefuture
||Shirazen|| - ||Mitsukiki||
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo nove
Molto più che amici
|| Mitsuhide x Kiki||

 

Quando le due lame d'acciaio cozzarono fra loro un fragore metallico si diffuse nell'aria.
Nel piazzale retrostante il castello, su un campo di terra battuta color mattone, le due guardie del principe Zen si stavano allenando com'era loro consuetudine fare nel tardo pomeriggio.
Un rivolo di sudore colò dalla fronte di Mitsuhide, per poi scorrere lungo la guancia e sparire nel colletto della camicia.
Kiki invece, nonostante le ore trascorse ed il sole cuocente, sembrava ancora fresca come una rosa.
"Lo dicevo io" fece la bionda assestando con grande maestria un colpo che l'altro parò a fatica. "Sei fuori forma."
"Sei tu che ti accanisci troppo, è solo un allenamento" rispose Mitsuhide tentando un affondo che fallì miseramente.
Kiki sfoderò uno dei suoi sorrisi freddi. "Mai sottovalutare l'importanza di un duro allenamento."
"Sì ma ..." iniziò a protestare Mitsuhide abbassando la guardia. La ragazza approfittò di quell'attimo di debolezza per assestargli un colpo in pieno petto con l'elsa della spada.
Il giovane barcollò all'indietro, per poi perdere l'equilibrio e rovinare a terra sulla schiena, alzando una nuvola di polvere.
Kiki non gli lasciò il tempo di rilassarsi e gli premette uno stivale sullo sterno, per non farlo muovere.
"Trentasei a zero" annunciò con aria trionfante, poggiando l'avambraccio sulla coscia e piegandosi in avanti. Poi con aria accigliata chiese:" Non sei ancora stufo di prenderle?"
Contro ogni sua aspettativa il volto di Mitsuhide si aprì in un largo sorriso. "Al contrario, c'è una bella vista da quaggiù."
La bionda non ebbe il tempo di rielaborare la frase che l'altro l'afferrò saldamente per il polpaccio e la tirò verso di se.
Kiki agitò le braccia per tentare di mantenersi in equilibrio, ma la stretta di Mitsuhide era ferrea ed anche lei finì a terra, sopra di lui.
"Adesso che fai mi abbracci?" domandò il giovane per nulla infastidito.
Kiki, al contrario, stava ribollendo dentro di se di imbarazzo e rabbia.
"Levati" sibilò cercando di rialzarsi, ma Mitsuhide la trattenne poggiandole una mano sulla schiena.
"Non devi sentirti in imbarazzo con me" le sussurrò con i loro visi a pochi centimetri.
Kiki distolse in fretta lo sguardo. "Non sono imbarazzata."
Invece lo era eccome, tutta quella smania del contatto fisico dal parte del partner la metteva a disagio, anche se non lo dava a vedere.
Era cresciuta in un ambiente rigido, suo padre era un conte di un'importante casata, sempre troppo preso dai suoi affari per occuparsi del figlio, la madre invece era un'amante della vita da salotto e dei ricevimenti. Così lei era cresciuta coi suoi fratelli maggiori, che le avevano insegnato l'arte della spada e dell'equitazione, non dell'affetto e della dolcezza.
La sua vita era stata completamente sconvolta quando era stata assunta come guardia del corpo del principe Zen; aveva cercato di assumere un atteggiamento distaccato e formale all'inizio, ma sembrava che il suo protetto ed il suo collega non avessero nessuna intenzione di attenersi alle rigide etichette di corte.
L'avevano subito trattata come se fosse un'amica di vecchia data, anzi, come una di famiglia, senza badare alle formalità o a qualsiasi tipo di regola.
Da quando li aveva conosciuti la sua vita era drasticamente cambiata, quei due giovani tanto dediti ai proprio doveri quanto esuberanti erano riusciti pian piano a sciogliere il ghiaccio che c'era nel suo cuore, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso.
E adesso gli occhi color miele di Mitsuhode la stavano scrutando intensamente, talmente tanto che si sentì esposta ed ebbe paura che quelle iridi chiare vedessero più di quanto lei volesse.
Tentò di nuovo di divincolarsi, poggiando le mani sul petto di Mitsuhide per darsi una spinta e riuscire ad alzarsi.
Ma non appena le sue dita sfiorarono l'addome del ragazzo una scarica elettrica scosse il suo corpo da capo a piedi, mentre il suo cuore si rilassò e si contrasse in un battito talmente forte che le risuonò come un eco sordo fin dentro la testa.
- Cosa ... mi sta ... succedendo? - si domandò la ragazza immobilizzandosi e sbarrando gli occhi, fissando un punto indefinito davanti a se.
Perchè il suo cuore aveva agito così per un semplice tocco e ora dentro di lei tutto era in subbuglio?
Anche Mitsuhide, vedendo l'amica con lo sguardo perso nel vuoto e l'espressione sconvolta, si allarmò.
"Tutto bene?" le chiese sventolandole una mano davanti al viso per farla riprendere.
Kiki lo guardò come in tralice, non sapeva dare un nome a quello che le stava succedendo, ma non gli avrebbe permesso di vederla ulteriormente fragile ed insicura.
"Sì" rispose frettolosamente questa volta riuscendo ad alzarsi. "Riflettevo."
Vedendo Mitsuhide che la fissava con sguardo interrogativo si affrettò a spiegare: "Zen ci sta aspettando, dobbiamo ordinare alcune scartoffie."
Detto questo rinfoderò la spada e se ne andò, lasciando Mitsuhide disteso a terra e ancora visibilmente confuso.
"Quando fa così è davvero carina" sospirò il giovane con aria sognante.

 

 

La mattina seguente nello studio del principe Zen regnava un silenzio surreale.
Gli unici rumori erano il crepitare delle pergamene che venivano accumulate sulla massiccia scrivania ed il graffiare su di essere con la punta della penna d'oca del principe.
La tensione nell'aria era quasi palpabile.
Zen batteva ritmicamente il piede sinistro sul pavimento, lanciando occhiate nervose al suo orologio da taschino. Erano da poco passate le dieci; troppo presto per lasciare quella stanza e raggiungere Obi e Shirayuki che, ne aveva la matematica certezza, stavano passeggiando per il giardino, proprio come lui ed il giovane dagli occhi felini avevano concordato.
Non era del tutto convinto che il piano che aveva ideato potesse funzionare, ma che altra scelta aveva? Starsene con le mani in mano mentre l'amore della sua vita si allontanava da lui ogni secondo di più?
Non avrebbe permesso che accadesse, da quando lei era entrata nella sua vita, con i suoi capelli rossi e tanta voglia di vivere, lui si era sentito una persona migliore. Un uomo più forte ed un principe più attento. Non poteva accettare che tutto quello che avevano costruito con tanta fatica svanisse in una nuvola di fumo.
In preda all'agitazione Zen premette con eccessiva forza la penna d'oca sulla pergamena, spezzandone la sottile punta e facendo allargare sul documento dinnanzi a lui una nera macchia d'inchiostro.
Esasperato, stava per spazzare via con una manata tutto quello che si trovava sulla scrivania, quando una mano femminile gli si posò gentile sul braccio.
Lui non alzò la testa, sapendo già che si sarebbe trovato lo sguardo fisso di Kiki puntato addosso.
"Sicuro di volerlo fare?" chiese lei con una nota di apprensione.
Zen scrollò le spalle. "Non vedo cos'altro fare per farle ricordare qualcosa di me ... di noi" si corresse.
"Anche se questo vuol dire far pedinare quella poveretta in continuazione?" s'intromise Mitsuhide, poggiando le mani sul tavolo e inclinandosi leggermente in avanti per poter guardare il principe negli occhi.
Zen li guardò entrambi con un po' di rabbia. Sapeva che stavano solo cercando di aiutarlo, ma in quel momento non era in vena di ricevere consigli.
E poi, insomma, loro due non erano mai stati innamorati, almeno secondo quello che entrambi si ostentavano a dichiarare. Anche se in cuor suo Zen sperava che le sue teorie sulla presunta infatuazione che il suo migliore amico aveva per la bionda fossero fondate e corrisposte.
"Non la sto proprio facendo pedinare" rispose Zen sulla difensiva. "Le ho affiancato Obi perchè nonostante quello che è successo mi fido ancora di lui e so che la proteggerà da qualunque cosa possa ulteriormente turbarla. E poi loro due sono sempre stati molto amici, la sua presenza potrebbe farle del bene."
Kiki incrociò le braccia al petto, continuando a tenere gli occhi puntati sulla figura del principe, con la chioma candida tutta arruffata, la testa incassata nelle spalle e le mani giunte davanti al viso, e lo incitò a continuare.
"E poi ..." riprese Zen. "Non credo che vorrà più vedermi dopo quello che è successo nel giardino. Sarà disgustata dalla mia presenza" durante l'ultima frase la sua voce si era leggermente incrinata. "Quindi forse è meglio che io agisca indirettamente, facendomi aiutare dalle altre persone che le vogliono bene e ..."
"Ma nessuno potrà mai prendere il tuo posto Zen!" lo interruppe improvvisamente Mitsuhide, afferrandogli una spalla e costringendolo a guardarlo. "Non siamo io, Kiki o Obi la persona della vita quale lei è innamorata e che per lei farebbe follie. Ok, forse lei non ricorda nulla di tutto ciò e non sa più chi sei, allora tu va da lei e dalle l'opportunità di conoscerti da capo. Falla innamorare di te ancora una volta!"
Quelle parole rimbombarono nella mente di Zen come mille tamburi, mentre fissava l'amico con gratitudine e rinnovato spirito. Era senza dubbio il miglior consiglio che qualcuno potesse dargli.
"Vai e falle conoscere il vero Zen Winsteria" disse Kiki indicando la porta con un cenno del capo.
Zen sorrise a entrambi: gli sembrava di sentire i suoi genitori.
Strinse i pugni con vigore e con passi fieri uscì dalla stanza, deciso come non lo era mai stato.
Una volta che la porta si richiuse alle sue spalle, Mitsuhide tirò un sospiro di sollievo.
"Meno male che si è lasciato convincere" sorrise voltandosi verso Kiki.
Lei non rispose. Gli lanciò un'occhiata gelida e poi raccolse una pila di volumi da terra, iniziando a riordinarli sulla libreria in ordine di genere e alfabetico.
Mitsuhide la guardò per un attimo rattristato, era dalla sera prima che Kiki non gli prestava la minima attenzione, non gli parlava nemmeno, se non per rispondere a monosillabi alle domande che lui le poneva.
Per un istante, mentre entrambi discorrevano con Zen, aveva creduto che la faccenda si fosse risolta, ma poi quando lui li aveva lasciati soli lei aveva di nuovo eretto quel muro invisibile fra loro.
Certo, era da lei comportarsi in modo distaccato, ma non in quella maniera quasi crudele.
Il giovane la fissò per qualche istante, poi emise un lungo sospiro.
"Per quanto tempo hai intenzione di ignorarmi?"
"Non ti sto ignorando" rispose lei fulminea, quasi a confermare i suoi sospetti.
Mistuhide abbassò lo sguardo, deluso, ma quella volta era deciso a non far cadere il discorso.
Afferrò alcuni rotoli di pergamena dal tavolo, avvicinandosi a lei ed indugiando davanti agli scaffali, faticando a ricordarsi dove esse andavano collocate.
Non riusciva a sopportare l'idea che lei non gli rivolgesse la parola, e senza un motivo poi.
La sua mente galoppò veloce in cerca di una spiegazione, poi come folgorato, si ricordò di quello che era successo il pomeriggio precedente, di come lei era sembrata a disagio e infastidita.
Mitsuhide la guardò di sottecchi, sembrava la stessa Kiki di sempre vista da fuori, ma i sensi di colpa stavano iniziando a farsi strada in lui.
"Se il mio comportamento di ieri pomeriggio ti ha turbato, ti chiedo scusa. Non avrei dovuto allargarmi così tanto con te."
La mano di lei si fermò a mezz'aria, tremante, perdendo la presa dal libro che reggeva e facendolo cadere al suolo con un tonfo.
Mitsuhide si chinò a raccoglierlo e lo poggiò su uno scaffale a caso. Dunque la sua teoria era fondata.
Come risvegliatasi da uno strano sogno, Kiki sbattè le palpebre più volte, per poi voltarsi e guardare il compagno con sguardo vacuo. "Non sono turbata. Non sono una principessina delicata che si spaventa per una cosa del genere." Non era una bugia, non del tutto almeno.
Le labbra del giovane s'incresparono in un sorriso appena accennato. "Oh questo lo so bene."
Come avrebbe potuto essere altrimenti? Aveva dimostrato la sua audacia ed il suo spirito combattivo in più di un'occasione, senza mai perdere razionalità o giudizio nemmeno una volta.
Senza di lei il principe ed il suo degno compare si sarebbero trovati in guai seri senza avere la minima idea di come uscirne.
E poi era bella, forse lei non se ne rendeva conto, stretta com'era nelle sue regole ferree e in quell'uniforme che nascondeva la sua grazia femminile, ma era bella.
Aveva lunghi capelli biondi, viso sottile, sguardo fiero ed il portamento di una regina.
L'unica cosa di cui il ragazzo si rammaricava era che lei non si accorgesse di come lui molto spesso la guardava.
"Allora non c'è bisogno che ti scusi" ribattè Kiki distogliendo lo sguardo e finendo di riordinare i libri .
"Invece sento che devo" rispose lui azzardando un passo verso di lei.
Kiki si costrinse a rimanere immobile, ma ogni fibra del suo essere le implorava di arretrare e sfuggire a quel contatto.
Non sapeva con chiarezza cosa le stesse succedendo, tutto di lei era in subbuglio. Sentiva una fastidioso peso sulla bocca dell stomaco ed il cuore le pompava furiosamente nel petto, spingendo contro lo sterno e rimbombando ritmicamente nella testa.
Il corpo di Mitsuhide la sovrastava di una spanna buona, e irradiava un piacevole tepore. Perchè Mitsuhide calore, era sicurezza, era dolcezza.
Non sapeva mai negare un sorriso o una parola di conforto, e subito qualunque preoccupazione diventava frivola.
Ed anche se a volte la sua prontezza di riflessi lasciava a desiderare lui era forte, nell'animo e nel fisico, un amico fidato a cui avresti affidato la tua stessa vita.
Amico.
Lui era davvero solo un amico?
Si conoscevano da talmente tanto tempo ormai che non avrebbe saputo con quale altro termine catalogare il loro rapporto.
Lui era una presenza abituale nella sua vita.
Eppure era convinta che sotto ci fosse qualcosa di più.
"Kiki guardami" la pregò lui poggiandole delicatamente le mani sulle spalle.
La ragazza esitò, poi titubante fece come le era stato chiesto.
Le iridi ambrate di lui si specchiavano in quelle violacee di lei, mentre l'imbarazzo si dissolveva come rugiada la sole del mattino, lasciando posto a una sensazione del tutto nuova, che spingeva i loro visi ad avvicinarsi sempre di più.
L'intero campo visivo della giovane venne occupato ben presto dal viso del partner ed il desiderio di ritirarsi a quel contatto la pervase di nuovo.
Ma lo voleva davvero?
Non voleva sentire quelle labbra così vicine posarsi sulle sue?
Per una volta non poteva far cadere quel muro che aveva eretto attorno a se e lasciarsi andare?
Mitsuhide non aveva smesso un secondo di guardarla, mentre si avvicinava lentamente a lei, facendo scivolare le mani dalle sue spalle ai lati del suo viso.
Per un secondo ebbe paura: paura che lei non lo volesse davvero, paura che quello che stavano per fare potesse rovinare tutto.
Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Kiki chiuse gli occhi.
Mitsuhide schiuse le labbra.
Un improvviso bussare alla porta li fece sobbalzare.
L'altmosfera magica si infranse e le teste dei due ragazzi scattarono fulminee verso la porta.
"Kiki-san, Mitsuhide-san, la vostra presenza è richiesta dal principe Izana nel cortile principale. Siete pregati di presentarvi in alta uniforme" disse la voce di una guardia nel corridoio.
"Sì" fu la risposta fulmine della bionda, mentre le guance del ragazzo dai capelli verdi si tingevano di rosso.
Sentirono i passi della guardia allontanarsi per il corridoio producendo tonfi sordi, poi un silenzio pesante si posò sulla stanza come un gigantesco velo.
Nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l'altro negli occhi, seppur le mani di Mitsuhide non avevano ancora abbandonato il viso di Kiki.
Dopo istanti che parvero ore, proprio mentre il giovane stava per aprire le labbra e chiederle scusa, lei si scrollò gentilmente dalla sua presa. Gli rivolse un ultimo sguardo e si diresse a passi lenti verso la porta.
"Kiki" la chiamò lui alzando una mano nella sua direzione.
Lei si fermò per un istante, la mano sulla maniglia della porta.
"Ti aspetto in cortile" disse senza nemmeno voltarsi e sparendo aldilà della soglia in pochi secondi.
Mitsuhide rimase immobile, il braccio ancora sospeso in aria.
Dio come aveva potuto essere così sfacciato! Dopo quello che era appena successo, o meglio, non-era successo, non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.
"Sono un idiota!" esclamò battendosi il palmo sulla fronte.

 

 

Per essere in attesa di un ospite illustre venuto da lontano, il cortile era stranamente deserto.
Kiki rimaneva in attesa, le braccia dietro la schiena e la testa alta, l'uniforme che di rado metteva le faceva prudere leggermente la pelle chiara, ma avrebbe dato le dimissioni piuttosto di farsi sorprendere a grattarsi.
A farle compagnia solo la polvere sotto i suoi stivali e un giovane paggio che se ne stava nella sua medesima posizione, a fissare un punto impreciso davanti a se.
Un tipo di compagnia insomma!
Ancora nessuna carrozza all'orizzonte, ed ormai il caldo si stava facendo insopportabile.
Ma dov'erano finiti quei due fannulloni?
"Kiki!" una voce alle sue spalle la fece voltare. Mitsuhide correva verso di lei, indossando la sua stessa divisa: una casacca azzurra ricamata con sottili fili d'oro e bottoni dello stesso metallo, i pantaloni dello stesso colore ed un cappello a cilindro legato da un nastro nero sotto il mento.
Si fermò a pochi passi da lei, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.
Il cappello gli scivolò sugli occhi e lui lo rimise a posto.
Kiki lo squadrò, mentre non poteva fare a meno di pensare a quello che era successo solo una manciata di minuti prima. "Perchè ci hai messo tanto?"
"Scusa" rispose lui grattandosi la nuca con fare imbarazzato. "Ho avuto qualche difficoltà con questa" continuò indicando la parte superiore della divisa, che evidentemente era stata indossata in fretta e furia.
"Non vorrai farti vedere conciato così" ribattè lei sistemandogli il colletto e lisciandogli le pieghe della casacca con delle pacche gentili .
La faccia di Mitsuhide divenne rossa come i capelli di Shirayuki. "Ehm ... grazie."
"Non ti devi preoccupare" rispose lei guardandolo negli occhi, accennando un sorriso. "Possiamo sistemare tutto."
Mitsuhide trattenne a stento un urlo di gioia quando si rese conto che lei non ce l'aveva con lui, alleggerendosi di un peso che lo attanagliava da quando Kiki aveva lasciato lo studio.
Magari, se fossero rimasti soli, avrebbero potuto parlarne e chiarire il loro rapporto.Ma ora non c'era tempo, perchè una carrozza principesca era appena spuntata dalla curva della strada, e Zen (il solito ritardatario) correva verso di loro, scuro in volto.
Le due guardie si scambiarono un'occhiata preoccupata, evidentemente l'incontro con Shirayuki non era andato bene come previsto, sarebbe stata la prima cosa che gli avrebbero chiesto.
Il giovane principe fece loro un cenno col capo, per poi posizionarsi poco più avanti, con portamento fiero.
Accadde tutto molto in fretta.
Un bellissima principessa fece capolino dall'interno della carrozza, Zen si precipitò ad accoglierla, quella ragazza aveva un'aria di chi sa il fatto suo.
Il principe Izana spuntato da chissà dove.
"Vi presento la principessa Mayu, del regni di Akita, nostra illustre ospite e su mia decisione futura sposa del secondo principe di Clarines, Zen Winsteria."
Le due guardie trasalirono, scambiandosi uno sguardo confuso e scioccato.
Doveva per forza trattarsi di uno scherzo.

 

 

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C: "lalalalalalallalalllalalalal!"
Mondo intero: "SMETTILA!"
C: "scusate!"

 

Ben ritrovati a tutti! ^-^
Lo so è tardissimo, ma la scuola è appena iniziata e già assorbe tutte le mie energie.
Io volevo andare a Hogwarts miseriaccia! Io non sono una babbana! :,(
Passiamo al capitolo che è meglio.
Forse sarete rimasti un po' delusi, perchè vi aspettavate di sapere come si sarebbe evuluta la situazione dopo l'arrivo della principessa e l'annuncio di Izana.
Be' credo che dovrete aspettare fino a martedì prossimo.
Confrontandomi con Hope, abbiamo deciso di interrompere per un capitolo la narrazione principale (giusto per mettervi un po' in ansia muhahahah) e dare spazio a una coppia che secondo me nel fandom non ha il riconoscimento che merita.
Mitsuhide è il mio personaggio preferito dell'anime: è patatoso, dolcioso, gentile, premuroso, attento, sensibile e sopratutto fregnooooooo!
Ed è evidente che fra lui e Kiki c'è diciamo ... una certa intesa (ehehehehe). Ma forse nessuno si è mai fermato a riflettere come potrebbe iniziare una loro ipotetica relazione.
Io, noi, l'abbiamo immaginata così: pur piacendosi sono pur sempre alle prime armi e impacciati e arrivare al rapporto che lega Zen e Shirayuki non sarà tanto facile per loro.
Io faccio tanti bei discorsi ma voi mi odiate lo stesso perchè non li ho fatti baciare XD
Tranquilli. arriverà anche il loro momento.
E se trovo quello che li ha interrotti gli cambio i connotati a furia di randellate.
Poi Zen in modalità fanboy che fa il tifo per loro due è l'amore <3
Auguro a tutti un non-troppo-spiacevole ritorno a scuola e vi do appuntamento al prossimo capitolo.
Ne vedremo delle belle!
Cioccolasha e Hope.

 

   
 
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